Basilica del Sacro Cuore di Gesù



La Basilica del Sacro Cuore di Gesù è situata in Via Marsala nn. 37 39, ad angolo con Via Vicenza nel Rione Castro Pretorio, è officiata dai Padri Salesiani.
Fu il Pontefice Pio IX a volere la costruzione di una chiesa da dedicare a San Giuseppe, egli  acquistò, per questo scopo, un terreno lungo Via di Porta San Lorenzo, la presa di Roma del 1870 bloccò completamente ogni iniziativa in tal senso.
Intanto proprio al Castro Pretorio fu deciso dal Comune di Roma di edificare un'importante lottizzazione, una delle prime destinate all'espansione di Roma Capitale, il cosiddetto Quartiere Macao
Se in Piazza dell'Indipendenza e dintorni venivano costruiti villini per l'alta borghesia e l'aristocrazia d'importazione, il resto del quartiere era principalmente edificato a vasti palazzi d'affitto destinati al nuovo ceto impegatizio proveniente da tutta Italia, a seguito dello spostamento della Capitale a Roma.
Vi fu presto la necessità di edificare una chiesa per la cura delle anime del nuovo insediamento, si trattava della prima chiesa cattolica da costruire in città dopo la presa di Roma.
Non solo vi era in città un clima ostile alla Chiesa e al Papato, ma erano molte le chiese che le varie confessioni Protestanti iniziavano a costruire, con fondi provenienti da tutto il mondo, ora che era possibile nella nuova Capitale d'Italia. 
Il Pontefice Pio IX vedeva tutto questo come un attacco diretto a sé e alla Cattolicità da parte delle forze liberali e anticlericali che avevano conquistato la"sua"Roma.
Intanto il Barnabita Padre Maresca presentava al Pontefice l'idea di costruire un grande tempio votivo da dedicare al Sacro Cuore di Gesù, di espiazione e rinnovamento per la fede di Roma, su modello di quello che stava avvenendo a Parigi, sulla collina di Montmartre.
Il Pontefice fu entusiasta dell'iniziativa e decise che la nuova chiesa fosse costruita proprio al Castro Pretorio.

Il progetto di Vespignani della chiesa

Morto Pio IX l'onere dell'impresa passò al successore Leone XIII, che elevò subito la costruenda chiesa a parrocchia nel febbraio del 1879, il 14 maggio 1879 il Marchese Merenghi ratificò l'acquisto dei terreni dalla Banca Tiberina, il progetto dell'edificio di culto fu realizzato dal Conte Virgilio Vespignani, architetto dei Sacri Palazzi, lo stile era quello del Cinquecento.

L'inaugurazione del cantiere della chiesa nel 1879

Il 17 agosto 1879 venne posta la prima pietra della costruzione dal Cardinale Vicario Monaco La Valletta, in una solenne cerimonia, cui presero parte molti fedeli.
Quando le fondamenta furono completate, all'inizio del 1880, terminarono i fondi e i lavori si fermarono.
Grandi erano le amarezze per il Santo Padre Leone XIII, che vedeva nel blocco del cantiere una sconfitta del mondo Cattolico nei confronti del Governo Italiano; un giorno lamentandosi con il Cardinal Alimonda della carenza di fondi, quest'ultimo gli suggerì di rivolgersi a Don Bosco, che era a Roma. 
Il Santo si prese del tempo per pensare a quel nuovo gravoso impegno e l'11 dicembre 1880 firmò la presa in carico della costruzione della nuova chiesa da parte della Congregazione Salesiana, con la clausola di poter edificare accanto un ospizio da adibire a convitto per i giovani, contenente scuole e laboratori, a tale scopo venne acquistato un terreno limitrofo di 5500 metri quadrati dalla Banca Tiberina.
Già nel 1884 i lavori erano a buon punto, e il 24 marzo di quell'anno fu inaugurato solennemente il presbiterio dal Cardinale Parocchi, il campanile, la facciata e il tetto erano ancora da completare.
I lavori si prolungarono per vari anni, oltre che per la sospensione del cantiere, anche a causa del maggior tempo necessario alla realizzazione della elaborata decorazione degli stucchi e delle pitture. Il Pontefice Leone XIII decise di finanziare a proprie spese la costruzione della facciata, rivestita di travertino.
Finalmente il 14 maggio del 1887 la chiesa venne solennemente inaugurata dal Cardinal Vicario Parocchi, lo stesso Don Bosco celebrò la messa all'Altare di Maria Ausiliatrice il 16 maggio.

La chiesa vista dalla Stazione Termini ai primi del Novecento 

Terminate le feste per la consacrazione continuarono gli ultimi ritocchi alle pitture interne, soltanto la cupola e la navata sinistra erano complete, e ai mosaici della facciata principale.
La chiesa ha una pianta a croce latina, è a tre navate, suddivise da otto colonne di granito di Baveno.


La facciata è a due piani, quello inferiore è delimitato da lesene corinzie binate che inquadrano i tre portali d'ingresso. Questi sono preceduti da colonne corinzie dei granito della Balma con timpani semicircolari contenenti mosaici: al centro il Sacro Cuore, a sinistra San Giuseppe e a destra San Francesco di Sales. 
Al piano superiore è presente una grande trifora su colonnine ioniche, l'attico è occupato da un timpano sormontato da una croce, alle cui basi sono posti due angeli di Angelo Benzoni. Al centro del timpano è situato lo stemma di Leone XIII. 
Sul primo pilastro di sinistra si trova una grande statua di Sant'Agostino mentre a destra è posta la statua di San Francesco di Sales.


L'interno, in stile neorinascimentale, è ricchissimo di decorazioni, affreschi e pitture realizzati da importanti pittori dell'Ottocento, fra cui spicca Virginio Monti. Otto grandi colonne di granito di Baveno, sormontate da arcate circolari, dividono le navate. Sulle pareti della navata principale Cesare Caroselli ha dipinto dodici Profeti.


Sul ricco soffitto a cassettoni dorati si trovano quattro tele di Virginio Monti del 1887 che rappresentano la Misericordia di Dio: Gesù e la Samaritana, Gesù tra i fanciulli, Gesù e l'adultera, il figliol prodigo. Al centro è presente un bassorilievo in legno dorato rappresentante il Sacro Cuore di Andrea Bevilacqua. 

Sulle pareti del transetto sono dipinti otto Apostoli con i quattro Evangelisti, al centro degli archi due tondi con Gesù che istituisce l'Eucarestia e Gesù Buon Pastore, sul soffitto Annunciazione e Natività di Virginio Monti.


L'Altare Maggiore è composto da quattro colonne di marmo con capitello composito in bronzo dorato, sormontato da un timpano triangolare contenente una colomba. I marmi provengono dalla chiesa di San Francesco a Siena, furono acquistati da Don Bosco stesso
Al centro è presente una grande tela con l'immagine del Sacro Cuore di Gesù, circondato dagli Angeli, opera di Franz van Rohden, ispirata alla terza visione di Santa Margherita Maria Alacoque.


La cupola è decorata da un grande affresco di Virginio Monti rappresentante il Trionfo del Sacro Cuore, al centro si trova Gesù che mostra a Santa Margherita Maria il suo Cuore pieno d'amore, accanto a lui la Beata Caterina da Racconigi, Angeli recanti simboli della Passione e i Santi: San Francesco di Sales, Santa Margherita, Santa Teresa, San Bernardo, Sant'Agostino, San Francesco d'Assisi, Santa Gertrude, San Bernardino da Siena, San Luigi Gonzaga e beati. I quattro pennacchi della cuola sono affrescati dai Profeti maggiori, opera di Cesare Caroselli. Nel tamburo si trova una fascia azzurra con caratteri dorati contenente la scritta IBI CVNCTIS DIEBVS OCVLI MEI ET COR MEVM.


L'Altare di Maria Ausiliatrice venne donato dal Sindaco di Roma Principe Leopoldo Torlonia, che lo fece trasportare dalla Villa Torlonia sulla Nomentana, è costituito da due colonne con capitello ionico in bronzo dorato. Il timpano spezzato è occupato al centro dal monogramma di Maria, avvolto in raggi dorati. 
La pala d'altare fu realizzata da Giuseppe Rollini, su suggerimento di Don Bosco: Maria Ausiliatrice con la destra stringe lo scettro, mentre con la sinistra sostiene il Bambino Gesù.


L'Altare di San Giuseppe fu il primo altare ad essere realizzato, in origine infatti era situato nel coro primo spazio ad essere aperto al culto nel 1884, Don Bosco volle la dedicazione di questo altare a San Giuseppe per ricordare che la chiesa nelle intenzioni di Pio IX doveva essere dedicata a San Giuseppe. 
La pala d'altare è opera di Giuseppe Rollini ex allievo di Don Bosco a Valdocco. San Giuseppe, affiancato dalla Vergine Maria, e con il Bambin Gesù sulle braccia, protegge la Basilica di San Pietro sostenuta da un angelo genufesso.


Il Campanile, nei progetti del Vespignani doveva avere un tetto a falde, simile a quello della Basilica di Santa Maria Maggiore.
È occupato nei due piani superiori da trifore su colonnine corinzie. 
Quando nel 1929 Don Bosco venne dichiarato Beato da Pio XI gli ex allievi Argentini regalarono una grande statua del Sacro Cuore alla Basilica in ricordo delle missioni Salesiane di Argentina. 

Bozzetto della statua di Enrico Cattaneo

La statua, realizzata dallo scultore Enrico Cattaneo, fusa a Milano e collocata sul campanile nel 1931, è alta 6,5 metri pesa 16 quintali, è in rame sbalzato, rivestito in foglia d'oro, rappresenta Cristo benedicente.











Statua di Don Orione (San Luigi Orione)

Don Orione Appio Latino Statua

 
In Largo Don Orione, nel Quartiere Appio-Latino, è presente una statua raffigurante San Luigi Orione (Pontecurone 1872 - Sanremo 1940) realizzata nel 1987 su commissione delle Suore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Congregazione che è stata fondata dal Santo. La statua bronzea del religioso, venerato come Santo dal 2004 (ragione per cui la scritta sul basamento è solo "Don Orione" e non "San Luigi Orione), è stata realizzata dallo scultore Egidio Giaroli. Il Santo è posto su un piedistallo su cui sono attaccati bassorilievi bronzei che raffigurano fasi della vita di Don Orione: il Santo che soccorre i terremotati ad Avezzano, l'approvazione della Congregazione da parte di Papa San Pio X Sarto, l'Apostolato in America Latina e la fondazione di istituti di assistenza per i fanciulli poveri.

Largo Don Orione statua

Il luogo scelto per la realizzazione della statua è appunto Largo Don Orione, così chiamato dal 1954 (in precedenza si chiamava Largo Mondovì) e che infatti non ricorda il Religioso come "Santo", essendo stato canonizzato 50 anni esatti dopo. Venne scelto questo largo insieme alla vicina via per celebrare Don Orione dal momento che si trovano di fianco al complesso della Piccola Opera della Divina Provvidenza. 

Don Orione statua dettaglio

Altri siti che ne parlano:

Madonna col Bambino e San Filippo Neri in Via di Monserrato angolo Via dei Farnesi

Edicola Sacra Via di Monserrato Via dei Farnesi

In Via di Monserrato all'angolo con Via dei Farnesi, nel Rione Regola, è presente un'Edicola Sacra raffigurante la Madonna col Bambino e San Filippo Neri. L'Edicola è retta da due figure di Angeli.

La processione dei Sacconi Rossi del 2 Novembre

Commemorazione Defunti Tevere

Il 2 Novembre è il giorno in cui la Chiesa Cattolica commemora i defunti, ragione per cui si tengono numerose opere e attività in memoria di chi ci ha lasciati. A Roma, tra le varie, ve ne è una particolare, che si svolge all'Isola Tiberina da parte della Veneranda Confraternita de' devoti di Gesù Cristo al Calvario e di Maria Santissima Addolorata, nota a tutti come dei Sacconi Rossi, per via del loro caratteristico abito, una lunga tonaca rossa con cappuccio a punta.
Questa Confraternita nacque nel XVII secolo e sviluppatasi soprattutto nel secolo successivo con lo scopo di dare sepoltura ai corpi degli annegati nel Tevere che non venivano reclamati da nessuno. Fu così che, presa sede presso la Basilica di San Bartolomeo all'Isola, i Sacconi Rossi iniziarono a dare sepoltura a questi corpi presso la cripta di tale Basilica. Oggi la cripta è aperta al pubblico solo in rare occasioni (come il 2 Novembre) e si presenta come un ossario dall'aspetto in parte simile a quello della Cripta dei Cappuccini in Via Veneto.
Sacconi Rossi Tevere

La Confraternita, ogni 2 Novembre, in occasione della commemorazione dei defunti, tiene dunque una processione che parte dalla Chiesa di San Giovanni Calibita, in seguito alla celebrazione di una Messa, e arriva alla banchina del Tevere all'Isola Tiberina, dove una corona di fiori viene gettata nel Fiume in memoria di tutte le persone che vi sono morte annegate.
Lo storico Ferdinand Gregorovius fece una descrizione della processione che ci da l'idea di come si presentasse alla metà del XIX secolo:
“La nostra attenzione però è fissata su quella lunga fila di persone, le quali camminano solennemente due a due, e che paiono appartenere al medio evo quasi altrettante figure dipinte da Giotto, dal Ghirlandaio, o da Sandro Botticelli. Tutti questi uomini sono vestiti di una lunga tonaca rossa, hanno il capo coperto di un cappuccio fatto a punta, il quale ricopre pure loro la faccia, con due aperture per gli occhi. Camminano tutti a piedi scalzi. Hanno i lombi ricinti da una fune, alcuni portano croci, ma i due spettri rossi che aprono la marcia, portano in mano teschi umani, ed ossa di morto. Mormorano preghiere nell’andare. Sono la confraternita dei Sacconi rossi; il loro aspetto è propriamente bizzarro, e vi riporta nei tempi antichi.”