Pagine

Zona Settecamini

La Zona Settecamini si trova lungo la Via Tiburtina, fuori dal Grande Raccordo Anulare. Il nome di quest'area è oggetto di dibattito: secondo alcuni deriverebbe da sette camini che si trovavano sulle case dette "del Fornaccio", ma probabilmente il toponimo risale a ben prima del caseggiato in questione.
Nel Medioevo, infatti, la zona era detta sia Campo dei Sette Fratelli che Forno dei Septe Fratri, in riferimento a Santa Sinforosa e ai suoi sette figli (Crescente, Eugenio, Giuliano, Giustino, Nemesio, Primitivo e Statteo) che sono stati fatti uccidere dall'Imperatore Adriano.
La zona era ricca di torri e casali suburbani, uno dei quali - un tempo di proprietà della famiglia Cesi di Acquasparta - era noto come Casale di Settecamini od Osteria del Forno, e per questo dette al nome anche la zona di "Forno" e ad alcune case del "Fornaccio".
Nel XVIII Secolo venne edificata qui la Chiesa di San Francesco, a testimonianza che vi era a quell'epoca un piccolo centro abitato di natura principalmente rurale.
Questa sua natura agricola venne meglio organizzata all'inizio del XX Secolo, quando la zona era proprietà del Principe Leopoldo Torlonia, che vi organizzò una borgata rurale.
A partire dagli anni '90 nella Zona Settecamini è nata la zona residenziale di Casal Monastero.

Chiese:
- Sant'Alessandro
- Sant'Alessio
- Sant'Enrico
- San Francesco
- Santa Maria dell'Olivo

Siti Archeologici:
- Villa di Via Carciano
- Villa della Torre di Sant'Eusebio
- Villa di Casal Bianco
- Villa a Sant'Alessandro A
- Villa a Sant'Alessandro B
- Villa di Casale Bonanni

Casali:
- Casale del Cavaliere
- Casale Forno
- Casale di Pratolungo

Fontane:
- Fontanile di Sant'Onesto

Quanto conosci Roma?

Un quiz di 15 domande per sapere quanto ognuno di noi ne sa sulla nostra amata città, Roma. Siete pronti?

Targa in memoria di Silvio Spaventa


La targa in questione si trova in Via dei Due Macelli, nella parte compresa nel Rione Campo Marzio, e ricorda il politico e patriota Silvio Spaventa (Bomba 1822 - Roma 1893), che presso questa casa visse fino alla morte.
La targa è stata qui posta dal Comitato Nazionale per il Monumento in Roma il 21 Giugno del 1899.

Rue du Brexit



Rue du Brexit è una strada di Beucaire, città della Francia, più precisamente della regione della Linguadoca-Rossiglione e del dipartimento del Gard. Siamo decisamente usciti dal nostro tradizionale perimetro di Roma e dintorni - dal quale ci concediamo di tanto in tanto qualche fugace e momentaneo allontanamento - per rimanere però nell'ambito di un tema che, soprattutto su Roma, seguiamo molto spesso: la toponomastica.
In questa via il sindaco Julian Sanchez, esponente del partito euroscettico e nazionalista Front National, ha dedicato una strada alla Brexit, ovvero al referendum con cui il Regno Unito ha deciso di lasciare l'Unione europea. Si tratta di un caso estremamente particolare e finora unico e per questo abbiamo voluto prenderci la licenza di citarlo su un sito che prevalentemente si occupa di Roma.
E' estremamente raro, infatti, che una strada venga dedicata a un'elezione, ancora più raro che venga dedicata a un'elezione avvenuta in un altro paese e a pochi mesi di distanza (il referendum è avvenuto il 23 Giugno e il sindaco ha preso questa decisione il 26 Dicembre del 2016).
La strada è situata nella zona industriale di Beaucaire ed ha un percorso a U, che parte ed arriva alla stessa strada. Il consiglio comunale ne ha approvato il nuovo nome con 23 voti a favore e 9 contro.
Spesso la toponomastica è lo specchio di un intento politico e ideale. Nel caso del sindaco Sanchez, esponente del Front National, il caso è abbastanza evidente. Il suo partito, guidato da Marine Le Pen, si batte per l'uscita della Francia dall'Unione europea e vorrebbe quindi seguire l'esempio della Brexit, che ha deciso di celebrare nella toponomastica locale.
Il significato è ancora più profondo se pensiamo che la strada da cui Rue du Brexit parte e dove arriva è dedicata a Robert Schumann, uno dei padri dell'Unione europea.

Mosaici de Le Corporazioni e de Le Professioni e Le Arti



I due mosaici in questione rappresentano uno Le Corporazioni, l'altro Le Professioni e le Arti, e si trovano entrambi in Viale della Civiltà Romana, nel Quartiere Europa, noto come EUR. 
A partire dalla fine degli anni '30 questa zona, in precedenza di campagna, iniziò ad essere urbanizzata per ospitare il nuovo quartiere dove avrebbe avuto luogo nel 1942, l'E42, una grande Esposizione Universale che mai ebbe luogo per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Furono dunque commissionati lungo il grande viale che dalla Piazza Italia, oggi Guglielmo Marconi, conduceva al Museo della Civiltà Romana due grandi mosaici ai celebri artisti futuristi Enrico Prampolini e Fortunato Depero.

Le Professioni e le Arti, Fortunato Depero

I due mosaici si trovano dunque inseriti nelle maestose e monumentali geometrie dell'architettura dell'EUR, rompendo questa rigidità sia formale che cromatica, inserendo una forte carica di dinamismo e di colore proprio a ridosso dei grandi portici situati tra il Palazzo delle Scienze ed il Palazzo delle Tradizioni Popolari.

Le Corporazioni, Enrico Prampolini


Il mosaico di Prampolini raffigura dunque le Corporazioni, con una maestosa immagine allegorica che spezza con diagonali e linee curve la rigida geometria dell'EUR in cui le corporazioni sono raffgurate attraverso immagini astratte. Si possono riconoscere il Credito, il Commercio, l'Agricoltura e l'Industria.

Bozzetto di Prampolini per il mosaico (foto Eur Spa)


Quello di Depero, raffigurante le Professioni e le Arti, usa lo stesso sfondo di Prampolini ma, oltre che con immagini differenti, usa uno stile in parte diverso, principalmente più retorico e appesantito da un numero maggiore di elementi.



Si vedono qui la Giustizia, il Teatro, la Musica e un grande Fascio Littorio.
Entrambi i mosaici hanno subito un importante restauro nel 1992 da parte dell'Ente EUR grazie anche ai fondi della Banca di Roma, come due targhe ricordano.

Fontana delle Attività Lavorative


La Fontana delle Attività Lavorative si trova in Piazza Cinque Giornate, nella parte compresa nel Rione Prati, a ridosso dell'edificio sede dell'INAIL (Istituto Nazionale per le Assicurazioni e gli Infortuni sul Lavoro). La fontana risale al 1940 - quando fu costruito l'edificio  e fu realizzata probabilmente dallo scultore Francesco Coccia.
Si tratta di una vasca di forma rettangolare con due file di zampilli al proprio interno possa a ridossa del muro dell'edificio, su cui campeggia un grande bassorilievo con figure che raffigurano attività lavorative, al cui centro è una grande figura femminile che rappresenta la protezione dell'INAIL sui lavoratori.

Fontane gemelle di Piazzale delle Nazioni Unite



Le fontane in questione si trovano in Piazzale delle Nazioni Unite, nel Quartiere Europa, meglio noto come EUR. 
Le due fontane fanno parte del complesso di edifici dall'andamento e l'aspetto particolarmente monumentale realizzato a partire dal 1937 dagli architetti Mario Paniconi e Giulio Pediconi nell'ambito della realizzazione del nuovo quartiere che avrebbe dovuto ospitare l'E42, l'esposizione universale del 1942 poi mai ospitata a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Le due fontane gemelle sono estremamente semplici, costituite ognuna delle due da una vasca di forma circolare con l'acqua che sgorga da 24 zampilli in forma circolare. Un tempo queste semplici fontane, complice l'illuminazione contribuivano alla scenograficità della piazza in cui si trovano.


Oggi, ci dispiace molto dirlo, sono abbandonate alla più totale incuria, prive di acqua, e hanno contribuito a trasformare una bella piazza in un mero slargo in stato d'abbandono ai lati di una grande arteria di scorrimento quale Via Cristoforo Colombo. Ci auguriamo di poter documentare quanto prima un cambio di rotta a riguardo.

Statua di Santa Caterina da Siena


La Statua di Santa Caterina da Siena si trova in Largo Giovanni XXIII, nel Rione Borgo. La statua venne qui realizzata nel 1962 su iniziativa del Comitato Nazionale per le Celebrazioni Cateriniane, quando quest'area, posta nei giardini di Castel Sant'Angelo, ancora faceva parte di Piazza Pia e non era dedicata a Papa San Giovanni XXIII Roncalli (1958-1963), il quale era ancora in vita.
La statua fu realizzata dallo scultore Francesco Messina e rappresenta la Santa in movimento, come nell'atto di chinarsi in un'opera di carità.
La statua venne inaugurata il 30 Aprile 1962 alla presenza del Presidente del Consiglio Amintore Fanfani, dei sindaci di Siena e Firenze, e di numerosi Cardinali tra cui il Cardinale Cento, che lesse un messaggio del Papa San Giovanni XXIII Roncalli e, successivamente, tenne un discorso ufficiale.
A Roma sono presenti anche due targhe che ricordano Santa Caterina da Siena: una in Piazza di Santa Chiara, un'altra in Via Monserrato.


Targhe in memoria del restauro dei mosaici delle Professioni e le Arti e delle Corporazioni


Le targhe in questione si trovano in Viale della Civiltà Romana, nel Quartiere Europa - meglio noto come EUR -, in corrispondenza dei due grandi mosaici raffiguranti il primo Le Professioni e le Arti (opera di Fortunato Depero), mentre il secondo Le Corporazioni (opera di Enrico Prampolini), realizzati entrambi nel 1942.
Le due targhe ricordano il restauro di entrambi, avvenuto nel 1992 per volontà dell'Ente EUR e grazie al contributo dalla Banca di Roma.

Oratorio del Santissimo Sacramento a Via Belsiana


L'Oratorio del Santissimo Sacramento a Via Belsiana è una Chiesa - attualmente sconsacrata - situata in Via Belsiana all'angolo con Vicolo Belsiana, nel Rione Campo Marzio. Le origini di questo edificio risalgono al 1576, quando con un breve di Papa Gregorio XIII Boncompagni (1572-1585) nacque ufficialmente l'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento di San Lorenzo in Lucina, che qui iniziò a riunirsi.
L'attuale facciata - semplice e di forma rettangolare - risale al XVIII Secolo, forse opera di uno tra Nicola Michetti od il suo collaboratore Rusconi Sassi. All'epoca, secondo quanto risulta da un inventario, la Chiesa ospitava un altare con una grande tela raffigurante il Martirio di San Lorenzo.
Alla fine del XIX Secolo divenne prima una sala adibita ad attività musicale (vi si riuniva tra gli altri il gruppo di intellettuali che faceva riferimento al maestro Alessandro Costa Memmi), quindi ospitò associazioni giovanili.
Proprio di questo periodo è un'importante testimonianza relativa a questo Oratorio, citato da Gabriele d'Annunzio nel suo Trionfo della Morte del 1894. I due protagonisti, Giorgio ed Ippolita, si incontrano proprio qui, in quello che il Vate definisce "Oratorio abbandonato", nonché "Oratorio segreto", "Un asilo fantastico e misterioso ... La porta su la via, in cima ai gradini, era chiusa: chiusa forse da anni. Si passava di lato ... si entrava da dietro, per una sagrestia ... che poteva appena contenere un Prete e un sagrestano. S'entrava nella sede della Sapienza".
Nel 1971 l'edificio venne definitivamente ceduto ai privati, divenendo un negozio. Per lungo tempo ha ospitato un punto vendita della casa di moda Gherardini.

Il Referendum costituzionale 2016 a Roma


Il 4 Dicembre 2016 i cittadini Italiani sono stati chiamati alle urne per il referendum costituzionale sulla Riforma Renzi-Boschi, promossa dal Primo Ministro Matteo Renzi e dal Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che avrebbe previsto il superamento del bicameralismo paritario, la creazione del nuovo Senato delle Regioni, la nuova regolamentazione delle leggi di iniziativa popolare e dei referendum, la modifica del Titolo V della Costituzione e l'abolizione del CNEL.
La riforma tuttavia a livello nazionale è stata respinta da circa il 59,11% dei voti validi, contro il 40,89% a sostegno della riforma.


Nel Comune di Roma, il dato è stato in linea con quello nazionale, con la vittoria del No al 59,42%.
Ecco come è andata:

COMUNE DI ROMA: Sì 40,58% No 59,42%
Municipi:
I Sì 50,54 No 49,46
II Sì 52,42 No 47,58
III Sì 41,69 No 58,31
IV Sì 37,88 No 62,12
V Sì 35,07 No 64,93
VI Sì 29,16 No 70,84
VII Sì 40,17 No 59,83
VIII Sì 44,14 No 55,86
IX Sì 41,83 No 58,17
X Sì 35,35 No 64,65
XI Sì 38,28 No 61,72
XII Sì 45,21 No 54,79
XIII Sì 40,29 No 59,71
XIV Sì 39,48 Sì 60,52
XV Sì 45,30 No 54,70

Un utile confronto con la mappa elettorale delle comunali del 2016 al primo turno

Il dato che colpisce è la notevole somiglianza della mappa elettorale con quella delle amministrative del 2016, con il Sì che vince dove ha vinto Giachetti ed il No dove ha vinto la Raggi. Questa mappa si può facilmente sovrapporre anche a quella del reddito pro capite medio, dove vediamo il Sì va tendenzialmente più forte nelle aree più ricche. In altri termini si è confermata la tendenza Romana che ha cambiato la mappa elettorale degli ultimi anni, allontanando la storica cintura rossa dai partiti del centrosinistra tradizionale ma vedendo questi in crescita al centro e in zone storicamente di destra come il II Municipio (in particolare il territorio dell'ex II) ed il XV Municipio.

Un utile confronto con la mappa del reddito pro capite di Roma per Municipio
Risultati per suddivisione toponomastica:

Monti - Sì 52,12 No 47,88
Trevi - Sì 50,18 No 49,82
Colonna - Sì 52,40 No 47,60
Campo Marzio - Sì 57,55 No 42,45
Ponte - Sì 56,19 No 43,81
Parione -Sì 50,93 No 49,17
Regola - Sì 57,4 No 42,6
Sant'Eustachio + Campitelli - Sì 58,49 No 41,51
Pigna - Sì 58,63 No 41,37
Sant'Angelo - Sì 62,8 No 37,2
Ripa - Sì 62,71 No 37,29
Trastevere - Sì 54,17 No 45,83
Borgo - Sì 51,71 No 48,29
Esquilino - Sì 43,72 No 56,28
Ludovisi - Sì 57,69 No 42,31
Sallustiano - Sì 49,10 No 50,90
Castro Pretorio - Sì 45,84 No 54,16
Celio - Sì 51,68 No 48,32
Testaccio - Sì 41,69 No 58,31
San Saba - Sì 48,58 No 51,42
Prati - Sì 51,74 No 48,26
Flaminio  - Sì 52,64 No 47,36
Parioli - Sì 56,64 No 43,36
Pinciano - Sì 60,91 No 39,09
Salario - Sì 50,55 - No 49,45
Nomentano - Sì 49,53 No 50,47

Targa in memoria di Daniela Nicolazzo ed Ilva Cazzavillan


La targa in questione si trova in Viale Giulio Cesare, nel Rione Prati, e ricorda Daniela Nicolazzo ed Ilva Cazzavillan. Da quanto si evince dalla targa e dalla sua tipologia - una lapide all'altezza del manto stradale posta sotto un albero - sembra trattarsi di due ragazze morte in un tragico incidente il 16 Luglio 1985.

L'incendio dell'Auditorium di Via Albergotti



La mattina del 30 Novembre 2016 un grosso incendio si è sviluppato presso l'Auditorium di Via Francesco Albergotti, nel Quartiere Aurelio. Non sono attualmente note le cause dell'incidente, che ha coinvolto in primis la volta in legno della cupola, a sua volta sormontata da una lastra in rame.
Nessuna persone fortunatamente è rimasta coinvolta nell'incidente, ed il vento soffiava nella direzione opposta al parco del Pineto. Diversamente, l'incendio avrebbe potuto estendersi nel limitrofo parco, già provato da un grosso incendio nell'estate del 2016.


L'auditorium è una struttura che avrebbe dovuto ospitare eventi ed attività culturali di quartiere. La sua costruzione era iniziata intorno al 2005 ed i lavori si erano protratti - con grandi lentezze - fino ad oggi. Proprio ora, che mancavano solo gli ultimi arredi, ma prima di essere effettivamente inaugurato ed aprire al pubblico, è stato colpito da questo grave incidente.


La leggenda metropolitana del braccio alzato del Rio de la Plata nella Fontana dei Fiumi


Non si sa da quanto tempo, ma esiste una leggenda metropolitana relativa alla Fontana dei Quattro Fiumi che Gian Lorenzo Bernini realizzò tra il 1648 ed il 1651 in Piazza Navona, nel Rione Parione. Nello specifico ne è protagonista la statua che personifica il Rio de la Plata, disegnata dal Bernini e fisicamente realizzata dal suo allievo Francesco Baratta.
La figura che rappresenta il fiume, infatti, è rivolta verso la Chiesa di Sant'Agnese in Agone e tiene il braccio sinistro alzato verso di essa. Questa leggenda metropolitana vuole che il Bernini abbia voluto manifestare attraverso questa posa del fiume, che la Chiesa prospiciente, realizzata dal suo rivale Francesco Borromini, potesse crollare, come forma di spregio verso le abilità tecniche dell'architetto italo-svizzero.


La leggenda metropolitana è suggestiva e pone l'accento sulla celebre rivalità tra i due artisti, ma in realtà risulta essere falsa, tuttavia, complice la posa della statua, si è tramandata negli anni, tanto da essere considerata valida da molte persone. 
La Chiesa di Sant'Agnese in Agone, infatti, fu realizzata dal Borromini a partire dal 1652, e quando il Bernini realizzò la Fontana dei Quattro Fiumi essa ancora non esisteva. L'artista napoletano di origine toscana non poté dunque mandare in alcun modo segni di spregio al Borromini facendo alzare ad una statua un braccio.
Come numerose leggende metropolitane, tuttavia, questa ha un fondo di verità, che va ben oltre la semplice rivalità artistica tra i due artisti, assoluti protagonisti della scena barocca, attivi entrambi a Roma, ma al tempo stesso così diversi sia caratterialmente che a livello artistico.
Intanto, rimanendo sul luogo strettamente legato a questa leggenda, va detto che Papa Innocenzo X Pamphilj, che preferiva decisamente il Borromini al Bernini, quest'ultimo protetto dal suo predecessore Urbano VIII Barberini ed inizialmente emarginato dal nuovo Pontefice, aveva dato allo scultore italo-svizzero l'incarico di progettare la fontana.
Il Borromini, innovatore ed austero al tempo stesso, aveva presentato un progetto decisamente meno scenografico per la sistemazione dell'obelisco e la fontana in mezzo alla Piazza, che dopo la costruzione del grande palazzo di famiglia dei Pamphilj stava diventando quasi un monumentale cortile di corte della nobile famiglia.
La tradizione vuole che il Bernini fosse riuscito ad ottenere la commissione e rientrare nelle simpatie dei Pamphilj attraverso un espediente particolarmente astuto. L'artista avrebbe infatti fatto pervenire una copia in argento alta un metro e mezzo del progetto della fontana presso Donna Olimpia Maidalchini, influente cognata del Papa, riuscendo a convincere entrambi riguardo la validità del progetto, che approvarono e fecero realizzare.
Oltre a questo duello artistico tra i due per la commissione della Fontana dei Fiumi, c'è un altro elemento che ha sicuramente influito sulla nascita di questa leggenda metropolitana.
Gian Lorenzo Bernini, come una targa ed un busto ancora oggi ricordano, ebbe casa in Via della Mercede, di fronte al Palazzo di Propaganda Fide. Questo edificio, iniziato sotto Papa Urbano VIII Barberini, fu un altro teatro delle contese artistiche dei due grandi esponenti del barocco. Se il Pontefice toscano, grande protettore del Bernini, aveva dato a quest'ultimo l'incarico per la costruzione del palazzo, il suo successore Innocenzo X Pamphilj volle rimpiazzarlo col Borromini.
L'artista svizzero volle dileggiare il rivale scolpendo un paio di orecchie d'asino sulla facciata del palazzo proprio di fronte alle finestre del Bernini. Quest'ultimo non desistette dal rispondere al collega, e decise di scolpire sui mensoloni che reggono il tetto del suo palazzo un pene.
Queste testimonianze furono purtroppo rimosse per motivi di pudore, cosa che non ci dà prova che si tratti di una storia veritiera e non di un'altra leggenda metropolitana. Tuttavia non è da escludere che la leggenda metropolitana sulla Fonana dei Fiumi altro non sia che la versione "censurata" e pudica della storia delle orecchie d'asino e del fallo.

Vicolo del Babuino


Vicolo del Babuino si trova nel Rione Campo Marzio, compresa tra Via del Babuino e Via Margutta. Essa, così come la vicina Via del Babuino, deve il nome dalla statua di Sileno nota come Babbuino. Questa, una delle statue parlanti di Roma, raggiunse tale importanza da imporre il proprio nome alla strada dove si trova e, da lì, anche a questo vicolo limitrofo.
Nel vicolo è ancora visibile, restaurata, una vecchia insegna di un negozio di vetture per città e campagna.


Segnale di un idrante in Via Margutta


In Via Margutta, nel Rione Campo Marzio, è visibile - seppur chiaramente rifatta - il segnale che, durante la Seconda Guerra Mondiale, segnalava la presenza di un idrante da utilizzare in caso di bombardamento. Dall'aspetto sembrerebbe che, quando la facciata del palazzo è stata rifatta, si sia voluta preservare la memoria di questo segnale ma in maniera piuttosto posticcia: il segnale non è infatti riempito di bianco come di solito accade.

Fontana della Scrofa


La Fontana della Scrofa si trova attualmente divisa in due parti: la fontana vera e propria all'angolo tra Via della Scrofa e Via dei Portoghesi, mentre il bassorilievo della Scrofa in Via della Scrofa, dove la fontana si trovava inizialmente. Entrambe la parti della fontana si trovano nel Rione Sant'Eustachio.
Del piccolo bassorilievo raffigurante una scrofa e posto su un muro del Convento degli Agostiniani si ha notizia già dal 1445. Probabilmente si trattava di un frammento tratto da un più grande bassorilievo raffigurante una processione souvetaurilia. Sicuramente questo frammento ebbe un'importanza tale da far sì che l'intera strada ove esso si trova abbia preso il nome di Via della Scrofa.
Intorno al 1580 Papa Gregorio XIII Boncompagni (1572-1585) fece collocare sotto il bassorilievo una fontana abbastanza semplice, composta da una cannella e una tazza marmorea.
Nel 1873 il traffico nella strada aumentò e si rese necessario spostare la fontana. Vennero così spostate la tazza e la cannella, ma non il bassorilievo della scrofa, ancora presente nell'originaria collocazione, cui è stata aggiunta una targa che recita come la fontana sia stata spostata nell'attuale collocazione, cioè all'angolo tra Via della Scrofa e Via dei Portoghesi.



Casa per impiegati del Governatorato al Trionfale


La Casa per impiegati del Governatorato si trova in Via Andrea Doria, nel Quartiere Trionfale.
Essa risale al 1927 quando fu affidato agli architetti Luigi Ciarrocchi e Mario De Renzi il compito di realizzare un edificio per le abitazioni dei dipendenti del Governatorato.
La scelta di farlo costruire nella zona del Trionfale, una zona fortemente antifascista e che pochi anni prima, quando il fascismo prese il potere, aveva dato non poco filo da torcere alla Camicie Nere, potrebbe essere stata una scelta politica con la quale una categoria generalmente fedele al regime come gli impiegati del Governatorato sarebbe stata inserita in un contesto meno favorevole a Mussolini.
Il progetto ebbe tre diverse versioni, la prima era caratterizzata da un grande edificio con cortile centrale, in stile moderno, la seconda proponeva tre corpi di fabbrica di sei piani uniti perpendicolarmente ad un lungo e stretto corpo posteriore, anteriormente era presente il volume basso dei negozi; tutto l'edificio e specialmente le testate delle scale erano caratterizzate dalla messa in risalto dell'ossatura di cemento armato. Per questo motivo il progetto  fu respinto con la raccomandazione di utilizzare un linguaggio più tradizionale.

Il terzo progetto dell'edificio

Fu così che venne elaborato il terzo progetto, poi approvato, e realizzato nel 1931. L'edificio ha una pianta a pettine, con tre grandi cortili che permettono a tutti gli appartamenti posti sui cinque piani di poter godere di una piena illuminazione.


Il pian terreno, invece, è pensato per i negozi ed è distinto dal resto del corpo edilizio grazie all'uso dei mattoni.
Non mancano i richiami alle insulae dell'Antica Roma, soprattutto nella disposizione dei laterizi, e non va sottovalutato come pochi anni prima gli scavi avessero dato alla luce la insulae di Ostia Antica.


I primi due piani sono in cortina, gli altri quattro sono dotati di cornice marcapiano e cornici per le finestre. L'ultimo piano è decorato da semplici lesene che inquadrano le portefinestre dotate di un balconcino con parapetto in ferro.


Le testate dei tre corpi di fabbrica su Via Andrea Doria mostrano il vano scala aggettante, dotato di finestre semicircolari e lesene modanate.
L'attico del corpo posteriore, che ospita i lavatoi, è dotato di un interessante loggiato a portico decorato de semicolonne, un tempo sovrastate da una sfera decorativa.

Il portico dell'attico era decorato da sfere decorative di tradizione rinascimentale

L'edificio riscosse molto successo in ambito architettonico e fu proposto come modello di edificio moderno Italiano da Plinio Marconi, che lo fece pubblicare alle mostre dei Cultori di Belle Arti di Roma e Internazionale dell'Abitazione di Budapest del 1929.

Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo


La Chiesa della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo si trova in Via San Sebastianello, nel Rione Campo Marzio, leggermente nascosta sotto il livello stradale nel tratto in cui la strada, proveniente da Piazza di Spagna, sale in direzione di Villa Medici e del Pincio.
La Chiesa venne edificata a partire dal 1888 per volontà di Padre Valerian Przewlocki, Superiore Generale della Congregazione della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Questa Congregazione nacque a Parigi nel 1836 su iniziativa di Bogdan Jancki, un cittadino polacco che aveva lasciato la Polonia in seguito al fallito tentativo rivoluzionario anti-russo del 1830-1831, trasferendosi in Francia e, successivamente, a Roma, che divenne la base della nuova Congregazione, formata soprattutto da religiosi polacchi.
La Congregazione inizialmente occupò i locali della Chiesa di San Claudio dei Borgognoni fino al 1886, quando Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti approvò la Congregazione (confermata poi nel 1902 da Papa Leone XIII Pecci).
La crescita di membri e di seguaci dei Resurrezionisti rese infatti necessario trovare una nuova sede adatta ad ospitarli. Dopo che vennero scartate le ipotesi di San Paolo Primo Eremita e San Stanislao dei Polacchi, nel 1885 il Padre Superiore Semenenko acquistò un edificio settecentesco che era al tempo adibito a locanda, la palazzina Casciani, in Via San Sebastianello. Fu dunque qui che il Superiore Padre Valerian Przewlocki fece insediare la Casa Generalizia della Congregazione, sopraelevando l'edificio di un piano e facendovi costruire la nuova Chiesa, dedicata alla Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Il luogo di culto venne progettato dall'ingegnere Luigi Tedeschi che creò un edificio in stile eclettico con una facciata che coniuga elementi neoromanici ad altri neorinascimentali ed un campanile neogotico. Nel 1889 la Chiesa venne consacrata dal Cadinale Vicario Lucido Maria Parocchi.
L'interno della Chiesa risulta fortemente alterato da una serie di restauri avvenuti nel 1979 che ne hanno tolto quasi completamente l'aspetto Ottocentesco che prima conservava marcatamente. Tra ciò che è rimasto dell'arredo originale, oltre al bassorilievo marmoreo di Cristo Risorto posto sulla lunetta sopra la porta d'ingresso, opera dello scultore polacco Pius Welonski, ci sono le vetrate, realizzate dalla ditta Mayer di Monaco di Baviera nel 1889. Gli stalli del coro sono invece stati trasferiti nel 1979 presso il Santuario della Mentorella, che è retto dai Resurrezionisti dal 1857.
Degne di nota sono le acquasantiere neo barocche, opera dello scultore Wiktor Brodzki e le grandi tele opere dei pittori Franciszek Krudowski e Jozef Unieski.

San Giorgio e Martiri Inglesi


La Chiesa di San Giorgio e Martiri Inglesi si trova presso l'Istituto Mater Dei, in Via San Sebastianello, nel Rione Campo Marzio. La storia di questa Chiesa è chiaramente legata strettamente a quella dell'Istituto presso i quale si trova, l'Istituto Mater Dei, che inizialmente aveva il nome di Istituto Inglese Italiano e che è retto dalle Povere Ancelle della Madre di Dio, una congregazione religiosa attiva soprattutto nell'assistenza ai poveri e fondata nel 1869 a Londra da Madre Magdalen Taylor, una donna nata protestante e convertitasi al Cattolicesimo, ed approvata nel 1900.
Nel 1886 Alexander George Fullerton volle donare a questa nuova congregazione un edificio a Roma realizzato nel 1875 in semplici forme neocinquecentesche, edificio che attualmente ospita l'Istituto. Fu qui che Madre Magdalen fece costruire, sempre a spese di Fullerton, la Chiesa della Congregazione, che si decise di dedicare a San Giorgio, Patrono d'Inghilterra, e ad altri Santi Martiri del paese d'origine della Taylor. A realizzare la Chiesa fu chiamato l'architetto Carlo Maria Busiri Vici, membro della celebre dinastia di architetti Romani dei Busiri Vici.
Come per molte Chiese interne ad istituti, non ha una vera e propria facciata, ma solo un portale autonomo nell'ambito della facciata dell'Istituto, che per le sue fattezze distingue la Chiesa dagli altri ambienti. Si tratta di un semplice portale munito di protiro sovrastato da una Croce celtica.
La pianta dell'ambiente ecclesiastico, di dimensioni estremamente ridotte, è irregolare dal momento che si è dovuta adattare agli ambienti preesistenti dell'edificio acquistato dal Fullerton per ospitare l'Istituto. Per questa ragione il Busiri Vici ha diviso in tre navate l'ambiente attraverso quattordici colonne di granito rosa.
L'interno della Chiesa è ricco di affreschi, alcuni raffiguranti i simboli dei Martiri Inglesi ed atri le virtù Monacali dell'Umiltà, della Meditazione, della Purezza e della Temperanza, tutte opere di Eugenio Cisterna.
L'altare maggiore è invece stato donato alla Chiesa dal principe Torlonia e proviene da una Chiesa demolita ma che non è stata del tutto identificata. Mariano Armellini aveva scritto trattarsi di Santa Teresa alle Quattro Fontane. Tuttavia, come scritto da Antonio Federico Caiola in un volume di Roma Sacra, le api - simbolo della famiglia Barberini - presenti sull'altare lasciano pensare a una Chiesa voluta da Papa Urbano VIII Barberini. Vicino alla Chiesa di Santa Teresa citata dall'Armellini, sorgevano anche San Caio e l'Incarnazione delle Barberine, due Chiese legate alla famiglia Barberini e demolite nella seconda metà del XIX Secolo. Il dipinto presente sullo stesso altare, raffigurante San Gregorio Magno tra San Giorgio e Sant'Elena e fanciulli inglesi è opera di uno tra Cesare Dies ed A. Dies, risalente al 1887.
L'altare del transetto, che ospita un quadro risalente al 1885 raffigurante l'Annunziata, opera dello stesso autore dell'altare maggiore, proviene invece dalla Chiesa di Sant'Elisabetta dei Fornari Tedeschi, demolita in quegli anni per realizzare il Largo dei Chiavari nell'ambito dei lavori per la costruzione del nuovo Corso Vittorio Emanuele.

Segnale di un idrante in Via Antonio Canova


In Via Antonio Canova, nel Rione Campo Marzio, è ancora visibile la segnalazione di un idrante risalente alla Seconda Guerra Mondiale. In quel periodo gli idranti erano segnalati affinché fossero usati per spegnere eventuali incendi in caso di bombardamento.

Edicola Sacra di Via Belsiana


L'Edicola Sacra in questione si trova in Via Belsiana, nel Rione Campo Marzio, ed è costituita da una composizione architettonica con lesene doriche scanalate e timpano sormontato da una croce. La base ricurva di marmo contiene la scritta "AVE MARIA". Le mensole quadrangolari su cui poggia l'edicola sono decorate da una stella dorata. L'Immagine della Vergine, purtroppo, risulta assente, non sappiamo se si trattava di una Madonna con Bambino o no.

Edicola Mariana di Via Bocca di Leone angolo Vicolo del Lupo


L'Edicola Mariana in questione si trova all'angolo tra Via Bocca di Leone e Vicolo del Lupo, nel Rione Campo Marzio, e rappresenta l'immagine della Madonna all'interno di un ovale circondato da statue di Cherubini che ne sorreggono un drappo marmoreo intorno. L'Immagine è posta sull'angolo di un palazzo, come molte altre Edicole Sacre.

Edicola della Madonna del Divino Amore di Piazza San Lorenzo in Lucina


L'Edicola Sacra in questione si trova in Piazza San Lorenzo in Lucina, nel Rione Campo Marzio, e raffigura la Madonna del Divino Amore, una copia dell'Immagine Sacra conservata nell'omonimo Santuario e raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino. Questa in particolar modo è molto importante e ricorda come durante l'occupazione tedesca di Roma, per diversi mesi, l'immagine della Madonna del Divino Amore sia stata conservata all'interno di San Loreno in Lucina. Alla Madonna del Divino Amore, durante l'occupazione tedesca, su iniziativa di Papa Pio XII Pacelli (1939-1958) i Romani fecero un voto affinché la città rimanesse intatta negli scontri per la sua liberazione, cosa che avvenne.

Madonna col Bambino di Via San Sebastianello


L'Edicola Sacra in questione si trova in Via di San Sebastianello, nel Rione Campo Marzio, e consiste in una Madonna col Bambino scolpiti all'interno di un'edicola quadrata in marmo con su scritto "Ave Maria".

Targa in memoria di Franz Ludwig Catel


La targa in questione si trova in Piazza di Spagna, nel Rione Campo Marzio, e ricorda il pittore e benefattore tedesco Franz Ludwig Catel (Berlino 1778 - Roma 1856), che in questa casa visse. La targa è stata qui posta dal Comune di Roma nel 2016.
L'Isola Tiberina in un dipinto di Catel del 1813-1818

Targa in memoria dei caduti del Quartiere Trionfale nella Prima Guerra Mondiale


La targa in questione si trova in Via Andrea Doria, nel Quartiere Trionfale, e ricorda i cittadini del quartiere caduti nel corso della Prima Guerra Mondiale.
La lapide venne realizzata nel 1927, è decorata da gladi e da un'armatura racchiusa in un cartiglio.

Targa in memoria di Luigi Gadda


La targa in questione si trova a Milano, in Via Borgospesso, e ricorda Luigi Gadda, militante socialista ucciso da militanti fascisti nel 1921.

Targa in memoria di Claudio Varalli


La targa in questione si trova a Milano, all'angolo tra Via Filippo Turati e Piazza Cavour, e ricorda il militante del Movimento dei Lavoratori per il Socialismo Claudio Varalli (Bollate 1958 - Milano 1975), qui ucciso da un militante di idee opposte alle sue.

Targa in memoria di Vittorio Emanuele II


La targa in questione si trova ad Amelia, in Umbria, in Piazza Guglielmo Marconi, e ricorda il primo Re d'Italia Vittorio Emanuele II.

Targhe in memoria degli Amerini morti nelle Guerre d'Indipendenza e dei caduti di Dogali


Le targhe in questione si trovano ad Amelia, in Umbria, in Piazza Guglielmo Marconi. La prima, più antica, ricorda i cittadini di Amelia morti nelle Guerre d'Indipendenza. La seconda, invece, i 500 Italiani morti nella battaglia di Dogali.