Palazzo Rocchi




Nel 1888 a Carlo Busiri Vici fu affidato il progetto di un palazzo da erigersi per conto dei Rocchi in via Cavour angolo vicolo dell’Agnello, nel Rione Monti. Contrariamente allo stile innovativo e stravagante utilizzato  nel precedente palazzo Giorgioli, particolarmente ardito per l’epoca, e veramente emblematico come opera prima, l’architetto sembra aver perso ormai la carica di innovazione e sperimentazione per adagiarsi sul più rassicurante conformismo del neocinquecentismo di cui erano esponenti di punta Kock e Piacentini. Forse questa scelta fu anche dettata dalla committenza che preferiva realizzare una decorazione ordinaria, soprattutto per ragioni economiche, piuttosto che le soluzioni elaborate e raffinate degli stucchi e degli ornamenti del citato palazzo. Si tratta di un edificio alto e compatto caratterizzato da sette finestre su via Cavour e da due sul vicolo adiacente. Un bugnato rustico ricopre il pian terreno e il mezzanino, dotato di peculiari porte finestre; interessante il timpano spezzato sul portone d’ingresso, dovuto al semplice innesto del vano finestra con ringhiera in ferro battuto , che sembra precludere a uno stile barocco, su cui poggia uno scudo con le lettere L D. Al piano nobile una spessa cornice marcapiano inquadra finestre con timpano ricurvo poggianti su un triglifo con capitello a mensola.





 Un’altra spessa cornice divide il secondo dal terzo piano, decorato da finestre con architrave su quattro travetti. Nel cornicione si ritrova lo stesso tipo di triglifo utilizzato nelle finestre del primo piano, alternato a rosette. Sopra il cornicione una successiva sopraelevazione altera non poco l’armonia dell’insieme. Da notare la tradizionale madonnina all'angolo del palazzo con lanternina in ferro battuto.

Quartiere Tor di Quinto

Il Quartiere Tor di Quinto sorge sulla riva destra del Tevere lungo l'ansa del fiume, alla confluenza con l'Aniene. 
Deve il proprio nome ad una torre posta in questo territorio, a sua volta così chiamata perchè posta al V miglio fuori Porta Ratumena, porta della quale si hanno poche informazioni, forse localizzata alle pendici del Campidoglio.
L'area di Tor di Quinto fu per numerosi secoli una zona di campagna, caratterizzata dal transito delle grandi consolari Via Flaminia e Via Cassia.
Dopo la Presa di Roma del 1870, anche questa zona fu in parte investita da grandi cambiamenti, infatti nel 1889 la Società di corse del Lazio costruì l'Ippodromo di Tor di Quinto, che fu collegato a Ponte Milvio dall'ampio Viale Lazio, oggi Viale di Tor di Quinto.
Nel 1891, lungo Viale Lazio, fu edificato il Poligono del Tiro a Segno Nazionale (TSN), ancora oggi in funzione.

Una vecchia immagine del Quartiere Tor di Quinto

Lo sviluppo urbano dell'area risale al XX Secolo, quando prima iniziò a svilupparsi l'abitato intorno al Piazzale di Ponte Milvio intorno al 1920 (il piazzale ricade in parte nel Quartiere Della Vittoria), insieme ad una serie di fornaci proprio nell'ansa del Tevere. Negli anni successivi, furono costruiti alcuni edifici tra il Piazzale di Ponte Milvio e Viale Lazio, e alcuni villini e ville tra Via Cassie e Via Flaminia, come Villa Brasini e Villa Aloisi.
Cerase Bazzani costruì la monumentale Chiesa della Gran Madre di Dio, in Piazzale di Ponte Milvio, terminata nel 1933.
A partire dal 1938, invece, iniziarono i lavori del Ponte XXVIII Ottobre, che dopo la caduta del Fascismo fu chiamato Ponte Flaminio, il ponte monumentale che passa il Tevere sull'asse viario della Cassia e della Flaminia.

Il Quartiere Tor di Quinto in una mappa del 1943

Nel 1946 il Quartiere Tor di Quinto venne ufficialmente istituito, staccandolo dal Quartiere Parioli.
Negli anni Cinquanta il quartiere iniziò la sua espansione verso Nord, con la costruzione di palazzine di lusso, a Vigna Clara e sulla Collina Fleming, ma fino agli anni Settanta gran parte di esso era ancora campagna e vi era una frequente attività pastorizia.
Nel quartiere sono inoltre presenti diverse caserme, come la Salvo d'Acquisto, dell'Arma dei Carabinieri, e la Camillo Sabatini, dei Lancieri di Montebello.

Caserme:
Salvo d'Acquisto (Carabinieri)
Camillo Sabatini (Lancieri di Montebello)

Chiese:
San Gaetano
Santa Maria Addolorata a Tor di Quinto
Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo

Ponti:
Ponte Flaminio
Ponte Milvio
Ponte di Tor di Quinto

Squadre di calcio:
U.S.D. Tor di Quinto

Quartiere Trieste

Il Quartiere Trieste si estende nell'area compresa tra le consolari Via Salaria e Via Nomentana, oltre il Quartiere Salario e fino al fiume Aniene.
Ricerche hanno testimoniato una presenza umana in età preistorica nelle aree del Monte delle Gioie e della Sedia del Diavolo, all'interno del Quartiere.
Per numerosi secoli, questo territorio fu occupato dalla campagna. Durante l'Antica Roma, come usuale nelle zone extraurbane lungo le strade consolari, vi furono costruiti diversi sepolcri, come quelli di Elio Callistio, noto ai Romani con il nome di Sedia del Diavolo, risalente al II Secolo.
Durante il III e IV Secolo, invece, sempre in questo territorio, lungo la Via Salaria, nacquero le Catacombe di Priscilla, nelle quali furono sepolti numerosi Martiri Cristiani, tra cui il Papa Marcellino.
Nello stesso periodo, sempre nel territorio dell'attuale Quartiere Trieste, ma sul versante della Via Nomentana, sorsero le Catacombe di Sant'Agnese, dove la Santa è sepolta. Negli anni successivi, dopo l'editto di Milano dell'Imperatore Costantino (313) che legalizzò il culto Cristiano, furono costruiti qui l'antica Basilica di Sant'Agnese ed il Mausoleo di Santa Costanza, dove fu sepolta la figlia dell'Imperatore Costantino. 
A metà del VII Secolo, Papa Onorio I costruì qui la nuova Basilica di Sant'Agnese fuori le Mura.

Il Quartiere Trieste nel 1930

Dopo che la zona fu per Secoli occupata dalla campagna, nel 1909 il Piano Regolatore di Edmondo Sanjust di Teulada contemplò un'urbanizzazione di quest'area.
I primi insediamenti ad essere costruiti furoni i villini di Via Clitunno e quelli del Quartiere Caprera.
Successivamente sui terreni di Villa Lancellotti venne costruito un complesso di case INCIS, in parte realizzate in Piazza Verbano.
Fu così che nel 1926 nacque ufficialmente il nuovo Quartiere, con il nome di Quartiere Savoia, il nome di Quartiere Trieste fu assunto solo nel 1946.

Il Villino delle Fate nel Quartiere Coppedè

L'edilizia del Quartiere fu principalmente una tipologia residenziale di qualità, fatta di villini e palazzi signorili, che vedono come esempio più singolare il cosiddetto Quartiere Coppedè, così chiamato perchè progettato dall'architetto Gino Coppedè.
Strada centrale del Quartiere Trieste è Corso Trieste, che da Via Nomentana raggiunge Piazza Annibaliano, e che dal 1946 dà il nome al Quartiere, su questa strada si affaccia un importante palazzo di Giulio Gra e il Liceo Classico Giulio Cesare, frequentato dai ragazzi del Quartiere.
Nei decenni successivi continuò l'edificazione dell'area, arrivando praticamente alle sponde dell'Aniene. 
Sorsero così le zone di Piazza Vescovio ed il cosiddetto Quartiere Africano, così chiamato per i nomi delle strade che, nel 1920, si decise di dedicare a quelle città e quei territori che, all'epoca, facevano parte delle colonie Italiane in Africa, innestato sui grandi Viali Eritrea, Libia, Etiopia e Somalia.
Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, un ululato si poteva sentire spesso la notte nella zona di Piazza Vescovio, all'epoca ancora in parte campagna, e si sparse la voce che un lupo minacciasse l'area. Si scoprì però che si trattava di un malato di mente che, una volta individuato, fu recluso in un manicomio. 

Il Quartiere nel 1943

Nel 1944, invece, quando gli alleati entrarono a Roma, si sparse la voce che la zona era stata minata dai tedeschi in ritirata. La voce fu smentita, ma ci furono numerose scene di panico tra gli abitanti del quartiere.
Negli anni Sessanta, nel Quartiere sorse uno dei principali locali di Roma: il Piper Club, in Via Tagliamento, in cui in quegli anni ebbero luogo le celebri esibizioni della cantante Patty Pravo.

Chiese:
Sant'Agnese fuori le Mura
Santa Costanza
Sacri Cuori di Gesù e Maria
Sant'Emerenziana
San Giuda Taddeo
Santa Maria Addolorata a Piazza Buenos Aires
Santa Maria Goretti
Cappella di Nostra Signora del Sacro Rosario
San Saturnino
Santissima Trinità a Villa Chigi

Catacombe:
Catacombe di Sant'Agnese
Catacombe di Via Anapo
Catacomba dei Gordiani
Catacombe di Sant'Ilario
Catacombe di Priscilla
Catacombe di Trasone

Fermate della Metropolitana:
Sant'Agnese - Annibaliano (Linea B1)
Libia (Linea B1)
Nomentana (Ferrovia FR1)

Fontane:

Parchi:
Parco Virgiliano (noto anche come Parco Nemorense)

Siti Archeologici:
Sedia del Diavolo

Statue e monumenti:

Strade:

Targhe:

Ville:
Villa Anziani
Villa Chigi
Villa Leopardi
Villa Lancellotti (demolita)
Villa Paganini

Villini:

Quartiere Monte Sacro



Il Quartiere Monte Sacro si estende nell'area lungo la Via Nomentana oltre il fiume Aniene, venendo da Porta Pia e andando verso l'esterno.
Il territorio dove oggi sorge il quartiere è stato abitato fin da tempi antichissimi. Nell'area di Sacco Pastore, la parte che sorge lungo un ansa dell'Aniene e che rappresenta l'unica porzione del quartiere posta sulla riva sinistra del fiume, furono ritrovati, tra il 1929 ed il 1935, due crani umani risalenti a 120mila anni fa. Lo scheletro, fu chiamato per questa ragione Uomo di Saccopastore.

In questo territorio si stanziarono, forse già in età regia, i membri della gens Claudia, famiglia sabina originaria della città di Regillo, che dunque iniziò a costituire nella zona i propri appezzamenti terrieri e le proprie coltivazioni.
Nel 494 a.C. e nel 448 a.C., i plebei, in rivolta contro i Patrizi, si ritirarono, in segno di secessione, sul colle Aventino e sul Monte Sacro: fu proprio in virtù della sacralità di questo patto che l'altura di 50 metri che sorge nella zona ha preso il nome di Monte Sacro. L'evento fu ricordato anche dall'edificazione di un Ara a Iuppiter Territor, che fece crescere la sacralità del luogo.
L'area del quartiere, al tempo della Roma Antica sorgeva molto lontano dall'abitato urbano, e nella zona, raggiungibile passando il Ponte Nomentano, di origine Repubblicana e più volte restaurato, si trovavano vasti latifondi con ville.
Con la fine dell'Impero, nella zona sorsero numerosi Casali e osterie di campagna, come l'Osteria de' Cacciatori, che sorgeva alle pendici del Monte Sacro.

Nel 1805, memore del giuramento che in questa zona fecero i Plebei al tempo della Roma Repubblicana, il condottiero Venezuelano Simon Bolivar salì sul Monte Sacro e giurò che avrebbe portato i popoli del Sud America alla libertà dal potere Spagnolo.


Il 1921 iniziò l'edificazione di un nuovo quartiere in questa zona, prevalentemente composto di villini, sotto la guida dell'architetto Gustavo Giovannoni, che seguì la tipologia delle città giardino di impostazione britannica. 
Nel 1924, la zona fu elevata a XVI quartiere di Roma e prese il nome di Città Giardino Aniene, nome che nel 1951 verrà mutato in Monte Sacro.

La serie ininterrotta di villini della Città Giardino, oggi in parte perduti

Nell'area nord del quartiere, negli anni Trenta del XX Secolo, con gli sventramenti edilizi di diverse zone del Centro, nacque una delle borgate ufficiali di Roma, il Tufello, per ospitare le persone che avevano perso la propria casa.

Il Quartiere Monte Sacro nel 1943

Negli anni Cinquanta fu lottizzata l'area di Conca d'Oro a palazzi semintensivi, molti villini della vecchia Città Giardino vennero progressivamente abbattuti per costruire al loro posto palazzine.
Dal 2012 il quartiere è collegato alla rete metropolitana attraverso la fermata Conca d'Oro della linea B1. Il 21 aprile 2015 è avvenuta anche l'apertura della fermata Jonio della stessa linea.

Architetture civili:


Fonti:
Fonte Acqua Sacra

Parchi:
Riserva Naturale Valle dell'Aniene

Ponte Tazio

Statue e monumenti:

Stazioni della Metropolitana:
Conca d'Oro (Linea B1)
Jonio (Linea B1, apertura prevista per la primavera 2015)

Strade:

Targa in memoria di Cola di Rienzo


La targa in questione si trova in Via San Bertolomeo de' Vaccinari, nel Rione Regola, e ricorda Cola di Rienzo (Roma 1313 - Roma 1354), tribuno che cercò di costituire a Roma un Comune mentre il Papa si trovava ad Avignone e in Città dilagavano le lotte tra i baroni, che presso questa casa nacque.
La targa è stata qui posta dal Comune di Roma nel 1872, si tratta di una delle prime targhe poste dal nuovo Municipio di Roma, in quegli anni infatti Cola di Rienzo era diventato un eroe repubblicano e anticlericale, molto amato dagli ambienti antipapalini e massonici che erano presenti in Consiglio Comunale.
Per lo stesso motivo gli fu dedicata la principale strada del nuovo Rione Prati, nel 1885, e nel 1887 fu posta la sua statua in Campidoglio.

Statua di Cola di Rienzo al Campidoglio, lungo la Cordonata

Borghetto Malabarba


Il Borghetto Malabarba nel 1934


Il Borghetto Malabarba era uno dei numerosi borghetti di Roma, gli insediamenti nati spesso in modo abusivo, sorti spontaneamente e spesso formati da baracche. Sorgeva nell'area del Quartiere Tiburtino, più precisamente lungo Via di Casal Bertone.

Il nome del borghetto derivava dall'antica Via di Malabarba, una strada oggi non più esistente che da Porta San Lorenzo raggiungeva la Tenuta di Pietralata passando per l'area di Casal Bertone. La strada doveva il suo nome ad una mola che un tempo qui esisteva che prendeva nome da un Oratorio di Santa Barbara e, per questa ragione, era chiamata Mola di Santa Barbara. Da qui, il nome è stato corrotto prima in Mola Barbara e quindi in Malabarba.

Quando nel 1865 fu costruito lo Scalo di San Lorenzo, l'area di quello che oggi è il Quartiere Tiburtino fu divisa in due entità distinte, quella oggi occupata dal Quartiere San Lorenzo e quella oggi occupata da Casal Bertone, e l'antica Via di Malabarba fu divisa in due.

L'area precedentemente occupata dal Borghetto Malabarba

Non si hanno notizie chiare sulle origini del Borghetto Malabarba, ma probabilmente fu uno dei primi di Roma, e fu formato da un sottoproletariato urbano che andò ad allontanarsi dal Quartiere di San Lorenzo già a inizio Novecento, quando il quartiere era ancora popolare.

Le baracche del Borghetto Malabarba costituiscono, dunque, uno dei primissimi insediamenti urbani dell'area di Casal Bertone, e fu negli anni Venti che il Comune istituì formalmente Via degli Orti di Malabarba, altra strada lungo la quale si estendevano molte baracche. Nel fascismo, parallelamente alle cosiddette borgate ufficiali, ovvero quelle costruite ad hoc per ospitare le persone rimaste senza casa a causa degli sventramenti effettuati per creare nuove arterie viarie, se ne svilupparono alcune spontanee, come il Borghetto Malabarba che, probabilmente, era già nato in precedenza.

Durante l'occupazione nazista, il Borghetto Malabarba fu un luogo nel quale molte persone andarono a cercare rifugio dai nazisti.

Un'immagine del Borghetto Malabarba negli anni '50
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il fenomeno dei borghetti si espanse notevolmente a Roma. Nel 1950, l'Ufficio preposto alla Toponomastica del Comune di Roma organizzò il Borghetto dividendolo inizialmente in due parti, Vicolo I Borghetto Malabarba e Vicolo II Borghetto Malabarba, cui nel 1954 si aggiunse Vicolo III Borghetto Malabarba.

Secondo un censimento compiuto nel 1968 dal Centro cittadino delle Consulte popolari, al Borghetto Malabarba vivevano circa 200 famiglie.

Negli anni Settanta il borghetto venne gradualmente smantellato e abbandonato, ma le ultime tracce rimaste, più sotto forma di abitazioni abusive che di baracche, furono abbattute intorno al 1997 per poter dare inizio ai cantieri della ferrovia ad Alta Velocità nella zona. Le ultime tracce del Borghetto furono abolite dagli uffici preposti alla Toponomastica di Roma nel 2010, anno in cui il Comune di Roma ha soppresso le denominazioni Vicolo I Borghetto Malabarba, Vicolo II Borghetto Malabarba e Vicolo III Borghetto Malabarba, in quanto il borghetto stesso non più esistente.

Via di Malabarba

Via di Malabarba era una strada, oggi non più esistente, che sorgeva nel territorio del Quartiere Tiburtino, e partendo dalla Porta San Lorenzo - quella da cui aveva inizio anche la Via Tiburtina - passava nell'area attualmente occupata dal Quartiere San Lorenzo e, passando a sud dell'area del Verano, raggiungeva Casal Bertone e da lì si congiungeva alla Tenuta di Pietralata.




Il nome di questa strada deriva da una mola un tempo qui esistente e da un limitrofo Oratorio di Santa Barbara, che dette il nome alla mola. Da qui, la Mola di Santa Barbara si è pian piano corrotta in Mola Barbara e, quindi, in Malabarba, dando il nome alla strada.

Con tutta probabilità, il tracciato di Via di Malabarba corrispondeva a quello che una volta era il primo tratto della Via Collatina, che una volta, uscendo dalla Porta Tiburtina, si riagganciava al tracciato odierno e raggiungeva così il luogo dove sorgeva l'antica città di Collatia.

Numerose antiche mappe indicano lungo la Via Malabarba, nel punto in cui incrociava il Vicolo della Ranocchia - che conduceva alla Basilica di San Lorenzo - e la Via del Campo Santo - che conduceva invece a Porta Maggiore - un luogo chiamato "Acqua Viva", che possiamo supporre essere una fonte.

L'area fuori porta San Lorenzo nella mappa del Murray del 1881, che mostra il Vicolo di Malabarba.


La costruzione, nel 1865, dello Scalo San Lorenzo - lo scalo ferroviario per le merci di Roma, la strada fu divisa in due tronchi distinti. L'area subito fuori Porta Tiburtina fu integrata nel Quartiere San Lorenzo quando questo fu costruito tra il 1884 ed il 1888.
La mappa di Roma del 1916 dello Scarpitti ci mostra, infatti, come il Vicolo Malabarba fosse sopravvissuto alla costruzione del nuovo quartiere e come fosse l'unica strada non integrata nello schema di vie perpendicolari l'una con l'altra.

La mappa dello Scarpitti del 1916, in cui il Vicolo di Malabarba è ben visibile all'interno del Quartiere di San Lorenzo
A conferma di quanto riportato dalla mappa dello Scarpitti, il Servizio Informativo Toponomastica riporta che alcune strade come Via dei Falisci e Largo degli Osci - appunto alcune delle strade che oggi hanno sostituito il vecchio Vicolo di Malabarba - siano state istituite in tempi successivi rispetto alle altre di San Lorenzo.

Guardando una mappa di oggi del Quartiere San Lorenzo, ci è abbastanza semplice riconoscere il tragitto del vecchio Vicolo di Malabarba, il cui tracciato è ancora ben visibile attraverso Via Tiburtina Antica, Via dei Falisci, Largo degli Osci e Via degli Apuli, per poi interrompersi bruscamente a causa della presenza della ferrovia.

Una riproduzione del percorso di Via Malabarba sull'attuale mappa di Roma presa da Google Maps.
In rosso scuro, l'attuale Via di Casal Bertone. 


Proprio subito dopo il grande snodo ferroviario vi è l'area di Casal Bertone, dove ancora oggi il toponimo di Malabarba è sopravvissuto in Via degi Orti di Malabarba, piccola strada parallela a Via di Casal Bertone. E' in quest'area che la strada risaliva, puntando verso Pietralata, forse proseguendo - anche sotto altra denominazione - lungo l'odierna Via Galla Placidia.

Proprio nell'area compresa tra la ferrovia e Via di Casal Bertone, intorno agli anni Trenta del XX Secolo nacque un borghetto abusivo fatto di baracche, il cosiddetto Borghetto Malabarba, che rimase in piedi fino alla fine degli anni Settanta. Le tracce di questo borghetto rimasero nella toponomastica di Roma fino al 2010, quando il Comune ritenne di sopprimere le denominazioni di Vicolo I Borghetto Malabarba, Vicolo II Borghetto Malabarba e Vicolo III Borghetto Malabarba, sopravvissute ben oltre la fine del borghetto stesso.

Targa in memoria di Giordano Giacomello


La targa in questione si trova all'interno della Città Universitaria, più precisamente nella Facoltà di Farmacia, nel Quartiere Tiburtino, e ricorda il chimico e scienziato Giordano Giacomello (Montereale Cellina 1910 - Roma 1968), professore presso l'Università La Sapienza a partire dal 1948.
La targa è stata qui posta dalla Società Italiana di Scienze Farmaceutiche e dai colleghi di Giacomello e discepoli dell'Università.

Targa in memoria di George Washington


La targa in questione si trova in Viale Georgio Washington, nel Quartiere Pinciano, all'interno di Villa Borghese, e ricorda l'uomo politico Statunitense George Washington (Bridge Creek 1732 - Mount Vernon 1799), comandante dell'esercito dei rivoluzionari Americani che porto all'indipendenza dal Regno Unito le colonie britanniche del Nord America, nonché primo Presidente degli Stati Uniti d'America.
La targa, scritta sia in Italiano che in Inglese, è stata qui posta nell'Ottobre del 2000 dalla National Society Doughters of the American Revolution nel Viale di Roma dedicato a George Washington.

George Washington attraversa il fiume Delaware, dipinto del pittore Statunitense di origine Tedesca Emanuel Leutze del 1851, conservato presso il Metropolitan Museum of Art di New York

Targa in memoria di Yasser Arafat


La targa in questione si trova in Via dei Sabelli, nel Quartiere Tiburtino, più precisamente nell'area di San Lorenzo, e ricorda l'uomo politico Palestinese Yasser Arafat (Il Cairo 1929 - Clamart 2004), vincitore nel 1994 del Premio Nobel per la Pace insieme agli Israeliani Shimon Peres ed Ytzhak Rabin.
La targa è stata qui posta il 12 Novembre 2005.

Targa in memoria di Nicola Marchese


La targa in questione si trova in Piazza Manfredo Fanti, nel Rione Esquilino, e ricorda il poeta Nicola Marchese (Trani 1858 - Roma 1910), che presso questo edificio visse.
La targa è stata qui posta dal Comune di Roma il 21 Aprile 1955.

Targa in memoria delle vittime delle Fosse Ardeatine del Rione Campo Marzio


La targa in questione si trova in Piazza del Ferro di Cavallo, nel Rione Campo Marzio, e ricorda quattro cittadini del Rione morti il 24 Marzo 1944 nell'eccidio delle Fosse Ardeatine: l'elettrotecnico comunista Mario Felicioli (Roma 1901 - Roma 1944), l'industriale comunista Renzo Giorgini (Roma 1887 - Roma 1944), l'elettrotecnico compagno di officina di Felicioli, il socialista Alfredo Mosca (Roma 1890 - Roma 1944), e il calzolaio legato al movimento Bandiera Rossa Alfredo Pasqualucci (Borbona 1903 - Roma 1944).
La targa è stata qui posta il 24 Marzo 1947, in occasione del terzo anniversario delle Fosse Ardeatine, da i cittadini del Rione Campo Marzio. A due delle vittime citate nella targa, Alfredo Mosca e Mario Felicioli, è dedicata anche un'altra targa presso l'officina in cui lavoravano in Via delle Colonnette.

Targa in memoria di Ercole Rosa


La targa in questione si trova in Piazza del Ferro di Cavallo, nel Rione Campo Marzio, e ricorda lo sculture Ercole Rosa (Roma 1846 - Roma 1893), che fu direttore dell'Accademia di Belle Arti sulle cui mura la targa è addossata.
La targa è datata 2660: l'anno non è da considerarsi dalla nascita di Cristo, bensì ab Urbe condita, ovvero dalla fondazione di Roma, che sarebbe il 1907 dopo Cristo. Non è l'unica targa a Roma a fare uso di questo tipo di datazione: il busto in memoria di Antonio Canova, situata nella via che porta il nome dello scultore, ne è un esempio.

Targa in memoria di Tullio Giannotti


La targa in questione si trova in Via del Corso, nella parte della strada che ricade nel Rione Campo Marzio, e ricorda il militare Tullio Giannotti (Roma 1891 - Sarriòn 1938), inviato sotto il Fascismo nella Guerra di Spagna a capo del I Reggimento della divisione Littorio e caduto nella Battaglia del Levante, che presso questa casa nacque.
La targa, che riporta la motivazione del conferimento della Medaglia d'Oro al Valore Militare, è stata qui posta dal Comune di Roma il 28 Ottobre 1941.

Targa in memoria della fondazione del Circolo Universitario Cattolico Romano


La targa in questione si trova in Piazza della Torretta, nel Rione Campo Marzio, e ricorda come in questo palazzo l'8 Dicembre 1894 fu fondato, ad opera di Romolo Murri, il Circolo Universitario Cattolico Romano, il quale a sua volta, nel 1896, diede vita alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI).
La targa è stata qui posta ad opera della FUCI l'8 Dicembre 1984, a 90 anni dalla fondazione del Circolo Universitario Cattolico Romano.

Targa in memoria di Filiberto Zolito


La targa in questione si trova in Via della Lupa, nel Rione Campo Marzio, e ricorda Filiberto Zolito (Roma 1895 - Roma 1944), calzolaio, antifascista legato al gruppo partigiano Bandiera Rossa, nella cui cantina fu scoperto un deposito di munizioni, ragione per cui fu fucilato a Forte Bravetta il 2 Febbraio 1944 insieme a dieci suoi compagni.
La targa è stata qui posta da "i compagni di fede" di Filiberto Zolito il 2 Febbraio 1946, in occasione del secondo anniversario della sua morte.

Targa in memoria di Samuele Finley Breese Morse


La targa in questione si trova in Via dei Prefetti, nel Rione Campo Marzio, e ricorda l'inventore statunitense Samuel Finley Breese Morse (Charlestown 1791 - New York 1872), il cui nome è stato parzialmente italianizzato sulla targa in "Samuele", che insieme ad Alfred Vail inventò il telegrafo elettrico con relativo alfabeto, detto appunto Codice Morse.
Morse, come riportato dalla targa, abitò in questa casa dal 20 Febbraio 1830 al 5 Gennaio 1831.
La targa è stata qui posta dal Comune di Roma nel 1883.

Targa in memoria di Fabri Ozzy


La targa in questione si trova in Via Galvani, nel Rione Testaccio, ricorda Fabrizio, detto "Fabri" e "Ozzy" (1966-2008), tifoso della Roma morto in un incidente stradale.