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International World Center di Hendryk Christian Andersen

Hendryk Christian Andersen Città Mondiale


L'International World Center è stato un progetto di città ideale portato avanti dallo scultore norvegese, naturalizzato statunitense e risiedente a Roma, Hendryk Christian Andersen. 
Il progetto definitivo per questa città, che sarebbe dovuta sorgere a pochi chilometri da Roma, grossomodo nell'area dove oggi sorge l'Aeroporto di Fiumicino, venne stilato ufficialmente nel 1913 e arrivò dopo un percorso di diverse fasi da parte dell'artista. 
Per comprendere appieno il progetto dobbiamo prima di tutto premettere che esso venne elaborato in un momento storico in cui si sperimentavano forme di internazionalizazione, scambio e amicizia tra i popoli: è un questi anni che nascono le Olimpiadi dell'era moderna, che viene dato un forte impulso alle Esposizioni Internazionali e che nasce, per fare un ulteriore esempio, l'Esperanto. 
In questo contesto culturale internazionale, Andersen decide di immaginare una grande città mondiale in cui tutti i popoli avrebbero potuto vivere in amicizia, pace e armonia sotto l'insegna dell'arte, che per lo scultore era il motore di questa visione utopica. Una sorta di capitale del sapere umano e, con esso, del genere umano. 
Questa città sarebbe dovuta sorgere nei dintorni di Roma, città in cui Andersen si era stabilito alla fine del XIX Secolo.
Dopo aver scritto un testo dal titolo The Fountain of Life che anticipava molti dei concetti del suo progetto per una città mondiale, nel 1913 Andersen pubblicò un immenso volume, dal peso di cinque chili, insieme all'urbanista francese Ernest Michel Hebrard dal titolo A World Center of Communication, in cui illustrò il progetto della città mondiale e le idee che c'erano dietro esso.
La Fountain of Life, ovvero la Fontana della Vita, doveva infatti essere il monumento centrale intorno a cui si sarebbe sviluppata la nuova città. Andersen si preoccupò molto di questa opera, della quale si possono vedere presso la sua casa-museo numerose bozze preparatorie. Tale monumento sarebbe dovuto essere di dimensioni imponenti, su più livelli il primo dei quali sarebbe stata una sorta di piazza, con spazi occupati da diversi gruppi di sculture. Tutte le statue presenti nel monumento sarebbero dovute essere allegorie: le diverse fasi del giorno, la gioia di vivere, la preghiera, il progresso dell'umanità, tra le altre. La città, di fatto, sarebbe stata l'emanazione di questa celebrazione del pensiero, del progresso e dello sviluppo dell'uomo rappresentata dalla fontana.
 
Progetto città ideale Andersen

La città, inoltre, si sarebbe affacciata direttamente sul mare, con un grande porto che avrebbe dovuto simboleggiare il fatto che le persone di tutto il mondo sarebbero state benvenute, fatto che sarebbe stato ulteriormente sottolineato dalla presenza di due statue colossali di un uomo e una donna con le braccia alzate, alte 80 metri che avrebbero funzionato anche come fari portuali, con una simbologia secondo cui l'unità umana avrebbe illuminato l'umanità intera.
Ci sarebbe poi stato spazio per un quartiere olimpico della città: ricordiamo che le Olimpiadi dell'era moderna avevano da pochi anni iniziato a essere disputate quando Andersen mise nero su bianco questo progetto, e lo spirito coubertiniano e quello della città mondiale dello scultore sono molto affini. In quest'area della città, situata a ridosso del porto, sarebbe stato realizzato un immenso stadio da 300mila posti a sedere e campi da gioco per tutte le discipline sportive conosciute all'epoca.
Muovendo verso l'entroterra, un grande bacino idrico avrebbe accompagnato edifici dedicati alla cultura e alle scienze, culminando nella grande piazza della Fontana della Vita.
 
Andersen mappa città mondiale
 
All'opposto del porto, collegato alla piazza della Fontana della Vita da un lungo viale, sarebbe dovuto sorgere un grande monumento in una piazza circolare, la Torre del Progresso, altro monumento che avrebbe incarnato lo spirito della città mondiale, in cui tutte le persone avrebbero dovuto vivere unite, elevandosi al progresso tramite l'arte.
Cosa fu di questa città? Appena un anno dopo l'uscita del libro che illustrava questa città sarebbe scoppiata la Prima Guerra Mondiale, mettendo imperi, popoli e nazioni gli uni contro gli altri in un conflitto che avrebbe causato milioni di vittime. Non esattamente il clima auspicato da Andersen nel suo progetto, che non a caso non fu accantonato.
 
Progetto Tour du Progres
 
Un interessante articolo uscito il 19 Giugno 1927 sul Brooklyn Daily Eagle (lo trovate qui) che porta la firma di Carmelo Rapicavoli parla approfonditamente del progetto, che quindi era ancora in piedi, e soprattutto parla del fatto che Andersen lo aveva presentato a Benito Mussolini. Il concetto di unità tra le nazioni e tra i popoli alla base del progetto dello scultore era ben lontano dall'ideologia fascista, ma va anche detto che l'idea di un progetto che avrebbe dato immenso lustro all'Italia e a Roma e di un luogo che fosse il faro dell'intera umanità da realizzare a pochi chilometri dalla capitale italiana era sicuramente qualcosa che non lasciava indifferente Mussolini. Secondo l'articolo, il Duce avrebbe accolto di buon grado la proposta di Andersen, al quale avrebbe promesso di fornire i terreni per realizzare la città, ma oltre a questo articolo non ci sono particolari notizie sul fatto, che potrebbe essere stato quantomeno enfatizzato. La città, come ben sappiamo, non vide mai la luce e Andersen morì nel 1940.

Statua Andersen
 
Tuttavia, non possiamo escludere che le idee di Andersen non abbiano influenzato alcuni elementi di sviluppo urbano di Roma. In primo luogo, quando nel 1913 presentò il progetto, Roma stava ragionando di dotarsi di un porto a Ostia, e il sindaco di Roma Ernesto Nathan aveva promosso uno sviluppo verso il mare, così come aveva favorito tipologie abitative sperimentali. Quando uscì l'articolo del Brooklyn Daily Eagle, Roma aveva ormai di fatto accantonato l'idea di realizzare un proprio porto, ma il Lido di Ostia era in pieno sviluppo.
Come sappiamo, alla fine degli anni '30 il Fascismo dette grande importanza alla realizzazione dell'E42, l'Esposizione Universale che Roma avrebbe dovuto organizzare per il 1942: l'idea non era quella di mostrare al mondo quanto l'unità delle nazioni e dei popoli avrebbe potuto elevare l'umanità, anzi, ma la vocazione mondiale del luogo aveva sicuramente le sue affinità con la città pensata da Andersen.

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