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Torri delle Finanze



Le Torri delle Finanze o Torri di Ligini si trovano in Viale Europa n. 242 nel Quartiere Eur, oggi sono in stato di dismissione e devono essere restaurate.
Il complesso fu edificato in occasione delle Olimpiadi del 1960 per ospitare alcuni uffici del Ministero delle Finanze.

Plastico di Cesare Ligini del 1957

Fu Virgilio Testa, commissario straordinario dell'EUR ad affidare direttamente l'incarico nel 1957 a Cesare Ligini, Vittorio Cafiero, Guido Marinucci e Renato Venturi, la progettazione degli edifici, cui il disegno architettonico fu curato principalmente da Ligini.

Le torri in costruzione nel 1958

L'obiettivo di Testa era di realizzare un intervento che ambiva ad essere un'icona per tutta la Capitale, in vista delle Olimpiadi.
I lavori iniziarnono nel 1957 inaugurati dai ministri Andreotti e Medici, e si conclusero nel 1960.


Il complesso è composto da cinque edifici, tre dei quali sono le torri gemelle, di 17 piani e alte 61 metri, e due sono basse costruzioni quadrangolari, che ospitavano gli uffici di rappresentanza e della Guardia di Finanza.


I vari corpi di fabbrica sono uniti al primo livello da una piattaforma su pilastri rialzata pedonale. Le superfici interne raggiungono i 50.000 metri quadrati.
Gli esterni erano ricoperti in curtain wall che rispondevano agli stilemi dello stile internazionale allora in voga.


Negli anni ottanta furono aggiunte le scale esterne che alterarono indelebilmente il prospetto originario.
Il 24 dicembre 2002 il secondo Governo Berlusconi approvò un decreto di cartolarizzazioni, promosse dal Ministro Giulio Tremonti, che permetteva la vendita diretta senza il ricorso ad un'asta pubblica.
Le torri delle Finanze furono vendute a Fintecna, nel 2005 iniziò lo smontaggio degli infissi, che preludeva l'abbattimento completo dell'intero complesso, mentre fu realizzato un progetto da parte di Renzo Piano che prevedeva la costruzione di un grande edificio ad uso alberghiero residenziale.
Molte furono le proteste per l'abbattimento di uno dei complessi edilizi più importanti degli anni cinquanta di Roma, tuttavia una modifica del PRG ne permise la demolizione. Per fortuna il Comitato Tecnico Scientifico per la qualità dell'architettura urbana e per l'arte contemporanea, presieduto da Paolo Portoghesi, si è espresso in termini negativi sulla demolizione nel 2010.


Il fallimento della società Alfiere ha comportato il blocco dei lavori e l'abbandono delle torri, che da quel momento furono chiamate Beirut, per lo stato di rovina in cui versavano.
Nel 2015 la TIM presentò un progetto di riconversione a quartier generale del gruppo, poi abbandonato dalla Giunta Raggi.
Il 2019 la Cassa Depositi e Prestiti, proprietaria del complesso, ha annunciato un restauro integrale per ricavarne edifici per uffici e abitazioni.

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