Monumento a Marco Minghetti


Il monumento a Marco Minghetti si trova in Piazza San Pantaleo, nel Rione Parione
Nel 1887 il Governo Italiano presentò un disegno di legge volto alla realizzazione di una statua in memoria dello statista Marco Minghetti (Bologna 1818 - Roma 1886), Primo Ministro del Regno d'Italia tra il 1863 ed il 1864. Per la realizzazione del monumento vennero stanziate 100.000 Lire e fu istituita una Commissione formata dagli scultori Emilio Gallori ed Ercole Rosa, gli architetti Basile e Manfredi e presieduta dal Marchese Antonio Starrabba di Rudinì.
Nel 1888 vennero presentati venti bozzetti, di cui solamente due, quello di Ettore Ximenes e quello di Laurenti, vennero considerati degni di attenzione.
Il fatto fu duramente criticato dall'opinione pubblica e dalla stampa, come dimostra un articolo de La Tribuna del 12 Novembre 1888, denunciò come "tutto il Palazzo delle Esposizioni" fosse ormai da considerare "il cimitero dell'arte italiana".



Dopo numerose polemiche, la Commissione scelse, nel 1888, il progetto dello scultore Lio Gangeri e dell'architetto Giacomo Misuraca e come luogo fu scelta, l'anno successivo, Piazza San Pantaleo, che veniva creata realizzando il nuovo Corso Vittorio Emanuele II.

Il monumento visto da Corso Vittorio Emanuele II

Nel 1891 il modello in gesso era pronto, e fu effettuata la fusione della statua in bronzo, che avvenne nella fonderia Nelli di Roma, mentre il gruppo allegorico in marmo fu terminato nel 1894.
Il 24 Settembre del 1895, per i venticinque anni della Liberazione di Roma, la statua venne inaugurata alla presenza del Re Umberto I, della Regina Margherita, della vedova di Marco Minghetti, Laura Acton, e del figlio, di Francesco Crispi e del Senatore Gaspare Finali.
Il monumento, tra statua e piedistallo è alto 11 metri. La statua in bronzo mostra l'Onorevole Minghetti in Parlamento, con un foglio in mano, nell'atto di eseguire un discorso. 



Nel basamento è raffigurata un'allegoria della politica che invita il Popolo, rappresentato come un fanciullo, con una bandiera in mano, a studiare la propria scienza. L'allegoria simboleggiava, nella volontà degli autori, le virtù moderate dello statista.

Mappa di Roma di John Senex (1721)


La mappa di Roma del cartografo britannico John Senex risale al 1721, e mostra Roma seguendo un orientamento irregolare (il Nord è ruotato di 90 gradi verso ovest), e la sua legenda è in lingua inglese.
Con tutta probabilità questa mappa era usata dagli inglese che nel XVIII Secolo si recavano a Roma in viaggio, come mostrano anche le immagini di San Pietro, del Colosseo, della Colonna Antonina e della Piramide Cestia poste ai quattro angoli della carta.
A livello contenutistico, la mappa è precedente di poco più di 20 anni rispetto alla carta del Nolli, più dettagliata di questa e pietra miliare della storia della cartografia mondiale e di Roma nello specifico.

Tor Sanguigna


Tor Sanguigna si trova in Piazza Tor Sanguigna, nel Rione Ponte. Si tratta di una torre Medievale, costruita in laterizio e blocchi di tufo, risalente probabilmente all'XI Secolo, quando fu costruita dalla nobile famiglia dei Gemini. Sempre nel Medioevo passò alla famiglia dei Sanguigni, dinastia Romana molto potente, che in questa zona fece la propria roccaforte di cui questa torre è ciò che resta. Al pian terreno, sul lato verso Via Zanardelli, si intravedono ancora tracce di quello che con tutta probabilità era l'ingresso principale della fortezza.
La torre, divenuta di proprietà della famiglia Sanguigni, fu ben presto chiamata Tor Sanguigna.
I Sanguigni come detto erano una famiglia nobile molto importante a Roma: secondo alcune fonti vi appartenne anche Papa Leone VI, Pontefice per alcuni mesi nel 928.
I Sanguigni vi risiedettero almeno fino al XV Secolo, un periodo cruciale per la loro storia: nel 1406, infatti, Riccardo Sanguigni fu fatto decapitare da Paolo Orsini per aver sostenuto i loro rivali Colonna nella guerra di Re Ladislao di Napoli.
Un'altra ipotesi - oggi generalmente scartata - voleva che la torre dovesse il proprio nome al colore sanguigno dei mattoni.
Nel XIX Secolo, con i lavori che portarono alla realizzazione di Via Zanardelli, la torre è stata inglobata agli edifici limitrofi.

Fontana del Teatro Apollo


La Fontana del Teatro Apollo si trova in Lungotevere Tor di Nona, nel Rione Ponte.
È stata realizzata nel 1925 su disegni dell'architetto Cesare Bazzani, per commemorare il fatto che in questo luogo sorgeva il Teatro Apollo, il principale teatro di lirica presente a Roma finché è stato attivo, costruito nel 1667 e demolito nel 1889 per i lavori che hanno portato alla costruzione degli argini del Tevere.

Il Teatro Apollo in demolizione nel 1889

Il Teatro Apollo sorgeva infatti su Via di Tor di Nona, strada che ha cambiato volto per la costruzione del limitrofo Lungotevere Tor di Nona su cui la fontana si trova.
La fontana è fatta da un sarcofago romano, dietro il quale si trova un'ampia stele sormontata da due mascheroni e altri simboli teatrali, e sulla quale è incisa una targa - dettata da Fausto Salvatori - in memoria del fatto che nel luogo in questione sorgeva il Teatro Apollo.

Zona Val Melaina

Piazza Ottaviano Vimercati

La Zona Val Melaina si trova a nord del fiume Aniene, in un triangolo che ha appunto il fiume stesso come vertice a sud, il Tevere ed il Quartiere Monte Sacro a fare due lati rispettivamente ad Ovest ed Est, e la Zona Castel Giubileo a Nord.
Come numerose zone fuori le mura, anche Val Melaina fu per secoli un'area di campagna che vide però opere realizzate dall'uomo già ai tempi degli Etruschi, che vi costruirono un ponte sull'Aniene, e in cui successivamente sorsero alcune torri ed alcuni casali, come la Torre Salaria, situata lungo l'omonima strada, e il Casale dello Scaricatore, anch'esso sulla Via Salaria.
Proprio il passaggio dell'importante strada consolare favorì l'insediamento di queste strutture nel corso degli anni.
Non è noto da dove nasca il nome Val Melaina. Il giornalista del giornale Il Messaggero, Guglielmo Ceroni, condusse una ricerca nel tentativo di individuare l'origine del toponimo, ma non riuscì a giungere ad alcuna conclusione. Si tratta probabilmente di un toponimo locale tramandatosi nei secoli senza però che vi siano elementi per identificarne l'origine.
Nel 1928 in quest'area, su un'ansa del fiume Tevere, venne costruito l'Aeroporto di Roma-Urbe, all'epoca chiamato Aeroporto del Littorio.
A partire dagli anni '40 del XX Secolo iniziò a nascere un insediamento urbano nella zona, insediamento che nel Dopoguerra si estese notevolmente.
Nell'immediato Dopoguerra, nel 1948, Val Melaina fu teatro di alcune scene del film di Vittorio De Sica Ladri di biciclette. Nel 1968, invece, vi venne girato parte de Il medico della mutua di Luigi Zampa, con Alberto Sordi.
Dal 2015 la zona è collegata con la Linea B1 della Metropolitana di Roma grazie alla stazione Jonio.

Aeroporti:
Aeroporto di Roma Urbe

Aree Naturali:
Riserva Naturale Valle dell'Aniene

Casali:
Casale dello Scaricatore

Chiese:
San Frumenzio ai Prati Fiscali
Santa Maria della Speranza

Fermate della Metropolitana:
Jonio (Linea B1)
Nuovo Salario (Linea FR1)

Parchi:
Parco Chiala
Parco della Torricella

Ponti:
Ponte Salario

Siti Archeologici:
Cisterna Romana di Via Gaetano Zirardini
Ipogeo della Torricella
Sepolcro di Mario
Villa di Val Melaina

Torri:
Torre Salaria o Torre dello Scaricatore

Università:
Pontificia Università Salesiana

Vicolo del Rampino

Cesare Pascarella
Vicolo del Rampino è un vicolo che probabilmente non è mai esistito ed è citato in una poesia di Cesare Pascarella, La Serenata.
Il sonetto recita così:

Ar vicolo der Pino, sur cantone,
Trovamo Peppe Cianca cor fischietto,
Sciabighella che armava er calascione,
E Schizzo che portava l'orghenetto.

Dar cichettaro,lì, sotto ar lampione,
Prima se sciroppassimo er cichetto,
E dopo, annamo dritti p'er Biscione,
Piazza San Carlo, traversamo Ghetto...

Sotto ar Moro sentimo le campane
De San Francesco batte er matutino,
Pioviccicava. Non passava un cane.

Paremio 'na patuja de sordati.
Arfine, ar vicoletto der Rampino,
Nino se ferma: "E' qui?" Semo arivati.

Dal momento che l'itinerario raccontato dal Pascarella è ben plausibile e tutte le strade citate sono note e realmente esistite, è altamente probabile che l'autore lo abbia inventato per ragioni di rima. L'alternativa possibile - ma meno plausibile - è che il Vicolo del Rampino fosse un modo con cui il Pascarella - e forse eventualmente non solo lui - chiamavano un determinato vicolo che ci sarebbe comunque difficile inquadrare quale potrebbe essere.
In ogni caso, il rampino è un attrezzo composto da una corda cui sono attaccati uno o più ganci, usato in genere per fissare una corda o per raccogliere oggetti sommersi.

Casa di Giovanni Sander


La Casa di Giovanni Sander si trova in Via di Santa Maria dell'Anima, nella parte della strada che ricade nel Rione Ponte. L'edificio venne costruito nel 1508 per volontà del Tedesco Giovanni Sander (1455-1544), un membro del Tribunale della Sacra Rota proveniente dalla città di Nordhausen.
L'edificio è stato realizzato di fianco alla Chiesa di Santa Maria dell'Anima, Chiesa dei Tedeschi di Roma, proprio con l'obiettivo di ospitare i pellegrini tedeschi in visita alla Città Eterna.

La casa di Giovanni Sander e la Chiesa di Santa Maria dell'Anima in un'incisione della fine del XVI Secolo
L'edificio è un importante esempio di dimora alto-borghese del XVI Secolo: fatto di tre piani che si ergono oltre il pianterreno decorato da un bugnato liscio e iscrizioni che ricordano il proprietario.
Le finestre sono alla maniera del Palazzo della Cancelleria, al tempo principale modello di riferimento per i palazzi nobili ed alto-borghesi di Roma, e riportano sugli architravi il nome di Giovanni Sander: Io(annes) Sander Notarius Rotae e Io(annes) Sander Northosanus.
La facciata ha subito numerosi restauri e rifacimenti, gli ultimi nel Ventesimo secolo, ma è con tutta probabilità sempre stata affrescata. Attualmente è decorata con una serie di affreschi risalenti al 1873 che con tutta probabilità ricalcano almeno in gran parte quelli originari. Tra di essi vi sono molti motti in Latino relativi al popolo dei Germani presi da opere di Giulio Cesare e Tacito, oltre a tondi rappresentanti le immagini di Dante e Virgilio.



Suburbio Della Vittoria

Il Suburbio Della Vittoria si trova a nord dell'omonimo quartiere, di cui è un ideale proseguimento. Per secoli area di campagna, come gran parte delle zone fuori dalle Mura Aureliane, sorge su parte dell'altura di Monte Mario.
Nel XVII Secolo in questa zona venne costruita la Chiesa di San Francesco d'Assisi a Monte Mario, intorno alla quale sorgeva un piccolo borgo noto come Borgo Clementino.
Nel 1921 il Suburbio fu istituito ufficialmente con il nome di Suburbio Milvio, che cambiò denominazione in Suburbio Della Vittoria nel 1935.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la zona venne maggiormente urbanizzata con carattere principalmente residenziale.

Chiese:
Cappella di Sant'Antonio
San Francesco d'Assisi a Monte Mario
San Gabriele Arcangelo
San Giovanni Battista
Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario
Santa Rita da Cascia a Monte Mario

Architetture Militari:
Forte Trionfale

Ville:
Villa Maria Pia
Villa Pacis

Parchi:
Riserva Naturale dell'Insugherata

Suburbio Trionfale

Il Suburbio Trionfale si trova sull'altura di Monte Mario, oltre il Quartiere Primavalle e, come l'omonimo quartiere, deve il proprio nome alla Via Trionfale. Per molti secoli, questa zona fu un'area di campagna, non urbanizzata.


Nel 1909, in località Sant'Onofrio, il Senatore Alberto Cencelli volle trasferirvi il Santa Maria della Pietà, l'Ospedale Psichiatrico istituito nel XVI Secolo e che aveva sede, in quel momento, in Via della Lungara, nel Rione Trastevere.
Nel 1921 il Suburbio venne ufficialmente istituito, e nel 1954 vi si staccò il Quartiere Primavalle. Nel 1940, intanto, l'urbanizzazione della zona iniziava ad avere luogo grazie anche alla costruzione dell'Ospedale San Filippo Neri, successivamente ampliato nel 1994.

Chiese:
Santa Faustina Kowalska
Santa Maria della Presentazione
Monastero Riparazione Cenacolo Cuor di Gesù
Santa Sofia di Ucraina

Chiese di altre confessioni:
Iglesia Ni Cristo

Architetture Civili:
Ex Manicomio Santa Maria della Pietà

Ospedali:
San Filippo Neri

Casali:
Casale del Marmo

Castelli:
Castello di Casale del Marmo

Parchi:
Riserva Naturale dell'Insugherata
Parco Santa Maria della Pietà

Pietre d'inciampo in memoria di Giulio Mortera, Jole Mortera e Virginia Scazzocchio in Mortera


Le pietre d'inciampo in questione si trovano in Viale Giulio Cesare, nel Rione Prati, e ricordano Giulio Mortera, Jole Mortera e Virginia Scazzocchio in Mortera, tre tra gli oltre mille ebrei deportati da Roma in seguito al grande rastrellamento - che coinvolse principalmente il Ghetto di Roma - del 16 Ottobre del 1943.
I tre morirono nel campo di sterminio nazista di Auschwitz, nell'odierna Polonia.

Targa in memoria dei caduti della Palestra Cristoforo Colombo


La targa in questione si trova in Via Tacito, nel Rione Prati, all'interno della palestra di pugilato dell'Associazione Sportiva Dilettantistica Cristoforo Colombo, e ricorda i caduti della suddetta società sportiva morti nel corso della Prima Guerra Mondiale.
I caduti ricordati sono:
Domenico Bianchini
Manlio Cianconi
Eugenio Cortese
Fernando Curti
Virgilio Fiorini
Filippo Gattoni
Luigi Golini
Alberto Maggi
Ferdinando Marino
Edoardo Massa
Fulvio Massini
Vincenzo Noceta

Targa in memoria del trasferimento della Fontana di Ponte Sisto


La targa in questione si trova in Piazza Trilussa, nel Rione Trastevere, addosso alla Fontana di Ponte Sisto, e ricorda come nel 1898 la stessa fontana sia stata spostata nel luogo attuale rispetto a quello dove si trovava in precedenza, ovvero esattamente dall'altro lato del Ponte Sisto, nel Rione Regola.
La targa è scritta interamente in Latino.

Fontana Tiburtina


La Fontana Tiburtina, nota anche come Fontana delle Cascatelle di Tivoli, si trovava in Piazzale del Verano, nella parte del Quartiere Tiburtino nota come San Lorenzo.
La fontana era opera di Pietro Lombardi, lo scultore che durante gli anni Venti realizzò numerose fontane che rappresentano i diversi Rioni di Roma. Quella Tiburtina, realizzata nel 1927, fu forse l'unica di quelle che raffiguravano i Quartieri e - in generale - le aree fuori le mura effettivamente realizzata.
La fontana, che raffigurava il Quartiere Tiburtino e la Via Tiburtina in generale, consisteva nel rilievo di tre grandi monti addossati a un prospetto che raffiguravano i Monti Tiburtini, tra i quali scorreva un getto d'acqua che simboleggiava l'Aniene.
La fontana rimase distrutta nei bombardamenti Alleati compiuti sulla zona di San Lorenzo nel Luglio del 1943. Dopo la distruzione, la fontana non venne mai ricostruita.

Targa in memoria del restauro della Fontana dei Libri


La targa in questione si trova in Via degli Staderari, nel Rione Sant'Eustachio, e ricorda il restauro della Fontana dei Libri, sopra cui la targa si trova, avvenuto nel 1998 grazie alla benevolenza di Lavinia Oddi Baglioni.
Per questa ragione, Lavinia Oddi Baglioni ha deciso di dedicare la targa ed il restauro della fontana ai propri genitori.

Fontana dei Libri


La Fontana dei Libri si trova in Via degli Staderari, nel Rione Sant'Eustachio. Si tratta di una delle fontane con cui, nel corso degli anni Venti, lo scultore Pietro Lombardi ha celebrato diversi Rioni di Roma.
Questa fontana - realizzata nel 1927 - è, quindi, la fontana rionale di Sant'Eustachio, posta sull'edificio che ospitava fino agli anni Trenta l'Università La Sapienza di Roma: per questa ragione, lo scultore ha voluto celebrare lo studio attraverso i libri.
Al centro della fontana, un cervo, simbolo di Sant'Eustachio e dell'omonimo Rione.
Proprio sopra il cervo, è presente un singolare errore:il Rione Sant'Eustachio viene indicato come IV, quando invece si tratta dell'VIII.
Sopra la fontana è presente una targa che ricorda un restauro avvenuto nel 1998.

Via Giovanni da Montecorvino


Via Giovanni da Montecorvino è una strada del Quartiere Ostiense, della zona nota come Garbatella, situata tra Via Giovanni Battista Magnaghi e Piazza Giovanni da Triora.
La strada è stata istituita nel 1925, in una delibera del 30 Luglio, quando si decise di dare i nomi a una buona parte delle strade della nuova area della Garbatella e delle vigne De Merode e Belardi. In quell'occasione si decise di suddividere le strade in due categorie toponomastiche: quelle dedicate agli armatori, gli ingegneri nautici e gli scrittori di cose navali, e quelle dedicate ai Missionari, divise da Via Giovanni Battista Magnaghi.
La strada in questione si trova nella parte dedicata ai Missionari, e per questa ragione le è stato attribuito il nome di Via Giovanni da Montecorvino, in onore del Missionario recatosi in Cina e morto nel 1330.
La strada inizialmente era compresa tra Via Giovanni Battista Magnaghi e Via Roberto De Nobili, ma una lieve modificazione risalente al 1954 la rese compresa tra la stessa Via Giovanni Battista Magnaghi e Piazza Giovanni da Triora.
L'architettura e l'impianto urbanistico della strada si collocano perfettamente nell'ottica della caratteristica città giardino della Garbatella.

Monumento ai Caduti dell'Arma del Genio nella Prima Guerra Mondiale


Il Monumento ai Caduti dell'Arma del Genio nella Prima Guerra Mondiale si trova all'angolo tra Lungotevere della Vittoria e Piazzale Maresciallo Giardino, nel Quartiere Della Vittoria.
Nel 1923 il Direttore del Museo del Genio - che all'epoca aveva sede a Castel Sant'Angelo -, il Generale Mariano Borgatti, volle costituire un comitato per la realizzazione di un monumento ai caduti dell'Arma del Genio durante la Prima Mondiale.
Il Monumento nella sua vecchia collocazione, presso Castel Sant'Angelo
Dopo una raccolta fondi, venne incaricato Eugenio Maccagnani, scultore di gusto eclettico e collaboratore di Giuseppe Sacconi, nonché autore di diverse sculture presso il Vittoriano ed il Palazzo di Giustizia di Roma.
Il monumento venne realizzato nel luogo della sua prima collocazione, sul lato ovest di Castel Sant'Angelo, che come detto era la sede del Museo del Genio.
La scultura venne inaugurata pubblicamente il 20 Novembre del 1925 - il giorno prima era già stata fatta una Messa inaugurale presso l'Altare di Santa Barbara nella Chiesa di Santa Maria in Traspontina - ed era costituita da un'esedra sormontata da una raffigurazione del Genio. L'opera, nella sua collocazione del tempo, era al centro tra i due cancelli che permettevano l'accesso al Museo del Genio.
Sempre nell'esedra, due altorilievi illustrano le principali attività svolte dal Genio militare, e sotto di essi campeggia una scritta: "Valore e Genio consacrarono le vostre vite alla morte o morti diventati per l'Italia vita di gloria", frase che venne scelta dal Professor Carlo Mascaretti.


Alcentro dell'Esedra, invece, una targa commemora la motivazione del conferimento della Medaglia d'Oro al Valor Militare all'Arma del Genio.
Un'altra targa, sul retro del monumento, ricorda l'attività dell'Arma del Genio.

Nel 1937 venne costruita la nuova sede del Museo del Genio nel Quartiere Della Vittoria, in Lungotevere della Vittoria. Con l'occasione, anche il Monumento ai Caduti venne trasferito di fianco alla nuova sede, posizionandolo su una piccola scalinata.

Targa in memoria di Padre Cornelio Fabro


La targa in questione si trova in Via Guido Reni, nel Quartiere Flaminio, presso la Chiesa di Santa Croce a Via Flaminia, e ricorda il Teologo e Religioso Padre Cornelio Fabro (Talmassons 1911 - Roma 1995), che qui visse tra il 1946 ed il 1995.
La targa è stata qui posta nel 2011 in occasione del centenario della sua nascita.

Targa in memoria della visita di San Giovanni Paolo II a Santa Croce a Via Flaminia


La targa in questione si trova in Via Guido Reni, nel Quartiere Flaminio, presso la Chiesa di Santa Croce a Via Flaminia, e ricorda la visita del Papa San Giovanni Paolo II Wojtyla (1978-2005) presso la Parrocchia in questione, avvenuta il 23 Febbraio 1997.

Via Vicenza



Via Vicenza si trova nel Rione Castro Pretorio, compresa tra Via Marsala e Viale Castro Pretorio. 
La strada nacque con la costruzione del Quartiere Macao, nella seconda metà dell'Ottocento, e collegava la Caserma Macao alla vecchia Stazione Termini

Via Vicenza denominata Via del Castro Pretorio, nel 1876

Il nome di questa strada, inizialmente, fu Via del Castro Pretorio, che a sua volta prendeva il nome dell'originale Viale Castro Pretorio, realizzato sotto il pontificato di Pio IX, che più o meno partendo dalla zona di Piazza dell'Indipendenza arrivava alla Caserma Pontificia Pio IX.
I primi edifici ad essere costruiti furono due villini, tra cui il Villino Bonghi, ad angolo con Via dei Mille, realizzato da Giulio de Angelis nel 1873, vi si affacciava anche il giardino del Villino Aghemo, oggi demolito. Nel 1879 lungo la strada, ad angolo con Via Marsala, vennero poste le fondamenta della chiesa parrocchiale del quartiere, l'odierna Basilica del Sacro Cuore di Gesù.

Il Villino Bonghi in Via Vicenza

Nel 1881 il Consiglio Comunale decise di riordinare le strade del Quartiere Macao, questo era il nome con cui era conosciuta gran parte dell'attuale Rione Castro Pretorio, e dettero a questa strada il nome di Via Vicenza, in memoria della resistenza della città dall'assedio degli Austriaci nel 1848 in quella ricordata anche come Battaglia di Monte Berico e che vide le truppe dello Stato Pontificio guidate da Giovanni Durando affiancare i volontari della Repubblica di San Marco contro le truppe del maresciallo Josef Radetzky.
A partire dal 1880 venne costruita sulla limitrofa Via Marsala, proprio all'angolo con Via Vicenza, la Basilica del Sacro Cuore di Gesù, voluta nel 1870 dal Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878) e portata avanti da San Giovanni Bosco perché fosse punto di riferimento dei Salesiani a Roma.
Nella strada ha abitato il Tenente Salvatore Grasso (Catania 1921 - Roma 1944), militare antifascista ucciso nel 1944 a Forte Bravetta e ricordato da una targa nella strada.
Oggi la parte della strada più limitrofa alla Stazione Termini risente notevolmente della vocazione turistica della zona.

Fontana del Labaro


La fontana in questione si trova nel Parco Marta Russo, compreso tra Piazza Arcisate, Via Monti della Valchetta e Viale Gemona del Friuli, nella Zona Labaro.
La decisione di costruire una fontana in questo luogo avvenne nel 1992, con un concorso bandito dall'Ufficio Risanamento Borgate del Comune di Roma e dall'Acea per realizzare diverse fontane in alcune ex borgate di Roma, tra cui questa.
Il progetto vincente fu quello degli architetti Paolo Angeletti e Gaia Remiddi, che prevedeva una fontana piuttosto singolare, composta da due pareti in cemento armato a croce con sagome di una fontana alla maniera di Giacomo Della Porta.
La spesa stanziata per questa fontana fu di 483.400.000 Lire.

Via Daniele Manin


Via Daniele Manin si trova nel Rione Castro Pretorio, compresa tra Piazza dei Cinquecento e Piazza dell'Esquilino.
In seguito all'annessione di Roma al Regno d'Italia avvenuta il1870, nel 1871 venne deciso dal Consiglio Comunale di urbanizzare il cosiddetto Quartiere Esquilino, nel 1873 furono decisi i nomi da assegnare alle nuove arterie. 
Proprio sul Colle fu scelto di dedicare una strada a Daniele Manin (Venezia 1804 - Parigi 1857), patriota Italiano principale animatore della Repubblica di San Marco che si ribellò al governo Austriaco.
I lavori per la costruzione della strada iniziarono nel 1873, ad opera dell'Impresa dell'Esquilino, compresi nella I zona di lottizzazione, dal momento che l'area iniziò ad essere urbanizzata proprio dalle strade più vicine alla Stazione Termini, nel primo tratto di Via Cavour.

Una mappa della libreria Spithover del 1878 mostra come Via Manin sia stata una delle prime strade ad essere realizzata nella nuova lottizzazione della I zona dell'Esquilino

Nel 1873 l'architetto Carlucci vi realizzò il primo edificio per abitazioni, oggi demolito, di fronte alla Stazione Termini, cui ne seguì un altro dell'architetto Diaz verso Piazza dell'Esquilino. Nel 1874 venne costruito un altro edificio opera di Pio Giobbe.
Il 1879 lungo la strada venne inaugurato il Liceo Classico Umberto I, che in seguito alla Seconda Guerra Mondiale fu dedicato al partigiano Pilo Albertelli, morto nell'eccidio delle Fosse Ardeatine (e ricordato anche da una targa nel Quartiere Nomentano).
Nel Liceo studiò, tra gli altri, anche il Fisico e Premio Nobel Enrico Fermi, che infatti è ricordato proprio su Via Manin da una targa.
Negli anni successivi continuarono ad essere costruiti edifici nella strada: nel 1884 ne fu costruito su progetto di Rodolfo Buti.

Palazzo dell'architetto Virber, a destra e Koch a sinistra

Nel 1941 il Governatorato di Roma decise di cambiare la denominazione della strada da Via Manin a Via Daniele Manin, per rendere più chiaro il toponimo.
Al civico 4 aveva sede alla fine del XIX Secolo la Liquoreria e Caffé d'Italia.
La strada oggi è una via di grande transito pedonale tra la Stazione Termini e la Basilica di Santa Maria Maggiore. Un intervento urbanistico negli anni Duemila la ha infatti chiusa alle automobili e vi ha fatto passare le rotaie del tram che dalla Stazione Termini raggiunge così Via Napoleone III.
Il tratto di Via Manin più vicino alla stazione, compreso tra quest'ultima e Via Giovanni Amendola, è caratterizzato dalla forte presenza di negozi che vendono kebab. Nella parte successiva vi sono altri esercizi commerciali particolarmente attrattivi per il forte traffico pedonale che percorre la strada per andare verso il centro provenienti dalla Stazione Termini.

Vicolo delle Palline


Vicolo delle Palline si trova nel Rione Borgo, compreso tra Via dei Corridori e Borgo Pio. L'origine di questa strada risale agli anni Sessanta del XVI Secolo quando Papa Pio IV De' Medici (1559-1565), in seguito alla Bolla Pontificia Erectionis civitatis Piae prope arcem Sancti Angeli del 5 Dicembre del 1565, ampliò l'abitato del Rione Borgo, tracciando la nuova arteria di Borgo Pio e diverse vie limitrofe.
Vicolo delle Palline nacque così come una delle diverse strade perpendicolari che collegano Borgo Pio a Borgo Sant'Angelo, passando sotto il Corridoio di Borgo.
Proprio sul Corridoio di Borgo sorge uno stemma di Papa Pio IV con le sfere medicee che ha dato il nome alla via di Vicolo delle Palle, poi divenuto Vicolo delle Palline forse per evitare l'omonimia con il Vicolo delle Palle che si trova nel Rione Ponte.
Al civico 24 di Vicolo delle Palline abitò l'architetto Domenico Fontana: secondo diverse fonti nella sua casa volle affrescare, in una stanza, un ricordo delle sue opere. La dimora dell'architetto è anche ricordata da una targa commemorativa.
Sulla strada è inoltre presente un'Edicola Sacra risalente al XVIII Secolo in cui è raffigurata l'immagine della Madonna della Seggiola, copia di quella di Raffaello Sanzio.
Nel 1943 il Governatorato di Roma decise di ampliare il Vicolo dei Corridori e trasformarlo in Via dei Corridori, ampliandolo di fatto anche a parte di Borgo Sant'Angelo. Vicolo delle Palline cambiò dunque i suoi confini in quelli attuali, tra Borgo Pio e Via dei Corridori.
Ancora oggi la strada ospita molti edifici risalenti al XVI ed al XVII Secolo, che la rendono piuttosto caratteristica.
Stemma della famiglia Medici

Monumento a Trilussa



Il monumento a Trilussa si trova in Piazza Trilussa, nel Rione Trastevere
Il poeta Romano Carlo Alberto Salustri, noto con lo pseudonimo di Trilussa (Roma 1871-Roma 1950), morì il 21 dicembre 1950, pochi giorni dopo essere stato nominato Senatore a vita: questo dimostra quanto notevole fosse la sua popolarità all'epoca.
Nel 1952, infatti, si decise in seguito ad un acceso dibattito in Consiglio Comunale di dedicare al poeta la piazza un tempo conosciuta come Piazza di Ponte Sisto e che dunque, in quell'anno, prese il nome di Piazza Trilussa.
Fu deliberato quindi di installare nella piazza un monumento in onore del poeta, che venne realizzato dallo scultore Lorenzo Ferri e inaugurato il 21 Dicembre 1954, in occasione del quarto anniversario della morte dell'artista, alla presenza di una vasta folla che comprendeva, tra gli altri, il Sindaco Salvatore Rebecchini, Rosa Tomei, storica governante del poeta, Mario Del Drago, Presidente dell'Associazione tra i Romani, Ottorino Morra, Direttore dell'Istituto di Studi Romani e lo studioso di cose Romane Ceccarius.

Inaugurazione del monumento nel 1954

Trilussa è ritratto in una posa insolita, come se si stesse alzando e con una mano in movimento, e al suo fianco è presente una lapide con su scritto il testo della sua poesia "All'ombra".


Nonostante l'opinione pubblica non abbia, e non abbia mai storicamente avuto, una grande considerazione di questa statua dalla posa così insolita, il Ceccarius, noto studioso di cose Romane, scrisse sul quotidiano Il Tempo in occasione dell'inaugurazione della statua che "Il bronzeo busto del Poeta appare agli astanti nell'atteggiamento caratteristico di quando recitava accompagnando con un lento movimento della mano cosiddetta michelangiolesca l'armoniosa cadenza dei versi".



Ben più polemico fu invece nel 1958 Guglielmo Guasta, che nel suo travaso esordì, nel commentare la statua, con il verso "Pover'amico mio, chi t'ha stroppiato?".
A Trilussa sono dedicate, oltre alla statua, due targhe: una in Via del Babuino, nel Rione Campo Marzio, presso la casa in cui il Poeta nacque, ed un'altra in Via Maria Adelaide, sempre nel Rione Campo Marzio, presso la casa in cui Trilussa visse.

VIGAMUS - Museo del Videogioco di Roma



Il VIGAMUS - Museo del Videogioco di Roma si trova in Via Sabotino, nel Quartiere Della Vittoria. E' stato istituito il 20 Ottobre 2012 nel piano sotterraneo di un edificio del Comune di Roma, ed è divenuto così il primo museo Italiano dedicato ai videogiochi, nonché il secondo in Europa dopo il Computerspiele Museum di Berlino.
Il museo è gestito dalla Fondazione VIGAMUS.

Una TV-G Loel, console del 1976
La collezione ospitata ripercorre la storia dei videogiochi dal 1958, anno in cui il fisico Statunitense William Higinbotham realizzò una spartana riproduzione del tennis. Si vedono quindi le testimonianze dei primi esperimenti nel campo dei videogiochi fino alle prime console, che hanno avuto il loro boom commerciale negli anni '80 e sono tra i 440 pezzi esposti nel museo.
Tra i pezzi da museo ci si può imbattere in console popolari che si sono succedute nell'arco degli anni, come il Commodore, l'Atari, la PlayStation, il Super Nintendo ed il Nintendo 64.

Il Computer Space
Molto spazio in quest'ambito è dato anche a una particolare storia, per anni considerata leggenda metropolitana e poi, con grande sorpresa, confermata: la sepoltura dei videogiochi Atari.
Sostanzialmente, in seguito alla crisi del mercato dei videogiochi del 1983, dovuta all'introduzione nel mercato dei computer, la casa produttrice di videogiochi e console Atari si era ritrovata con milioni di cartucce invendute, soprattutto di Pac-Man ed E.T. - The Extraterrestrial, e per questa ragione decise di disfarsene, seppellendoli nel deserto del New Mexico, presso Almagordo.
Nell'Aprile del 2014, durante alcuni scavi, furono sorprendentemente ritrovate le suddette cartucce nei pressi di Almagordo, confermando la veridicità dell'evento. Alcune di queste cartucce ritrovate sono oggi conservate al VIGAMUS.

Una riproduzione a grandezza naturale di Lara Croft, la protagonista della serie di videogiochi Tomb Raider
Oltre alle console, c'è molto spazio dedicato anche ai giochi arcade a gettone, che sono giocabili - insieme a numerose console - illimitatamente per i visitatori del museo insieme a diverse console. Una stanza, inoltre, è dedicata alla realtà virtuale.
La storia dei videogiochi è raccontata anche attraverso quella di diverse case di produzione e, soprattutto, dei personaggi dei videogiochi, da Super Mario, ricordato con numerose riproduzioni, a Lara Croft, cui è presente una riproduzione a grandezza naturale.
Il personaggio di Lara Croft è comparso per la prima volta nel videogioco Tomb Raider, del 1996, da cui sono nati successivamente numerosi seguiti.

I disegni di Paolo Eleuteri Serpieri per il videogioco Druuna: Morbus Gravis
Non manca lo spazio anche per l'industria dei videogiochi Italiani. Ad esempio la casa produttrice di Chiavari, Artematica, e il suo videogioco Druuna: Morbus Gravis, basato sui fumetti di Paolo Eleuteri Serpieri, di cui sono conservati alcuni disegni.
Il biglietto per visitare il VIGAMUS costa 8 Euro intero e 5 Euro ridotto, come si può leggere sul sito del museo. Il Museo gestisce inoltre la Vigamus Academy, un corso di laurea sui videogiochi e la loro industria presso l'Università Link Campus University.