Via Natale del Grande

Via Del Grande Trastevere

Via Natale del Grande è una strada situata nel Rione Trastevere, compresa tra Via di San Francesco a Ripa e Piazza di San Cosimato. Le origini di questa strada risalgono al 1887 quando, in occasione della realizzazione del nuovo "Quartiere Gianicolense e di San Cosimato", come venne definita l'espansione fineottocentesca di Trastevere, vennero assegnati i nomi alle nuove strade, dedicandole in gran parte a patrioti e garibaldini.
Questa strada venne dunque dedicata a Natale Del Grande (Roma 1800-Vicenza 1848), patriota che si arruolò con il contingente dello Stato Pontificio voluto dal Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti a sostegno degli indipendentisti italiani del Lombardo-Veneto nella Prima Guerra d'Indipendenza.
La strada, peraltro, si presenta come un proseguimento della "Via Nuova Mastai", l'attuale Via Cardinale Merry del Val, realizzata proprio per volontà del Beato Pio IX nell'ambito della costruzione del Quartiere Mastai.
La strada, come altre del suo quartiere, fu colpita dalla crisi edilizia della fine del XIX secolo, che lasciò vuoti alcuni lotti dedicati alla realizzazione di nuove costruzioni: in uno di questi venne realizzato, dopo una lunga diatriba con i cittadini che ritenevano vi fossero già troppi cinema a Trastevere, il cinema Lamarmora il quale, negli anni '50, venne ricostruito perché troppo piccolo per le nuove esigenze. Al suo posto fu costruito il Cinema America, che negli ultimi anni è stato al centro di una grande battaglia per salvarlo che ha dato inizio a una fiorente attività di proiezioni cinematografiche in giro per Roma. Nella strada è inoltre presente anche il Teatro Argot, attivo dal 1984.
La strada si trova nella Zona urbanistica Trastevere e il suo Cap è 00153.

Altri siti che ne parlano:

Villa Farinacci



Villa Farinacci è situata all'interno del Parco di Aguzzano in Viale Rousseau n. 90, nella Zona Casal de'Pazzi di Roma.
L'edificio fu fatto edificare nel 1940 dal gerarca Roberto Farinacci, per farne la propria abitazione e ad uso agricolo, nei suoi terreni di 14 ettari, acquistati nello stesso anno, assieme ad Achille Talenti, nella Tenuta di Aguzzano.


Il progetto fu redatto dall'architetto Lorenzo Chiaraviglio, la domanda di licenza di costruzione, del luglio 1940, prevedeva infatti la realizzazione di "una casa ad uso rurale per il conduttore proprietario del fondo".
L'architetto elaborò una splendida architettura in stile razionalista che fondeva elementi tipici rurali e tradizionali del Lazio, come la torre in laterizio, che evoca le antiche torri medioevali dell'Agro Romano, ad elementi più monumentali, come il portico, rivestito in travertino, sul versante posteriore.


Gli ambienti del pianterreno erano destinati ad usi quali rimessa, ufficio e deposito dei cereali, al primo piano erano poste le camere da letto e il soggiorno, mentre nella torre vi erano il granaio e i serbatoi dell'acqua. In realtà sembra che queste destinazioni d'uso rurale fossero soltanto di facciata, mentre in realtà venne tutta utilizzata come residenza privata del gerarca.


La facciata principale è occupata dalla porta d'ingresso alla torre, rivestita di bugnato in travertino, le finestre del primo piano sono incorniciate da lastre di travertino, mentre quelle al pianterreno sono quadrangolari.
L'edificio fu terminato alla fine del 1941 e il gerarca vi risiedette dagli inizi del 1942 fino al 25 luglio del 1943.
Con la caduta del Fascismo tutti i beni romani di Farinacci furono sottoposti a sequestro conservativo, tuttavia la villa non venne incamerata nel demanio dello Stato.
Negli anni sessanta vi fu installato un ristorante, nel 1975 l'edificio è è entrato nella proprietà del Comune di Roma, in questo momento c'è stato un periodo di abbandono. Nel 1996 il Ministero per i Beni Culturali ha apposto un vincolo, solamente nel 2008 la Soprintendenza del Comune di Roma ha iniziato i lavori di restauro e adeguamento funzionale.
Nel maggio 2018 la struttura è passata al Municipio IV e il 18 luglio è stata riaperta al pubblico, oggi ospita eventi culturali.


Camerette di Don Bosco

(foto Agenzia Info Salesiana)


Le Camerette di Don Bosco sono le stanze abitate da San Giovanni Bosco nel 1887, situate nel complesso dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù, in via Marsala n. 42 nel Rione Castro Pretorio.
Questi locali sono posti dietro alla Sacrestia della Basilica del Sacro Cuore di Gesù, all'angolo di Via Magenta e Via Vicenza. Furono utilizzati dal Santo nel ventesimo e ultimo viaggio a Roma, svolto dal 30 Aprile al 18 maggio 1887, per l'inaugurazione dell'adiacente Basilica del Sacro Cuore

Le camerette negli anni Trenta

Si trattava di due camere semplici, una da letto e l'altra utilizzata come parlatorio per le visite.
Nel 1934 dopo la canonizzazione del Santo gli spazi vennero aperti alla devozione dei fedeli, nel 1969 vennero trasformati in cappella demolendo la parete divisoria.
Nella stanza, al centro, è situato l'altare armadio, utilizzato per la celebrazione privata da Don Bosco, accanto vi sono da un lato, il letto in ferro battuto, dall'altro l'inginocchiatoio, lungo le pareti un divano e il tavolo utilizzato dal Santo per scrivere. 
Di fronte alle camerette vi è uno spazio con varie teche che raccoglie oggetti appartenuti a Don Bosco e al suo successore don Michele Rua.


Ospizio Salesiano del Sacro Cuore di Gesù


L'Ospizio Salesiano del Sacro Cuore di Gesù è situato in Via Marsala n. 42, nel Rione Castro Pretorio, è contiguo alla Basilica del Sacro Cuore di Gesù
Quando nel 1880 Don Bosco assunse dal Pontefice Leone XIII la direzione dei lavori della costruenda chiesa del Sacro Cuore da parte dei Salesiani, pretese di erigervi accanto un ospizio per i fanciulli, contenente le scuole serali, le scuole diurne e un oratorio.

L'isolato acquistato dai Salesiani nel 1882, occupato dalla Chiesa in costruzione e dalla palazzina angolare

Nel giugno del 1880 Don Bosco fece delle trattative con la Banca Tiberina per acquistare l'intero isolato su cui insisteva la chiesa del Sacro Cuore, posto tra Via di Porta San Lorenzo, Via del Castro Pretorio, oggi Via Vicenza, Via Marghera, su cui era stata costruita solamente una palazzina angolare, inoltre il Santo voleva acquistare anche l’isolato adiacente posto tra Via Marghera e Via Milazzo. Gli ingenti finanziamenti necessari per la costruzione della chiesa portarono però i padri Salesiani a sconsigliare a Don Bosco l'acquisto di questo secondo isolato, che avrebbe permesso la realizzazione di un enorme edificio adibito ad ospizio.
Il 31 dicembre 1881 l'Istituto Salesiano ratificò l'acquisto del lotto di 4.927 metri quadri su cui si trovava la chiesa in costruzione.


Il progetto del grande complesso venne affidato all'ingegnere Giacomo Cucco che coadiuvava l'architetto Vespignani nella realizzazione della chiesa del Sacro Cuore.
Già nell'ottobre del 1882 nella cosiddetta "casa vecchia" la palazzina angolare esistente e comprata dai Salesiani, vennero inaugurate le prime classi elementari.
I lavori del primo edificio su Via Marsala, posto tra la Basilica e la "casa vecchia", iniziarono nel settembre del 1884 e si conclusero nel 1887, ma già nel 1886 era stato aperto il primo dormitorio per i ragazzi.


La facciata è caratterizzata da lesene ioniche al piano terra e corinzie al primo piano, le finestre del primo piano sono architravate.
Purtroppo Don Bosco non poté mai vedere realizzata la l'opera da lui tanto voluta perché alla sua morte, nel 1888 ancora dovevano essere realizzate le due ali su Via Marghera e Via Magenta. 
I lavori per completare l'Ospizio iniziarono nel giugno del 1891.
Il 7 marzo 1893 l'edificio venne solennemente inaugurato alla presenza di Monsignor Cagliero, del Cardinal Vicario Parocchi, e di don Rua, successore di Don Bosco. 


Il vasto cortile interno, a pianta quadrangolare, è caratterizzato da un porticato su colonne doriche di granito, sviluppato su tre lati, al primo piano le finestre sono architravate, mentre quelle al piano superiore hanno semplici cornici.


La struttura ospitava 400 giovani interni, i quali frequentavano la scuola e apprendevano le arti tipografiche, di legatoria, falegnameria, calzoleria e sartoria.






La massima espansione del collegio avvenne intorno al 1910 con un movimento complessivo di circa 1000 giovani.
Nel 1930 la sezione artigianale emigrò nel nuovo Istituto Pio XI sulla Via Tuscolana. Dal 1958 l'ospizio accolse le due facoltà di Diritto Canonico e Filosofia poi trasferite nell'Ateneo Salesiano.
All'interno del convento sono presenti i locali chiamati Camerette di Don Bosco, che servirono da dimora al Santo quando venne a Roma nel 1887.
Dopo essere stato per alcuni anni una casa per ferie salesiana si è deciso di trasformarlo nella nuova Curia Generalizia dell'ordine, dopo che l'edificio della Casa Generalizia di Via della Pisana 1.111, del 1969, è stato messo all'asta dal tribunale di Roma, per la nota vicenda dell'eredità della Fondazione Gerini.




Via Aurelio Saliceti

Via Saliceti Trastevere Gianicolense

Via Aurelio Saliceti è una strada del Quartiere Gianicolense compresa tra Via Carlo Armellini e Via Mattia Montecchi. L'origine della strada risale al 1916, quando si decise di dare un nome all'area stradale venutasi a formare dietro un isolato di Viale Trastevere che avrebbe collegato Via Mattia Montecchi e Via Carlo Armellini. Si decise quindi di dedicarla ad Aurelio Saliceti (Ripattoni 1804-Torino 1862), che proprio con Montecchi e Armellini prese parte al primo Triumvirato provvisorio della Repubblica Romana nel 1849.
Lungo la strada si trova il Teatro Le Maschere.

Targa in memoria di Maurits Cornelis Escher

Via Poerio targa Maurits Cornelis Escher


La targa in questione si trova in Via Alessandro Poerio, nel Quartiere Gianicolense (nella parte meglio nota come Monteverde Vecchio), e ricorda l'incisore e grafico olandese Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden 1898 - Laren 1972). Molto attratto dall'Italia, il celebre artista visse a Roma tra il 1923 e il 1935 e vi conobbe la svizzera Jetta Umiker, che divenne sua moglie. Il lavoro di Escher, inoltre, si rifà moltissimo alle opere di Giovanni Battista Piranesi che, pur veneziano, operò e lasciò il segno a Roma.

Escher Monteverde Gianicolense

La targa è stata qui posta dal Comune di Roma nel 2022.

Basilica del Sacro Cuore di Gesù



La Basilica del Sacro Cuore di Gesù è situata in Via Marsala nn. 37 39, ad angolo con Via Vicenza nel Rione Castro Pretorio, è officiata dai Padri Salesiani.
Fu il Pontefice Pio IX a volere la costruzione di una chiesa da dedicare a San Giuseppe, egli  acquistò, per questo scopo, un terreno lungo Via di Porta San Lorenzo, la presa di Roma del 1870 bloccò completamente ogni iniziativa in tal senso.
Intanto proprio al Castro Pretorio fu deciso dal Comune di Roma di edificare un'importante lottizzazione, una delle prime destinate all'espansione di Roma Capitale, il cosiddetto Quartiere Macao
Se in Piazza dell'Indipendenza e dintorni venivano costruiti villini per l'alta borghesia e l'aristocrazia d'importazione, il resto del quartiere era principalmente edificato a vasti palazzi d'affitto destinati al nuovo ceto impegatizio proveniente da tutta Italia, a seguito dello spostamento della Capitale a Roma.
Vi fu presto la necessità di edificare una chiesa per la cura delle anime del nuovo insediamento, si trattava della prima chiesa cattolica da costruire in città dopo la presa di Roma.
Non solo vi era in città un clima ostile alla Chiesa e al Papato, ma erano molte le chiese che le varie confessioni Protestanti iniziavano a costruire, con fondi provenienti da tutto il mondo, ora che era possibile nella nuova Capitale d'Italia. 
Il Pontefice Pio IX vedeva tutto questo come un attacco diretto a sé e alla Cattolicità da parte delle forze liberali e anticlericali che avevano conquistato la"sua"Roma.
Intanto il Barnabita Padre Maresca presentava al Pontefice l'idea di costruire un grande tempio votivo da dedicare al Sacro Cuore di Gesù, di espiazione e rinnovamento per la fede di Roma, su modello di quello che stava avvenendo a Parigi, sulla collina di Montmartre.
Il Pontefice fu entusiasta dell'iniziativa e decise che la nuova chiesa fosse costruita proprio al Castro Pretorio.

Il progetto di Vespignani della chiesa

Morto Pio IX l'onere dell'impresa passò al successore Leone XIII, che elevò subito la costruenda chiesa a parrocchia nel febbraio del 1879, il 14 maggio 1879 il Marchese Merenghi ratificò l'acquisto dei terreni dalla Banca Tiberina, il progetto dell'edificio di culto fu realizzato dal Conte Virgilio Vespignani, architetto dei Sacri Palazzi, lo stile era quello del Cinquecento.

L'inaugurazione del cantiere della chiesa nel 1879

Il 17 agosto 1879 venne posta la prima pietra della costruzione dal Cardinale Vicario Monaco La Valletta, in una solenne cerimonia, cui presero parte molti fedeli.
Quando le fondamenta furono completate, all'inizio del 1880, terminarono i fondi e i lavori si fermarono.
Grandi erano le amarezze per il Santo Padre Leone XIII, che vedeva nel blocco del cantiere una sconfitta del mondo Cattolico nei confronti del Governo Italiano; un giorno lamentandosi con il Cardinal Alimonda della carenza di fondi, quest'ultimo gli suggerì di rivolgersi a Don Bosco, che era a Roma. 
Il Santo si prese del tempo per pensare a quel nuovo gravoso impegno e l'11 dicembre 1880 firmò la presa in carico della costruzione della nuova chiesa da parte della Congregazione Salesiana, con la clausola di poter edificare accanto un ospizio da adibire a convitto per i giovani, contenente scuole e laboratori, a tale scopo venne acquistato un terreno limitrofo di 5500 metri quadrati dalla Banca Tiberina.
Già nel 1884 i lavori erano a buon punto, e il 24 marzo di quell'anno fu inaugurato solennemente il presbiterio dal Cardinale Parocchi, il campanile, la facciata e il tetto erano ancora da completare.
I lavori si prolungarono per vari anni, oltre che per la sospensione del cantiere, anche a causa del maggior tempo necessario alla realizzazione della elaborata decorazione degli stucchi e delle pitture. Il Pontefice Leone XIII decise di finanziare a proprie spese la costruzione della facciata, rivestita di travertino.
Finalmente il 14 maggio del 1887 la chiesa venne solennemente inaugurata dal Cardinal Vicario Parocchi, lo stesso Don Bosco celebrò la messa all'Altare di Maria Ausiliatrice il 16 maggio.

La chiesa vista dalla Stazione Termini ai primi del Novecento 

Terminate le feste per la consacrazione continuarono gli ultimi ritocchi alle pitture interne, soltanto la cupola e la navata sinistra erano complete, e ai mosaici della facciata principale.
La chiesa ha una pianta a croce latina, è a tre navate, suddivise da otto colonne di granito di Baveno.


La facciata è a due piani, quello inferiore è delimitato da lesene corinzie binate che inquadrano i tre portali d'ingresso. Questi sono preceduti da colonne corinzie dei granito della Balma con timpani semicircolari contenenti mosaici: al centro il Sacro Cuore, a sinistra San Giuseppe e a destra San Francesco di Sales. 
Al piano superiore è presente una grande trifora su colonnine ioniche, l'attico è occupato da un timpano sormontato da una croce, alle cui basi sono posti due angeli di Angelo Benzoni. Al centro del timpano è situato lo stemma di Leone XIII. 
Sul primo pilastro di sinistra si trova una grande statua di Sant'Agostino mentre a destra è posta la statua di San Francesco di Sales.


L'interno, in stile neorinascimentale, è ricchissimo di decorazioni, affreschi e pitture realizzati da importanti pittori dell'Ottocento, fra cui spicca Virginio Monti. Otto grandi colonne di granito di Baveno, sormontate da arcate circolari, dividono le navate. Sulle pareti della navata principale Cesare Caroselli ha dipinto dodici Profeti.


Sul ricco soffitto a cassettoni dorati si trovano quattro tele di Virginio Monti del 1887 che rappresentano la Misericordia di Dio: Gesù e la Samaritana, Gesù tra i fanciulli, Gesù e l'adultera, il figliol prodigo. Al centro è presente un bassorilievo in legno dorato rappresentante il Sacro Cuore di Andrea Bevilacqua. 

Sulle pareti del transetto sono dipinti otto Apostoli con i quattro Evangelisti, al centro degli archi due tondi con Gesù che istituisce l'Eucarestia e Gesù Buon Pastore, sul soffitto Annunciazione e Natività di Virginio Monti.


L'Altare Maggiore è composto da quattro colonne di marmo con capitello composito in bronzo dorato, sormontato da un timpano triangolare contenente una colomba. I marmi provengono dalla chiesa di San Francesco a Siena, furono acquistati da Don Bosco stesso
Al centro è presente una grande tela con l'immagine del Sacro Cuore di Gesù, circondato dagli Angeli, opera di Franz van Rohden, ispirata alla terza visione di Santa Margherita Maria Alacoque.


La cupola è decorata da un grande affresco di Virginio Monti rappresentante il Trionfo del Sacro Cuore, al centro si trova Gesù che mostra a Santa Margherita Maria il suo Cuore pieno d'amore, accanto a lui la Beata Caterina da Racconigi, Angeli recanti simboli della Passione e i Santi: San Francesco di Sales, Santa Margherita, Santa Teresa, San Bernardo, Sant'Agostino, San Francesco d'Assisi, Santa Gertrude, San Bernardino da Siena, San Luigi Gonzaga e beati. I quattro pennacchi della cuola sono affrescati dai Profeti maggiori, opera di Cesare Caroselli. Nel tamburo si trova una fascia azzurra con caratteri dorati contenente la scritta IBI CVNCTIS DIEBVS OCVLI MEI ET COR MEVM.


L'Altare di Maria Ausiliatrice venne donato dal Sindaco di Roma Principe Leopoldo Torlonia, che lo fece trasportare dalla Villa Torlonia sulla Nomentana, è costituito da due colonne con capitello ionico in bronzo dorato. Il timpano spezzato è occupato al centro dal monogramma di Maria, avvolto in raggi dorati. 
La pala d'altare fu realizzata da Giuseppe Rollini, su suggerimento di Don Bosco: Maria Ausiliatrice con la destra stringe lo scettro, mentre con la sinistra sostiene il Bambino Gesù.


L'Altare di San Giuseppe fu il primo altare ad essere realizzato, in origine infatti era situato nel coro primo spazio ad essere aperto al culto nel 1884, Don Bosco volle la dedicazione di questo altare a San Giuseppe per ricordare che la chiesa nelle intenzioni di Pio IX doveva essere dedicata a San Giuseppe. 
La pala d'altare è opera di Giuseppe Rollini ex allievo di Don Bosco a Valdocco. San Giuseppe, affiancato dalla Vergine Maria, e con il Bambin Gesù sulle braccia, protegge la Basilica di San Pietro sostenuta da un angelo genufesso.


Il Campanile, nei progetti del Vespignani doveva avere un tetto a falde, simile a quello della Basilica di Santa Maria Maggiore.
È occupato nei due piani superiori da trifore su colonnine corinzie. 
Quando nel 1929 Don Bosco venne dichiarato Beato da Pio XI gli ex allievi Argentini regalarono una grande statua del Sacro Cuore alla Basilica in ricordo delle missioni Salesiane di Argentina. 

Bozzetto della statua di Enrico Cattaneo

La statua, realizzata dallo scultore Enrico Cattaneo, fusa a Milano e collocata sul campanile nel 1931, è alta 6,5 metri pesa 16 quintali, è in rame sbalzato, rivestito in foglia d'oro, rappresenta Cristo benedicente.