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Palazzo Santacroce




Palazzo Santacroce si trova in Piazza Benedetto Cairoli, nel Rione Regola.
La famiglia Santacroce è una delle più antiche famiglie nobiliari di Roma, dove risulta essere presente dall’anno mille, sempre nella zona al confine tra i rioni Sant'Angelo e Regola. La famiglia, inoltre, ha sempre vantato la discendenza dal console romano Publio Valerio Publicola, fatto per cui la chiesa posta sotto il patronato dei Santacroce ha preso il nome Santa Maria in Publicolis. Proprio nei pressi di questa chiesa i Santacroce avevano fatto edificare un palazzetto, detto “a punta di diamante”, per via della forma delle sua bugne.

Nel XV Secolo, durante le lotte tra le diversi fazioni romane, si schierarono con gli Orsini, con i quali erano imparentati, ed ebbero un’accesa rivalità con la famiglia dei Margani. Alla fine XVI Secolo Onofrio Santacroce decise di costruire un nuovo palazzo nei pressi di via dei Giubbonari, sull’area dove sorgevano alcune case di proprietà della famiglia.

Carlo Maderno (1556-1629) venne allora incaricato di redarre un progetto per l’area, che tuttavia non ebbe seguito, anche a causa della condanna a morte di Onofrio Santacroce: il marchese, infatti, venne arrestato e decapitato per aver istigato il fratello Paolo a uccidere la loro madre Costanza nel 1604. Il palazzo passò allora a Valerio Santacroce dopo una lunga causa legata alla successione. Il nuovo proprietario riprese la volontà di portare a termine il palazzo, e tra il 1630 e il 1640 incaricò Francesco Peparelli di ricostruirlo.

Per il palazzo furono costruite tre facciate, mentre il quarto lato, che affaccia sullo stretto vicolo dei Catinari, non fu decorato. Fu il cardinale Marcello Santacroce a decidere di unire al palazzo gli edifici presenti dall’altra parte del vicolo, di proprietà della stessa famiglia e da usare come alloggi per la servitù: per questa ragione fu incaricato, intorno al 1670, Giovanni Antonio De Rossi (1616-1670), allievo del Peparelli, di unificare le case di proprietà dei Santacroce in un corpo unico dotato di una loggia da costruire in prossimità del ponte sul vicolo dei Catinari già costruito dal Peparelli, così da collegare il nuovo edificio direttamente al piano nobile del Palazzo.

La nuova loggia fu pensata come un giardino pensile, organizzato su diversi livelli e visibile sia dalla strada che dal primo piano e che imitasse un terreno naturale, come era in uso nel gusto dell’epoca. A decorare la nuova struttura lavorarono i due artisti bolognesi, Giovan Battista Ruggieri e Giovan Francesco Grimaldi, quest’ultimo fino al 1640. Le decorazioni richiamano elementi naturali, come foglie, presenti nella balaustra, o rupi, sulle quali sono stati scolpiti i mascheroni. Nella parte del palazzo oltre il vicolo dei Catinari, per gran parte dell’Ottocento fu ospitato un teatro privato, intitolato a San Carlo.

Nel 1904 la proprietà del palazzo è passata alla famiglia Pasolini dall’Onda, che dettero spazio nel loro salotto a figure quali Fogazzaro, interpreti del Modernismo, fino alla condanna di tale movimento da parte della Chiesa nel 1907.

Il cortile di palazzo Santacroce è caratterizzato da un portico al pian terreno con lesene doriche e da alcune nicchie che ospitano busti di imperatori romani. L’elemento maggiormente scenografico è la quinta costituita dal cortile della servitù, con la fontana di Venere che esce dalle acque posta in fondo a esso. Tra i numerosi busti che in passato sono stati nel cortile, stando alla testimonianza del Titi, vi furono anche quelli provenienti dall’ara di Domizio Enobarbo, oggi dispersi tra il museo del Louvre di Parigi e la Gliptoteca di Monaco.

Lo scrittore britannico Augustus Hare scrisse di questo palazzo nel XIX Secolo che si trattava di uno dei pochi palazzi romani infestati da fantasmi, raccontando che la notte due statue di Cardinali della famiglia Santacroce scendono dal loro piedistallo e percorrono i corridoi. Lo stesso scrittore riteneva il palazzo ricco di passaggi segreti.

Il palazzo ha per anni ospitato l'Istituto Italo-Latino Americano e la scuola di perfezionamento per gli Studi Europei della facoltà di Economia e Commercio della Sapienza. Attualmente, invece, tra le altre cose ospita il Centro Russo di Scienza e Cultura.

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