Via Giulio Rocco


Via Giulio Rocco si trova nel Quartiere Ostiense, più precisamente alla Garbatella, compresa tra Via Ostiense e Piazza Benedetto Brin.
La strada fu istituita nel 1921, dedicandola allo scrittore di cose nautiche Giulio Rocco, e fa da collegamento tra la Via Ostiense e Piazza Benedetto Brin, attraverso una scalinata che costituisce una sorta di ingresso monumentale al primo nucleo abitativo della Garbatella (Lotti I-V).

Via Giulio Rocco nel 1924, porta d'ingresso al nuovo quartiere della Garbatella 


La strada attraversa inoltre i binari della Linea B della Metropolitana di Roma e della ferrovia Roma-Lido.
Dagli anni Duemila, la strada costeggia di lato il nuovo edificio che ospita la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma Tre.

Busto in memoria di Bernardino Passeri


Il busto in questione si trova in Via dei Penitenzieri, nel Rione Borgo, e ricorda Bernardino Passeri, orefice Pontificio caduto nel 1527 nel difendere Roma dai Lanzichenecchi che la saccheggiavano e che in questa zona abitava.
Il busto è stato qui posto il 25 Ottobre del 1885 in seguito a una manifestazione cui presero parte la Società Romana degli Orafi, la Società Alessandro Nelli, gli ex alunni dell'Istituto Romano di San Michele a Ripa Grande e gli orafi di Torino.

Edicola dell'Immacolata Concezione in Via dei Penitenzieri


L'Edicola dell'Immacolata Concezione è un'edicola Mariana situata in Via dei Penitenzieri, nel Rione Borgo e risale al 1615, come si può leggere sull'edicola stessa.
La Vergine Maria è ritratta con le mani incrociate sul petto, ai suoi piedi sono presenti la luna e il serpente, rappresentazione del diavolo. Attorno alla Madonna sono posti alcuni ex voto in argento.
L'immagine sacra è incorniciata da una modanatura, mentre l'edicola è costituita da lesene doriche di marmo con timpano mistilineo. Sotto la mensola è posta una testa di un cherubino alata, sotto alla quale si trova la data di costrizione.

Piazza della Repubblica (già Piazza dell'Esedra)



Piazza della Repubblica è una piazza situata nel Rione Castro Pretorio, nella quale confluiscono Via Nazionale, Via Vittorio Emanuele Orlando, Via Giuseppe Romita, Via delle Terme di Diocleziano e Viale Luigi Einaudi, dal 1916 si chiamava Piazza dell'Esedra, mentre precedentemente era compresa nella Piazza di Termini, o Piazza delle Terme.
La Piazza delle Terme si formò già nel Medioevo, con la caduta in disuso delle terme di Diocleziano e della loro grande esedra.
Nel 1562 questo spazio ebbe nuovo lustro quando Michelangelo Buonarroti fu incaricato dal Papa Pio IV De' Medici di costruire sui ruderi delle Terme di Diocleziano la Basilica di Santa Maria degli Angeli, basilica tuttora esistente e adibita a Chiesa per le cerimonie ufficiali dello Stato Italiano.
Sempre durante il Cinquecento, si pensò di creare più o meno in questo slargo un lago artificiale, che fosse la parte finale di un grande canale che da Tivoli raggiungesse Roma. L'idea che aveva avuto Papa Sisto V Peretti era quella di fare in questo modo transitare più facilmente il travertino proveniente da Tivoli verso Roma.
Anche se non fu realizzato il lago, Sisto V fece comunque regolarizzare e lastricare l'area, che prese il nome di Piazza di Termini, proprio a Sud di essa si trovava infatti la Villa del Pontefice, con il Casino di Termini, mentre a Nord era posta la mostra monumentale dell'acquedotto che lui aveva voluto, l'Acqua Felice.

Piazza di Termini nella carta del Nolli del 1748, l'esedra delle terme è adibita ad orto 

I terreni compresi nell'esedra delle terme appartenevano al Monastero di San Bernardo, proprietà dell'ordine cistercense, ed erano adibiti ad orto.
Nel XIX Secolo vicino a questa piazza fu costruita, da Pio IX, la Stazione Termini, mentre alla fine del Secolo, sempre sotto il Pontificato del Beato Pio IX Mastai Ferretti, si iniziò, con la supervisione di Monsignor De Merode, a pianificare l'edificazione dell'area nei dintorni della Piazza, iniziando a tracciare la futura Via Nazionale e le strade limitrofe, il cosiddetto Quartiere de Mérode. Lo stesso Monsignore cedette alla Camera Apostolica alcune aree di Villa Strozzi in cambio dell'Orto di San Bernardo, contenente l'esedra delle terme.
Il Pontefice Pio IX fece realizzare in Piazza delle Terme, dove oggi si trova l'Obelisco in memoria dei caduti di Dogali, tra Viale Einaudi e Via delle Terme di Diocleziano, una fontana che facesse da mostra dell'acquedotto dell'Acqua Pia, l'antica Acqua Marcia rinnovata dal Pontefice. Tuttavia, proprio nel 1870, quando la fontana provvisoria era appena stata inaugurata, le truppe Piemontesi entrarono a Roma e la città entrò a far parte del nuovo Stato Italiano, divenendone la Capitale.

Piazza di Termini nella pianta del Marrè del 1876

Il Quartiere de Mérode, che terminava nella Piazza, venne edificato con la prima convenzione urbanistica stipulata dal Comune di Roma nel 1871. In tale contratto tutte le strade di proprietà del Monsignore passarono al Comune di Roma che non tralasciò la piazza, questa fu lastricata, proprio nel tratto dell'esedra, ma da più parti si chiedeva una sistemazione più monumentale.

Piazza delle Terme con i resti dell'esedra romana, prima della costruzione dei palazzi di Koch

Nel 1880 il primo concorso per il monumento  a Vittorio Emanuele II fu vinto dal francese Nénot, che lo aveva progettato proprio nell'esedra delle terme. Successivamente il secondo concorso previde la localizzazione del monumento sul Campidoglio, e la piazza rimaneva priva di ornamento.
Alla fine furono progettati e costruiti, tra il 1887 ed il 1898, due magnifici edifici simmetrici, da Gaetano Koch, che ricalcano la forma della preesistente esedra e la nobilitano notevolmente.

Folla per l'arrivo di Guglielmo II di Germania nel 1888

Nel 1885 intanto il riordinamento urbanistico della zona portò alla necessità di spostare la fontana dell'Acqua Marcia di alcuni metri: si decise così di costruirne una ex novo al centro della piazza, affidandone la costruzione all'architetto Alessandro Guerrieri.
La fontana era inizialmente priva di decorazioni, e per questo si pensò di posizionare alcuni leoni in gesso in occasione della visita a Roma di Guglielmo II di Germania del 1888.



Nel 1901, invece, si pensò di affidare l'opera a Mario Rutelli, bisnonno dell'ex Sindaco di Roma Francesco Rutelli, che realizzò quattro figure femminili bronzee da porre a decorazione della fontana, Naiadi appunto, che faranno sì che la fontana divenga nota come Fontana delle Naiadi.
La posizione delle statue di nudo femminile fu però considerata scandalosa per l'epoca, tanto che inizialmente la fontana venne recintata da uno steccato. Il 1911 a Rutelli fu commissionata anche la decorazione centrale della fontana: inizialmente realizzò alcuni tritoni, ma i Romani non li gradirono molto, tanto da ribattezzarli "fritto misto": furono dunque rimossi, oggi sono visibili in Piazza Vittorio, nel Rione Esquilino, e sostituita nel 1914 con il gruppo del Glauco, opera sempre di Rutelli.

Veduta verso la vecchia Stazione Termini e Palazzo Massimo da Piazza dell'Esedra, lungo quello che era Viale delle Terme
Il 1916 fu l'anno in cui si decise di sistemare la denominazione di Piazza delle Terme creando la Piazza dell'Esedra, Via delle Terme di Diocleziano, verso Piazza San Bernardo, e Viale delle Terme che portava a Piazza dei Cinquecento.

I pennoni con gli stendardi dei rioni di Roma negli anni trenta

Quando Adolf Hitler fece la visita di Stato a Roma, nel 1938, la piazza fu dotata di ventidue aste porta bandiera in bronzo.
I pennoni sono alti venti metri, si appoggiano su basi in travertino, e sono decorati alla base, da teste di lupa e aquile su un fascio littorio, mentre in sommità da aquile con le ali spiegate.

Particolare della base di un pennone 

Nel 1953 il Comune di Roma decise di cambiare il nome della piazza da Piazza dell'Esedra a Piazza della Repubblica, in onore della nuova forma di governo del Paese. Tuttavia, da quel momento la piazza è rimasta per molti Romani "Piazza Esedra".
Dopo anni di lavori, e ritardi dovuti ai ritrovamenti archeologici, il 1980 nella Piazza è stata inaugurata la stazione Repubblica della Linea A della Metropolitana, gli anni precedenti il cantiere aveva comportato lo smontaggio completo della fontana.
Negli anni 2000 la piazza ha subito una notevole riqualificazione che ha portato all'apertura dell'Hotel Exedra, un albergo lussuoso, e alla riapertura del Cinema Moderno. Per molti anni vi ha avuto sede un McDonald's, al cui posto è sorta successivamente una sede di Eataly, anch'essa oggi chiusa.

Contrada dell'Ortaccio


 

La Contrada dell'Ortaccio si trovava nel Rione Campo Marzio, nell'area grossomodo compresa tra Piazza Monte d'Oro ed il Tevere. La zona nacque nel Novembre del 1569 per volontà di Papa San Pio V Ghislieri il quale la scelse per divenire una specie di ghetto per le meretrici di basso livello.
Nella Roma di fine Cinquecento, infatti, circa il 9 per cento della popolazione - pari ad oltre 4500 persone - era in qualche modo legata al settore della prostituzione, e per questa ragione il Pontefice volle combattere il fenomeno.
La zona, che aveva come limiti il Tevere, Via di Ripetta, Piazza Monte d'Oro e Via degli Schiavoni, venne in breve tempo recintata. La recinzione era munita di due porte, che venivano aperte in determinate ore del giorno.
Durante la Quaresima era proibito frequentare l'Ortaccio, ma questo divieto veniva aggirato dalle prostitute che potevano comunque uscire dal luogo in talune ore del giorno.
Non si trattava del primo caso di luogo adibito alla prostituzione a Roma: nel Medioevo sappiamo essere esistito il Bordelletto nella zona della Bocca della Verità così come erano esistiti i cosiddetti Lupanari di Ponte Sisto.
Tuttavia, il fenomeno della prostituzione ebbe nel Cinquecento uno sviluppo non indifferente, anche a causa della povertà e delle numerose persone rimaste allo sbando in seguito alle Guerre d'Italia conclusesi intorno alla metà del Cinquecento.

Una prostituta subisce la punizione della sferza
In questo periodo, infatti, furono emesse diverse norme contro le prostitute che esercitavano il loro mestiere fuori dai luoghi concessi a tale proposito. Una prostituta poteva essere punita con colpi di sferza sul sedere o con tratti di corda anche direttamente sul luogo in cui fosse stata scoperta.
Contro le prostitute si aggiungevano inoltre numerose denunce per ingiurie, percosse e simili reati che affollarono letteralmente i tribunali in quel periodo.
L'Ortaccio - che veniva chiamato talvolta anche Ortaccio delle Meretrici - rimase in funzione per al massimo un secolo e mezzo, dal momento che sappiamo che all'inizio del XVIII Secolo fu emessa una norma che costringeva numerose prostitute ad esercitare il loro mestiere fuori Porta del Popolo.
Tra i numerosi luoghi adibiti all'esercizio della prostituzione a Roma, vi fu nel XVIII Secolo anche Via dell'Orto di Napoli, sempre nel Rione Campo Marzio.

Targa di regolamentazione del mercato dei polli


La targa in questione si trova in Piazza del Teatro di Pompeo, nel Rione Parione, e regola il mercato dei polli e delle uova che in questa piazza aveva luogo. La piazza, per questa ragione, era detta Piazza della Pollarola: oggi il toponimo è rimasto solo per parte di essa, mentre la porzione in cui si trova la targa in questione ha preso il nome di Piazza del Teatro di Pompeo nel 1925.
La targa fa riferimento a una regolamentazione voluta da Papa Pio VI Braschi nell'Ottobre del 1775.

Fontana di Piazza della Cancelleria


La Fontana di Piazza della Cancelleria si trova nel ramo dell'omonima piazza che muove verso Piazza del Teatro di Pompeo e Via dei Baullari, nel Rione Parione e risale al 1930, quando fu realizzata su disegni dello scultore Publio Morbiducci.
L'opera, molto geometrica, riproduce lo stemma del Cardinale Scarampi Mezzarota, che nel 1483 commissionò a Donato Bramante la costruzione del limitrofo Palazzo della Cancelleria.

Ponte dei Fiorentini


Il Ponte dei Fiorentini era un ponte che sorgeva tra Piazza dell'Oro, nel Rione Ponte, e Via della Lungara, nel Rione Trastevere, unendo la Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini e il Palazzo Salviati.
Venne costruito negli anni 1661-1863 da una società Francese per volontà del Papa Beato Pio IX, su progetto dell'ingegnere Montgolfier Bodin, coadiuvato da Raffaele Canevari, e fu il primo ponte realizzato a Roma dai tempi di Ponte Sisto



La struttura fu installata sull'antico Porto Leonino, davanti a Palazzo Salviati, i due piloni di ferro, che sorreggevano i tralicci, poggiavano su una base in muratura che affiorava direttamente dal fiume.
Il nuovo ponte, sospeso da grossi cavi tiranti, fu ribattezzato dai Romani "Ponte di ferro" o, in maniera dialettale, "Ponte de fero", era lastricato in tavole di legno. Per attraversare il ponte, inoltre era necessario pagare un pedaggio pari a cinque centesimi, da pagare sul versante di Palazzo Salviati, per questo la struttura era anche nota come "Ponte del soldino".



Con la costruzione dei Muraglioni del Canevari il ponte venne inglobato nelle nuove mura e mantenne la propria funzione.
Il Ponte rimase attivo fino al 15 luglio 1941, anno in cui venne sostituito dal nuovo Ponte Principe Amedeo, edificato poche decine di metri più a monte.



Borghetto di Vigna Mangani



Il Borghetto di Vigna Mangani è uno dei numerosi borghetti spontanei che nel corso del XX Secolo sono nati a Roma. Nello specifico si trova nel Quartiere Pietralata, nella parte compresa tra Via di Pietralata e la ferrovia che da Roma porta a Orte e Firenze.
Nel XIX Secolo quest'area divenne proprietà della famiglia Mangani, che avevano qui una vigna che si estendeva grossomodo dalla Via Nomentana all'altezza di Via della Batteria Nomentana fino all'Aniene.
Sappiamo anche che la famiglia gestiva la Trattoria Mangani, una trattoria con un gran numero di posti che si trovava proprio sulla Nomentana. Agli inizi del XX Secolo, la trattoria venne acquistata da Antonio Paolantoni e rimase in funzione fino agli anni venti.

Il Borghetto negli anni venti, sullo sfondo la Città Giardino Aniene.

Il borghetto nacque negli anni 'dieci del Novecento in maniera spontanea, come era avvenuto per gran parte dei cosiddetti 'villaggi abissini' di Roma, sorti alla fine dell'ottocento quando fu vietato ai braccianti che lavoravano nell'edilizia romana di dormire allo scoperto nelle vie di Roma; queste persone furono costrette a trasferirsi in zone periferiche costruendo delle baracche vista l'ampia disponibilità di spazio, le località preferite per questi insediamenti erano in prossimità di ferrovie, stazioni e vie consolari. Nel caso del Borghetto di Vigna Mangani l'insediamento sorse su un piccolo poggio vicino alla ferrovia all'altezza della Batteria Nomentana.

Il Borghetto di Villa Mangani visto su Google Maps.

La zona nacque dunque in maniera spontanea, con la tipica architettura a case basse degli insediamenti di questo tipo. 
Il nome, fino all'inserimento del Borghetto nella toponomastica ufficiale, non fu unanimemente da subito quello di Vigna Mangani. Molto spesso, infatti, ci si appellò a questo agglomerato come Borghetto di Pietralata o Borgata di Pietralata, per la sua vicinanza con Via di Pietralata.

Il Borghetto di Vigna Mangani, chiamato Borgata di Pietralata nella mappa di Roma di Marino e Gigli del 1934.
Nel 1948 il Consiglio Comunale di Roma istituì formalmente il Borghetto di Vigna Mangani, cui si aggiunsero nel 1954 Via del Borghetto di Vigna Mangani e Vicolo del Borghetto di Vigna Mangani.
Per molti anni il borghetto, in una posizione piuttosto isolata, fu raggiungibile oltre che da Via di Pietralata da uno degli ultimi passaggi a livello esistiti a Roma: questo si trovava sulla ferrovia che da Roma conduce a Orte e Firenze all'altezza di Via della Batteria Nomentana, e rimase in funzione fino agli anni Ottanta.


Nel Borghetto di Vigna Mangani esiste anche una Chiesa, dedicata a Santa Maria delle Grazie. La Chiesa si presenta in maniera molto umile, e una parte della struttura è adibita a laboratorio di falegnameria. Nel 2012 la Chiesa è stata danneggiata da un incendio.
Nel Borghetto di Vigna Mangani si trova anche uno storico ristorante, la trattoria Il Gallo Rosso. Il ristorante ha preso questo nome negli anni Ottanta, e prima era chiamata Osteria del Pesce Vivo, dal momento che veniva servito il pesce che veniva pescato nel limitrofo Aniene.

Un'immagine del borsetto di Vigna Mangani negli anni '50

Fontana di Via della Posta Vecchia


La fontana in questione si trova in Via della Posta Vecchia, nel Rione Parione, ed è una delle prime fontane realizzate dal Comune di Roma subito dopo l'Unità d'Italia: risale infatti al 1872. La fontana è piuttosto semplice e reca oltre all'anno di realizzazione anche la sigla SPQR.

Via Eleonora Pimentel


Via Eleonora Pimentel è una strada situata nel Quartiere Della Vittoria, tra Via Giuseppe Avezzana e Via GIovanni Nicotera. La strada è stata istituita nel 1921 insieme ad altre vie limitrofe, dedicandola ad Eleonora Pimentel (Roma 1752 - Napoli 1799), patriota che prese parte nel 1799 alla Repubblica Napoletana e ricordata a Roma anche da una targa in Via di Ripetta, nel Rione Campo Marzio.
Le nuove strade furono dedicate a personalità di persone che avevano mostrato spirito patriottico, con la motivazione che nella zona "della Piazza d'Armi", come era chiamata all'epoca, già esistevano diverse strade dedicate a patrioti.
Proprio negli anni immediatamente successivi l'istituzione della strada, nel 1927 l'architetto Mario De Renzi vi costruì la Casa Calza Bini, un edificio che si rifà all'architettura del Rinascimento.
Oggi la strada mantiene la caratteristica di una strada estremamente elegante e di tipologia principalmente residenziale.


Borgo di Sotto


Borgo di Sotto è una strada della Zona Cesano, situata proprio nel borgo di Cesano, tra Via della Stazione di Cesano e Via Tredici Settembre. La strada prende il nome perché la principale via della parte bassa del borgo, nonché parallela di Borgo di Sopra.

Piazza Padella


Piazza Padella si trova nella Zona Cesano, compresa tra Borgo di Sopra e Borgo di Sotto. E' difficile stabilire da quanto tempo porti questo nome, che è dovuto probabilmente alla forma della piazza, la stessa di una Padella. A Roma è esistita anche un'altra Piazza Padella, nel Rione Regola.

Piazza Santa Maria di Galeria


Piazza Santa Maria di Galeria si trova nella zona Santa Maria di Galeria, ed è collegata all'omonima Via attraverso Via Monti del Nibbio. La Piazza si trova incorporata all'interno di un casale dell'agro Romano, molto poco alterato nel corso dei secoli: dalla piazza si accede ancora oggi ad un cortile in cui si trova la Chiesa di Santa Maria in Celsano, conosciuta anche come Santa Maria di Galeria per via della vicinanza con l'antico borgo - oggi abbandonato - di Galeria, che da il nome alla Piazza ed all'intera zona.
La Chiesa di Santa Maria in Celsano
La piazza di fatto è quasi un borgo a sé stante nel mezzo della campagna di Roma, e probabilmente mantiene questa peculiarità - pur con alcune modifiche - da diversi secoli. Dall'XI Secolo si ha notizia di un borgo con una Chiesa, borgo che nel 1433 sarebbe passato sotto il controllo degli Orsini, quindi al Monastero di San Paolo Eremita, poi al Collegio Germanico-Ungarico e successivamente, nel 1816, ai Gesuiti.
Nel 1938 il Governatorato di Roma, impegnato a dare un nome alle strade de facto da tempo esistenti ma mai ufficialmente dotate di un nome nella vastissima campagna Romana, dette a questa piazza il nome di Piazza Santa Maria di Galeria, antistante alla Chiesa di Santa Maria in Celsano. Nel 1950 l'indicazione riguardo la strada venne sensibilmente modificata, definendola situata lungo la Via di Santa Maria di Galeria e annettendo la limitrofa Piazza della Spinacetta, e nel 1954 venne istituita anche la limitrofa Via dei Monti del Nibbio.
Oggi la Piazza mantiene le peculiarità di un casale di campagna, caratteristiche che porta avanti da secoli, e ospita anche un ristorante: il Ristorante Da Claudio (sito).


Via della Marsica


Via della Marsica si trova nel Quartiere Nomentano, tra Via Livorno e Piazza Massa Carrara. La strada fu istituita nel 1949 e fu inizialmente indicata come compresa tra Via Livorno e Via Salento, dedicata alla regione geografica dell'Abruzzo, in linea con la toponomastica della zona per cui, al fianco di numerose strade dedicate a importanti Città Italiane, ve ne sono diverse intitolate a regioni geografiche dell'Italia.
Nel 1952 i confini della strada vennero variati, e la strada fu dunque considerata compresa tra Via Livorno e Piazza Massa Carrara.

Via Federico Borromeo


Via Federico Borromeo si trova nel Quartiere Primavalle e collega Piazza Clemente XI a Piazza Alfonso Capecelatro, costituendo una delle strade principali della vecchia borgata di Primavalle. Quando agli inizi degli anni Trenta del XX Secolo fu progettata la borgata di Primavalle per ospitare i cittadini che dovettero lasciare le loro case nel centro di Roma per via degli sventramenti, furono inizialmente realizzate alcune abitazioni provvisorie, le cosiddette "casette rosse", che sorsero tra le nuove strade di Piazza Zaccaria Papa, Via Bernardo Bibbiena e Via di Primavalle. Quest'ultima strada rappresentava il primo nucleo dell'attuale Via Federico Borromeo, nome che assunse ufficialmente solamente nel 1937.

Edicola della Madonna del Divino Amore in Via Federico Borromeo


La strada divenne così la principale strada della vecchia borgata di Primavalle, e le case della Borgata - che nel frattempo hanno sostituito le vecchie "casette rosse" - la circondano tuttora.
La scelta di dedicare la strada al Cardinale Federico Borromeo (Milano 1564 - Milano 1631) ricadde nell'ottica della toponomastica del Quartiere, le cui strade vennero dedicate a Papi e Cardinali.
Nel 1948 la strada, che inizialmente da Piazza Clemente XI arrivava "alla campagna", fu delineata più chiaramente fino alla nuova Piazza Alfonso Capecelatro, istituita quell'anno..
Nel 2015 la strada è divenuta protagonista di un progetto di street art che ha coinvolto il Quartiere Primavalle noto con il nome di Muracci Nostri e che ha visto protagonisti gli artisti Omino71, Luis Gomez de Teran, Flavio Solo, Franco Durelli, Mau Pal e Carlo Lommi.
In Via Federico Borromeo compaiono due murali: il primo è una Wonder Woman di Solo, piuttosto insolita dal momento che diversamente dal solito atteggiamento dell'eroina dei fumetti, nel murales compare incinta, inginocchiata ad accarezzarsi il pancione. L'altro invece è dedicato a Ingrid Bergman ed è opera di Omino71, ritratta anche lei in modo insolito, ovvero con la maschera che contraddistingue i personaggi ritratti dall'artista.

Suburbio Gianicolense

Il Suburbio Gianicolense si trova nell'area compresa tra l'omonimo quartiere e il Grande Raccordo Anulare (GRA). Come la maggior parte dei suburbi di Roma, per secoli anche questo territorio fu principalmente una zona di campagna.
Nel XVII Secolo in questo territorio su un fondo nacque il primo nucleo di una villa che, più avanti, divenne Villa York.
Alla fine del XIX Secolo nella zona furono costruite due importanti strutture militari: il Forte Aurelia Antica ed il Forte Bravetta.
Nel 1921 fu istituito il Suburbio, che inizialmente era il IX e che divenne il VII nel 1954 quando il Suburbio Ostiense venne soppresso.
Tra gli anni Venti e gli anni Trenta venne costruito nella zona il monumentale complesso del Buon Pastore, opera dell'Architetto Armando Brasini.
Durante la Seconda Guerra Mondiale il Forte Bravetta, situato nel Suburbio, divenne tristemente noto come luogo di esecuzione di numerosi antifascisti.
In seguito al conflitto, la zona fu in parte urbanizzata soprattutto nell'area di Bravetta. Negli anni Settanta fu invece qui realizzato il grande complesso popolare del Corviale, opera di Mario Fiorentino.

Chiese:
San Bruno
Santa Chiara a Villa York
Santissimo Crocifisso
Cappella Fantini
Gesù Maestro
San Girolamo a Corviale
Santa Maria della Perseveranza
Santi Martiri Coreani
Natività di Maria
San Paolo della Croce

Conventi:
Convento delle Mantellate al Corviale

Siti Archeologici:
Cisterna Romana di Via della Vignaccia

Architetture Militari:
Forte Aurelia Antica
Forte Bravetta

Torri:
Torretta dei Massimi

Parchi, Ville e Riserve Naturali:
Riserva Naturale della Valle dei Casali
Villa York

Casali:
Casale al Divin Maestro
Casal Ninfeo
Casetta Mattei

Villini:
Casino Consorti
Villino Cantone

Targa in memoria dei caduti di Cesano di tutte le guerre


La targa in questione si trova in Piazza Francesco Caraffa, nella Zona Cesano, e ricorda i caduti di tutte le guerre della zona di Cesano. La targa è composta di due parti: una targa preesistente ai caduti nella Prima Guerra Mondiae cui, nel 1969, è stato aggiunto un cippo dedicato ai caduti di tutte le guerre.

Targa in memoria di Mario Salvi


La targa in questione si trova in Piazza Clemente XI, nel Quartiere Primavalle, e ricorda Mario Salvi, militante di Autonomia Operaia morto nel corso di alcuni disordini tra manifestanti e forze dell'ordine il 7 Aprile del 1976 in Via degli Specchi, dove un'altra targa lo ricorda, nel Rione Regola.
La targa è stata qui posta il 7 Aprile del 2013. Sempre sullo stesso muro è presente un'altra targa che ricorda sempre Mario Salvi.

Targa in memoria di Mario Salvi


La targa in questione si trova in Piazza Clemente XI, nel Quartiere Primavalle, e ricorda Mario Salvi, militante di Autonomia Operaia morto in Via degli Specchi, nel Rione Regola, dove è ricordato da un'altra targa, il 7 Aprile 1976 nel corso di uno scontro tra manifestanti e forze dell'ordine.

Via dell'Arco della Fontanella


Via dell'Arco della Fontanella si trova nel Rione Ponte, tra Via del Banco di Santo Spirito e Corso Vittorio Emanuele II. Inizialmente da Via del Banco di Santo Spirito raggiungeva il Vicolo di Sant'Orsola, ma quando a fine Ottocento vennero realizzati Corso Vittorio e i Lungoteveri la strada fu fortemente ridotta e il Vicolo di Sant'Orsola venne meno.
Venne meno anche l'arco che da il nome alla strada. Si trattava probabilmente di un arco piuttosto basso sotto il quale era posta una piccola fontanella.

Via dell'Orto di Napoli


Via dell'Orto di Napoli si trova nel Rione Campo Marzio, tra Via del Babuino e Via Margutta. Per quanto il nome della strada lasci intendere vi fosse un orto di proprietà di qualche persona o famiglia proveniente da Napoli, con tutta probabilità il nome deriva dal fatto che qui ebbe luogo la sede dell'Accademia voluta da Carlo III di Napoli nella quale venivano mantenuti due giovani pittori, due giovani architetti e due giovani scultori provenienti da Napoli. Il nome di orto potrebbe derivare dal fatto che la zona fino all'inizio del XVI Secolo era costituita principalmente da vigne e orti.
Nella strada ebbe un proprio studio anche Antonio Canova, e qui scolpì la statua di Carlo III. Successivamente si trasferì nel suo storico studio, considerato di importante interesse, ricordato anche con più targhe ed un busto.
Alla fine del XVIII Secolo gli abitanti di questa strada la dovettero abbandonare, perché fu destinata all'esercizio della prostituzione.

Il Pugilato, la Lotta, la Corsa, il Calcio


La statua del Pugilato si trova in Via Gran Bretagna, quella della Lotta in Viale della XVII  Olimpiade, all'angolo con Via Unione Sovietica, il gruppo della Corsa in Viale della XVII  Olimpiade, angolo Via Germania, il Calcio in Largo Indira Gandhi, tutte le statue si trovano in quella nella parte del Quartiere Parioli nota come Villaggio Olimpico.
I quattro gruppi scultorei in bronzo furono realizzati nel 1927 dallo scultore Amleto Cataldi per abbellire lo Stadio Nazionale.
Fu Marcello Piacentini a ristrutturare il fronte dello stadio nel 1927, con tre grandi facciate concave incastonate in quattro possenti colonne doriche, su cui andavano posti altrettanti gruppi scultorei.


Cataldi aveva il difficile compito di realizzare delle statue che dovevano essere viste da lontano, Via Flaminia, dall'alto, Parioli, dal basso, l'ingresso dello stadio, e da vicino, all'interno degli spalti dello stadio.


Il risultato fu magnifico, con una magistrale mediazione tra valori percettivi legati alla visione ravvicinata e quelli nella percezione in lontananza.

Le statue della Lotta vengono issate sulla colonna dello Stadio Nazionale

I gruppi furono montati il 1 agosto 1929, anno in cui lo stadio fu riaperto con il nuovo nome di Stadio del Partito Nazionale Fascista.
Fu proprio questa funzione politica di essere lo stadio ufficiale del partito a decretarne, dopo il fascismo, la misera fine, non bastava ricordare infatti che era nato nel 1911 per il Cinquantenario dell'Unita Italiana.


Lo stadio venne dunque tragicamente abbattuto nel 1957 per essere sostituito dallo Stadio Flaminio, opera di Pier Luigi Nervi. Fu in quell'occasione che le statue di Cataldi vennero barbaramente sradicate con delle funi e scaraventate a terra, per essere collocate poi in alcuni depositi comunali.
Con la fine delle Olimpiadi il nuovo Villaggio Olimpico, terminato nel 1960 per ospitare gli atleti delle Olimpiadi dello stesso anno, fu affidato all'INCIS, che assegnò le case agli impiegati dello Stato.
Gli abitanti del nuovo quartiere chiesero la lupa capitolina, che era stata posta nel villaggio durante le Olimpiadi, come monumentoda collocare nel Villaggio Olimpico. Il Comune negò l'autorizzazione e allora si decise di cercare le quattro statue per erigerle nel nuovo abitato. Fu Giulio Trincanti, che guidava il comitato di cittadini, a cercarle nei depositi per poi finalmente trovarle, spezzate in alcuni punti, per la rovinosa caduta al suolo del 1957. Nel 1961 furono restaurate e collocate finalmente dove si trovano ancora oggi.


Stilisticamente gli Atleti del Cataldi rappresentano la vetta del classicismo elaborato dall'artista in quegli anni, e, purtroppo, il testamento spirituale dell'artista che sfortunatamente morì nel 1930.
Il gruppo del Pugilato è caratterizzato dalle due enormi figure degli atleti in lotta, con un ipertrofia esasperata della muscolatura, la dinamicità e il vigore ben espresse dalle figure intrecciate fra loro splendidamente cesellate.
Nel 2009 le sculture della Lotta sono state finalmente restaurate; il 2012, grazie ai fondi donati dal senatore Luigi Ramponi, sono stati restaurati gli altri tre gruppi di statue.