Arco di Carlo Magno


L'Arco di Carlo Magno si trova in Via di Acque Salvie, nel Quartiere Ardeatino, all'interno del complesso dell'Abbazia delle Tre Fontane. Si tratta dell'arco che fa da accesso alla parte antica del complesso abbaziale, che durante il Medioevo, quando la zona si trovava in piena campagna, aveva anche funzione di difesa come si può notare dalla struttura. La polifora che si vede nella parte alta è probabilmente frutto di un restauro, ma il voltone d'ingresso a due campate divise da un arco marmoreo sotto una struttura che accenna una torre mostrano in modo chiaro questa funzione.
L'arco risale al XII-XIII Secolo, forse al tempo di Papa Onorio III, e deve il proprio nome agli affreschi presenti nelle campate che raffigurano la conquista di Ansedonia da parte di Carlo Magno. Probabilmente si decise di realizzare proprio questo episodio perché l'Abbazia delle Tre Fontane era proprietaria di diversi castra nella Maremma su concessione di Papa San Gregorio VII (1073-1085) risalente al 1074.
Secondo alcune fonti, questo arco potrebbe sorgere dove in precedenza si trovava l'Oratorio di San Giovanni Battista, di cui si ha memoria attraverso antichi documenti.

Statua di San Benedetto


La statua in questione si trova in Via di Acque Salvie, nel Quartiere Ardeatino, all'interno del complesso dell'Abbazia delle Tre Fontane. Essa rappresenta San Benedetto da Norcia, fondatore dell'ordine dei Benedettini e della regola seguita anche dai Cistercensi, presenti nel Monastero dell'Abbazia delle Tre Fontane. Il Santo di Norcia è raffigurato all'interno di un edicola sul cui basamento è scritto: "Ausculta o fili, obedientia sine mora, ora et labora, ut properat caelos, optat, qui cernere apertos, nec removet votum, semita, dura pium, semper difficili, quaeruntur, summa labore, arctam semper habet, vita, beata viam".

Zona Polline Martignano



La Zona Polline Martignano rappresenta l'unica exclave territoriale del Comune di Roma, e si trova infatti isolata tra i comuni di Anguillara Sabazia, Campagnano di Roma e Trevignano Romano e bagnata dal Lago di Martignano e dal Lago di Bracciano.
In antichità oltre al Lacus Sabatinus (Lago di Bracciano) e al Lacus Alsietinus (Lago di Martignano), era presente anche il Lacus Papyrianus (Lago di Stracciacappa), attualmente prosciugato ed il cui alveo prosciugato è ancora riconoscibile.
Nel medioevo in questa zona sorse il borgo di Stirpe Cappe, che si trovava in una posizione strategica rispetto alla Via Cassia e di cui oggi rimane solo la Torre di Stirpa Cappe, risalente al XII Secolo. Del XV Secolo è invece il Casale di Martignano.

Le exclavi di Polline e Santa Caterina e Martignano in una mappa del XIX Secolo
Dal punto di vista amministrativo, nel XIX Secolo le tenute di Polline e Santa Caterina, ovvero l'area dell'attuale Zona Polline Martignano, furono poste nell'ambito del governo di Roma, quello che era l'antenato dell'attuale comune, pur non confinando con la parte principale di questo territorio. In seguito al 1870 il nuovo comune di Roma venne riorganizzato e le altre piccole exclavi andarono pian piano a staccarsi dal comune di Roma (le ultime nel XX Secolo), quella di Polline Martignano rimase sempre parte del territorio comunale fino ai giorni nostri.
La ragione è facilmente spiegabile: l'area di Polline Martignano, quasi disabitata, è estremamente strategica per il territorio di Roma, dal momento che si affaccia sul Lago di Bracciano, che rappresenta una delle più importanti riserve idriche di Roma. Per il comune, dunque, avere accesso a questo lago è fondamentale dal punto di vista amministrativo, dal momento che così può avere voce in capitolo su tutte le decisioni a riguardo.
La zona, ad ogni modo, è pressappoco campagna e dal 1999 fa parte del Parco Naturale Regionale del complesso lacuale di Bracciano e Martignano. In tutta la zona abitano appena 22 persone e ci sono solamente cinque strade: il Lungolago di Polline, Via di Massa Clodiana, Via della Montagna Spaccata, Via Piana del Pero e Via di Polline.
I principali luoghi d'attrazione di questa zona sono rappresentati principalmente dai due laghi, che in estate attirano molti bagnanti.

Clivo di Acilio


Il Clivo di Acilio è una strada situata nel Rione Monti, compresa tra Via dei Fori Imperiali e Belvedere Antonio Cederna. Le origini di questa strada risalgono al 1937, quando in seguito alla realizzazione del muraglione compreso tra Via dei Fori Imperiali e la Villa Rivaldi, venne a formarsi questa salita. Si decise di darle il nome di Clivo di Acilio in memoria del Compitum Acilii, cioè un incrocio munito di edicole realizzato al tempo di Augusto nell'ambito del programma di rinnovamento urbano dell'Imperatore, che si trovava in prossimità dell'attuale clivo. Gli Acilii, da qui il compitum prendeva nome, erano un'importante famiglia della Roma Antica, esistita fino al V Secolo dopo Cristo.
Il Clivo di Acilio fu una delle diverse strade istituite negli anni '30 che ricalcarono il nome di una strada dell'Antica Roma. Nell'ambito del rinnovamento urbano della Roma al tempo di Mussolini, questa idea andava a dare un'idea di continuità con il rinnovamento di Roma avvenuto nell'Antica Roma al tempo di Augusto.
Tale clivo si trova di fronte al Colosseo, e permette una vista spettacolare.
Tuttavia, da quando in Via dei Fori Imperiali sono in corso i lavori per la costruzione del tratto di Linea C della metropolitana che passerà qui, il Clivo di Acilio è chiuso perché completamente investito dai lavori.

Asino Fritto

L'insolito nome di Asino Fritto è stato dato per anni a una località situata nell'attuale Rione Celio. Di esso si ha notizia nel 1100, quando si parlava di una Chiesa dei Santi Cosma e Damiano situata "ubi dicitur asinum frictum". Il toponimo, sempre nel XII Secolo, appartenne anche ad alcune località dell'Agro Romano.
Questo nome antico ci risulta oggi molto misterioso. Lo studioso di cose romane Umberto Gnoli ha azzardato che prendesse il nome "da una faceta insegna di osteria", ma è molto difficile, vista anche l'antichità del toponimo si tratti di una ragione del genere.

Via Asinaria

Sulla sinistra si può vedere Porta Asinaria, da cui la Via Asinaria partiva
Via Asinaria era una strada oggi non più esistente che, partendo da Porta Asinaria, di fianco all'attuale Porta San Giovanni, raggiungeva la Via Latina e la Via Ardeatina, attraversando principalmente l'attuale Quartiere Appio-Latino.
Molti antichi topografi ritenevano che la strada, così come la porta, prendessero il nome dai numerosi asini che vi transitavano per portare i prodotti della campagna a Roma. Si tratta in realtà di un falso, dal momento che con tutta probabilità deve il suo nome alla potente gens romana degli Asinii, che lungo essa avrebbero avuto diversi possedimenti.

Argileto


L'Argileto (o in Latino, Argiletum) era il nome di una strada e della limitrofa località che sorgevano nella zona della Suburra, oggi parte del Rione Monti. La regione della Suburra, storicamente considerata un luogo malfamato, era divisa proprio per questa ragione dai vicini Fori da un grande muraglione, e la comunicazione tra le due aree era possibile solo attraverso una strada: l'Argileto.
Questa strada inizialmente partiva dall'area del Foro di Nerva, ma quando questo venne costruito fu leggermente deviata. Successivamente, proseguiva lungo le attuali Via della Madonna dei Monti e Via Leonina, per poi sdoppiarsi in due diverse strade: il Vicus Patricius (l'attuale Via Urbana) ed il Vicus Suburbanus (l'attuale Via in Selci). All'inizio dell'Argileto si trovava inoltre il Tempio di Giano, un antichissimo tempio risalente al tempo di Numa Pompilio e ricostruito nel 97 dopo Cristo dall'Imperatore Domiziano.
Il nome di questa strada deriva probabilmente dalla natura argillosa del terreno, secondo quanto riportato dallo scrittore latino Varrone, anche se altre ipotesi hanno parlato di un certo Cassius Argillus che avrebbe abitato nella zona costruendovi anche l'Arco Argiletano.
Molti autori latini hanno parlato dell'Argileto, tra cui Orazio, Marziale e Seneca, dal momento che tale strada era nota per ospitare numerose botteghe di librai.
Successivamente, come abbiamo detto, il tracciato dell'Argileto fu ripreso da Via della Madonna dei Monti e Via Leonina, due delle più importanti strade del Rione Monti, a prova dell'importanza di tale percorso.
Oggi l'Argileto non esiste più nella toponomastica di Roma. In compenso, la memoria del nome oltre che nei documenti è tramandata da diverse attività commerciali, come l'hotel Residenze Argileto (sito) e l'agenzia di viaggi Argiletum Tour (sito), entrambi in Via della Madonna dei Monti.

Edicola della Madonna del Divino Amore di Via Flaminio Ponzio


L'Edicola Mariana in questione si trova in Via Flaminio Ponzio, nel Rione San Saba, e raffigura l'immagine della Madonna del Divino Amore. L'Edicola si trova sulle mura di cinta del complesso della Chiesa di San Saba.

Via dei Mille



Via dei Mille è una strada situata nel Rione Castro Pretorio, compresa tra Piazza dell'Indipendenza e Via del Castro Pretorio. 
Le origini di questa strada risalgono al 1872, quando il Comune di Roma decise di urbanizzare l'area a Nordest della Stazione Termini con la realizzazione del cosiddetto Quartiere Macao, le cui strade sarebbero state dedicate in primis a fatti d'armi delle Guerre d'Indipendenza. Si decise così di dedicarne una alla Spedizione dei Mille, uno dei più noti episodi del Risorgimento avvenuto nel 1860, quando Giuseppe Garibaldi, insieme a circa mille volontari, salpò da Quarto, presso Genova, per sbarcare in Sicilia a fomentare i moti risorgimentali.

Via dei Mille in una mappa del 1876

La strada, come tutto il Rione, nacque per ospitare alcuni villini, destinati alla nuova classe dirigente Italiana. Tra questi, il Villino Aghemo, oggi non più esistente, e il Villino Bonghi, risalente al 1873, opera dell'architetto Giulio De Angelis ed in cui abitò il politico Ruggiero Bonghi, qui ricordato nel 1904 da un busto con annessa targa opera di Ettore Ferrari.


Nel XX Secolo, il Rione Castro Pretorio ha pian piano perduto il suo originario carattere di quartiere di villini: per quanto molti edifici di questo tipo siano ancora ben visibili, al loro fianco sono nati palazzi più intensivi. In Via dei Mille questo cambiamento è ben testimoniato dal Palazzo Betti, realizzato nel 1933 dall'architetto Pietro Lombardi, distruggendo il Villino Aghemo.

Oggi Via dei Mille, come molte strade della zona, per via della sua vicinanza con la Stazione Termini ospita numerose attività di tipo ricettivo, come alberghi e ristoranti.

Sarcofago Romano di Swan Street a Londra



Il 19 Luglio 2017 alcuni operai intenti a lavorare agli scavi per la costruzione di un nuovo edificio per appartamenti in Swan Street, nei pressi di Borough Market, nel quartiere di Southwark, a Londra, si sono imbattuti casualmente in una scoperta archeologica: un sarcofago Romano del IV Secolo dopo Cristo, appartenuto con tutta probabilità a un nobile che viveva nella città di Londinium, nome romano dell'attuale Londra.

Attualmente una squadra di esperti del Museum of London sta esaminando il sarcofago, che è stato trovato aperto e che secondo Gillian King, esponente della squadra di ricercatori, sarebbe stato in parte privato di diversi contenuti durante il XVIII Secolo, periodo in cui la ricerca di oggetti di valore archeologico era estremamente diffusa tra gli inglesi.

Al momento non è ancora stato identificato il corpo che giace all'interno del sarcofago, anche se le prime analisi rilevano la presenza di oggetti di materiale metallico al suo interno.

Secondo i ricercatori, l'area di Southwark in cui il sepolcro è stato trovato sarebbe stata probabilmente sede di un cimitero in età Romana.

La numerazione dei vecchi lampioni a gas


Girando per il centro di Roma è facile imbattersi in numerose targhe in maiolica che riportano un numero in colore blu. La loro funzione è apparentemente molto misteriosa: non si tratta infatti di numeri civici, come facilmente comprensibile non solo dal differente aspetto (come abbiamo detto sono di colore blu), ma anche dalla numerazione particolarmente elevata (spesso vi sono presenti numeri a quattro cifre).
Ma allora cosa sono, di preciso, queste insolite, apparentemente indecifrabili, targhe che si trovano in giro per Roma?
Ebbene, si tratta delle targhe che nel XIX Secolo identificavano i lampioni a gas.
Il 1 gennaio 1854, infatti, a Roma furono accesi i primi 44 lampioni a gas, ben più potenti delle lampade ad olio precedentemente in funzione, dalla società Anglo Romana. Questo nuovo tipo di illuminazione risultò particolarmente efficace ed il governo Papale decise di svilupparlo, costituendo una vasta rete di illuminazione a gas, che nel 1857 era arrivata a 453 lampioni e nel 1859 a 533.
Le prime strade ad essere illuminate erano quelle del tridente di Piazza del Popolo: Via del Corso, Via del Babuino e Via di Ripetta, alcune traverse tra cui Via Condotti e Via Fontanella Borghese, poi c'erano ad Est Piazza Venezia, Piazza Santi Apostoli e Piazza del Quirinale, mentre ad Ovest i lampioni seguivano Via di Monte Brianzo, Tor di Nona, Via del Governo Vecchio fino a Ponte Sant'Angelo, Borgo Vecchio e Piazza Rusticucci (area rossa nella pianta).

Mappa della rete a gas realizzata, rosso e arancione, e da realizzare, blu e verde, dicembre 1859

Presto la rete fu estesa a molte vie e piazze comprese nel tridente, fino ad estendersi a Piazza Barberini, inoltre vennero illuminate Via dei Coronari, Via dei Banchi Vecchi, Monserrato, Trinità dei Pellegrini, S. carlo ai Catinari, Via dei Falegnami, Piazza Campitelli, Bocca della Verità e il Campidoglio (area arancione nella mappa). L'officina del gas si trovava al Circo Massimo, all'epoca considerata periferia della città.
Nel 1870 la rete pontificia superò le 2.000 unità, ciascuna delle quali dotata di un numero seriale, scritto su queste targhe, in modo da poter essere individuato per qualsiasi necessità.
Dopo l'annessione al Regno d'Italia la gestione dell'illuminazione rimase prerogativa dell'Anglo Romana, che fu riconfermata con il contratto del 18 novembre 1870 con il Comune di Roma e i successivi contratti del 1881, 1900 e 1910. Nel 1876 i lampioni erano 4.400 e nel 1882 quasi 5000.
Con il passare del tempo, però, quest'illuminazione venne gradualmente smantellata e sostituita con quella più moderna, ad elettricità, introdotta nel 1886, ed anche i lampioni vennero pian piano sostituiti, cambiando nella quasi totalità dei casi di collocazione. Le targhe, tuttavia, sono rimaste.

Targa e lampione corrispondenti in Vicolo de'Cinque

Esse, per quanto siano un gradito ricordo della precedente illuminazione, non mostrano alcun elemento per comprendere quale sia stata in passato la loro funzione. Sono molto rari i casi in cui ancora oggi sia presente un lampione di fianco a queste targhe.

Targa in memoria di Lucio Dalla


La targa in questione si trova in Vicolo del Buco, nel Rione Trastevere, e ricorda il cantautore italiano Lucio Dalla (Bologna 1943 - Montreux 2012), che presso questa casa visse dal 1980. La targa è stata qui posta dal Comune di Roma nel 2017. Grande promotore della posa di questa targa è stato il cantautore romano Antonello Venditti.

Perché Roma è detta Caput Mundi



"Roma Caput Mundi" è una frase che abbiamo sentito tante volte, e che letteralmente significa "Roma capitale del mondo". Ma perché Roma è detta Caput Mundi?

Roma, fondata nel 753 avanti Cristo, negli anni ha visto il suo territorio espandersi, fino a creare uno dei più grandi imperi mai esistiti sulla faccia della Terra, al punto da divenire senza dubbio una delle città più importanti ed influenti della storia. Se vogliamo sapere perché Roma è detta Caput Mundi, questa premessa è d'obbligo.

La ragione per cui Roma ha avuto tale appellativo è esattamente questa influenza incredibile che ha saputo raggiungere nell'arco dei secoli. Ma chi lo ha detto di preciso, perché poi questa frase potesse essere scolpita nei secoli?

Il primo ad usare questa locuzione è stato il poeta latino Marco Anneo Lucano, che nel 61 dopo Cristo scrive nel suo poema Pharsalia:

"Ipsa, Caput Mundi, bellorum maxima merces, Roma capi facilis"

Il che significa:

"La stessa Roma, capitale del mondo, la più importante preda di guerra, agevole a soggiogarsi.

C'è però anche un'altra versione della locuzione Roma Caput Mundi, ovvero Roma Caput Orbis, il cui significato è comunque Roma capitale del mondo. Il primo a farne menzione in questo senso è il poeta Publio Ovidio Nasone, che lo aveva scritto già prima di Lucano, nel 14 avanti Cristo, nei suoi Amores. Il testo di Ovidio è il seguente:

"Tityrus et fruges Aeneiaque arma legentur, Roma triumphanti dum caput orbit erit"

Questa frase si può tradurre come: "Titiro e le messi e le armi di Enea si leggeranno finché Roma sarà la capitale del mondo soggiogato".

Se dunque volete sapere perché Roma è detta Caput Mundi, la risposta è proprio nella grandezza del suo impero e nell'influenza conquistata dalla città nell'arco dei secoli. Per questa ragione, la frase è stata presa ad esempio in molti casi da condottieri e figure che si sono volute richiamare alla grandezza di Roma. L'imperatore Federico Barbarossa, ad esempio, aveva nel suo sigillo il motto "Roma Caput Urbi regia orbis frena rotondi".

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Zona Lunghezza

La Zona Lunghezza si trova nella zona Est di Roma, fuori dal GRA, compresa tra la Via Prenestina ed il fiume Aniene. Questo territorio fu abitato fin da tempi antichissimi, e qui si trovava l'antica città del Latium Vetus di Collatia, secondo la tradizione fondata da Silvio, figlio di Enea. In questa città nacque Tarquinio Collatino, primo console di Roma, marito di Lucrezia, che a Collatia si suicidò dopo essere stata costretta a cedere alle richieste amorose di Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il Superbo. Questa città era inoltre collegata a Roma dalla Via Collatina, ancora esistente.

Nel 752 dopo Cristo in questa zona si parla per la prima volta del casale di Longitia, da cui successivamente deriverà il nome di Lunghezza. Questo casale venne venduto da un monaco di nome Teudone all'Abbazia di Farfa, che ne fece un monastero fortificato. Nel 960 il casale passò ai monaci di San Paolo fuori le Mura, che lo tennero fino al 1242 quando passò ai Conti di Poli, pur rimanendone proprietari i monaci. Nel 1303, fu occupato dagli Orsini, che lo acquistarono solo nel XVI Secolo, che lo vendettero ai Medici e che passò poi agli Strozzi, finché non ne divenne proprietario, nel 1881, lo scrittore svedese Alex Munthe che costruì in parte dell'edificio una clinica di convalescenza. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il castello fu sede di un comando tedesco.

Fino a quel periodo, quello di Lunghezza e del suo castello fu uno dei pochi borghi abitati fuori dalla zona di maggiore urbanizzazione del comune di Roma. Tuttavia, pian piano, vi sorsero nuovi quartieri, inizialmente quasi tutti spontanei. La zona era comunque raggiungibile dal 1887 dalla stazione ferroviaria di Lunghezza, lungo la linea Roma-Sulmona.

Un gruppo di emigranti marchigiani si stabilì nell'area negli anni Cinquanta dando inizio al quartiere di Castelverde, così come negli stessi anni nacque il Villaggio Prenestino. Negli anni successivi al 2000 nacque in quest'area il grande quartiere residenziale di Ponte di Nona, così come anche quello di Villaggio Falcone.

Nella zona è attiva la squadra di calcio del Nuova Lunghezza.

Chiese:
Sant'Eligio
Santa Maria di Loreto
Santa Maria Josefa del Cuore di Gesù
San Pietro Apostolo
Santa Restituta
Santissima Trinità a Lunghezza

Castelli:
Castello di Lunghezza



Targa in memoria di Carlo Macro



La targa in questione si trova in Via Garibaldi, nel Rione Trastevere, e ricorda Carlo Macro, 33enne romano che venne ucciso in questo luogo nel 2014 da un senzatetto indiano in seguito a una lite per futili motivi. La targa, qui posta dal Comune di Roma nel 2015, ricorda insieme a Macro "tutte le vittime della violenza generata dal disagio sociale".

Arco di Ladrone

L'Arco di Ladrone si trovava nel Rione Campitelli, ed oggi non esiste più. Nonostante portasse il nome di "arco", si trattava in realtà di un semplice passaggio coperto, probabilmente un traforo ricavato in un angolo della Basilica di Massenzio, dove la strada si trovava.
Il nome, a dispetto delle apparenze, non deriva da alcun ladro o criminale. Come ricordato in alcuni documenti medievali, nell'area nell'Antica Roma sorgeva il Tempio di Latona, la cui corruzione avrebbe fatto nascere il toponimo di Arco di Ladrone.

Vicolo Angusto

Vicolo Angusto è una oggi scomparsa che si trovava nell'area attualmente occupata da Via dei Fori Imperiali, nel Rione Monti. Il nome della strada, come si può facilmente evincere, deriva dal suo aspetto: si presentava probabilmente come una strada molto piccola.

Via Pio IX


Via Pio IX è una strada del Quartiere Primavalle, compresa tra Via Boccea e Piazza Pio IX. Inizialmente questa strada faceva parte del lungo percorso di Via di Primavalle. Nel 1956, il Consiglio Comunale decise di dare dei nomi differenti a questa strada, dividendola in diversi tratti. Una parte abbastanza lunga, compresa tra Via di Boccea e la Piazza Pio IX (istituita per l'occasione anch'essa) prese il nome di Papa Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878). La toponomastica di Primavalle è dominata da nomi di Papi e Cardinali, ed anche le nuove strade furono coerenti con questa scelta.
Nel 2000 Papa Pio IX è stato proclamato Beato, ma il nome della strada non è stato aggiornato.

Piazza della Colonnetta


Piazza della Colonnetta si trova nella Zona Isola Farnese, compresa tra Via Agella e Via dell'Isola Farnese. Deve il proprio nome ad una colonna che si trova sulla piazza stessa.
Oltre alla Colonna che da il nome alla piazza, in questo luogo sorge la Chiesa di San Pancrazio e sono presenti diverse targhe commemorative: una in memoria dei caduti della zona nella Prima Guerra Mondiale, un'altra in memoria dei caduti nella Guerra di Liberazione, una terza in memoria dei caduti nella Seconda Guerra Mondiale.

Via dei Neofiti


Via dei Neofiti è una strada situata nel Rione Monti, compresa tra Via della Madonna dei Monti e Via Baccina. Essa ricorda il Collegio dei Neofiti, istituito nel 1577 per i giovani non cristiani che desideravano convertirsi al Cattolicesimo e vi si preparavano al Battesimo. Questo collegio inizialmente aveva sede alle Terme di Agrippa, ma nel 1637 venne trasferito dal Cardinale Antonio Barberini nei locali che fiancheggiano la Chiesa di Santa Maria ai Monti. La strada, trovandosi di fianco a questi locali, ha preso il nome di Via dei Neofiti.

San Salvatore ai Monti


La Chiesa di San Salvatore ai Monti si trova in Via della Madonna dei Monti, nel Rione Monti. Il primo documento in cui si ha notizia di questo luogo di culto è una bolla di Papa Niccolò IV risalente al 1289.
Nei secoli, la Chiesa ha avuto diversi nomi: inizialmente era nota come San Salvatore de Suburra, dal nome che fin dall'Antica Roma aveva l'area dove sorge, poi San Salvatore a Torre Secura, per via della vicinanza con Tor de' Conti.

Durante il sacco di Roma del 1527, la Chiesa venne distrutta, per poi essere riedificata tra il 1630 ed il 1635. Un nuovo rifacimento avvenne nel 1762. 
 
San Salvatore ai Monti Sant'Andrea Apostolo

La Chiesa ha successivamente funzionato come Oratorio della vicina Chiesa di Santa Maria dei Monti fino al 2013, quando è stata affidata alla comunità Georgiana, che vi ha stabilito la parrocchia di Sant'Andrea Apostolo della Diocesi dell'Europa Occidentale del Patriarcato Ortodosso Autocefalo Georgiano.

Via del Pozzuolo


Via del Pozzuolo è una strada del Rione Monti che parte da Via della Madonna dei Monti senza uscita. Essa deve il proprio nome ad un piccolo pozzo che qui si trovava, oggi non più esistente. Prima di essere una via, la strada portava il nome d vicolo, ed era anche detta del Pozzolo.
L'impianto della strada è ancora medievale, completamente irregolare, composta da una stradina senza uscita ed uno stretto passaggio che vi si dirama. In questo passaggio sono presenti interessanti esempi di avancorpi che sporgono rispetto al corpo di fabbrica di uno degli edifici.
Nel vicolo è inoltre presente dal 2001, anno in cui la Roma vinse lo scudetto, un murales giallo-rosso raffigurante Francesco Totti, storico capitano della squadra di calcio che ha lasciato l'attività di calciatore nel 2017.

Lady Godiva

Lady Godiva, John Collier, 1898, Herbert Art Gallery & Museum, Coventry

Lady Godiva, contessa dell'antico regno di Mercia, in inglese antico chiamata Godgifu, fu una nobildonna inglese vissuta nell'XI Secolo (morta, sembra, nel 1067), nota per un episodio che - pur senza tutte le conferme storiche del caso - sembra essere avvenuto nel 1040, e che è stato ripreso in diverse opere d'arte, fatto che rende il personaggio, tendenzialmente estraneo alla città di Roma (principale argomento di questo sito) ma non al mondo dell'arte, di nostro interesse.

Statua di Lady Godiva a Coventry, opera di William Reid Dick
La tradizione narra che Lady Godiva, moglie del conte Leofrico di Coventry, per protestare contro un nuovo tributo imposto agli abitanti della cittadina inglese dal marito, decise di sfilare nuda a cavallo per le strade proprio di Coventry. L'episodio, secondo la tradizione, avvenne il 10 Luglio 1040.

Del personaggio storico di Godiva si hanno le prime testimonianze nel XII Secolo nel Liber Eliensis, testo scritto da un monaco che racconta la storia dell'Abbazia di Ely, e in un altro testo dello stesso periodo scritto da Ruggero di Wendover. In entrambi i documenti, si parla di Godiva come della moglie di Leofrico. Diversi documenti risalenti alla metà dell'IX Secolo parlano di lei e del marito come benefattori di diversi monasteri.

Anne Whitney, Lady Godiva, 1864, Dallas Museum of Art


La tradizione della cavalcata di Lady Godiva risale però al 1236, o almeno è a quell'anno che risale la sua più antica menzione, nel Flores Historiarum di Roger da Wendover, un testo che raccoglie numerosi aneddoti.

Jules Joseph Lefebvre, Lady Godiva, anni '90 del XIX Secolo
Leofrico aveva secondo la tradizione imposto diverse tasse ai cittadini di Coventry, e Godiva, che aveva preso le parti del popolo oppresso, aveva più volte cercato di convincere il marito a tornare sulle sue decisioni, senza però venire ascoltata. Dopo aver più volte insistito col marito, Godiva si sentì dire da Leofrico che la avrebbe ascoltata solo quando avesse cavalcato nuda in giro per la città.

William Holmes Sullivan, Lady Godiva, 1877
Lady Godiva, di fronte a questa frase, decise di rispondere a quella che probabilmente era una provocazione del marito prendendolo alla lettera. Tuttavia, prima della sua cavalcata, in cui Godiva salì a cavallo completamente nuda, coperta esclusivamente dai suoi lunghi capelli, fu pubblicato un bando che obbligava gli abitanti di Coventry a stare in casa con porte e finestre chiuse.

Edmund Blair Leighton, Lady Godiva, 1892
Secondo una tradizione iniziata secoli dopo, non prima probabilmente del XVII Secolo, un solo abitante della città inglese avrebbe assistito alla cavalcata di Lady Godiva: si tratta di un certo Tom, noto secondo la tradizione come Peeling Tom (che significa più o meno Tom il guardone), e sarebbe rimasto cieco o morto (a seconda delle varia versioni) tale era la bellezza della donna.

George Jones, Lady Godiva si prepara, 1833
Non ci sono testimonianze che dimostrano la certezza storica della cavalcata di Lady Godiva, ma diversi storici hanno notato come all'epoca esistesse la pratica in quella zona di fare penitenza girando per la città praticamente nudi, con solo un panno sulle parti intime simile a un paio di mutande, fatto che rende plausibile un atto di penitenza da parte di Lady Godiva, che avrebbe potuto magari usare anche il cavallo come segno del suo lignaggio.

Marshall Claxton, Lady Godiva, 1850

Vero o no, l'episodio della cavalcata di Lady Godiva è diventato molto popolare, anche perché unisce molti fattori che destano l'interesse delle persone, degli artisti, e del folklore in genere, al punto che oggi la nobildonna è senza dubbio uno dei simboli della città inglese di Coventry.

Statua di Lady Godiva all'Herbert Museum di Coventry, opera di John Thomas

Lady Godiva unisce infatti il simbolo di un potente che per andare contro gli interessi della sua classe sociale si unisce al popolo, rappresenta la sensualità e la bellezza femminile, rappresenta il folklore di una città.

Lady Godiva, Adam Van Noort, 1586

Dal punto di vista artistico, la prima raffigurazione di cui siamo a conoscenza venne commissionata dalla Contea di Coventry al pittore fiammingo Adam Van Noort. Nei secoli, da quel momento, sono state realizzate numerose opere d'arte con protagonista Lady Godiva, la più celebre delle quali è verosimilmente il dipinto dell'artista britannico John Collier.

Oltre all'arte, Lady Godiva è molto presente nel folklore e nella cultura popolare. Dal XVII Secolo, durante la fiera di Coventry, avviene una rievocazione della cavalcata, mentre in Canada Lady Godiva è considerata la musa degli studenti di ingegneria, anche se non vi è una specifica ragione dietro questa tradizione.

Il logo della Lady Godiva Memorial Bnad, banda musicale degli studenti di Ingegneria dell'Università di Toronto

Via degli Stefaneschi


Via degli Stefaneschi è una strada del Rione Trastevere compresa tra Piazza Giuseppe Gioachino Belli e Via della Lungaretta. Questa strada, che fiancheggia il Palazzo degli Anguillara, venne a formarsi all'inizio del XX Secolo, nell'ambito dei lavori che riorganizzarono la zona per via della nascita dei Lungoteveri e della vicina Piazza Italia, oggi Piazza Giuseppe Gioachino Belli. Nel 1921, quando questa strada si era già formata, si decise di chiamarla Via degli Stefaneschi, in memoria dell'omonima famiglia che nel Medioevo era molto presente a Trastevere e vi possedeva torri e fortificazioni.

Vicolo della Luce


Vicolo della Luce è una strada del Rione Trastevere compresa tra Via della Lungaretta e Via della Gensola. La ragione del nome di questo vicolo è la presenza della Chiesa di Santa Maria della Luce, situata nella vicina Via della Luce, anch'essa così chiamata per via della Chiesa in questione.
Questa chiesa prese questo nome per via di un anziano non vedente che, nel 1730, mentre si trovava in un edificio fatiscente vicino alla Chiesa di San Salvatore della Corte, sentì un rumore di sassi cadere e pensò che l'edificio dove si trovava gli stesse crollando addosso. Al contrario, gli comparve di fronte, su un muro, l'immagine della Madonna col Bambino, e l'uomo, che aveva dunque miracolosamente riavuto la vista, andò in strada gridando "Luce! Luce!" ed invitando i presenti a vedere il Miracolo.
Questo episodio ha dunque dato il nome alla Chiesa di Santa Maria della Luce, assunto nel 1821, che ha a sua volta dato il nome a Via della Luce ed al Vicolo della Luce, che rappresenta in parte una prosecuzione (pur non essendo ad esso consecutivo) dell'omonima via. Secondo la mappa di Roma del 1748 di Giovanni Battista Nolli questa strada aveva in precedenza il nome di Vicolo del Buco, ma non è chiaro se fosse in qualche modo legata al vicino Vicolo del Buco, che oggi costeggia la Chiesa di Santa Maria della Luce.

Vicolo della Luce in un acquerello di Ettore Roesler Franz
Il Vicolo della Luce ospita una Casa Medievale ancora oggi in gran parte conservata nel suo aspetto originale. Essa compare anche in un acquerello di Ettore Roesler Franz del XIX Secolo che mostra come il caratteristico accesso sia rimasto pressappoco immutato, nonostante i restauri. Nel 1985 un nuovo restauro ne ha messo in evidenza i laterizi originari: questo intervento è ricordato da una targa.
L'acquerello di Roesler Franz ha però un'altra caratteristica interessante. La targa stradale del vicolo indica infatti la dicitura di "Via della Luce", strada non solo oggi distinta dall'omonimo vicolo, ma anche al tempo. Roesler Franz era infatti attivo nella seconda metà del XIX Secolo, ed un documento del 1829 (quando il noto pittore ancora non era nato) testimonia che le due strade erano distinte. E' difficile sapere se nel vicolo era presente una targa stradale errata o se l'errore sia del pittore, e in tal caso se esso sia voluto o meno. L'acquerello racconta inoltre che l'edificio, che presentava una merlatura, ospitava un'osteria il cui ingresso era su Via della Lungaretta.

Vicolo della Luce nel 1976
Nel vicolo è inoltre presente una targa che proibisce di fare il mondezzaro risalente al 1863.
Il vicolo ha ospitato per molti anni il ristorante spagnolo La Paella 2, sostituito in anni recenti dalla sede trasteverina del Fish Market.



Rimorchiare a Roma Nord

Roma Nord vs Roma Sud è una delle guerre mediatiche che in tempi recenti più ha ispirato registi attivi su internet per clip divertenti, come ad esempio gli Actual, che hanno realizzato questo video dal titolo Rimorchiare a Roma Nord.


Anche in questa occasione, come abbiamo fatto per Rimorchiare a Roma Sud e Romolo + Giuly, tra gli altri, vogliamo concentrarci soprattutto sull'analisi di ciò che di Roma si vede nel video, dai monumenti, ai quartieri, alle principali zone.

Il video ha inizio con i due protagonisti, Leonardo Bocci e Lorenzo Tiberia, il primo di Roma Sud ed il secondo di Roma Nord, che camminano su Ponte Milvio. Il primo dice che avrebbe preferito recarsi a prendere una birra al Chiringuito, il locale del quartiere Ostiense situato in Largo Beato Placido Riccardi, mentre il secondo nota come sia meglio la zona di Ponte Milvio, elogiata dallo scrittore Federico Moccia e dal cantante Tiziano Ferro.



Al passaggio di due belle ragazze, i due decidono di provarci, e Bocci, di Roma Sud, si fa avanti, invitandole ad andare al Curvone, noto bar balneare situato in Piazzale Magellano, al Lido di Ostia, per poi farsi il bagno.



Le due ragazze si allontanano, ma vengono poi convinte da Tiberia, di Roma Nord, che si avvicina con una proposta a loro più familiare: un Moscow Mule al Dulcamara, locale di Via Flaminia, a due passi da Ponte Milvio, e a seguire una cena di sushi.


Tuttavia, il passaggio di una ragazza su Ponte Milvio fa innamorare Bocci, di Roma Sud, che a quel punto si rivolge a Tiberia per avere consigli su come comportarsi per far colpo su una ragazza di Roma Nord. Il giovane di Roma Nord, intento a leggere il Don Giovanni di Moliere, gli spiega: no doppio taglio, o boccia o caschetto con la riga, sempre camicia e risvoltino sui pantaloni. Anche per quanto riguarda il modo di parlare: non un romano troppo calcato, ma più sofisticato.



A trasformazione avvenuta, Bocci fa ritorno a Ponte Milvio dove si presenta alla ragazza amata come "Step". Quando lei risponde "Babi" (i nomi sono quelli dei protagonisti del romanzo di Federico Moccia Tre metri sopra il cielo) egli ha una reazione d'ilarità.



Nella passeggiata, che si svolge in zona Ponte Milvio, i due si fermano a prendere un aperitivo dove Bocci/Step dice di frequentare la LUISS (inizialmente chiamata in maniera erronea LEVISS).

A fine serata, lei viene raggiunta dal fidanzato: un uomo di mezza età a bordo di una Porsche che, stando a quanto dice la ragazza, abita a Collina Fleming con seconda casa a Porto Cervo e "500K" su Instagram e che dice di avere un appuntamento "al circolo" (la realtà dei circoli sportivi è praticamente presente e rappresenta uno status symbol nell'immaginario collettivo degli abitanti di Roma Nord).


Il video vede la regia di Paul Brasco ed è stato interpretato da Leonardo Bocci, Lorenzo Tiberia, Demetra Avincola, Andrea Venditti, Greta De Marsanich e Cristina Romani e vede come aiuto alla regia Natalia Piervincenzi.

Targa in memoria del restauro della Casa Medievale di Vicolo della Luce


La targa in questione si trova in Vicolo della Luce, nel Rione Trastevere, e ricorda il restauro della Casa Medievale, su cui la targa è addossata, avvenuto nel 1985. La targa è scritta in lingua latina.

Casa Medievale di Vicolo della Luce


In Vicolo della Luce, nel Rione Trastevere, è ben visibile una casa di origine medievale oggi restaurata. Non sappiamo di preciso a quando essa risalga, ma consiste in un'abitazione dalla piccola porta preceduta da una serie di gradini in marmo. Tale abitazione è a più piani, di quelle che nel medioevo erano definite "domus solaratae".
La struttura d'ingresso, in posizione leggermente esterna al corpo di fabbrica dell'edificio, è il cosiddetto preforolum, una sorta di barsolo coperto da cui parte la scala che permette l'accesso ai piani superiori. Nei secoli questo edificio è stato riutilizzato, senza essere eccessivamente alterato, come dimostra un dipinto di Ettore Roesler Franz relativo al XIX Secolo.

L'edificio in un dipinto di Ettore Roesler Franz
L'edificio conserva ancora oggi la struttura in laterizio e tufelli originaria in gran parte lasciata in evidenza anche nei successivi restauri. Su un lato, nel muro, è ancora oggi incastonata una testa di Bacco, la cui presenza in loco è plausibile fin dal Medioevo.
L'edificio di Vicolo della Luce nel 1976, prima dei restauri degli anni '80
Nel 1985, in un periodo in cui molti edifici del Centro Storico vennero restaurati, anche questa casa medievale venne risistemata. Questi lavori sono ancora oggi ricordati da una targa posta su un lato dell'edificio.
La targa che ricorda i restauri dell'edificio avvenuti nel 1985