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San Lazzaro

San Lazzaro dei Lebbrosi Trionfale
 

La Chiesa di San Lazzaro, nota anche come San Lazzaro in Borgo o San Lazzaro dei Lebbrosi, si trova in Borgo San Lazzaro, nel Quartiere della Vittoria
La prima cosa importante da chiarire sulla storia di questa Chiesa è la sua posizione, una piccola stradina lungo la Via Trionfale nel punto in cui, venendo dal centro di Roma, sale per Monte Mario. Per chi entrava a Roma, passando per la stessa Trionfale, questo luogo rappresentava dunque l'ultima sosta prima di arrivare a Roma: questo fece sì che la Chiesa venne inserita nei pellegrinaggi a Roma, divenendo per molti pellegrini l'ultima sosta lungo la Via Francigena prima di entrare nella Città Eterna, Anche per questa ragione, vicino alla Chiesa esisteva una locanda.
Già nell'Alto Medioevo, soprattutto con l'aumento dei pellegrinaggi, in questo punto della Via Trionfale sorse una stazione di posta. Le prime testimonianze di un luogo di culto in questo sito risalgono al X secolo, quando vi sorse un oratorio o un'edicola sacra. In questo luogo, nel XII Secolo, il pellegrino francese Domenico Garrison (talvolta italianizzato in Gargonza) volle costruire una Chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena per ringraziare Dio per essere guarito dalla lebbra.
Di tale Chiesa abbiamo le prime notizie nell'Ordo Romanus del Beato Gregorio X (1271-1276) e in un atto notarile dell'11 Maggio 1278, dove è citata col nome di "Ecclesiam Sancte Marie Magdalene ad pedem Montis Mali", ovvero "Chiesa di Santa Maria Maddalena ai piedi di Monte Mario". Nel 1480, invece, si ha notizia di un lazzaretto (ritenuto tra i più antichi d'Europa) realizzato in questa zona sul luogo occupato da una locanda in seguito alle disposizioni testamentarie del proprietario, a sufficiente distanza dal centro urbano di Roma: è in questo periodo che la Chiesa prende il nome di San Lazzaro, santo protettore dei malati di lebbra. Non è da escludere che il lebbrosario esistesse già da prima, da quando Domenico Garrison fece realizzare la Chiesa di Santa Maddalena come ringraziamento per la guarigione dalla lebbra. Proprio questa distanza e la presenza del lazzaretto fecero in modo che la Chiesa di San Lazzaro per molto tempo rappresentò un confine di natura sanitaria intorno alla città in caso di epidemie.
 
San Lazzaro Pinelli 1834
La Chiesa di San Lazzaro in un acquerello di Achille Pinelli del 1834
 
Ma la Chiesa, oltre a questo, fu legata soprattutto ai pellegrinaggi e ai viaggi a Roma: i Papi eletti fuori dalla Città Eterna, infatti, svolgevano qui una sosta in cui ricevevano i paramenti, così come gli imperatori che raggiungevano l'Urbe per essere incoronati, che qui venivano accolti dagli emissari del Papa. Fu inoltre qui che nel 1355 si incontrarono il Papa Innocenzo VI (1352-1362) e l'Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo IV di Lussemburgo. Si ha inoltre notizia documentata di soste presso la Chiesa da parte di Federico III d'Austria nel 1452, dell'ambasciatore del Granducato di Lituania Erasmo Vitelli nel 1501 e persino della storica ambasceria giapponese inviata in Europa che giunse a Roma nel 1615 guidata da Hasekura Rokuemon e sostò proprio presso San Lazzaro.
Nel 1527 durante il sacco di Roma la Chiesa venne danneggiata dai Lanzichenecchi, per poi essere restaurata nel 1536, anno in cui venne anche eretta a parrocchia e affidata alla Confraternita dei Vignaioli, dal momento che buona parte degli abitanti del borgo sviluppatosi intorno alla piccola Chiesa facevano questo lavoro. Fino al1645 il lazzaretto venne invece gestito dal Capitolo di San Pietro, e in quell'anno passò al Pio Istituto di Santo Spirito. Nel XIX Secolo, tuttavia, cadde in rovina, in particolare a partire dal 1828. Il lazzaretto finì invece in stato di abbandono e venne ridotto a un rudere, per poi crollare definitivamente nel 1937. Al suo posto sorge oggi il parcheggio dell'adiacente tribunale.
Rimasta per decenni in stato di abbandono, la Chiesa di San Lazzaro è stata restaurata nel 1975, riaperta al pubblico e al culto nel 1981 e tra il 1997 e il 2004 ha subito nuovi importanti interventi di restauro.
Nell'aspetto, la Chiesa, di piccole dimensioni, si presenta con una semplice facciata in stile romanico. Sul portale si presenta lo stemma del Capitolo di San Pietro. L'interno, a pianta basilicale, è diviso in tre navate divisi da colonne di spoglio di epoca romana e sormontato da un tetto a capriate. Presso l'altarmaggiore sono visibili tracce di un affresco raffigurante Dio Padre con la scritta "Salvator Mundi Salva Nos", mentre in un altare laterale è presente un dipinto raffigurante Santa Maria Maddalena, donato nel XVI Secolo dalla Confraternita dei Vignaioli.

Altri siti che ne parlano:

Largo Antonio Ruberti

Largo Ruberti
 

Largo Antonio Ruberti è una strada del Quartiere Gianicolense compresa tra Via degli Orti di Trastevere e Via Michele Carcani
Tale area urbana rappresentava un tratto di quest'ultima, finché nel 2020 il Comune non ha deciso di dedicarla ad Antonio Ruberti (Aversa 1927-Aversa 2000), che dal 1989 al 1992 fu la prima persona a ricoprire l'incarico di "Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica", dopo aver avuto tra il 1987 e il 1989 il portafoglio per la sola ricerca scientifico-tecnologica. Proprio in virtù dell'incarico ricoperto, il Comune ha deciso di ricordare Ruberti a pochi passi dal Ministero dell'Istruzione.
Oltre al ruolo di ministro, Ruberti è stato anche Rettore dell'Università della Sapienza, Commissario Europeo per l'Istruzione e la Scienza e deputato eletto prima con il Partito Socialista Italiano e poi con L'Ulivo. Con questa coalizione venne eletto presso il collegio uninominale Roma-Gianicolense, nei cui confini ricadeva tra l'altro il luogo dove si trova il largo a lui dedicato.
Istituito nel 2020, nel primo verbale il largo era erroneamente riportato come parte dell'XI Municipio e non del XII, dove effettivamente si trova e come è stato successivamente rettificato. Nel 2022 il largo è stato inaugurato ed è stata scoperta la nuova targa stradale alla presenza del sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

Segnale di un ricovero antiaereo in Via di Santa Chiara

 
Via Santa Chiara ricovero

In Via Santa Chiara, nel Rione Sant'Eustachio, è presente un segnale che indica un ricovero. Si tratta di una testimonianza della segnaletica a muro della Seconda Guerra Mondiale, in cui con appositi segnali, talvolta semplici lettere o abbreviazioni, venivano indicati rifugi antiaerei cui ripararsi in caso di attacco aereo o idranti da utilizzare per fermare eventuali incendi causati dall'attacco. Tale indicazione, abbastanza eloquente, indica un ricovero antiaereo presente nelle vicinanze.

Palazzo Russo



Palazzo Russo è situato in Piazza San Pantaleo n. 3, ad angolo con Via di San Pantaleo e Corso Vittorio Emanuele II, nel Rione Parione.
Il palazzo fu edificato, come ampliamento di una preesistente costruzione di proprietà Russo, nell'ambito della realizzazione di Corso Vittorio Emanuele II, nel 1886, su progetto di Enrico Salvati.
L'edificio è in un'architettura neorinascimentale, ed è in parte ispirato all'adiacente Palazzo Braschi, con il quale condivide il numero di cinque finestre per piano sulla facciata principale, il bugnato e i timpani ricurvi delle finestre del piano nobile.


Il pianterreno e il mezzanino sono rivestiti a bugnato rustico, mentre le finestre del piano nobile sono a edicola, con timpano ricurvo su colonnine corinzie. Al quarto livello, sopra una cornice marcapiano si trovano finestre con timpano.
Sopra al grande portale d'ingresso ad arco, sormontato da un balcone a balaustri, è posto uno stemma con scritto RUSSO.


Nel cortile si trova una bella fontana con due delfini, inquadrata da un'edicola con colonne ioniche su timpani spezzati, ed uno stemma centrale con scritto FR.
All'interno dell'edificio sono presenti alcuni soffitti affrescati, mentre quelli del piano nobile sono andati perduti.

L'eroe ar caffé

L'eroe ar caffé poesia Trilussa

L'eroe ar caffé è una poesia composta da Trilussa durante la prima guerra mondiale. Il testo:
 
E' stato ar fronte, sì, ma cor pensiero
però te dà le spiegazzioni esatte
de le battaje che nun ha mai fatte,
come ce fosse stato pe davero.

Avresti da vedè come combatte
nelle trincee d'Aragno. Che gueriero!
Tre sere fa, pe prenne er Montenero,
ha rovesciato er cuccomo der latte.

Cor su sistema de combattimento
trova ch'è tutto facile: va a Pola,
entra a Trieste e bombarda Trento.
 
Spiana li monti, sfonna, spara, ammazza,
"per me - borbotta - c'è na strada sola"
e intigne li biscotti ne la tazza.
 
 
La poesia, scritta nel 1916, in piena Prima Guerra Mondiale, è una critica ai commentatori e intellettuali che, pur senza essere al fronte, dalle comodità di un caffé pontificavano su tutto ciò che avveniva nel conflitto e su cosa i militari avrebbero dovuto fare per arrivare alla vittoria.
La poesia cita molti luoghi del fronte italiano della guerra: il Montenero, la città istriana di Pola, Trento e Trieste. E' chiaro anche che la poesia sia stata scritta prima della rotta di Caporetto: sarebbe stato altamente probabile, nel caso, citare il Piave, dove si era assestata la linea difensiva italiana, tra i luoghi del conflitto. E' inoltre citato il "Caffé Aragno", celebre locale di Via del Corso particolarmente in voga al tempo nel mondo intellettuale. Le "trincee d'Aragno" sono quindi un espediente retorico per criticare le persone bersaglio della poesia.