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Nuovo Acquedotto Vergine

Fontana dell'Acqua Vergine Nuovo al Pincio

Gli studi sull'approvvigionamento idrico della Capitale, realizzati fra il 1928 e il 1931 dagli ingegneri comunali, confermarono l'insufficienza del servizio fornito dall'Acqua Marcia, soprattutto nei mesi estivi e in periferia.
Nel 1931, sotto l'impulso del Governatore Francesco Boncompagni Ludovisi, l’ufficio tecnico del Governatorato elaborò dunque il progetto del Nuovo Acquedotto Vergine.
Nei nuovi condotti sarebbero state immesse le acque potabili, da destinare al Rione Trastevere, al Rione Prati, al Quartiere Aurelio, Primavalle e al Quartiere Flaminio.  Il vecchio acquedotto sarebbe invece stato destinato esclusivamente ad usi ornamentali. 


Il nuovo acquedotto fu realizzato tra il 1932 e il 1936 ed è composto da una Centrale di sollevamento presso le sorgenti di Salone, una torre piezometrica, situate entrambe in Via Collatina, nella Zona Acqua Vergine, una condotta in ghisa di 12,7 km di lunghezza, un serbatoio interrato a Villa Borgese e una mostra terminale realizzata dall’architetto De Vico nella terrazza del Pincio del Valadier. 


Dalle sorgenti l’acquedotto segue il percorso di quello antico lungo la via Collatina, nella Zona Acqua Vergine, poco prima della Stazione Prenestina devia verso la via Tiburtina, la segue ed attraversa l’omonima stazione in apposito cunicolo ricavato nel nuovo ponte stradale, prosegue fino a viale Regina Elena che percorre fino ad arrivare al serbatoio di Villa Borghese e raggiunge il Pincio, da quì si dirama ai quartieri Prati, Delle Vittorie, Flaminio e Trastevere.
La mostra terminale fu progettata da Raffaele de Vico, che sistemò una fontana nelle arcate della terrazza del Pincio, realizzata dal Valadier.
L'acquedotto fu solennemente inaugurato da Mussolini il 28 ottobre 1936 in una cerimonia che ebbe luogo presso la mostra terminale al Pincio.

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