Villa Elia


   

Villa Elia, in origine chiamata Villa San Valentino, oggi Villa Lusa, è un'importante villa situata in Via di San Valentino n. 9 nel Quartiere Pinciano.
Essa sorge sulla sommità di un colle facente parte dei Monti Parioli, all'epoca libero dalle palazzine odierne, era un punto panoramico da cui la vista spaziava attraverso la campagna circostante lungo il corso del Tevere fino al Monte Soratte. Nel Seicento appartenne all'archeologo Antonio Bosio (1575-1629), che nel 1594 aveva scoperto le vicine Catacombe di S.Valentino sulla via Flaminia. Egli lasciò in eredità all’Ordine di Malta la villa e le vigne circostanti che si estendevano pressappoco lungo il crinale dove oggi sorge Via Archimede. Il viale d’ingresso principale coincideva con l’odierna Via Scarpellini, dopo un primo tratto rettilineo girava di 90° a Nord dirigendosi verso l’edificio princpale, un secondo portale si apriva da Via S.Valentino e corrisponde all’ingresso odierno.

Villa Trezza nel 1910 vista dalla Vigna Sacchetti, che sorgeva al posto dell'odierna Via Taramelli

Il complesso passò nell’Ottocento ai Gaetani, poi ai Trezza che lo vendettero nel 1921 a Giovanni Emanuele Elia, Conte di San Valentino.

Il Conte Elia (foto de Seta)

Egli aveva origini torinesi, era stato tenente di vascello della Regia Marina ed aveva fatto fortuna inventando la torpedine "Elia", un tipo di mina. Essendosi sposato con Beatrice Benini, la cui famiglia era proprietaria della Fonderia del Pignone di Firenze, nel 1895 aveva iniziato, al Pignone, la produzione di torpedini da blocco con la committenza del Ministero della Marina Militare. Successivamente acquisì la maggioranza delle azioni e la presidenza della Fonderia, modificando la progettazione del nuovo impianto di Rifredi per la produzione di torpedini.
Fu inoltre consigliere e presidente della Società Geografica Italiana negli anni venti.
Il Conte Elia, deciso a trasformare il carattere rurale della villa in una dimora prestigiosa, incaricò nel 1921 l’architetto Carlo Busiri Vici di restaurare completamente il casino principale e il giardino. I lavori iniziarono nel 1922 e finirono nel 1924. La nuova villa si chiamava Villa San Valentino.

Villa Elia in costruzione nel 1923

Busiri Vici progettò una monumentale villa neorinascimentale circondata da un vasto giardino formale, da varie aree rustiche e da un edificio di depandance a Sud Est.
Nell'insieme si trattava di un complesso di grande pregio e qualità architettonica, probabilmente il migliore risultato dell’ultima produzione artistica dell'architetto, frutto delle precedenti esperienze acquisite nei molti restauri ricostruttivi di ville che caratterizzarono l' ultima fase di attività professionale, come Villa Taverna e Villa Pisa.

Villa Elia vista da Villa Glori nel 1924

Morto il Conte Elia nel 1935 la villa rimase in possesso della vedova Contessa Beatrice Benini Elia. Nel 1945, per timore di subire un esproprio, il complesso fu venduto al Portogallo dalla Contessa e cambiò il nome da villa Elia a villa Lusa, antico nome del Portogallo, instaurandovi la propria ambasciata presso la Santa Sede.
Il casino principale è composto da tre corpi, quello centrale a tre piani mentre quelli laterali a due, le facciate sono intonacate in giallo mentre le riquadrature delle finestre e i cornicioni sono in tufo.

La facciata Nord della villa

La facciata d'ingresso, esposta a Nord, è asimmetrica poichè il corpo laterale destro è arretrato rispetto al resto dell'edificio mentre quello sinistro è avanzato. 


Particolare dell'avancorpo sinistro della facciata d'ingresso

Quest'ultimo è caratterizzato da una grande finestra al pian terreno sormontata da una lapide con la seguente iscrizione: IOA. EMM. ELIA EXTRUXIT ATQUE ORNAVIT A. D. 1922 e da una serliana porticata al primo livello, che una volta affacciava sulla campagna circostante, il tetto culmina in una balaustra sormontata da statue e vasi in marmo. 

La facciata d'ingresso di Villa Elia

Il blocco centrale presenta un portico di ingresso ad un arco leggermente rialzato su una scalinata circolare decorato da semplici paraste su cui si innesta il balcone con la porta finestra del piano nobile, questa è coronata da un architrave arricchito da festoni culminante nel balconcino con ringhiera in ferro battuto del secondo piano; le finestre del primo piano sono inquadrate da cornici modanate culminanti in nicchie oggi vuote, una volta occupate da busti; sul tetto con copertura in coppi è presente un’altana con balaustra formata da tre archi per lato, di cui quello centrale leggermente più ampio, su cui si innesta un ulteriore terrazzino con parapetto a pilastrini e ringhiere in ferro battuto, sui pilastrini esterni erano presenti vasi a cratere.


La facciata Sud è più imponente e severa: nel corpo centrale le porte finestre laterali sono incornciate da timpani mentre quella principale, d'ispirazione michelangiolesca, possiede un timpano curvo arricchito da un grosso stemma papale in marmo di Leone XII e da una lapide del 1824 che ricorda il passaggio nella villa del papa; le ali, unite da un portico a tre grandi arcate, sono dotate di busti nelle nicchie che sovrastano le finestre e di un maggior numero di statue sulle balaustre.

Statua di Oceano posta sulla facciata meridionale
Gli interni furono decorati con grande fasto grazie all'uso di stucchi barocchi, specchiere, affreschi e tele alle pareti.
Il salone delle carte geografiche fu dipinto da Eugenio Cisterna, ha il soffitto con volta a lunette sorrette da lesene doriche. Le cinque mappe raffigurano: l'Impero Romano, l'Orbe Cattolico, l'Italia, Roma Antica e le Colonie Italiane. Nelle lunette dovevano essere dipinte scene di battaglie navali, non realizzate. Sul soffitto vi è una grande tela raffigurante Nettuno, constellazioni e cavalli marini.


L'altro salotto ha stucchi dorati di gusto seicentesco, soffitto in travi dipinti, tele raffiguranti putti poste sopra le finestre, grandi consolles dorate sormontate da specchiere. Splendidi lampadari di cristallo colorato illuminano la stanza. 


Inoltre nella villa è presente una cappella dedicata alla Vergine.

Il giardino formale con la vasca contenente la statua di Nettuno in una vecchia foto

Dal portico ha origine una scalinata mistilinea che porta al giardino formale, sviluppato lungo un asse centrale inquadrato da cespugli di bosso e rose interrotti da statue su piedistalli ed occupato sul fondo da una lunga vasca d’acqua con la statua di Nettuno trainato da cavalli marini al centro.

La depandance di Villa Elia

La depandance si trova ad Est, verso Via Archimede, è di pianta quadrangolare, ad un piano, con una grande stanza forse adibita a stalla al pianterreno.

Facciata della depandance

Esternamente si aprono sette grandi porte che conducevano all'interno, al primo piano si trovano altrettanti finestrini ovali sovrastati da semplici finestre modanate quadrate. Il tetto è piano in cemento, circondato da un parapetto, e sormontato da una torre che contiene il corpo scala.

Il parco della villa
Del parco originario costituito da diciotto ettari di terreno non rimangono che tre ettari. Il resto fu lottizzato a palazzine a cominciare dai tardi anni '30 per poi terminare negli anni ‘50, il PRG del 1931 prevedeva la costruzione di villini, lungo tutta via Archimede e soprattutto a Nord dove si trova oggi via Tortolini. 


Essendo morto Carlo Busiri Vici nel 1925 per la progettazione del giardino fu chiamato l'architetto Ugo Giovannozzi, fiorentino. Egli aveva lasciato, a Nord della villa, un casino rustico antico ed aveva realizzato un grosso viale affiancato da quattro file di pini che si incrociava davanti al muro di contenimento del giardino con le piante che delimitavano un ippodromo. 
Aveva arricchito il giardino della villa di balaustre, statue, vasi e ninfei. 

Villa Elia in una foto aerea del 1934

Nel complesso il giardino risulta molto articolato, con un alternarsi di siepi dai disegni geometrici, filari di pini e cipressi, piazzette circolari e viali di raccordo, il tutto arricchito da statue, balaustre, fontane, vasi di terracotta e terrapieni decorati che sfruttano abilmente i dislivelli del terreno.


L'ingresso alla villa su Via di San Valentino è costituito da un grande portale sangallesco, in travertino, realizzato nel 1927 da Ugo Giovannozzi, che si apre su una strada diagonale originata da Via di San Valentino su cui è inciso HORTI VALENTINIANI. Nel 1945 vi è stato sistemato uno stemma del Portogallo del 1730, proveniente dal convento di Palazzolo a Rocca di Papa.


Dietro al portale si trova, sulla sinistra, la portineria, che si affaccia su Via di San Valentino ed è collegata al portale da un breve portico con colonne doriche. Dall'altro lato della portineria si trova la casa del custode, progettata sempre da Ugo Giovannozzi.

La portineria vista da Via di San Valentino


Il grande muraglione lungo Via di San Valentino è ornato di otri in terracotta

Molti portali sono presenti nella villa, uno di questi si trova in una traversa di Via Archimede, e conduceva all'ippodromo. A fianco si trova una aranciera collocata all'estremità del lungo il muro di contenimento posto a Nord, ed è sovrastata da coppie di vasi di pietra. Oggi è un portale in disuso.


In Via Barnaba Tortolini è ancora presente il belvedere che si affacciava sull'ippodromo, oggi distrutto, sotto il quale vengono parcheggiate auto e motorini.

Il belvedere sull'ippodromo oggi

Targhe in memoria di Raffaele Zicconi e Luigi Pierantoni


Le targhe in questione, situate in Piazza Ledro, nel Quartiere Trieste, ricordano i due antifascisti Raffaele Zicconi e Luigi Pierantoni, membri del Partito d'Azione , uccisi il 24 Marzo 1944 presso le Fosse Ardeatine.
Le targhe, identiche in tutto - fuorchè nel contenuto - sono state poste, in data ignota (probabilmente nel periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale) da "i Compagni del Partito d'Azione", presso il palazzo in cui i due, vicini di casa, vivevano.

Targa in memoria dell'apertura del giardino di Piazza Benedetto Cairoli a spese di Guglielmo Huffer


La targa in questione, situata in Piazza Benedetto Cairoli, nel Rione Regola, e ricorda come il giardino della piazza sia stato aperto, nel 1890, a spese di Guglielmo Huffer. La targa è stata qui posta nel 1890 ad opera del Comune di Roma.

Targa in memoria del restauro della facciata del Monastero di Santa Cecilia


La targa in questione si trova in Piazza Santa Cecilia, nel Rione Trastevere, e ricorda il restauro della facciata del Monastero di Santa Cecilia, sulla quale la targa è situata. E' stata qui posta nel 1998 - anno del restauro - ad opera della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Roma.

Targa in memoria della Liberazione


La targa in questione, situata in Piazza Mastai, in quella porzione del Rione Trastevere conosciuta anche come Quartiere Mastai, e ricorda l'insurrezione che, il 25 Aprile 1945, portò alla definitiva sconfitta delle truppe della Germania Nazista e delle Repubblica di Salò in Italia e che è ricordato come Liberazione.
La targa è stata qui posta il 25 Aprile del 1946, per celebrare il primo anniversario della Liberazione, ad opera del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) di Trastevere.

Targa in memoria di Marco Besso


La targa in questione, situata il Largo di Torre Argentina, sulla facciata di Palazzo Besso, nel Rione Sant'Eustachio, ricorda Marco Besso (Trieste 1843-Milano 1920) ed è situata presso il palazzo in cui visse. Besso, imprenditore legato alla finanza, raccolse il primo nucleo della sua biblioteca, oggi di proprietà della Fondazione "Marco Besso", ospitata nel palazzo in questione.
La targa non specifica da chi nè quando sia stata posta.