Progetti di ampliamento della Città Universitaria della Sapienza negli anni '30


La Città Universitaria della Sapienza, i cui lavori vennero diretti dall'architetto Marcello Piacentini, venne inaugurata nel 1935. L'idea di raggruppare tutti gli edifici in un'unica area, un'unica "città nella città" che fungesse da polo principale di un determinato settore secondo un preciso modello di sviluppo urbanistico della Roma di quegli anni, che parallelamente stava realizzando, tra le altre, la "Città del Cinema", ovvero gli studi di Cinecittà, la Città dell'Esposizione, ovvero l'EUR, e una "Città dello Sport", ovvero quello che prese il nome di Foro Mussolini e oggi si chiama Foro Italico.
La città universitaria, in questo senso, fu un'iniziativa che aveva l'obiettivo di unificare in un'unica, moderna e funzionale sede le numerose facoltà della Sapienza sparse in giro per Roma.
Già nel 1871, all'indomani dell'annessione di Roma al Regno d'Italia, era stata posta la questione della realizzazione di un nuovo polo universitario, con il vecchio edificio della Sapienza, quello di Sant'Ivo, insufficiente ad ospitare l'ateneo, tanto più dopo il necessario aumento di attività successivo all'Unità d'Italia. I piani regolatori ottocenteschi, tuttavia, non presero in considerazione tale necessità, e nemmeno la realizzazione nel 1881 del Policlinico Umberto I portò alla realizzazione di un polo universitario unitario, e le facoltà si insediarono quindi in edifici sparsi per la città, portando a un'istituzione universitaria "dispersa e disgregata", come denunciò il politico e accademico Ruggiero Bonghi. Solo nel 1909 il piano regolatore di Edmondo Sanjust di Teulada portò a individuare, di fianco al Policlinico, l'area per un polo universitario, immaginando dunque un grande quartiere che fungesse da polo scientifico per Roma composto da Policlinico e università.
Tale piano, tuttavia, vide la propria attuazione solamente durante il fascismo, negli anni '30, in un momento di forte espansione urbanistica strutturata per poli ben specifici.
Quando nel 1935 la Città Universitaria venne inaugurata gli iscritti erano 12mila, e le nuove strutture erano pensate per ospitare ben 30mila studenti all'interno della sua cinta muraria e, dunque, di un perimetro chiaro e ben definito, in un contesto architettonico che aveva ottenuto importanti apprezzamenti dalle principali riviste di settore dell'epoca. Può sembrare molto strano quindi immaginare che già in quegli anni furono realizzati alcuni progetti per ampliare la città universitaria fuori dal suo perimetro.
Progetto della Città Universitaria
L'ASPIU (Archivio Storico del Patrimonio Universitario) ospita numerose testimonianze di progetti risalenti già agli anni '30 di possibili ampliamenti della Città Universitaria nelle sue immediate vicinanze, per i quali tuttavia non trova piena percorribilità anche a causa dei proprietari dei terreni, tutti controllati da altri rami dello stato: c'è infatti l'area del Ministero dell'Aeronautica e della Guerra, c'è l'Istituto Superiore di Sanità, sotto il quale è presente una rete di catacombe, c'è il Genio Civile e ci sono locali usati dal Ministero dei Lavori Pubblici. Tutti enti, tuttavia, che nel momento di espansione urbanistica del momento sperano di poter usare quei terreni di loro proprietà per realizzare essi stessi nuove strutture, con la sola eccezione del Genio Civile.
Alcune facoltà, infatti, per ragioni diverse, non avevano ancora un proprio edificio all'interno della Città Universitaria, e la realizzazione di nuove strutture fu un tema anche per questa ragione. Tra queste vi era la Facoltà di Ingegneria, la cui sede dal 1817 era presso San Pietro in Vincoli: per essa si pensò di realizzare un nuovo progetto molto ampio per una sola facoltà, che ricalcava il modello della Città Universitaria entro il perimetro delle mura del Castro Pretorio. Dal progetto, si immaginava di prolungare la Via San Martino della Battaglia e farne uno dei quattro lati della nuova "cittadella" insieme alle mura del Castro Pretorio e al Viale del Castro Pretorio. Dalle mura sarebbe dovuto essere creato anche uno degli accessi a questa sorta di Politecnico lungo Via della Sforzesca, strada istituita proprio nel 1935 che avrebbe dovuto, come anche da piano regolatore, raggiungere la Via del Castro Pretorio da Via Osoppo, portando all'almeno parziale demolizione delle caserme lì presenti. Oggi, invece, la strada è di fatto un brevissimo proseguimento di Via Osoppo, e rappresenta uno dei casi più significativi di toponomastica interrotta.


Alla questione di ingegneria si aggiunge un altro elemento. Nel 1936, infatti, Guglielmo Marconi, all'epoca direttore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che chiese la realizzazione di alcuni laboratori per la ricerca scientifica da realizzare nelle immediate vicinanze della nuova sede del CNR, in costruzione di fronte alla Sapienza, e facendo al riguardo riferimento a una promessa fatta da Benito Mussolini in persona nel 1932. La richiesta sembra godere del sostegno iniziale degli enti interessati, ma in ogni caso si conclude in un nulla di fatto.
A raccontare quale fosse l'idea di ampliamento della Sapienza c'è poi un disegno a volo d'uccello risalente al 1938 che mostra appunto la Città Universitaria e un nuovo polo universitario costruito lungo Viale Ippocrate, cui si aggiungono impianti sportivi lungo la Tiburtina di fronte al Verano. Dal lato di Viale Ippocrate di Via del Castro Laurenziano si nota un grande complesso di facoltà universitarie con, dall'altro lato, un edificio per gli studenti. Un'università, quindi, che ricorda quasi un campus tipico del monto anglosassone e statunitense, inserita però in pieno nel contesto urbano.

A dettagliare ulteriormente questa idea di espansione della Sapienza c'è poi un progetto dell'immediato dopoguerra (come si vede dal nome di Viale Ippocrate, che fino al 1945 aveva il nome di Via Alfredo Rocco) in cui si vede che nella zona di Via del Castro Laurenziano sarebbero dovuti essere realizzati nuovi edifici della facoltà di Medicina e alloggi per studenti italiani e stranieri.
Il disegno a volo d'uccello, inoltre, mostra anche la realizzazione di nuovi edifici all'interno del perimetro della Città Universitaria, riempendo i numerosi vuoti del progetto. Seppur non visibile nel disegno del 1938, esiste anche un progetto di una Casa del Fascio interna alla Sapienza: ogni città e quartiere, all'epoca, aveva una struttura del genere, e il luogo della formazione degli individui e del pensiero, nel programma del regime, non poteva essere da meno. Un disegno del progetto, di cui non è noto l'autore, mostra una semplice Casa del Fascio, dotata di torretta che richiama le torri civiche del Medioevo italiano.
Negli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto, in continuità col progetto originario vennero realizzati, entro i confini della Città Universitaria, la Chiesa della Divina Sapienza, opera dello stesso Piacentini, e la facoltà di Farmacia.
Terminato il periodo di completamento del progetto originario, caduto il fascismo, l'idea di un grande polo universitario andò man mano in crisi, preferendo modelli policentrici, con strutture disseminate in numerosi quartieri della città e la nascita di nuovi atenei, pubblici e privati. Tuttavia, un po' per il notevole prestigio storico della Sapienza, un po' per le sue dimensioni che la rendono a tutti gli effetti uno degli enti pubblici più importanti d'Italia, ha contribuito a un'espansione negli anni di questa istituzione e alla realizzazione di nuovi edifici.
In questo senso, la scelta della zona tra Viale Ippocrate e Via del Castro Laurenziano è stata ripresa, realizzandovi la facoltà di Economia e alcune sedi di Ingegneria, così come nuove strutture sono sorte all'interno della Città Universitaria negli spazi rimasti liberi.
La zona del Castro Pretorio, dove era stata immaginata una cittadella di Ingegneria, è invece stata occupata dalla nuova sede della Biblioteca Nazionale.

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