Villa Giorgina



Villa Giorgina è una villa situata in Via Po n. 27 nel Quartiere Pinciano, oggi sede della Nunziatura Apostolica in Italia.
L'isolato in cui sorge la villa è delimitato dalle Vie Salaria, Po, Jacopo Peri, Giulio Caccini, e Carlo Zecchi.
I Sacchetti possedevano nella zona terreni destinati a vigne e, nel Settecento, costruirono un casino lungo la Via Salaria, ancora oggi esistente.
Nel 1913 Isaia Levi, ricco industriale torinese di origini ebraiche, comprò i terreni per edificare una grandiosa villa, dedicata alla figlia Giorgina, morta diciottenne di leucemia, la cui progettazione fu affidata al giovane Clemente Busiri Vici.


Isaia Levi (1863-1949), figlio di un industriale tessile torinese, aveva sviluppato l'industria paterna, dedicandosi anche alla gestione dei grandi magazzini per la vendita delle merci. Nel 1902 aveva sposato a Firenze Nella Coen, figlia del professore Achille Coen dell'Università di Firenze. Durante la Prima Guerra Mondiale incrementò sensibilmente i fatturati e iniziò ad intessere relazioni con personalità di alto spicco nell'ambiente industriale torinese. Nel 1921 fondò la Società Magazzini al Duomo per la vendita all'ingrosso di tessili, contemporaneamente effettuò degli investimenti nel settore cinematografico, della gomma, bancario ed elettrico.
Nel 1921 Levi fu nominato Commendatore, nel 1924 Cavaliere del Lavoro, il 1925 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista, fatto che gli permise di raggiungere ulteriori relazioni con personalità politiche e influenti del Regime Fascista.
Gli anni trenta segnarono l'apogeo dell'attività finanziaria, con la partecipazione al consiglio d'amministrazione dell'Ansaldo, l'impegno nella Società Aurora per la produzione di penne stilografiche e il salvataggio della casa editrice bolognese Zanichelli (1930). Il culmine della sua carriera fu raggiunto con la nomina a Senatore del Regno nel 1933.
Le Leggi Raziali costrinsero il senatore Levi a restituire la tessera del partito, a rinunciare alle cariche ricoperte nei molti consigli d'amministrazione e ad una progressiva emarginazione. Il suo prestigio e le sue conoscenze, tra cui quella con Marcello Petacci, gli permisero di ottenere nel 1939 la "discriminazione" e, nel 1940, l' "arianizzazione", secondo cui fu dichiarato, dal Ministero degli Interni, non appartenente alla razza ebraica e potè rimanere in possesso di tutti i suoi beni. In quell'occasione si convertì, assieme alla moglie Nella, al cattolicesimo.
I Petacci ebbero l'opportunità di trasferirsi, come premio per l'arianizzazione, nella villa Giorgina.
L'occupazione nazista di Roma lo mise seriamente in pericolo, e riuscì ad ottenere rifugio, assieme alla moglie, da Pio XII nel convento delle suore di Maria Bambina, in Vaticano, fino alla liberazione di Roma.

Giorgina Levi, unica figlia di Isaia Levi

I lavori, che riguardarono le fondamenta, furono sospesi durante la guerra e ripresero nel 1919, terminando nel 1922.
Il Busiri Vici adottò il linguaggio del rinascimento romano con l'uso di laterizi in cortina e travertino per gli elementi di pregio.



Il casino principale è caratterizzato da una pianta quadrangolare e si sviluppa su due piani. Al centro si apre un massiccio  avancorpo che si affaccia su una scalinata, dotato di tre ampie arcate al pianterreno, e di finestre architravate al piano successivo su balaustre mistilinee, inquadrate da lesene con capitello dorico al primo piano e ionico al secondo. Superiormente si apre un attico contenente tre piccole finestre, sormontato da una balaustra con pilastri su cui sono poste quattro statue.
Il resto della facciata è occupato da due finestre architravate al piano terra e con timpano ricurvo al primo piano, e con tetto in coppi alla romana.

Reperti medioevali nel giardino di Villa Giorgina

Il giardino, progettato sempre da Busiri Vici è ricco di balaustre, fontane, statue, reperti d'età romana e medioevali, verso la villa è sistemato all'inglese, con cedri del Libano e pini, verso Nord ha un assetto formale con siepi di bosso.


Il portale d'ingresso su Via Po proviene da Villa Doria Pamphilj e risale al Seicento.


Il 6 marzo 1949 Isaia Levi morì nella sua amata villa, assistito dai sacramenti, lasciando l'intera proprietà al pontefice Pio XII, come ringraziamento per l'aiuto concessogli durante l'occupazione nazista di Roma, oltre a questa lasciò al Vaticano anche tre miliardi di lire.
I nipoti di Levi iniziarono presto varie cause giudiziarie per riavere i beni lasciati in beneficienza a varie istituzioni, e alla stessa Santa Sede.
La proprietà entrò nelle disponibilità del Pontefice, e fu sporadicamente usata dai suoi nipoti.
Solo nel 1959 quì vi fu finalmente collocata, da Giovanni XXIII, la Nunziatura Apostolica in Italia, dalla sede in Via Nomentana.


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