Carnevale Romano

Il Carnevale di Roma in un dipinto di Johannes Lingelbach (XVII Secolo)
Il Carnevale è una festa che, pur non essendo religiosa, si celebra principalmente nei Paesi di tradizione Cattolica, essendo connessa in modo stretto ad alcune importanti festività religiose. La festa inizia infatti la Domenica di Settuagesima, ovvero la prima delle nove che precede la Settimana Santa, nel periodo precedente la il Mercoledì delle Ceneri e la Quaresima.
Pur essendo festeggiato in modo diverso da città in città - e qui vedremo infatti nello specifico il Carnevale Romano - , esso ha tratti generali comuni, originati da alcune feste pagane quali i Saturnali dell'Antica Roma, in cui gli schiavi erano eccezionalmente elevati al rango di padroni. Il Carnevale è infatti caratterizzato dalle maschere, dall'interpretare, per l'occasione, qualcuno diverso da chi si è realmente e sovvertendo l'ordinario ordine sociale.
Come abbiamo detto, ogni realtà locale ha una diversa forma di Carnevale, spesso con riferimenti alla cultura locale in linea generale.
Le origini del Carnevale Romano risalgono al Medioevo, dove i giochi si svolgevano principalmente nella Platea in Agone, l'attuale Piazza Navona, ma fu nel XV Secolo, sotto il Pontificato di Papa Paolo II Barbo (1464-1471), che crebbe notevolmente di importanza. Il nuovo Pontefice veniva infatti da Venezia, città dove esisteva all'epoca - come oggi - uno dei più popolari Carnevali al mondo. Il nuovo Pontefice volle dunque che Roma non fosse da meno e focalizzò le celebrazione nell'area del nuovo palazzo che si era fatto costruire, il Palazzo Venezia, e della limitrofa Via Lata, l'attuale Via del Corso e promosse il nuovo Carnevale a tal punto che nel Rinascimento era più popolare e rinomato di quello veneziano.
Proprio su questa strada, infatti, si correva per l'occasione la corsa dei Barberi, dove cavalli berberi erano fatti correre lungo l'intera via partendo da Piazza del Popolo e ripresi a Piazza Venezia, dove era infatti una strada - oggi non più esistente - detta Via della Ripresa dei Barberi. Nel 1665 Papa Alessandro VII Chigi (1655-1667) fece abbattere l'Arco di Portogallo, allargando parte di Via del Corso, proprio per rendere più agevole il percorso. Tale intervento è ogg ricordato da una targa.
Quella dei cavalli non era però l'unica corsa che vi si svolgeva, e la Bolla di Paolo II fece istituire queste altre singolari competizioni: il primo lunedì correvano gli Ebrei, dopo aver mangiato in abbondanza in modo da essere meno agili, il primo martedì i bambini Cristiani, il mercoledì i giovani Cristiani, il Giovedì Grasso gli anziani di età superiore ai 60 anni, il secondo lunedì gli asini, il Martedì Grasso le bufale. A questi nel tempo si aggiunsero, uscendo anche da questo schema ben impostato, oltre alla corsa dei cavalli, corse di nani, zoppi e deformi.
Via del Corso era anche in quel periodo uno dei principali - ma non certo l'unico - luoghi in cui sfilavano persone in maschera, camuffati principalmente dai principali personaggi della Commedia dell'Arte, soprattutto di foggia Romana. Oltre a maschere di calibro nazionale quali il medico, il brigante e il nobile decaduto, sfilavano anche quelle più tipiche di Roma, come Rugantino, Meo Patacca, Cassandrino e Don Pasquale De' Bisognosi, cui nel XIX Secolo si aggiunse il Generale Mannaggia La Rocca. Dopo il tramonto, per ragioni di ordine pubblico, era proibito indossare maschere sul volto per chi si travestiva. Durante queste manifestazioni, si era soliti lanciarsi coriandoli e pezzi di amido indurito.

Maschere in Piazza Barberini in una raffigurazione di Bartolomeo Pinelli
Altro luogo del Carnevale Romano era il Monte Testaccio, dove aveva luogo la singolare manifestazione della Ruzzica de li Porci: alcuni maiali erano posti su carri e fatti rotolare dall'altura, mentre la folla sotto si contendeva gli animali.
Nel 1667 Papa Clemente IX Rospigliosi (1667-1669) decise di porre fine alle corse di persone in Via del Corso, dal momento che i cittadini spesso lanciavano oggetti di ogni tipo contro coloro che correvano. Tuttavia, gli Ebrei, che beneficiarono dell'interruzione del lancio di oggetti contro le loro corse, dovettero accollarsi una gran parte delle spese per il Carnevale. Oltre a questo, il Rabbino Capo di Roma si doveva recare presso i Conservatori di Roma ed inginocchiarsi di fronte a loro, per essere cacciato a calci nel sedere.
Dopo l'abolizione delle corse di esseri umani, il Carnevale iniziava con un'esecuzione capitale o altre pene corporali di colpevoli di reati vari.

La Corsa dei Moccoletti in un dipinto di Ippolito Caffi conservato alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma
Una nuova usanza che nacque in questo periodo e che caratterizzò lungamente il Carnevale Romano è la Corsa dei Moccoletti, una corsa serale in cui i partecipanti reggevano delle candele e stava a loro spegnerle agli avversari. Un dipinto Ottocentesco di Ippolito Caffi ricorda quest'usanza.
Tra i numerosi letterati che hanno lasciato testimonianza del Carnevale Romano c'è anche Wolfgang Goethe, che narra quanto fosse difficile descrivere una simile massa festosa.
Il Carnevale Romano non ebbe luogo tutti gli anni, dal momento che diversi eventi potevano causarne la sospensione. Nel 1829, ad esempio, non si svolse per via della morte del Papa Leone XII Della Genga (1823-1829), mentre nel 1837 non ebbe luogo a causa di un'epidemia di colera.
La decadenza di questa festa si ebbe a partire dal 1870, con l'annessione di Roma al Regno d'Italia, quando i Piemontesi iniziarono a limitare fortemente il Carnevale Romano per ragioni di ordine pubblico, dal momento che erano molti gli incidenti che si verificavano nei giorni della festa.

Una scena del carnevale del 1881 dipinta da José Benlliure

Vicolo del Montonaccio


Vicolo del Montonaccio è una strada situata nel Rione Ponte, che parte da Via di Monte Giordano e non ha uscita.
La via si presenta come una tortuosa salita senza sbocco all'interno dell'isolato di Monte Giordano, in quel palazzo che fu in primis degli Orsini, poi dei Gabrielli e quindi diviso tra diverse proprietà. I diversi nomi che la strada ha avuto hanno spesso chiamato a questa sua connotazione di strada poco agibile. Salita di Gabrielli, Scale di Monte Giordano, Scentaccia di Monte Giordano, Cordonata alla Vetrina.
Questo fa scartare un'altra ipotesi presa in considerazione, ovvero che il nome dispregiativo del vicolo fosse dovuto a un deposito di immondizie che vi si trovava. Tuttavia, la scarsa accessibilità del vicolo potrebbe averne favorito anche la presenza di sporcizia.
Sulla sommità del vicolo - più alta di diversi metri dal suo punto di partenza in Via di Monte Giordano - si arriva alle case che furono dei Signori di Monte Rotondo e a Palazzo Tanari.


Madonna col Bambino in Via della Pace


L'Edicola Sacra in questione si trova in Via della Pace, nel tratto compreso nel Rione Ponte, e raffigura la Madonna con in braccio Gesù Bambino. L'immagine della Vergine è posta in un'edicola costituita da due lesene doriche sostenenti un timpano, sulla cui sommità si trova una sfera, l'edicola poggia su un piano ricurvo di marmo sorretto da due mensole. Una lanterna in ferro battuto penne dall'alto, un piccolo torciere di ferro ad una luce si trova subito sotto le mensole.

Contrada Alto Passo

La Contrada Alto Passo si trovava nel Rione Ripa, e se ne ha memoria per quanto riguarda un lazzaretto che vi fece realizzare Papa Niccolò V Parentucelli (1447-1455) nel 1453, affidando la costruzione dell'opera alla Compagnia dei Fabbri. Non si hanno altre notizie riguardo questo luogo.

Strada dell'Alta Semita

La strada dell'Alta Semita era una strada dell'Antica Roma. Essa ricopriva una notevole importanza al punto da dare il proprio nome ad una delle Regiones Augustee, appunto l'Alta Semita.
Il nome di questa strada significa "sentiero alto", lasciando intendere una posizione elevata. Dobbiamo infatti pensare che se oggi le alture dei sette colli di Roma sono percepibili soprattutto per le salite e le discese, in tempi antichi erano visibili anche elementi naturali, oggi sempre più rari, che mostravano i rilievi collinari ed aumentavano la percezione di altitudine. Questo ci fa pensare che il nome di questa strada possa risalire a tempi remotissimi.
Il percorso della strada dell'Alta Semita iniziava poco fuori da Porta Collina, nelle Mura Serviane, al punto del raccordo tra la Nomentana e la Salaria, grossomodo sull'attuale Via Venti Settembre. Da lì percorreva il tracciato dell'odierna strada procedendo sull'attuale Via del Quirinale, arrivando al Foro Romano e raccordandosi probabilmente con il Vicus Iugarius.
La strada venne interrotta prima per la realizzazione del Foro Traiano e successivamente delle Terme di Costantio, ma come abbiamo visto il suo tracciato continua ad essere un importante asse della mobilità anche ai giorni nostri.

Vicolo della Fontana



Vicolo della Fontana è una strada situata nel Quartiere Trieste, compresa tra Via delle Alpi e Via Nomentana. 
La via è uno dei pochi toponimi della zona preesistenti all'annessione di Roma al Regno d'Italia e sopravvissuti all'urbanizzazione successiva.

Vicolo della Fontana nel 1870

La strada si presenta ancora oggi con un tragitto irregolare, costeggiando la limitrofa Villa Paganini. 
Originariamente, il tracciato iniziava da Porta Salaria, comprendendo anche quello delle attuali Via Dalmazia e Via Nizza, anche esse infatti in parte irregolari nel proprio percorso diversamente dalla maggior parte delle altre strade del quartiere. 
La strada delimitava superiormente i terreni di Villa Albani, mentre in basso si trovavano la Vigna Capizucchi e Lancellotti, poi diventata Falzacappa, e terminava sulla Nomentana lungo la Villa del Cardinale Alberoni, in seguito diventata Villa Paganini.


La fontana da cui il vicolo prende il nome è quella del Cardinale Pierbenedetti, che sorgeva proprio all'angolo con la Via Nomentana (come una lapide ancora ricorda), mentre la fontana è stata spostata all'interno di Villa Paganini (proprio in corrispondenza della sua antica collocazione) nel 1934 per ragioni di mobilità, in occasione dei lavori per la nuova Villa Paganini compiuti da Raffaele De Vico.

Vicolo della Fontana quando il suo tracciato comprendeva anche l'attuale Via Nizza, in una mappa del 1911 realizzata dall'Istituto Geografico De Agostini

Grotta di Lourdes a Sant'Agnese fuori le mura



All'interno del complesso di Sant'Agnese in Via Nomentana, nel Quartiere Trieste, si può trovare una suggestiva replica della Grotta di Lourdes. In essa è riprodotta la grotta in cui a Lourdes, in Francia, nel 1858 la Madonna apparve 18 volte a Santa Bernadette Soubirous.
Sul grande muraglione che sostiene il giardino del monastero di S. Agnese fu ricostruita, in maniera non filologica, nel 1945 la grotta di Massabielle come ex voto.



Un arco di mattoni sormontato da una piccola tettoia in coppi, racchiude la cavità della grotta, in basso a sinistra si apre la cavità interna, in alto a destra invece c'è la nicchia con la statua della Madonna.



La posa della Vergine è quella assunta il 25 marzo 1858 quando rispose alla domanda di Bernadette su quale fosse il suo nome dicendo "Io sono l'Immacolata Concezione".

La Vergine Incoronata posta nell'Esplanade del
santuario di Lourdes.

La statua in porcellana è ispirata a quella della Vergine Incoronata nel santuario di Lourdes, realizzata nel 1876 in bronzo dalla casa Raffl.
Sull'aureola metallica sono scritte le parole "IO SONO L'IMMACOLATA CONCEZIONE".
Sotto la statua su una lapide di marmo, ispirata a quella della grotta di Lourdes, sono scritte le stesse parole in dialetto"QUE SOY ERA IMMACULADA COUNCEPCIOU".



In basso a sinistra vi è una piccola statua di Bernadette inginocchiata, sotto la volta è presente un semplice altare di marmo.
La nicchia della grotta è tappezzata di ex voto e di immagini devozionali; una piccola cancellata in ferro recinta la grotta.



Lungo il muro a sinistra della grotta sono presenti delle lapidi di marmo con le grazie ricevute.

Via delle Scuderie


Via delle Scuderie è una strada situata nel Rione Trevi, compresa tra Via della Panetteria e Via del Traforo. La strada inizialmente faceva parte di Via del Giardino Papale, la strada che circondava i Giardini del Quirinale, all'epoca residenza del Papa, e così chiamata per questa ragione.
Con l'annessione di Roma al Regno d'Italia, il Palazzo del Quirinale divenne la residenza della Casa Savoia e, con questo pretesto, nel 1871 il nome della strada fu cambiato in Via dei Giardini. Questo si coniugava anche alla politica dei Piemontesi di limitare per quanto possibile i riferimenti al Papa ed al Cattolicesimo nella toponomastica di Roma.
Nel 1911, in seguito all'apertura del Traforo sotto al Quirinale, la Via dei Giardini venne di fatto divisa in due parti ben distinte tra di loro. Questo portò il Comune di Roma ha dare al tratto situato ad Ovest del Traforo il nome di Via delle Scuderie, dal momento ce si trova a ridosso dell'area del Palazzo adibita a Scuderie, realizzate dal Cipolla (da non confondere col Palazzo delle Scuderie del Quirinale, in Piazza del Quirinale) e successivamente trasformate in autorimesse.


Vicolo della Cuccagna


Vicolo della Cuccagna è una strada del Rione Parione compresa tra Via della Cuccagna e Piazza dei Massimi.
Il nome di questa strada deriva dal popolare gioco dell'Albero della Cuccagna, che in maggio aveva luogo in Piazza Navona dove oggi si trova la Fontana del Moro.
Il gioco consisteva nell'erigere un palo e cospargerlo di materiale scivoloso in cima al quale erano appesi premi principalmente di carattere alimentari. I partecipanti dovevano riuscire ad arrampicarvici a prendere i suddetti premi.
Nel vicolo è presente un'interessante edificio di origine medievale.

Busto di Pietro Mascagni


Il busto di Pietro Mascagni si trova in Via del Corso, a ridosso dell'Hotel Plaza, nella parte della strada compresa nel Rione Campo Marzio.
Fin dal 1927 il maestro iniziò a frequentare l'Hotel per la comodità maggiore rispetto al villino che possiedeva in Via Po. Nel 1936 Mascagni si trasferì definitivamente al Plaza, in un appartamento contenente un salotto, sala da pranzo, vestibolo e camera da letto.
Il 2 Agosto 1945 il grande compositore Pietro Mascagni (Livorno 1863 - Roma 1945) morì all'interno della suite dell'Hotel Plaza dove da anni viveva.
Per questa ragione, nel 1948 si decise di realizzare un busto bronzeo per ricordarlo. L'incarico fu dato allo scultore Publio Morbiducci, che già tre anni prima aveva realizzato la maschera mortuaria del Mascagni. Tuttavia, per l'esecuzione del bronzo non fece riferimento alla maschera realizzata, ma a una fotografia fornitagli da Anna Lolli, una cara amica del compositore.
Il nuovo busto venne inaugurato il 28 Dicembre 1948 alla presenza dell'allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giulio Andreotti e di Beniamino Gigli, che interpretò diverse arie del Mascagni.
Nel 1963 Roma decise di ricordare il Mascagni anche con un'altra targa, situata in Piazza della Rotonda, nel Rione Colonna.

Alta Semita



L'Alta Semita era una delle Regioni di Roma Augustea, ma l'area era già da tempi precedenti ad Augusto era nota con questo nome. L'area si trovava sul Colle Quirinale, e corrispondeva al tratto interno a Roma della Via Salaria, dentro Porta Salaria dopo la costruzione delle Mura Aureliane ed in parte all'interno di Porta Collina delle Mura Serviane.
Il nome Alta Semita in lingua latina significa "sentiero alto", inteso come in posizione elevata. Se ad oggi l'urbanizzazione ha reso i sette colli di Roma riconoscibili soprattutto dalle salite e le discese e solo in rari casi da elementi naturali (come la Rupe Tarpea per il Campidoglio), dobbiamo immaginare che nell'Antica Roma questi elementi erano ben più visibili, fatto che rende ancor più comprensibile un nome che da quasi l'idea di un sentiero di montagna.
Il sentiero in questione da cui la regione prendeva nome era detto anch'esso Alta Semita.

Albiston

Albiston era una località così chiamata nell'Antica Roma situata all'interno dell'attuale Rione San Saba, grosso modo nell'area dove oggi sorge la Chiesa di Santa Balbina, e prendeva il nome da Albae Stolae Imperatorum, perché era qui che si fabbricavano i pallii imperiali.

Targa in memoria della nascita della Radio Italiana


La targa in questione si trova in Via Maria Cristina, nel Rione Campo Marzio, a ridosso di Palazzo Corrodi, e ricorda come in questo edificio, il 6 Ottobre 1924, ebbero inizio le prime trasmissioni della radio italiana, all'epoca rappresentata dall'URI - Unione Radiofonica Italiana.
La targa è stata qui posta dal Comune di Roma e dalla RAI il 6 Ottobre 2014.

Targa in memoria dell'utenza idrica dell'Ospedale San Giacomo


La targa in questione si trova in Via del Corso, nella parte compresa nel Rione Campo Marzio, nell'edificio dell'Ospedale San Giacomo e della Chiesa di San Giacomo in Augusta, e ricorda come proprio nell'ospedale, nell'Aprile 1572, entrò in servizio - rimanendovi fino ad oggi - l'utenza idrica attualmente più antica di Roma.
La targa è stata qui posta dall'Azienda Comunale Elettricità ed Acque (ACEA) nel 1981.

Ponte Salario


Il vecchio Ponte Salario è un ponte che sorge sul Fiume Aniene, al confine tra i quartieri Parioli e Trieste e la Zona Val Melaina.
Le origini del ponte sembrano essere antichissime e risalire addirittura a prima di Romolo: sembra infatti che il ponte fu costruito in origine dagli Etruschi e che, al tempo del primo re di Roma, vi siano passate le Sabine vittime del celebre Ratto compiuto dai Romani. Il ponte rappresenta infatti il passaggio sul fiume Aniene della Via Salaria, che collega Roma alla Sabina. Fu sempre su questo ponte che Manlio Torquato, nel 361 avanti Cristo, vi sconfisse in duello un soldato gallo adornato di Torques, episodio che dette a Manlio, appunto, il soprannome di Torquato.
Sempre nell'area di questo ponte si accamparono il goto Ricimero nel 472 ed il goto Vitige nel 537, durante i rispettivi assedi di Roma. Nel 544 fu distrutto da Totila, nel 565 fu restaurato dal generale Narsete, che appose due epigrafi riguardanti il restauro, gli stessi parapetti furono realizzati con transenne di marmo molto elaborate.

Rilievo delle antiche transenne del ponte

Nel 728 il ponte fu il teatro di uno scontro tra i Longobardi, accorsi in difesa di Papa Gregorio II, ed i Bizantini guidati dall'esarca Paolo, inviato da Leone l'Isaurico.
Una nuova battaglia ebbe luogo nel 1378, stavolta tra i Bretoni e i cittadini Romani che accorsero in difesa di Papa Urbano II, ma vennero sconfitti. Nel 1433, invece, il ponte fu occupato dalle truppe di Niccolò Piccinino.
Forse anche per via di questa posizione strategica, il ponte si presentava fortificato da una torretta quadrata dotata di merli. I parapetti presentavano dei pilastrini di travertino sovrastati da sfere piatte, decorate da gigli, croci e fiori, fra cui erano poste transenne di varie fogge.

Plastico del Ponte Salario ad Aschaffenburg

Fino al XVIII Secolo infatti si presentava con queste fattezze molto pittoresche, ricordate in diverse incisioni, come una del Piranesi, e in un plastico conservato alla collezione Schloss Johannisburg ad Aschaffenburg, in Baviera.
Nel 1799 il ponte venne abbattuto dai soldati del Regno di Napoli per impedirne il passaggio alle truppe napoleoniche.
Un secondo abbattimento dell'arcata centrale avvenne, con delle mine, nel 1849, ad opera del generale francese Oudinot, per evitare che vi passassero i Garibaldini.

Ponte Salario dopo il ripristino del 1874

Nel 1874 venne restaurato una prima volta, con la ricostruzione dell'arcata in mattoni, e la creazione di un parapetto poggiato su mensole.
Il 1930 fu deciso l'ampliamento del ponte per l'aumento previsto del traffico veicolare, ad uso dell'Aeroporto del Littorio, oggi Aeroporto di Roma Urbe, il progetto fu curato dall'ingegner Rodolfo Stoelcker, che raddoppiò la carreggiata, facendola poggiare sul ponte antico tramite grandi mensoloni, tale restauro ha fatto assumere al ponte l'aspetto attuale.

Il ponte in restauro nel 1930

Ad oggi non ha nulla del pittoresco ponte con torretta che vi esistette fino al XVII Secolo: l'unica parte superstite sono i due piccoli archetti di sottorampa, sulle sponde del fiume Aniene, costituiti da blocchi di tufo di Fidene.


Ippodromo di Tor di Valle





L'Ippodromo Tor di Valle si trova nella Zona Tor di Valle e vi si accede da Via dell'Ippica. Le origini di questa struttura risalgono al 1957, anno in cui, a seguito dell'abbattimento del vecchio Ippodromo del trotto di Villa Glori, che si trovava nel Quartiere Parioli, per lasciare spazio al Villaggio Olimpico in vista delle Olimpiadi del 1960, si decise di costruire un nuovo impianto per questa disciplina. 
Il cantiere iniziò nel 1957 e l'inaugurazione avvenne il 26 Dicembre del 1959 con una corsa internazionale, il fiume in piena fece sì che mezza dirittura d'arrivo fosse coperta d'acqua. L'imprenditore che realizzò l'impianto fu Gaetano Turilli, proprietario dell'hotel Plaza, in società con i fratelli Filippi.

Particolare della tribuna con la vetrata del ristorante.

La nuova opera venne affidata all'architetto spagnolo Julio Lafuente, all'ingegner Gaetano Rebecchini e all'ingegnere strutturista Calogero Bedetti, che progettarono un impianto particolarmente grande per il trotto, tra i più estesi d'Europa per questa disciplina. 


Esso comprende una pista di trotto della lunghezza di 1.000 metri ed una di galoppo di 2.000 (anche se per questa disciplina a Roma è sempre stato più utilizzato l'Ippodromo delle Capannelle), oltre a una pista di allenamento ed alle scuderie. Complessivamente l'impianto occupa una superficie di quarantacinque ettari.


Ma l'elemento architettonicamente più interessante è senza dubbio costituito dalle tribune per il pubblico, che ospitano anche le sale dedicate ai bookmakers e un ristorante. La struttura delle tribune è considerata la più grande paraboloide iperbolica del mondo, ha uno spettacolare aggetto di venti metri, una superficie coperta di 800 m², la capienza è di 50.000 spettatori.


Due grandi pensiline in cemento armato, rette da 11 pilastri, coprono con una diagonale le tribune con un sistema strutturale molto audace, i pilastri sono costituiti da paraboloidi iperbolici con un'avanzata sperimentazione sui gusci sottili, ogni pilastro sfiocca in quattro costole e nelle vele a forma di fungo a doppia espansione.

Le tribune durante la costruzione.



Ogni pensilina misura 21x39 m e grava sull'unico pilone centrale, tale pilone è stato progettato con due strozzi in serie, in modo da assicurargli una notevole flessibilità. Dei tiranti metallici ancorano la parte posteriore della copertura al terreno, bilanciando le forze di equilibrio rispetto al vento, tra i tiranti è tessuta la grande vetrata posteriore, costituita da elementi a bilico.

Veduta della grande vetrata posteriore delle tribune.


Particolare della vetrata.

Negli anni Settanta fu ampliato il solaio, furono realizzate delle grandi vetrate che occuparono metà delle tribune per tutta la loro lunghezza, realizzando dei controsoffitti sotto la copertura di cemento. Si perse in questo modo parzialmente l'originale spettacolarità dell'aggetto della copertura in cemento armato sugli spalti.


Il progetto delle tribune.

Gigi Proietti e Nikki Gentile in una scena di Febbre de Cavallo all'Ippodromo Tor di Valle.   
In questo ippodromo sono ambientate numerose scene del film di Steno Febbre da Cavallo, del 1976, dedicato al mondo delle scommesse dei cavalli, che è stato croce e delizia di tanti appassionati. A questa divertente commedia all'italiana prendono parte Gigi Proietti, nella parte dell'indossatore  Mandrake, Enrico Montesano, il disoccupato Pomata, Francesco De Rosa, Catherine Spaak, Mario Carotenuto e Adolfo Celi.

L'ippodromo dopo le modifiche effettuate negli anni Settanta
                           
Nel 2004 l'ippodromo ha ospitato gli MTV Europe Music Awards, il celebre evento realizzato dall'emittente televisiva musicale MTV ed in cui vengono premiati gli artisti musicali più apprezzati dal pubblico europeo. Tale edizione venne presentata dal rapper statunitense Xzibit e dall'attrice sua connazionale Sarah Michelle Gellar.

L'ippodromo oggi versa in stato di completo abbandono.


Alla morte di Gaetano Turilli e della moglie il vasto patrimonio immobiliare fu al centro di una lunga diatriba legale fra gli eredi che si concluse nei primi anni novanta con l'assegnazione dell'ippodromo alla famiglia Papalia. Nel 2008 fu costituita la società tor di Valle srl dai fratelli Gaetano e Umberto Papalia, la società è fallita nel giugno 2013. Le corse del trotto terminarono il 30 gennaio 2013.
Anche a SAIS spa, detentrice dei terreni e di proprietà Papalia è fallita nel 2014. Il 25 marzo 2010 Luca Parnasi, tramite la società Eurnova sottoscrisse un preliminare di acquisto dell'area per 42 milioni di euro dove inizialmente progettò un insediamento residenziale. Il 25 giugno 2013 Eurnova acquistò l'area dalla SAIS con la curatela fallimentare.
Nel 2012 i nuovi proprietari dell'A.S. Roma, guidati dallo statunitense James Pallotta, hanno individuato l'area dell'ippodromo come luogo dove edificare un nuovo stadio di calcio ed altri servizi ad esso correlati. Un accordo ha dunque portato alla cessazione di tutte le attività dell'ippodromo dal gennaio 2013, momento in cui la struttura è stata definitivamente chiusa.
Tuttavia, la situazione non sembra essersi sbloccata e non si trova un accordo per la costruzione del nuovo impianto, fatto che lascia l'ippodromo in uno stato di totale degrado.
Sembrava che le parole della figlia di Lafuente Clara contro l'abbattimento del capolavoro paterno dovessero rimanere inascoltate, invece venerdi 17 febbraio 2017 la soprintendente Margherita Eichberg ha comunicato l'avvio di dichiarazione di interesse dell'ippodromo per quanto riguarda la tribuna e la pista.
Il 23 febbraio 2017 si è giunti con il sindaco Raggi ad un nuovo accordo contenente modifiche progettuali.
Il 26 febbraio del 2021, dopo uno stallo di quattro anni, il nuovo proprietario della A.S. Roma ha rinunciato alla costruzione dello stadio a Tor di Valle.
L'Ippodromo si trova ad oggi in stato di completo abbandono, e necessiterebbe di un progetto di riconversione e restauro urgente.

Casa Medievale di Vicolo della Cuccagna


L'edificio in questione si trova in Vicolo della Cuccagna, nel Rione Parione. Si tratta di un semplice edificio di epoca medievale, di cui è difficile stabilire un'origine precisa, dal momento che sono visibili numerosi segni di stratificazione.
Quello che sappiamo è che di fronte ad esso, dove oggi sorge il Settecentesco Palazzo Braschi, sorgeva nel Medioevo la Casa di Cencio Mosca, dove poi è stato eretto nel XV Secolo il Palazzo Orsini.
Tuttavia, l'edificio, non una casa di tipo nobiliare, non sembra avere a che fare con tale complesso.

Madonna col Bambino in Via delle Colonnette


L'Edicola Sacra in questione si trova in Via delle Colonnette, nel Rione Campo Marzio, raffigura l'immagine della Madonna con in braccio Gesù Bambino, è inserita in una finestra del palazzo al primo piano.

Via Francesco Brioschi


Via Francesco Brioschi è una strada situata nel Quartiere Pinciano, compresa tra Via Guidubaldo Del Monte e Via Archimede. Essa è stata istituita nel 1937, non in contemporanea alle altre strade dell'area, fatto che lascia pensare sia nata forse da uno spazio residuato tra diversi fabbricati in cui è stata poi costruita la scala che attualmente si può notare.
La strada fu dedicata a Francesco Brioschi (Milano 1824 - Milano 1897), matematico e uomo politico italiano.

Targa in memoria della battaglia di Porta San Paolo


La targa in questione si trova tra Piazzale Ostiense e Viale Giotto, al confine tra il Rione San Saba ed il Quartiere Ostiense, e celebra la Resistenza Italiana ricordando la battaglia di Porta San Paolo, che qui ebbe luogo tra il 9 ed il 10 Settembre 1943, vedendo contrapposti i militari italiani fedeli al Re, insieme ai partigiani, ai militari tedeschi.

Targa della Basilica Iulia


La targa in questione si trova nel Foro Romano, nel Rione Campitelli, e segnala come i ruderi su cui è posta appartengano alla Basilica Iulia. La targa riporta un passo delle Res Gestae Divi Augusti in cui si parla di quando Augusto completò questo edificio.

Portale Vessillologia

Bandiere storiche a Reggio Emilia
Il nostro è un sito su Roma che si permette, di tanto in tanto, qualche fugace evasione dal già immenso e vastissimo tema che ha deciso di trattare e che, già di per sé, permette di trattare dei temi più vari.
Abbiamo, raggiunta una certa corposi dei nostri contenuti presenti nel sito, deciso di aggiungere una nuova sezione relativa alla vessillologia, ovvero lo studio delle bandiere e del loro significato.

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