Città Giardino Aniene



La Città Giardino Aniene è stato il primo insediamento ad essere costruito nel Quartiere Montesacro.
Si tratta di uno dei più interessanti esperimenti di edilizia a villini di tutta Italia, infatti l'idea di fondo era quella delle garden cities inglesi, teorizzate da Sir Ebenezer Howard, nel libro 'Le città giardino di domani' del 1898.
Il progetto urbanistico del nuovo quartiere fu affidato a Gustavo Giovannoni, nel 1919 egli elaborò una vasta città giardino, la più grande d'Europa, che si sviluppava sulle due alture di Montesacro, con strade sinuose che seguivano il più possibile le dorsali delle colline, adattandosi al declivio naturale, i lotti di terreno erano di circa 1000 metri quadri l'uno, per villini unifamiliari o bifamiliari. 
Nelle piazze e negli slarghi erano previsti edifici di maggiori dimensioni, anche intensivi. Inoltre fu progettato un nuovo ponte sull'Aniene, che conducva alla piazza principale, Piazza Sempione.
I lavori furono affidati nel 1920 al Consorzio Città Giardino Aniene, coadiuvato da sei cooperative di edilizia sovvenzionata: la Società Cooperativa Anonima Impiegati Statali, la Società Cooperativa l'Italica, la Cooperativa Liberi Professionisti, la Benemerita Parva Domus, la Cooperativa Giornalisti e la Cooperativa Casa Nostra. 


La piazza principale della Città Giardino, Piazza Sempione, fu progettata come centro di riferimento, posta di fronte al Ponte Tazio. I lavori iniziarono nel 1920 per iniziativa della Società Unione Edilizia Nazionale e dell'Istituto Case Case Popolari. Per Piazza Sempione Giovannoni progettò la Chiesa degli Angeli Custodi, mentre ad Innocenzo Sabbatini venne affidato il Palazzo Pubblico
Tutti i villini, realizzati dalle varie cooperative, furono costruiti tra 1921 e 1923, erano caratterizzati da due piani abitativi, una torretta, che costituiva l'ingresso e conteneva le scale, i muri portanti erano di tufo e malta, mentre il tetto era a spioventi in legno, rivestito in coppi alla romana.

Via Cimone con il Villino Dobelli di Fasolo, 1924

I terreni furono acquistati dalle diverse cooperative che appaltarono i lavori ad alcune società di costruzioni. La Cooperativa tra gli Impiegati dello Stato 'Città Giardino Aniene' costruì 82 villini posti tra Via Nomentana e Viale Gottardo, progettati tutti da Vincenzo Fasolo. 
La Cooperativa tra Impiegati delle Ferrovie dello Stato Parva Domus si occupò invece di costruire 343 villini, situati tra Viale Adriatico e Viale Tirreno.

I villini della Parva Domus, oltre Viale Adriatico

La Cooperativa La Casa Nostra ottenne i terreni posti tra Viale Adriatico e Via Nomentana, in cui vennero costruiti 49 villini, progettati dall'architetto Lorenzo Cesanelli.
La Cooperativa Liberi Professionisti costruì i villini nel 1922, nell'area posta tra Via Monte Cimone e Via di Monte Nevoso, su progetto di Roberto Marino e Angelo Guazzaroni. 

A destra i villini della Cooperativa Italica

L'ultima cooperativa, la Cooperativa Italica, stipulò il contratto nel luglio del 1922, costruì villini tra Corso Sempione, Via Cimone e Viale Gottardo su progetto di giovani architetti, vincitori del concorso di progettazione dell'Associazione Artistica tra i Cultori di Architettura, quali Mancini, Marino, Palmerini, Pirani, Marchi, Jacobucci, Vinaccia, Giobbe, Vaglieri, e Garroni.
L'Unione Edilizia Nazionale attraversò una grave crisi finanziaria, alla fine del 1922, che portò alla liquidazione dell'ente il 1923. 

La Città Giardino nel 1924, con i primi edifici dell'ICP in costruzione

L'anno successivo le proprietà della società furono trasferite al all'Istituto Case Popolari. Da questo momento la Città Giardino continua il proprio sviluppo su impulso dell'Istituto guidato da Alberto Calza Bini.
A partire dal 1924 cominciò la costruzione di edifici popolari, si iniziò da Montesacro I in Via Velino, Montesacro II in Viale Jonio e Montesacro III, lotto 1, su Viale Gargano. 

Il primo lotto di Montesacro III

Nel 1925 furono costruiti il lotto 2 di Montesacro III, ovvero il complesso di Piazza Sempione e via Maiella, Montesacro IV in Via Monte Rosa e Montesacro V in Via Monti Lepini, nel 1928 venne realizzato Montesacro III, lotto 3 di Via Subasio ad angolo con Piazza Sempione.
Tra 1934 e 1937 fu costruito il grande complesso della GIL di Viale Adriatico.
Dopo la guerra i lotti rimasti liberi saranno edificati a palazzine, e poi alla fine degli anni Cinquanta inizierà la terribile sostituzione dei villini con le palazzine, durata per tutti gli anni Sessanta, che cambierà per sempre il volto della Città Giardino. 

Il Villino Albertotti, in Via Monte Tomatico, demolito

Il Comune di Roma e il Ministero dei Beni Culturali hanno la responsabilità di non aver vincolato e tutelato un sistema così delicato di villini e patrimonio arboreo, che è andato disperso per sempre, e di averne permesso la progressiva distruzione.
In quell'epoca si è consumato il vero e proprio sacco dei villini di Roma, che ha stravolto interi quartieri.
Oggi rimangono poche, splendide, testimonianze, circa la metà, dei villini di quella stagione architettonica particolare, attenta soprattutto al rapporto tra natura ed edilizia, improntata a realizzare edifici a misura d'uomo, belli e a bassa densità abitativa.






1 commento:

  1. Sono approdato a questa pagina dopo una passeggiata in via Monti Lepini, e la scoperta di condomini assai particolari, dei quali vorrei conoscere meglio la storia. Le informazioni che date sono un primo utile passo: capisco che non c'entra nulla il fascismo, ma che quelle architetture e quel l'impianto urbanistico derivano da un gusto precedente. Vorrei capire meglio a quali strati sociali si è collegato quel gusto e il percorso realizzativo, appropriazione dei terreni, mezzi finanziari. Grazie per le vostre informazioni

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