Riunione del Fascio di Roma dell'11 Maggio 1919

Il manifesto dei Fasci Italiani di Combattimento, pubblicato nel 1919 sul Popolo d'Italia
Il movimento dei Fasci italiani di combattimento venne fondato a Milano il 23 Marzo del 1919 su iniziativa di Benito Mussolini, all'epoca ex socialista che aveva rotto col suo vecchio partito relativamente all'intervento italiano nella Prima Guerra Mondiale (i socialisti, infatti, sposarono in gran parte una linea neutralista). Questa nuova formazione rimase in vita fino al 1921, quando si trasformò nel Partito Nazionale Fascista, ed ebbe una linea politica diversa da quella che caratterizzò successivamente il regime fascista dopo la presa del potere. La linea dei Fasci italiani di combattimento potremmo definirla, in termini molto semplicistici, più "di sinistra" rispetto a quella adottata successivamente, in cui prendono piede maggiori posizioni conservatrici. Tra i fascisti della prima ora, infatti, ci sono molti ex socialisti, tra cui lo stesso Mussolini, ex anarchici ed ex sindacalisti rivoluzionari e repubblicani, e seppur anti-socialista la prima linea del partito ha forti elementi di carattere rivoluzionario.


Il simbolo dei Fasci italiani di combattimento

Un'altra caratteristica del fascismo sansepolcrista è quella di essere nel suo primo periodo un fenomeno diffuso prevalentemente al nord, non a caso alle elezioni del 1919 presentò le proprie liste solo nel collegio di Milano (il sistema elettorale dell'epoca era un proporzionale su 54 collegi locali).

A Roma, nel 1919, i Fasci italiani del combattimento, l'antenato di un partito che di lì a poco avrebbe preso il potere marciando proprio su Roma, e che la stessa Roma avrebbe mitizzato nella sua retorica e propaganda, era ancora un fenomeno marginale. In questo senso, è molto esplicativa una delle primissime riunioni del fascio romano, svoltasi l'11 Maggio 1919 e di cui si conosce lo svolgimento grazie a un rapporto di polizia.

Questa riunione ci racconta molto di come il primissimo fascismo iniziò a muoversi a Roma e di quanto diverso fosse, originariamente, l'orientamento politico di questo fenomeno politico.

Intanto, i Fasci di combattimento erano appena nati e, come abbiamo detto, erano un fenomeno principalmente milanese: per questo, a Roma, non avevano una sede e la riunione dell'11 Maggio 1919 si tenne presso il Circolo "Giuseppe Garibaldi" del Partito Repubblicano Italiano in Via Cavour 341. Il Partito Repubblicano, all'epoca, poteva essere considerato senza problemi un partito di sinistra (nella Prima Repubblica ha assunto connotazioni nel tempo più moderate, e nella Seconda Repubblica ha anche stretto in diverse occasioni accordi con il centrodestra che hanno causato anche scissioni da parte di alcuni membri), e questo contribuisce a mostrare come i Fasci di combattimento fossero considerati, almeno in tale contesto, un fenomeno più affine alla sinistra che alla destra.

Oggi non è facile individuare di preciso dove si trovasse questo circolo: lo sventramento di Via dell'Impero (oggi Via del Fori Imperiali), che sorte vuole è stato effettuato proprio sotto il fascismo, ha portato al cambio di numerazione della strada nel tratto più a valle. Alcune fonti parlano di questa sezione come in Piazza delle Carrette, oggi assorbita da Largo Corrado Ricci, e potremmo pensare quindi che si trovasse dove oggi c'è il ristorante Massenzio.

Da quanto sappiamo, la riunione non fu particolarmente frequentata: nel verbale è segnalata tra gli altri la presenza di un tale pittore Vannicelli e di un Capitano De Martino, di cui non conosciamo altro. Si sa invece qualcosa in più di Orazio Maria Zunica, Principe di Cassano, un nobile meridionale che, per ragioni di età, non prese parte alla Prima Guerra Mondiale e perciò abbastanza in contrasto con il reducismo che caratterizzò il primissimo fascismo. Si sa poco anche di una possibile militanza dello Zunica oltre questa riunione: il principe morì poi alcuni anni dopo, nel 1926.

Alla poca quanto eterogenea partecipazione si aggiunge una sostanziale inconcludenza dell'azione politica: tutti i partecipanti protestarono per l'atteggiamento degli Alleati dell'Italia verso il nostro Paese nelle conferenze di pace post-belliche, senza tuttavia proporre nessuna azione di risposta o di protesta concreta. Da queste notizie emerge un panorama confuso, eterogeneo e poco organizzato che caratterizza i primissimi passi del fascio romano, che forse anche per questo non godette di un particolare sostegno nel periodo sansepolcrista.

Il fascio romano aveva inoltre circa 300 iscritti, ma non dovevano essere molto partecipi. Il 26 Maggio 1919, appena due settimane dopo la sopracitata riunione, si tennero le elezioni per gli organi interni che non furono ritenute valide: votarono solamente 40 persone.

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