Stazione Ostiense (1938)




La visita di Hitler a Roma e in Italia, dopo la sottoscrizione dell'asse Roma Berlino, fu decisa dopo il viaggo di Mussolini in Germania nel settembre del 1937 e programmata per il maggio 1938.
Vista la grandiosa accoglienza di Mussolini a Berlino, e la vastità dei viali e degli spazi della capitale tedesca, si decise che Hitler e i suoi gerarchi sarebbero stati accolti in maniera altrettanto spettacolare soprattutto a Roma. 
Il convoglio sarebbe arrivato da una nuova stazione monumentale da erigersi per l'occasione nei pressi dell'area archeologica centrale, subito fuori le mura a poca distanza dall'antico tracciato di Via della Travicella, nel Quartiere Ostiense.
Da qui il corteo avrebbe sfilato lungo la Roma dei Cesari, attraverso il Circo Massimo, Via dei Trionfi, il Colosseo e Via dell'Impero, per terminare attraverso Via Nazionale alla Roma dei Papi, e del Re, al Quirinale.
Il viaggio verso Napoli sarebbe invece avvenuto dalla vecchia stazione Termini, in parte modificata da pannelli provvisori ornamentali.

La zona della Stazione Ostinense nella mappa di Marino e Gigli del 1934.

L'area prescelta per la nuova stazione fu quella adiacente allo scalo ferroviario Ostiense che si trovava vicino alla linea Roma-Ostia Lido. I terreni erano in parte di proprietà del Collegio del Verbo Divino e furono rapidamente espropriati nel 1937.

Il progetto di Roberto Narducci per la stazione Ostiense, marzo 1938.

Il tempo era troppo breve per costruire un edificio in muratura fu così prevista una struttura provvisoria progettata da Roberto Narducci, ispettore delle Ferrovie. Contemporaneamente alla costruzione della stazione furono ricavati il vasto piazzale e il viale che conducevano a Piazzale Ostiense, entrambi dedicati ad Adolf Hitler.
Si trattava di un edificio caratterizzato da un portico lungo 110 metri costituito di una doppia fila di pilastri, che si affacciava sulla piazza e culminava, a sinistra, in un avancorpo d'onore carrabile, ai lati estremi terminava con due padiglioni imbandierati.


Sul versante dei binari si affacciava una pensilina costituita da pilastri che si raccordavano al portico, di altezza maggiore, con una caratteristica arcata a vetri. Verso Trastevere, un padiglione sostenuto da pilastri in cemento armato, sovrastato da una grande vetrata, avrebbe accolto la delegazione tedesca alla discesa dal treno. Sulla parete di fondo del padiglione era collocata la statua della Dea Roma.

La stazione Ostiense in costruzione nell'aprile del 1938.

La stazione era realizzata in tubi innocenti ricoperti di pannelli di carpilite e di legno e stucco a simulare travertino, le fenestrature erano invece ricoperte di vetro opaco. Fu realizzata in soli 45 giorni di lavoro.
Nel 1940 venne inaugurata la nuova, e definitiva, Stazione Ostiense, in cemento armato, simile a quella provvisoria ma arricchita dai bassorilievi, sculture e mosaici decorativi.

Quando Adolf Hitler giunse a Roma e venne accolto alla Stazione Ostiense, decorata con grandi bandiere del Terzo Reich, nel vedere che l'alleato Mussolini gli aveva voluto dedicare una grande piazza e una strada si sentì in dovere di ricambiare la cortesia, dedicando a Mussolini una strada di Berlino. 
L'architetto del regime nazista, Albert Speer, riporta nelle sue memoria che Hitler pensò di dedicare al dittatore italiano quella che in quel momento si chiamava Hitler-Platz, mai particolarmente gradita dal Fuhrer per via della presenza di edifici modernisti. In questa maniera, scrive Speer, Hitler se ne sarebbe liberato, e al tempo stesso avrebbe reso all'alleato un particolare onore cedendogli quella dedicata proprio a lui. 
In ogni caso, la piazza e la via dedicate ad Adolf Hitler cambiarono immediatamente nome con la fine della Seconda Guerra Mondiale: la piazza venne, all'opposto, nominata Piazzale dei Partigiani, la strada fu trasformata in Via delle Cave Ardeatine, quest'ultima in memoria dell'immane eccidio di italiani compiuto dalle forze naziste nel 1944, oggi noto con il nome di "Fosse Ardeatine".





Cinque anni di Rerum Romanarum

Scrivano legge una lettera a una ragazza, di Ernst Meyer (1829)
Il 17 Gennaio 2014 questo sito, Rerum Romanarum, andava online per la prima volta. Dopo due giorni, pubblicavamo il nostro primo post e iniziavamo a dare a questo spazio i suoi contenuti. Nei cinque anni trascorsi da quel giorno ad oggi, Rerum Romanarum è cresciuto, ha inserito oltre duemila contenuti legati soprattutto a Roma, alla sua storia, alla cultura e alla società di questa città. E' difficile spiegare cosa sia Rerum Romanarum, ma non vi annoieremo su questo, anche perché l'abbiamo già scritto due anni fa.

In ogni caso, ci teniamo a ringraziare tutti coloro che ci seguono e che ci danno lo stimolo ad andare avanti e cercare di fare sempre meglio. Sperando di non deludervi mai!

Tombino "Pomicino - Napoli"


Un esempio di tombino "Pomicino" realizzato a Napoli.

Tombino per gas "Montini"


Un esempio di tombino Montini per il gas.

Tombini di Roma

A seguire una serie di esempi di tipologie di tombini presenti a Roma.

Fonderie Belli - Viterbo
Montini
Pomicino - Napoli

Tombino "Fonderie Belli - Viterbo"


Un esempio di tombino realizzato presso le Fonderie Belli di Viterbo.

Targa in memoria di Secondo Cremonesi


La targa in questione si trova in Piazza Alessandria, nel Quartiere Salario, e ricorda Secondo Cremonesi (Castiglione d'Adda 1822-Lodi 1899), medico e parlamentare che molto fece per l'assistenza della persona, sia attraverso la Congregazione di Carità di Lodi sia grazie l'Opera del Pane Quotidiano, che sempre nella sua Lodi istituì.

Targa in memoria di Antonio Lettieri


La targa in questione si trova in Via Alessandria, nel Quartiere Salario, e ricorda Antonio Lettieri, militare italiano fatto prigioniero e ucciso dai militari della Germania nazista il 6 ottobre 1943 nell'isola greca di Coo.

Targa in memoria della costruzione di case popolari da parte di Papa Beato Pio IX


La targa in questione si trova in Via di San Giovanni Decollato, nel Rione Ripa, e ricorda come l'edificio su cui si trova sia stato realizzato dal Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti (1846-1878) nel 1858 come alloggio popolare.

Targa in memoria della vittoria nella Prima Guerra Mondiale


La targa in questione si trova all'interno del Palazzo Sora, successivamente Istituto Tecnico Commerciale Vincenzo Gioberti, in Corso Vittorio Emanuele II, nel tratto compreso nel Rione Parione.
Tale targa ricorda la vittoria dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale e per farlo riporta il Bollettino della Vittoria, ovvero il testo con cui il generale Armando Diaz comunicò la resa dell'Austria-Ungheria.

Chiese del Rione Trevi

A seguire un elenco relativo alle Chiese del Rione Trevi, elencate in ordine alfabetico. In questa lista riteniamo inserire tutte le Chiese la cui struttura è ancora esistente, anche se sconsacrata. Per quanto riguarda le Chiese non più esistenti o di cui restano avanzi particolarmente ridotti, abbiamo realizzato una lista apposita che trovate anche qui sotto.

Sant'Andrea degli Scozzesi
Santi Apostoli
San Basilio, Via di San Basilio
Santi Claudio e Andrea dei Borgognoni
Santa Croce e San Bonaventura dei Lucchesi
Oratorio del Crocifisso
San Giovanni della Ficozza
Madonna dell'Archetto, Via di San Marcello
San Marcello al Corso
Santa Maria del Carmine alle Tre Cannelle
Santa Maria dell'Umiltà
Santa Maria di Loreto
Santa Maria in Trivio
Santa Maria in Via
San Nicola da Tolentino
Santissimo Nome di Maria
San Pietro Canisio agli Orti Sallustiani
Santa Rita da Cascia delle Vergini
Oratorio del Santissimo Sacramento
San Silvestro al Quirinale
Santa Susanna
Santi Vincenzo e Anastasio

Madonna dell'Archetto


La Cappella della Madonna dell'Archetto è un piccolo Oratorio situato in Via di San Marcello, nel Rione Trevi. Il nome ufficiale di questo luogo di culto è Santa Maria Causa Nostrae Laetitiae.

Originariamente, il luogo dove oggi sorge questo Oratorio era uno stretto vicolo che congiungeva Via dell'Archetto e Via di San Marcello dove era presente un'Immagine della Vergine risalente al 1690 opera di Domenico Muratori. Nel 1696 l'Immagine mosse gli occhi, e iniziò per questo a essere particolarmente venerata.


Venne dunque messa, sempre nel vicolo, in una posizione che ne favorisse la venerazione, e con gli anni l'intero vicolo iniziò a essere riempito di ex-voto, al punto che nel 1751 la stradina venne chiusa da due cancelli.

Nel 1796, quando i francesi entrarono a Roma, diverse Immagini Mariane, secondo numerose testimonianze, iniziarono a piangere, tra cui la Madonna dell'Archetto. In seguito a questo secondo episodio, il vicolo venne completamente trasformato a metà del XIX secolo: per volontà della famiglia Savorelli Papazzurri, per custodire l'Immagine la stradina venne chiusa e trasformata in un Oratorio, che venne costruito per l'occasione da Virginio Vespignani in forme neorinascimentali. All'interno venne realizzata anche una decorazione in gesso da Luigi Simonetti.

Il nuovo luogo di culto venne inaugurato nel 1851.


Una curiosità: apparentemente la vicina Via dell'Archetto potrebbe prendere il nome da questo Oratorio, ma in realtà è il contrario, prendendo sia la Chiesa che la vicina via nome dall'archetto che qui esisteva.

Contenuti anniversari

Gennaio
12
Nasce Ettore Petrolini (1884) (targa)
18
Fondazione Partito Popolare (1918) (targa)
22
Sbarco di Anzio (1944)

Febbraio
14
Nasce Valentino Cerruti (1850) (targa)

Giugno
29
Santi Pietro e Paolo
Muore Ettore Petrolini (1936) (targa)

Agosto
20
Muore Valentino Cerruti (1909) (targa)

Utilità

Contenuti anniversari

Mappa di Sofia (1947)

Clicca per ingrandire
Questa mappa mostra la città di Sofia, capitale della Bulgaria, come si presentava nel 1947.

Demolizione della vecchia stazione Termini




La vecchia stazione Termini, inaugurata nel 1874, si era rivelata subito inadeguata al volume di traffico della giovane Capitale d'Italia. Negli anni successivi furono dunque aggiunti progressivamente binari, nuovi padiglioni, capannoni ed edifici di servizio, soprattutto nel 1911 furono eseguiti importanti ampliamenti in occasione dell'Esposizione Internazionale. Il problema principale era dovuto al fatto che si trattasse di una stazione di testa e non di una stazione passante. Negli anni venti sorse un dibattito fra gli architetti sul destino di Termini, c'era chi voleva ingrandirla, chi volava spostarla a Porta Maggiore, chi sopprimerla.

La stazione Termini in una mappa del 1925

Nel PRG del 1931 la stazione fu praticamente cancellata così come era, con la creazione alternativa di due grandi scali ferroviari al campo Parioli e sulla Casilina, Termini sarebbe stata soltanto una stazione di transito completamente sotterranea, al posto dei binari sarebbero sorti grandi viali circondati da palazzi monumentali.

Il PRG del 1931 prevedeva la scomparsa della vecchia stazione ferroviaria, che veniva trasformata in una stazione passante sotterranea

La grandiosità del progetto e l'ingente impegno di risorse da stanziare per realizzare questa soluzione urbanistica apparvero subito enormi e nel decreto di approvazione del PRG il progetto venne stralciato e subordinato ad ulteriori approfondimenti tecnici e progettuali.
Nel 1936 l'approvazione dell'Esposizione Universale comportò la rinuncia ad uno spostamento della stazione, si rese però necessaria una radicale ristrutturazione dell'antico manufatto ormai obsoleto, la nuova Termini sarebbe stata la vetrina del fascismo per chi raggiungeva la capitale in treno, e sarebbe stata anche il capolinea della linea metropolitana che conduceva all'E42.
La progettazione fu affidata ad Angiolo Mazzoni, capo della Sezione Architettura del Servizio Lavori delle Ferrovie dello Stato. Il primo progetto fu realizzato nel 1936, ma fu presto rifiutato perchè di stile troppo razionalista e poco monumentale. La nuova stazione avrebbe comunque avuto un lungo fronte di 232 metri, retrocesso di due isolati rispetto alla vecchia infrastruttura, questo comportava la creazione di un'immensa Piazza dei Cinquecento, al centro della quale sarebbe stata scavata la grande stazione sotterranea della metropolitana.

La facciata  della nuova stazione progettata da Mazzoni

Il secondo progetto realizzato nel 1938 prevedeva una nuova facciata caratterizzata da un enorme porticato monumentale dotato di colonne giganti corinzie alte 18 metri che conduceva direttamente ai binari, il fabbricato partenze era previsto nel corpo laterale di Via Principe di Piemonte (attuale Via Giolitti), quello degli arrivi in Via Marsala.
Mussolini piccona il tetto di un magazzino della stazione Termini nel febbraio del 1938

I lavori di costruzione dei due fabbricati laterali cominciarono il 16 febbraio 1938 con la demolizione delle strutture esistenti, capannoni e magazzini su Via Marsala, inaugurata in quello stesso giorno da parte di Mussolini in persona.
Dopo aver distrutto le costruzioni iniziarono i cantieri di fondazione delle nuove strutture lungo le due vie. In via Marsala furono anche abbattute le antiche arcate dell'acquedotto Felice, che fu ricostruito con una condotta interrata.

I lavori di fondazione del fabbricato partenze nel 1939, in fondo si vede la vecchia stazione Termini
Il vecchio edificio del Bianchi si salvò temporaneamente solo perchè la facciata della stazione era stata retrocessa, nel 1938 fu comunque demolito il fabbricato delle ferrovie Laziali, o Viciniali, posto in Via Principe di Piemonte, l'anno successivo fu smantellato il padiglione provvisorio delle partenze. Nel 1940 fu smontata progressivamente la grande tettoia metallica, mentre la stazione rimaneva ancora in funzione.

La grande tettoia durante lo smontaggio nel 1940
La costruzione della galleria della metropolitana si fermò alla fine di Via Cavour nel 1941, con il conseguente blocco di tutti i lavori per la creazione del capolinea sotterraneo di Termini; nel 1942 i lavori della nuova stazione ferroviaria furono sospesi a causa delle ristrettezze economiche dovute alla guerra, erano terminati i due grandi edifici laterali, mentre la grande facciata colonnata non era stata ancora edificata.

Demolizione della facciata del fabbricato degli arrivi nel 1941

La demolizione dell'edificio del Bianchi era iniziata nel 1941, era stato sezionato in due grandi tronconi creando un varco lungo gli avancorpi del fabbricato degli arrivi e delle partenze. Questo per permettere la prosecuzione dello scavo della galleria della metropolitana, che avveniva a cielo aperto.

Vecchio e nuovo edificio della stazione Termini si fronteggiano nel 1942, un anno dopo il padiglione quadrangolare sarà demolito

Nel 1943 si iniziò a smantellare il padiglione quadrangolare meridionale del fabbricato degli arrivi. Poi in tracollo totale della guerra bloccò la demolizione della vecchia stazione Termini che fu momentaneamente sospesa.


Pianta della vecchia stazione Termini con le demolizioni effettuate durante la guerra in una mappa alleata del 1943

La stazione, sezionata, nell'estate del 1944 vista da Via Cavour

Il 1947 con la ripresa dei lavori per la metro si dovette effettuare il grande sterro per realizzare la stazione sotterranea della metropolitana di Termini, in quell'occasione i due monconi meridionali della vecchia stazione furono demoliti, per permettere lo scavo, restava in piedi solo la vecchia facciata su Piazza dei Cinquecento, con i suoi padiglioni colonnati.


Il grande cantiere per la realizzazione della stazione sotterranea della metropolitana nel 1947, con i ruderi della vecchia stazione Termini

La fine dei due edifici di testata iniziò nel 1949 con la distruzione dei fastigio del padiglione delle partenze, il primo a scomparire, fra i rimpianti dei nostalgici e il disprezzo di buona parte della critica, che considerava la stazione volgare, così come tutto lo stile neorinascimentale.

L'abbattimento del padiglione delle partenze della facciata su Piazza dei Cinquecento è iniziato

Quello degli arrivi fu completamente raso al suolo mentre contemporaneamente era in stato avanzato la costruzione della nuova facciata della stazione progettata da Vitellozzi, in vista del Giubileo del 1950.

Il padiglione degli arrivi in demolizione nel 1949, davanti a Palazzo Massimo alle Terme

L'ultimo muro della vecchia stazione, e la nuova stazione in fase di completamento.

Vicolo de' Renzi


Vicolo de' Renzi è una strada del Rione Trastevere compresa tra Via del Moro e Piazza de' Renzi. Alcuni studiosi ritengono che il nome possa derivare dal fatto che si riteneva che Cola di Rienzo sia stato sepolto nella Chiesa - oggi scomparsa - di Santa Bonosa. Per quanto la Chiesa fosse nello stesso rione di questo vicolo, non era però così vicina come ciò lascerebbe pensare.

Piazza de' Renzi



Piazza de' Renzi si trova nel Rione Trastevere, compresa tra Vicolo de' Renzi e Via della Pelliccia


L'origine di questo nome, secondo alcuni, è da trovarsi nel fatto che si riteneva che Cola di Rienzo fosse sepolto nella Chiesa, oggi scomparsa, di Santa Bonosa: la piazza e la Chiesa condividevano il fatto di essere nello stesso rione, ma non erano in realtà così vicine.
Nella piazza è presente una targa che ricorda la piantumazione in sede di due piante di magnolia, dedicate a due bambine, in occasione della loro nascita.
Nella piazza sono inoltre presenti i ristoranti Augusto e Casetta di Trastevere.

Ristoranti scomparsi del Rione Colonna

Il Fagianetto, Piazza Colonna
Il Fagiano, Piazza Colonna
Grande Ristorante Nazionale - I Tre Re, Via del Seminario

Il Fagianetto


Il Fagianetto era un ristorante esistente in Piazza Colonna, nel Rione Colonna, sotto al porticato di Palazzo Wedekind. Esistito nella prima metà del XX Secolo, era un "gemello" del ristorante Il Fagiano che si trovava proprio al suo fianco.
Vista la sua posizione - a pochi passi dai palazzi del potere - era frequentato soprattutto da politici.

Il Fagiano


Il Fagiano era un ristorante esistente in Piazza Colonna, nel Rione Colonna, sotto il porticato di Palazzo Wedekind. Tale ristorante è esistito nella prima metà del XX Secolo, ed era frequentato in modo particolare dai politici, vista la vicinanza con i palazzi del potere.
Al suo fianco, sempre sotto il portico di Palazzo Wedekind, era presente un ristorante "gemello" chiamato Il Fagianetto.

Via Alfonso Ciacconio


Via Alfonso Ciacconio è una strada situata nel Rione Ripa, nella sua porzione sul colle Aventino, compresa tra Piazza Giunone Regina e Via Sant'Alberto Magno. La strada fu istituita ufficialmente nel 1930 quando una strada venne riservata per Alfonso Ciacconio (Baeza 1540 circa-Roma 1599), religioso Domenicano spagnolo (il suo nome di nascita era Alfonso Chacon, poi italianizzato in Ciacconio) sepolto nella vicina Basilica di Santa Sabina.
Gran parte della toponomastica dell'Aventino è legata a figure e memorie locali, e dedicare una strada a Ciacconio si inserisce in quest'ottica. La strada è collegata alla vicina Via Sant'Alberto Magno attraverso un suggestivo porticato a tre archi realizzato negli anni '30.