Via Stresa
Via Stresa è una strada del Suburbio Della Vittoria compresa tra Via Trionfale e Via della Camilluccia. La strada inizialmente aveva il nome di Via della Macchia di Acqua Traversa e nel 1956 cambiò il proprio nome in Via Stresa, prendendo il nome dall'omonima località del Lago Maggiore.
Nella strada si possono notare numerosi esempi di edifici a carattere residenziale degli anni Cinquanta e Sessanta, alcuni dei quali particolarmente caratteristici.
Nel 1978, all'incrocio tra Via Stresa e Via Mario Fani, ebbe luogo uno dei più tragici episodi della storia italiana. Alcuni uomini delle Brigate Rosse travestiti da avieri uccisero la scorta del segretario della Democrazia Cristiana e lo rapirono, per poi ucciderlo il 9 Maggio dello stesso anno. L'episodio è ricordato da una targa in Via Mario Fani.
Fontana di Papa Giulio III
La fontana in questione si trova in Via Flaminia, all'angolo con Via di Villa Giulia, nella parte compresa nel Quartiere Pinciano.
Le origini di questa fontana risalgono al 1552, quando Papa Giulio III Ciocchi Del Monte (1550-1555), nell'ambito dei lavori di costruzione della sua villa, Villa Giulia, lungo la Via Flaminia, commissionò una fontana all'architetto e scultore Bartolomeo Ammannati.
L'impianto originario della fontana è ancora riconoscibile, ma al tempo della sua costruzione si presentava in maniera differente, isolata e non addossata ad alcun edificio, come possiamo vedere in un affresco di Taddeo Zuccari situato all'interno di Villa Giulia.
Oggi la vediamo ancora divisa in tre settori scanditi da lesene, con al centro un'iscrizione che indica come Papa Giulio III abbia fatto costruire la fontana per pubblica utilità, sotto la quale in precedenza una testa di Apollo, oggi in parte alterata, da cui sgorgava l'acqua sulla vasca sottostante di granito e sopra la quale è ancora presente il timpano, sorretto da colonne corinzie. Nei due settori laterali sono presenti due nicchie, che in origine ospitavano le statue della Felicità e dell'Abbondanza. Sopra la struttura, invece, ai lati erano presenti le statue di Roma e di Minerva ed al centro quella di Nettuno, affiancato da due obelischi. Ad alimentare la fontana era un condotto secondario dell'Acquedotto Vergine.
L'impianto originario della fontana è ancora riconoscibile, ma al tempo della sua costruzione si presentava in maniera differente, isolata e non addossata ad alcun edificio, come possiamo vedere in un affresco di Taddeo Zuccari situato all'interno di Villa Giulia.
L'affresco di Taddeo Zuccari a Valle Giulia in cui si vede l'aspetto originario della Fontana di Papa Giulio III |
Nel 1560, però, la fontana venne alterata dal momento che fu inglobata nella Palazzina di Pio IV costruita da Pirro Ligorio. L'edificio venne donato a San Carlo Borromeo, nipote di Papa Pio IV de' Medici (1560-1565), il quale vi appose una semplice scritta con il suo nome in latino. Successivamente, in occasione della nascita di Filippo Colonna, figlio di Fabrizio Colonna Principe di Paliano, marito di Anna, sorella di San Carlo Borromeo cui quest'ultimo donò la villa, venne rimossa la scritta di Papa Giulio III sostituita da una nuova in onore di Filippo Colonna.
Nel 1750, quando la villa passò di proprietà ad un altro Fabrizio Colonna, Papa Benedetto XIV Lambertini (1740-1758) concesse dell'acqua alla fontana ed il Colonna volle ringraziare il Pontefice con una nuova iscrizione posta sopra il timpano. Nella stessa occasione, la testa di Apollo da cui sgorgava l'acqua venne sostituita da un mascherone ornato con trofei di armi e bandiere e la fontana venne allacciata all'Acquedotto Felice.
Le numerose modifiche che negli anni alterarono l'aspetto della fontana, pur lasciando alla stessa un aspetto signorile, crearono una composizione all'apparenza poco coerente che creò non pochi problemi ai critici, come Francesco Milizia, che già nel XVIII Secolo pensava essa fosse opera d'un solo autore, e si chiedeva "Chissà questo sproposito di che architetto è!".
Monete Romane di Okinawa
Il 27 Settembre 2016 un gruppo di studiosi ha reso noto di aver rinvenuto alcune monete Romane risalenti all'epoca di Costantino I (306-337) durante alcuni scavi (che vanno avanti dal 2013) nelle rovine del castello di Katsuren (risalete al XII Secolo), a Uruma, sull'isola di Okinawa, in Giappone. Okinawa è la quinta isola dell'arcipelago giapponese per dimensioni ed è situata 640 km a sud del resto del paese.
A rendere particolarmente rilevante questa scoperta è il fatto che l'isola di Okinawa sia distante quasi 10.000 km da Roma.
A rendere nota la scoperta è stato il dipartimento per l'Istruzione di Uruma, che ha reso noto del ritrovamento di quattro monete in rame dell'Impero Romano risalenti a un periodo di tempo compreso tra il III ed il IV Secolo dopo Cristo.
Indagini a raggi X sulle monete - di un diametro compreso tra gli 1,6 e i 2 centimetri - hanno mostrato come vi compaiano l'Imperatore Costantino I e un soldato armato di lancia, fatto che ci fa pensare che queste monete risalgono all'epoca dell'Imperatore in questione.
Insieme alle monete Romane, è stata trovata anche una moneta dell'Impero Ottomano risalente al XVI Secolo.
La scoperta di monete Romane in un'isola così distante da Roma ci fa comprendere sia quale fosse il raggio d'attività dei commerci dell'Impero Romano sia che l'Isola di Okinawa abbia intrattenuto per molti secoli rapporti commerciali con la Cina (i cui rapporti con Roma sono confermati e tutt'oggi argomento di studio di numerosi storici). Tuttavia, il dipartimento dell'Istruzione di Uruma ha dichiarato che non vi sono ancora elementi per stabilire come le monete siano arrivate a Okinawa.
Delibera sulla Toponomastica di Roma dell'8 Maggio 1885
Nella delibera sulla Toponomastica di Roma dell'8 Maggio 1885 (visibile qui) vengono istituite le nuove strade di quello che viene definito nel verbale come "Quartiere Sallustiano", ovvero l'area intorno alle rovine degli Horti Sallustiani e che andrà a formare il Rione Sallustiano. Oltre a queste, si configura l'area urbana intorno al nuovo edificio del Ministero delle Finanze. Alcune delle strade istituite si trovano attualmente nei Rioni Ludovisi e Castro Pretorio.
Le strade istituite sono:
Via delle Finanze (oggi suddivisa in Via Antonio Calandra e Via Giosuè Carducci)
Via Ludovisia (oggi Via Ludovisi)
Via Sallustiana
Piazza Sallustio
Via Aureliana
Via Servio Tullio
Via Nerva
Via Flavia
Via Collina
Via Ericina (oggi parte di Via Collina)
Via Belisario
Via Cadorna
Come possiamo facilmente vedere, diversamente dalla maggior parte delle delibere sulla Toponomastica di Roma approvate subito dopo l'annessione di Roma al Regno d'Italia, sono pochissime le strade che prendono il nome da una figura del passato rispetto a quelle basate su toponimi locali. Anche i nomi di figure storiche ricordati prendono quasi sempre il nome da figure strettamente legate a questo territorio (come Sallustio per gli Horti Sallustiani, la sua residenza che qui si trovava e di cui sono ancora visibili i maestosi resti).
Le strade istituite sono:
Via delle Finanze (oggi suddivisa in Via Antonio Calandra e Via Giosuè Carducci)
Via Ludovisia (oggi Via Ludovisi)
Via Sallustiana
Piazza Sallustio
Via Aureliana
Via Servio Tullio
Via Nerva
Via Flavia
Via Collina
Via Ericina (oggi parte di Via Collina)
Via Belisario
Via Cadorna
Come possiamo facilmente vedere, diversamente dalla maggior parte delle delibere sulla Toponomastica di Roma approvate subito dopo l'annessione di Roma al Regno d'Italia, sono pochissime le strade che prendono il nome da una figura del passato rispetto a quelle basate su toponimi locali. Anche i nomi di figure storiche ricordati prendono quasi sempre il nome da figure strettamente legate a questo territorio (come Sallustio per gli Horti Sallustiani, la sua residenza che qui si trovava e di cui sono ancora visibili i maestosi resti).
Spider Man di Via Donatello
L'opera di street art in questione si trova in Via Donatello, nel Quartiere Flaminio, praticamente all'angolo con Via Flaminia e sotto alla targa stradale della stessa Via Donatello. Rappresenta il supereroe Spider Man, noto in Italia anche con il nome di Uomo Ragno, ed è opera dello streetartist italiano Flavio Solo, come è visibile dalla firma sopra all'immagine del supereroe.
Colonna in memoria dei caduti di Via Flaminia e Ponte Milvio
La colonna in questione si trova nei giardini tra Via Flaminia e Viale Tiziano, nel Quartiere Pinciano, e ricorda diversi soldati caduti nel 1849 lungo la Via Flaminia e nei pressi di Ponte Milvio nel tentativo di difendere la Repubblica Romana.
Nel piedistallo della colonna sono ricordati in maniera più specifica questi caduti. Su una faccia del piedistallo è ricordata la Legione Polacca guidata dal Cpaitano Podulah, su un altro i Carabinieri Fulgenzio Fabrizi ed Emilio Gori ed il popolano Alessandro Scalabrini, sul terzo lato i membri del Battaglione Universitario Alfiere Filippo Zamboni ed i fratelli Francesco ed Alessandro Archibugi, mentre sulla quarta faccia è ricordato come questo monumento sia stato fatto erigere dal Governatorato nel 1941 su iniziativa della Legione Garibaldina, del Comitato Romano del Regio Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e della Società Giuseppe Garibaldi.
Croce a ricordo dell'Anno Santo 1975
La Croce in questione si trova in Piazzale Cardinal Consalvi, nella parte compresa nel Quartiere Parioli, sulle mura dell'Oratorio di Sant'Andrea a Ponte Milvio, ed è stata posta qui dalla vicina Parrocchia di Santa Croce al Flaminio in memoria dell'Anno Santo del 1975 (qui riportato come 1974-1975 dal momento che è iniziato alla fine del 1974).
Targa in memoria del minamento di Ponte Milvio
La targa in questione si trova a Ponte Milvio, nella parte compresa nel Quartiere Della Vittoria, e ricorda come il 13 Maggio 1849 i Garibaldini di Roma e Viterbo abbiano minato il ponte per ritardare l'offensiva dei francesi contro la Repubblica Romana.
La targa è stata qui posta dalla Federazione Nazionale Volontari Garibaldini il 17 Maggio 1931.
San Francesco d'Assisi a Monte Mario
La Chiesa di San Francesco d'Assisi a Monte Mario si trova in Piazza Monte Gaudio, nella parte compresa nel Suburbio Trionfale.
Le origini di questo luogo di culto risalgono al 1667, quando Bartolomeo Neri, Canonico della Chiesa dei Santi Celso e Giuliano, morì lasciando una somma in eredità che venne utilizzata per la costruzione di questa nuova Chiesa.
A realizzare il nuovo edificio fu l'architetto Pietro Passalacqua ed andò a sostituire una piccola Cappella di campagna che qui si trovava. Nel 1678 alla Chiesa venne aggiunto un campanile e si decorò l'interno con pregevoli stucchi di Pietro Baragiola in stile barocco e un dipinto opera di Giuseppe Cacci sull'altare maggiore.
A realizzare il nuovo edificio fu l'architetto Pietro Passalacqua ed andò a sostituire una piccola Cappella di campagna che qui si trovava. Nel 1678 alla Chiesa venne aggiunto un campanile e si decorò l'interno con pregevoli stucchi di Pietro Baragiola in stile barocco e un dipinto opera di Giuseppe Cacci sull'altare maggiore.
La Chiesa divenne Parrocchia nel 1703 con il decreto Pastoralis officii del Cardinale Vicario Gaspare Carpegna e venne inizialmente affidata ai Gerolamini. Il luogo è noto anche come Sant'Onofrio al Borgo Clementino dal momento che qui nel Settecento nacque il cosiddetto Borgo Clementino, un agglomerato di case che deve il nome con tutta probabilità a Papa Clemente XI Albani (1700-1721) sotto il cui Pontificato la Chiesa divenne Parrocchia e la zona ebbe un forte sviluppo.
Particolare dei pregevoli stucchi |
Nel 1933 l'edificio venne affidato ai Padri Scolopi in seguito alla soppressione dei Gerolamini, mentre nel 2003 è stata aggiunta a fianco una nuova aula liturgica.
Delibera sulla Toponomastica di Roma del 26 Marzo 1881
Nella delibera sulla Toponomastica di Roma del 26 Marzo 1881 (visibile qui) vengono istituite tre nuove strade situate nel territorio dell'attuale Rione Castro Pretorio, zona al tempo nota come Quartiere Macao. In linea con quanto stabilito per la toponomastica della zona nel 1872, anche le nuove strade vengono dedicate a "gloriosi fatti d'arme" avvenuti nel tentativo di raggiungere l'Unità d'Italia.
Nascono così le nuove Via Pastrengo e Via Vicenza, mentre il grande viale che costeggia le mura urbane, la caserma Macao e va verso Porta San Lorenzo prende il nome di Viale del Castro Pretorio.
Nascono così le nuove Via Pastrengo e Via Vicenza, mentre il grande viale che costeggia le mura urbane, la caserma Macao e va verso Porta San Lorenzo prende il nome di Viale del Castro Pretorio.
Le delibere sulla Toponomastica di Roma
Qui un elenco sulle Delibere relative alla Toponomastica di Roma di cui su questo sito abbiamo parlato con articoli ad hoc. Le delibere sono ordinate per data dalla più antica alla più recente:
- 30 Novembre 1871
- 30 Dicembre 1872
- 1 Agosto 1873
- 26 Marzo 1881
- 17 Marzo 1884
- 8 Maggio 1885 (Sallustiano)
- 8 Maggio 1885 (Prati)
- 28 Ottobre 1885
- 6 Novembre 1885
- 25 Maggio 1886
- 1 Luglio 1887
- 3 Agosto 1900
- 14 Gennaio 1901
- 4 Giugno 1904
- 11 Maggio 1906
- 30 Novembre 1906
- 14 Giugno 1907
- 2 Dicembre 1907
- 17 Febbraio 1911
- 8 Maggio 1911
- 10 Giugno 1912
- 6 Giugno 1913
- 13 Luglio 1914
- 28 Febbraio 1916
- 21 Luglio 1916
- 22 Dicembre 1916
- 8 Giugno 1917
- 18 Luglio 1918
Borghetto Madonna del Pozzo
Il Borghetto Madonna del Pozzo si trova nel Quartiere Trionfale, compreso tra Via Elio Donato e Viale delle Medaglie d'Oro. Qui, prima che la Balduina venisse urbanizzata, si trovava all'angolo con l'attuale Via Elio Donato (all'epoca parte di Via della Balduina) una Chiesa, di origine forse medievale, dedicata alla Madonna del Pozzo, le cui prime notizie risalgono al 1400 e che per secoli fu il principale punto di riferimento della zona.
La Chiesa e il Borghetto della Madonna del Pozzo in una mappa del 1857 |
La Chiesa della Madonna del Pozzo in una fotografia del 1926 |
Non è un caso che sulla stessa area è stata costruita la Chiesa di Santa Paola Romana, che affaccia sulla limitrofa Via Duccio Galimberti.
Questo portò alla nascita con tutta probabilità di un piccolissimo insediamento nella zona della Madonna del Pozzo, composto verosimilmente da alcune case. Ancora oggi, tra i villini ed i più moderni palazzi della zona, è ancora visibile come questo borghetto sia situato ad un piano stradale più basso, abbia una forma irregolare e mantenga ancora alcune case di dimensioni ben più ridotte.
A livello toponomastico, il Borghetto della Madonna del Pozzo venne istituito con questo nome solamente nel 1936, inizialmente compreso tra Via della Balduina e Viale delle Medaglie d'Oro, dal momento che Via Elio Donato prese questo nome solamente nel 1949.
Targa in memoria dei cittadini di Monte Mario vittime del Nazifascismo
La targa in questione si trova in Via Trionfale sul muro della Scuola Nazario Sauro, nel Quartiere Trionfale, e ricorda i cittadini di Monte Mario caduti durante il nazifascismo. Nello specifico, la targa ricorda: Antonio Righi, Guido Gori, Romolo Iacopini, Egidio Renzi, Simone Simoni (ricordato anche da una targa nel Quartiere Della Vittoria) e Corrado Vinci.
Targa in memoria della costruzione del Mausoleo delle Fosse Ardeatine
La targa in questione si trova in Via Ardeatina all'ingresso del Mausoleo delle Fosse Ardeatine, nel Quartiere Ardeatino, e ricorda come il 24 Marzo 1949 venne inaugurato tale monumento dal Ministro dei Lavori Pubblici Umberto Tupini.
Pietra d'inciampo in memoria di Alberto Di Giacomo
La pietra d'inciampo in questione si trova in Via di Valle Aurelia, nel Quartiere Aurelio, di fronte alla ex Casa del Popolo, e ricorda Alberto Di Giacomo, uno dei cosiddetti "Martiri di Valle Aurelia", come sono talvolta chiamati gli antifascisti che vivevano nel borgo dei fornaciari che qui aveva luogo e uccisi durante l'occupazione tedesca di Roma. Di Giacomo venne deportato nel 1944 presso il campo di concentramento di Mathausen, in Germania, dove morì lo stesso anno.
Edicola Mariana di Via Mario Fani
L'Edicola Mariana in questione si trova in Via Mario Fani, nel Suburbio Trionfale, e consiste in una semplice edicola in mattoni con tetto a capanna al cui interno è una semplice immagine della Madonna col Bambino in terracotta.
Targa in memoria degli agenti della scorta di Aldo Moro
La targa in questione si trova in Via Mario Fani, nel Suburbio Trionfale, e ricorda Oreste Leonardi, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino e Giulio Rivera, membri della scorta del Segretario della Democrazia Cristiana che qui, il 16 Marzo 1978, vennero uccisi da un commando delle Brigate Rosse che, dopo averli uccisi, rapì Aldo Moro, che venne ucciso il 9 Maggio 1978.
Edicola di San Giuseppe Calasanzio
L'Edicola Sacra di San Giuseppe Calasanzio si trova in Via Trionfale, sul muro della Scuola Nazario Sauro, nel Quartiere Trionfale. L'immagine dell'Edicola raffigura il Santo nell'atto di insegnare.
Targa in memoria di Attilio Ascarelli
La targa in questione si trova all'interno del Mausoleo delle Fosse Ardeatine, nel Quartiere Ardeatino, e ricorda Attilio Ascarelli (1875-1962), il medico che riesumò ed identificò i corpi delle persone uccise nella strage delle Fosse Ardeatine.
Stazione della Metropolitana di Torre Gaia
La Stazione della Metropolitana di Torre Gaia è attualmente operativa lungo la Linea C e si trova nella Zona Torre Angela. Inizialmente faceva parte della ferrovia Roma-Pantano, ma nel 2008 venne chiusa - insieme all'intero tratto tra Giardinetti e Pantano di tale linea - perché venisse rinnovata e messa a disposizione della nuova Linea C in costruzione. Il 9 Novembre del 2014 la stazione è rientrata in funzione nell'ambito della nuova Metro C in occasione dell'inaugurazione del primo tratto di tale linea.
Targa in memoria di Carlo Goldoni
La targa è stata qui posta dal Comune di Roma nel 1893, quando la strada era ancora parte di Via Condotti. Il Largo Goldoni fu infatti istituito nel 1907.
Palazzo Amici
Palazzo Amici fra le chiese di S. Susanna e S. Maria della Vittoria |
Palazzo Amici fu costruito nel 1883 da Gaetano Koch per Francesco Amici in piazza San Bernardo, nel Rione Trevi, rappresentava una delle più originali creazioni dell’architetto nell’ambito della vasta produzione romana di fine Ottocento.
Fu sacrificato al piccone demolitore nel 1938 per la creazione di Largo Santa Susanna e l'allora Via XXIII Marzo (che cambiò nome in Via Leonida Bissolati dopo la caduta del Fascismo) da parte del Governatorato di Roma ad opera di Marcello Piacentini. In questo palazzo Koch decise di abbandonare i severi modelli accademici cinquecenteschi che caratterizzarono molte sue opere per sperimentare un raffinato e monumentale eclettismo.
Si trattava di un edificio di dimensioni ridotte
assimilabile ad un palazzetto. Cinque finestre ornavano la facciata su Largo di
Santa Susanna. Al piano terra, decorato con bugnato liscio, affiancavano il
portone due finestre architravate per lato, il mezzanino superiore era invece
dotato di cinque portefinestre con balconcino. Una cornice marcapiano, su cui
poggiava un balcone in ferro battuto per tutta la lunghezza, segnava il
passaggio al piano nobile. Sei grandi semicolonne ioniche scanalate su
pilastri, inquadravano le porte finestre del secondo piano, a edicola e con
timpano, e le semplici finestrelle del terzo piano. Agli estremi due paraste
doriche incorniciavano il colonnato. Sopra al grande cornicione sei severe
cariatidi sostenevano la trabeazione aggettante, delimitando le porte finestre
del quarto piano e i relativi balconcini in ferro battuto. Il palazzo era
sormontato da una grande loggia a sei colonne corinzie che fungeva da
coronamento nella parte centrale della facciata. Un piccolo cortile era situato sulla sinistra della facciata e confinava con il giardino del convento di Santa Susanna.
Palazzo Amici sta per essere demolito, 1938 |
Targa in memoria di Luigi Eula
La targa in questione si trova ad Otranto, in Provincia di Lecce, in Via Luigi Eula, e ricorda Luigi Eula, sottotenente dei Granatieri di Sardegna morto nel 1941 sul fronte albanese nel Monte Coliko durante la Seconda Guerra Mondiale.
Targa in memoria dei cittadini di Otranto caduti nella Prima Guerra Mondiale
La targa in questione si trova ad Otranto, in Provincia di Lecce, in Largo d'Aragona, e ricorda i cittadini di Otranto caduti nella Prima Guerra Mondiale.
Piazzale Portuense
Piazzale Portuense si trova al confine tra il Quartiere Gianicolense ed il Quartiere Portuense, esattamente tra Porta Portese e la Via Portuense.
Nel 1924 il Comune di Roma, nel riordinare la toponomastica cittadina, creò alcuni piazzali di fronte a quasi tutte le Porte delle Mura Aureliane, che spesso prendevano il nome della porta o della strada consolare che da essa parte.
Di fronte a Porta Portese, al punto di partenza della Via Portuense, il piazzale prese il nome di Piazzale Portuense.
Il nome Portuense deriva dal fatto che la strada collegava Roma al Porto di Claudio.
Sulla piazza sorge la celebre Porta Portese, e la domenica in questa piazza e nei suoi dintorni si svolge il frequentato mercato di Porta Portese.
Di fronte a Porta Portese, al punto di partenza della Via Portuense, il piazzale prese il nome di Piazzale Portuense.
Il nome Portuense deriva dal fatto che la strada collegava Roma al Porto di Claudio.
Sulla piazza sorge la celebre Porta Portese, e la domenica in questa piazza e nei suoi dintorni si svolge il frequentato mercato di Porta Portese.
In un vecchio edificio, che pur essendo ormai in una zona centralissima conserva ancora le caratteristiche di un edificio di campagna, si trova il ristorante Dal Cordaro.
Casa dell'Automobile
In Piazza Giuseppe Verdi, nel Quartiere Pinciano, sorgeva, fino agli anni Sessanta del Novecento un edificio interessantissimo e
molto particolare per Roma, si trattava di un grande garage a dieci piani
chiamato la Casa dell’Automobile.
Era stato progettato dall’ architetto Enrico
Bacchetti nel 1928, e fu forse dell’unico vero edificio d’avanguardia degli
anni Venti, come lo erano stati i magazzini Bocconi di Giulio De Angelis negli
anni Ottanta dell’Ottocento. Costruire un palazzo intero solo per ospitare
automobili private era a Roma una vera sfida e un’azione di rivoluzionaria
contemporaneità, soprattutto perché l’automobile stessa era simbolo di modernità.
La zona scelta non a caso era una delle più eleganti e ricche della città, abitata dall’alta borghesia: il quartiere Pinciano. Sulla piazza poi affacciava il grandioso palazzo della Zecca di Stato, progettato da Garibaldi Burba con richiami abbastanza espliciti a Garnier.
Sebbene costruito alla fine degli anni ‘20 questo edificio si ispirava nelle forme architettoniche ai grossi palazzi newyorkesi dei primi anni del Novecento che ospitavano grandi magazzini e uffici (Saks Building, Macy’s). Si trattava dunque di un inedito assoluto per Roma, che creava per la prima volta un particolare legame con l’architettura funzionale americana, inoltre veniva colmato parzialmente il divario con le altre capitali europee in cui edifici di questo genere esistevano quasi da un ventennio.
L’ edificio era dotato di dieci piani, di cui uno interrato, ed era capace di ospitare 1000 automobili di cui 250 in un locale comune e 750 in box privati, ogni box era dotato di un apparecchio telefonico, presa d’aria compressa per il gonfiamento degli pneumatici e rubinetto per il lavaggio.
La zona scelta non a caso era una delle più eleganti e ricche della città, abitata dall’alta borghesia: il quartiere Pinciano. Sulla piazza poi affacciava il grandioso palazzo della Zecca di Stato, progettato da Garibaldi Burba con richiami abbastanza espliciti a Garnier.
Sebbene costruito alla fine degli anni ‘20 questo edificio si ispirava nelle forme architettoniche ai grossi palazzi newyorkesi dei primi anni del Novecento che ospitavano grandi magazzini e uffici (Saks Building, Macy’s). Si trattava dunque di un inedito assoluto per Roma, che creava per la prima volta un particolare legame con l’architettura funzionale americana, inoltre veniva colmato parzialmente il divario con le altre capitali europee in cui edifici di questo genere esistevano quasi da un ventennio.
La Casa dell'Automobile in costruzione |
L’ edificio era dotato di dieci piani, di cui uno interrato, ed era capace di ospitare 1000 automobili di cui 250 in un locale comune e 750 in box privati, ogni box era dotato di un apparecchio telefonico, presa d’aria compressa per il gonfiamento degli pneumatici e rubinetto per il lavaggio.
Le facciate
esterne erano decorate da motivi tradizionali ripresi dall’architettura
nordamericana. Il fronte su piazza Verdi era caratterizzato da un leggero
avancorpo centrale occupato da tre grandi archi affiancati a lesene ioniche
d’ordine gigante, sul cornicione, affiancato da due grandi pennoni
portabandiera, uno spesso fregio ospitava la scritta “casa dell’automobile”. Al
pianterreno, decorato con un forte bugnato si aprivano grossi finestroni
quadrati. Sopra il cornicione altri due piani sempre occupati da archi e
lesene, sorreggevano uno spesso parapetto di coronamento.
Le rampe elicoidali viste dall'alto |
Sapiente e
innovativa era la progettazione degli spazi interni che collocavano l’edificio
tra le migliori realizzazioni europee in cemento armato: il sistema di
distribuzione dei veicoli era basato su una doppia rampa elicoidale posta al
centro dell’edificio da cui era possibile raggiungere i vari piani, una rampa
era destinata alla salita e l’altra alla discesa dei mezzi, in questo modo la
circolazione nei due sensi era completamente indipendente.
Il terrazzo della casa dell'automobile |
Gli
entusiasmi suscitati dalla struttura negli ambienti accademici fecero sì che venne
presentata come opera italiana al congresso di Liegi dedicato alle costruzioni
in cemento armato nel 1930.
Nonostante
questi successi fu comunque messa nella tavola degli orrori della seconda
esposizione di architettura Razionale nel 1931, veniva infatti rimproverata l’anacronistica
partitura esterna decorata con motivi neorinascimentali.
Come molti
edifici romani è stato scandalosamente abbattuto negli anni Sessanta per costruire un
grande edificio per uffici dell’Enel (1963).
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