L'incendio dell'Auditorium di Via Albergotti



La mattina del 30 Novembre 2016 un grosso incendio si è sviluppato presso l'Auditorium di Via Francesco Albergotti, nel Quartiere Aurelio. Non sono attualmente note le cause dell'incidente, che ha coinvolto in primis la volta in legno della cupola, a sua volta sormontata da una lastra in rame.
Nessuna persone fortunatamente è rimasta coinvolta nell'incidente, ed il vento soffiava nella direzione opposta al parco del Pineto. Diversamente, l'incendio avrebbe potuto estendersi nel limitrofo parco, già provato da un grosso incendio nell'estate del 2016.


L'auditorium è una struttura che avrebbe dovuto ospitare eventi ed attività culturali di quartiere. La sua costruzione era iniziata intorno al 2005 ed i lavori si erano protratti - con grandi lentezze - fino ad oggi. Proprio ora, che mancavano solo gli ultimi arredi, ma prima di essere effettivamente inaugurato ed aprire al pubblico, è stato colpito da questo grave incidente.


La leggenda metropolitana del braccio alzato del Rio de la Plata nella Fontana dei Fiumi


Non si sa da quanto tempo, ma esiste una leggenda metropolitana relativa alla Fontana dei Quattro Fiumi che Gian Lorenzo Bernini realizzò tra il 1648 ed il 1651 in Piazza Navona, nel Rione Parione. Nello specifico ne è protagonista la statua che personifica il Rio de la Plata, disegnata dal Bernini e fisicamente realizzata dal suo allievo Francesco Baratta.
La figura che rappresenta il fiume, infatti, è rivolta verso la Chiesa di Sant'Agnese in Agone e tiene il braccio sinistro alzato verso di essa. Questa leggenda metropolitana vuole che il Bernini abbia voluto manifestare attraverso questa posa del fiume, che la Chiesa prospiciente, realizzata dal suo rivale Francesco Borromini, potesse crollare, come forma di spregio verso le abilità tecniche dell'architetto italo-svizzero.


La leggenda metropolitana è suggestiva e pone l'accento sulla celebre rivalità tra i due artisti, ma in realtà risulta essere falsa, tuttavia, complice la posa della statua, si è tramandata negli anni, tanto da essere considerata valida da molte persone. 
La Chiesa di Sant'Agnese in Agone, infatti, fu realizzata dal Borromini a partire dal 1652, e quando il Bernini realizzò la Fontana dei Quattro Fiumi essa ancora non esisteva. L'artista napoletano di origine toscana non poté dunque mandare in alcun modo segni di spregio al Borromini facendo alzare ad una statua un braccio.
Come numerose leggende metropolitane, tuttavia, questa ha un fondo di verità, che va ben oltre la semplice rivalità artistica tra i due artisti, assoluti protagonisti della scena barocca, attivi entrambi a Roma, ma al tempo stesso così diversi sia caratterialmente che a livello artistico.
Intanto, rimanendo sul luogo strettamente legato a questa leggenda, va detto che Papa Innocenzo X Pamphilj, che preferiva decisamente il Borromini al Bernini, quest'ultimo protetto dal suo predecessore Urbano VIII Barberini ed inizialmente emarginato dal nuovo Pontefice, aveva dato allo scultore italo-svizzero l'incarico di progettare la fontana.
Il Borromini, innovatore ed austero al tempo stesso, aveva presentato un progetto decisamente meno scenografico per la sistemazione dell'obelisco e la fontana in mezzo alla Piazza, che dopo la costruzione del grande palazzo di famiglia dei Pamphilj stava diventando quasi un monumentale cortile di corte della nobile famiglia.
La tradizione vuole che il Bernini fosse riuscito ad ottenere la commissione e rientrare nelle simpatie dei Pamphilj attraverso un espediente particolarmente astuto. L'artista avrebbe infatti fatto pervenire una copia in argento alta un metro e mezzo del progetto della fontana presso Donna Olimpia Maidalchini, influente cognata del Papa, riuscendo a convincere entrambi riguardo la validità del progetto, che approvarono e fecero realizzare.
Oltre a questo duello artistico tra i due per la commissione della Fontana dei Fiumi, c'è un altro elemento che ha sicuramente influito sulla nascita di questa leggenda metropolitana.
Gian Lorenzo Bernini, come una targa ed un busto ancora oggi ricordano, ebbe casa in Via della Mercede, di fronte al Palazzo di Propaganda Fide. Questo edificio, iniziato sotto Papa Urbano VIII Barberini, fu un altro teatro delle contese artistiche dei due grandi esponenti del barocco. Se il Pontefice toscano, grande protettore del Bernini, aveva dato a quest'ultimo l'incarico per la costruzione del palazzo, il suo successore Innocenzo X Pamphilj volle rimpiazzarlo col Borromini.
L'artista svizzero volle dileggiare il rivale scolpendo un paio di orecchie d'asino sulla facciata del palazzo proprio di fronte alle finestre del Bernini. Quest'ultimo non desistette dal rispondere al collega, e decise di scolpire sui mensoloni che reggono il tetto del suo palazzo un pene.
Queste testimonianze furono purtroppo rimosse per motivi di pudore, cosa che non ci dà prova che si tratti di una storia veritiera e non di un'altra leggenda metropolitana. Tuttavia non è da escludere che la leggenda metropolitana sulla Fonana dei Fiumi altro non sia che la versione "censurata" e pudica della storia delle orecchie d'asino e del fallo.

Vicolo del Babuino


Vicolo del Babuino si trova nel Rione Campo Marzio, compresa tra Via del Babuino e Via Margutta. Essa, così come la vicina Via del Babuino, deve il nome dalla statua di Sileno nota come Babbuino. Questa, una delle statue parlanti di Roma, raggiunse tale importanza da imporre il proprio nome alla strada dove si trova e, da lì, anche a questo vicolo limitrofo.
Nel vicolo è ancora visibile, restaurata, una vecchia insegna di un negozio di vetture per città e campagna.


Segnale di un idrante in Via Margutta


In Via Margutta, nel Rione Campo Marzio, è visibile - seppur chiaramente rifatta - il segnale che, durante la Seconda Guerra Mondiale, segnalava la presenza di un idrante da utilizzare in caso di bombardamento. Dall'aspetto sembrerebbe che, quando la facciata del palazzo è stata rifatta, si sia voluta preservare la memoria di questo segnale ma in maniera piuttosto posticcia: il segnale non è infatti riempito di bianco come di solito accade.

Fontana della Scrofa


La Fontana della Scrofa si trova attualmente divisa in due parti: la fontana vera e propria all'angolo tra Via della Scrofa e Via dei Portoghesi, mentre il bassorilievo della Scrofa in Via della Scrofa, dove la fontana si trovava inizialmente. Entrambe la parti della fontana si trovano nel Rione Sant'Eustachio.
Del piccolo bassorilievo raffigurante una scrofa e posto su un muro del Convento degli Agostiniani si ha notizia già dal 1445. Probabilmente si trattava di un frammento tratto da un più grande bassorilievo raffigurante una processione souvetaurilia. Sicuramente questo frammento ebbe un'importanza tale da far sì che l'intera strada ove esso si trova abbia preso il nome di Via della Scrofa.
Intorno al 1580 Papa Gregorio XIII Boncompagni (1572-1585) fece collocare sotto il bassorilievo una fontana abbastanza semplice, composta da una cannella e una tazza marmorea.
Nel 1873 il traffico nella strada aumentò e si rese necessario spostare la fontana. Vennero così spostate la tazza e la cannella, ma non il bassorilievo della scrofa, ancora presente nell'originaria collocazione, cui è stata aggiunta una targa che recita come la fontana sia stata spostata nell'attuale collocazione, cioè all'angolo tra Via della Scrofa e Via dei Portoghesi.



Casa per impiegati del Governatorato al Trionfale


La Casa per impiegati del Governatorato si trova in Via Andrea Doria, nel Quartiere Trionfale.
Essa risale al 1927 quando fu affidato agli architetti Luigi Ciarrocchi e Mario De Renzi il compito di realizzare un edificio per le abitazioni dei dipendenti del Governatorato.
La scelta di farlo costruire nella zona del Trionfale, una zona fortemente antifascista e che pochi anni prima, quando il fascismo prese il potere, aveva dato non poco filo da torcere alla Camicie Nere, potrebbe essere stata una scelta politica con la quale una categoria generalmente fedele al regime come gli impiegati del Governatorato sarebbe stata inserita in un contesto meno favorevole a Mussolini.
Il progetto ebbe tre diverse versioni, la prima era caratterizzata da un grande edificio con cortile centrale, in stile moderno, la seconda proponeva tre corpi di fabbrica di sei piani uniti perpendicolarmente ad un lungo e stretto corpo posteriore, anteriormente era presente il volume basso dei negozi; tutto l'edificio e specialmente le testate delle scale erano caratterizzate dalla messa in risalto dell'ossatura di cemento armato. Per questo motivo il progetto  fu respinto con la raccomandazione di utilizzare un linguaggio più tradizionale.

Il terzo progetto dell'edificio

Fu così che venne elaborato il terzo progetto, poi approvato, e realizzato nel 1931. L'edificio ha una pianta a pettine, con tre grandi cortili che permettono a tutti gli appartamenti posti sui cinque piani di poter godere di una piena illuminazione.


Il pian terreno, invece, è pensato per i negozi ed è distinto dal resto del corpo edilizio grazie all'uso dei mattoni.
Non mancano i richiami alle insulae dell'Antica Roma, soprattutto nella disposizione dei laterizi, e non va sottovalutato come pochi anni prima gli scavi avessero dato alla luce la insulae di Ostia Antica.


I primi due piani sono in cortina, gli altri quattro sono dotati di cornice marcapiano e cornici per le finestre. L'ultimo piano è decorato da semplici lesene che inquadrano le portefinestre dotate di un balconcino con parapetto in ferro.


Le testate dei tre corpi di fabbrica su Via Andrea Doria mostrano il vano scala aggettante, dotato di finestre semicircolari e lesene modanate.
L'attico del corpo posteriore, che ospita i lavatoi, è dotato di un interessante loggiato a portico decorato de semicolonne, un tempo sovrastate da una sfera decorativa.

Il portico dell'attico era decorato da sfere decorative di tradizione rinascimentale

L'edificio riscosse molto successo in ambito architettonico e fu proposto come modello di edificio moderno Italiano da Plinio Marconi, che lo fece pubblicare alle mostre dei Cultori di Belle Arti di Roma e Internazionale dell'Abitazione di Budapest del 1929.

Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo


La Chiesa della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo si trova in Via San Sebastianello, nel Rione Campo Marzio, leggermente nascosta sotto il livello stradale nel tratto in cui la strada, proveniente da Piazza di Spagna, sale in direzione di Villa Medici e del Pincio.
La Chiesa venne edificata a partire dal 1888 per volontà di Padre Valerian Przewlocki, Superiore Generale della Congregazione della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Questa Congregazione nacque a Parigi nel 1836 su iniziativa di Bogdan Jancki, un cittadino polacco che aveva lasciato la Polonia in seguito al fallito tentativo rivoluzionario anti-russo del 1830-1831, trasferendosi in Francia e, successivamente, a Roma, che divenne la base della nuova Congregazione, formata soprattutto da religiosi polacchi.
La Congregazione inizialmente occupò i locali della Chiesa di San Claudio dei Borgognoni fino al 1886, quando Papa Beato Pio IX Mastai Ferretti approvò la Congregazione (confermata poi nel 1902 da Papa Leone XIII Pecci).
La crescita di membri e di seguaci dei Resurrezionisti rese infatti necessario trovare una nuova sede adatta ad ospitarli. Dopo che vennero scartate le ipotesi di San Paolo Primo Eremita e San Stanislao dei Polacchi, nel 1885 il Padre Superiore Semenenko acquistò un edificio settecentesco che era al tempo adibito a locanda, la palazzina Casciani, in Via San Sebastianello. Fu dunque qui che il Superiore Padre Valerian Przewlocki fece insediare la Casa Generalizia della Congregazione, sopraelevando l'edificio di un piano e facendovi costruire la nuova Chiesa, dedicata alla Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Il luogo di culto venne progettato dall'ingegnere Luigi Tedeschi che creò un edificio in stile eclettico con una facciata che coniuga elementi neoromanici ad altri neorinascimentali ed un campanile neogotico. Nel 1889 la Chiesa venne consacrata dal Cadinale Vicario Lucido Maria Parocchi.
L'interno della Chiesa risulta fortemente alterato da una serie di restauri avvenuti nel 1979 che ne hanno tolto quasi completamente l'aspetto Ottocentesco che prima conservava marcatamente. Tra ciò che è rimasto dell'arredo originale, oltre al bassorilievo marmoreo di Cristo Risorto posto sulla lunetta sopra la porta d'ingresso, opera dello scultore polacco Pius Welonski, ci sono le vetrate, realizzate dalla ditta Mayer di Monaco di Baviera nel 1889. Gli stalli del coro sono invece stati trasferiti nel 1979 presso il Santuario della Mentorella, che è retto dai Resurrezionisti dal 1857.
Degne di nota sono le acquasantiere neo barocche, opera dello scultore Wiktor Brodzki e le grandi tele opere dei pittori Franciszek Krudowski e Jozef Unieski.

San Giorgio e Martiri Inglesi


La Chiesa di San Giorgio e Martiri Inglesi si trova presso l'Istituto Mater Dei, in Via San Sebastianello, nel Rione Campo Marzio. La storia di questa Chiesa è chiaramente legata strettamente a quella dell'Istituto presso i quale si trova, l'Istituto Mater Dei, che inizialmente aveva il nome di Istituto Inglese Italiano e che è retto dalle Povere Ancelle della Madre di Dio, una congregazione religiosa attiva soprattutto nell'assistenza ai poveri e fondata nel 1869 a Londra da Madre Magdalen Taylor, una donna nata protestante e convertitasi al Cattolicesimo, ed approvata nel 1900.
Nel 1886 Alexander George Fullerton volle donare a questa nuova congregazione un edificio a Roma realizzato nel 1875 in semplici forme neocinquecentesche, edificio che attualmente ospita l'Istituto. Fu qui che Madre Magdalen fece costruire, sempre a spese di Fullerton, la Chiesa della Congregazione, che si decise di dedicare a San Giorgio, Patrono d'Inghilterra, e ad altri Santi Martiri del paese d'origine della Taylor. A realizzare la Chiesa fu chiamato l'architetto Carlo Maria Busiri Vici, membro della celebre dinastia di architetti Romani dei Busiri Vici.
Come per molte Chiese interne ad istituti, non ha una vera e propria facciata, ma solo un portale autonomo nell'ambito della facciata dell'Istituto, che per le sue fattezze distingue la Chiesa dagli altri ambienti. Si tratta di un semplice portale munito di protiro sovrastato da una Croce celtica.
La pianta dell'ambiente ecclesiastico, di dimensioni estremamente ridotte, è irregolare dal momento che si è dovuta adattare agli ambienti preesistenti dell'edificio acquistato dal Fullerton per ospitare l'Istituto. Per questa ragione il Busiri Vici ha diviso in tre navate l'ambiente attraverso quattordici colonne di granito rosa.
L'interno della Chiesa è ricco di affreschi, alcuni raffiguranti i simboli dei Martiri Inglesi ed atri le virtù Monacali dell'Umiltà, della Meditazione, della Purezza e della Temperanza, tutte opere di Eugenio Cisterna.
L'altare maggiore è invece stato donato alla Chiesa dal principe Torlonia e proviene da una Chiesa demolita ma che non è stata del tutto identificata. Mariano Armellini aveva scritto trattarsi di Santa Teresa alle Quattro Fontane. Tuttavia, come scritto da Antonio Federico Caiola in un volume di Roma Sacra, le api - simbolo della famiglia Barberini - presenti sull'altare lasciano pensare a una Chiesa voluta da Papa Urbano VIII Barberini. Vicino alla Chiesa di Santa Teresa citata dall'Armellini, sorgevano anche San Caio e l'Incarnazione delle Barberine, due Chiese legate alla famiglia Barberini e demolite nella seconda metà del XIX Secolo. Il dipinto presente sullo stesso altare, raffigurante San Gregorio Magno tra San Giorgio e Sant'Elena e fanciulli inglesi è opera di uno tra Cesare Dies ed A. Dies, risalente al 1887.
L'altare del transetto, che ospita un quadro risalente al 1885 raffigurante l'Annunziata, opera dello stesso autore dell'altare maggiore, proviene invece dalla Chiesa di Sant'Elisabetta dei Fornari Tedeschi, demolita in quegli anni per realizzare il Largo dei Chiavari nell'ambito dei lavori per la costruzione del nuovo Corso Vittorio Emanuele.

Segnale di un idrante in Via Antonio Canova


In Via Antonio Canova, nel Rione Campo Marzio, è ancora visibile la segnalazione di un idrante risalente alla Seconda Guerra Mondiale. In quel periodo gli idranti erano segnalati affinché fossero usati per spegnere eventuali incendi in caso di bombardamento.

Edicola Sacra di Via Belsiana


L'Edicola Sacra in questione si trova in Via Belsiana, nel Rione Campo Marzio, ed è costituita da una composizione architettonica con lesene doriche scanalate e timpano sormontato da una croce. La base ricurva di marmo contiene la scritta "AVE MARIA". Le mensole quadrangolari su cui poggia l'edicola sono decorate da una stella dorata. L'Immagine della Vergine, purtroppo, risulta assente, non sappiamo se si trattava di una Madonna con Bambino o no.

Edicola Mariana di Via Bocca di Leone angolo Vicolo del Lupo


L'Edicola Mariana in questione si trova all'angolo tra Via Bocca di Leone e Vicolo del Lupo, nel Rione Campo Marzio, e rappresenta l'immagine della Madonna all'interno di un ovale circondato da statue di Cherubini che ne sorreggono un drappo marmoreo intorno. L'Immagine è posta sull'angolo di un palazzo, come molte altre Edicole Sacre.

Edicola della Madonna del Divino Amore di Piazza San Lorenzo in Lucina


L'Edicola Sacra in questione si trova in Piazza San Lorenzo in Lucina, nel Rione Campo Marzio, e raffigura la Madonna del Divino Amore, una copia dell'Immagine Sacra conservata nell'omonimo Santuario e raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino. Questa in particolar modo è molto importante e ricorda come durante l'occupazione tedesca di Roma, per diversi mesi, l'immagine della Madonna del Divino Amore sia stata conservata all'interno di San Loreno in Lucina. Alla Madonna del Divino Amore, durante l'occupazione tedesca, su iniziativa di Papa Pio XII Pacelli (1939-1958) i Romani fecero un voto affinché la città rimanesse intatta negli scontri per la sua liberazione, cosa che avvenne.

Madonna col Bambino di Via San Sebastianello


L'Edicola Sacra in questione si trova in Via di San Sebastianello, nel Rione Campo Marzio, e consiste in una Madonna col Bambino scolpiti all'interno di un'edicola quadrata in marmo con su scritto "Ave Maria".

Targa in memoria di Franz Ludwig Catel


La targa in questione si trova in Piazza di Spagna, nel Rione Campo Marzio, e ricorda il pittore e benefattore tedesco Franz Ludwig Catel (Berlino 1778 - Roma 1856), che in questa casa visse. La targa è stata qui posta dal Comune di Roma nel 2016.
L'Isola Tiberina in un dipinto di Catel del 1813-1818

Targa in memoria dei caduti del Quartiere Trionfale nella Prima Guerra Mondiale


La targa in questione si trova in Via Andrea Doria, nel Quartiere Trionfale, e ricorda i cittadini del quartiere caduti nel corso della Prima Guerra Mondiale.
La lapide venne realizzata nel 1927, è decorata da gladi e da un'armatura racchiusa in un cartiglio.

Targa in memoria di Luigi Gadda


La targa in questione si trova a Milano, in Via Borgospesso, e ricorda Luigi Gadda, militante socialista ucciso da militanti fascisti nel 1921.

Targa in memoria di Claudio Varalli


La targa in questione si trova a Milano, all'angolo tra Via Filippo Turati e Piazza Cavour, e ricorda il militante del Movimento dei Lavoratori per il Socialismo Claudio Varalli (Bollate 1958 - Milano 1975), qui ucciso da un militante di idee opposte alle sue.

Targa in memoria di Vittorio Emanuele II


La targa in questione si trova ad Amelia, in Umbria, in Piazza Guglielmo Marconi, e ricorda il primo Re d'Italia Vittorio Emanuele II.

Targhe in memoria degli Amerini morti nelle Guerre d'Indipendenza e dei caduti di Dogali


Le targhe in questione si trovano ad Amelia, in Umbria, in Piazza Guglielmo Marconi. La prima, più antica, ricorda i cittadini di Amelia morti nelle Guerre d'Indipendenza. La seconda, invece, i 500 Italiani morti nella battaglia di Dogali.

Targa in memoria di Giuseppe Garibaldi


La targa in questione si trova ad Amelia, in Umbria, in Piazza Guglielmo Marconi, e ricorda il generale e patriota italiano Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 - Caprera 1882).

Targa in memoria di San Massimiliano Maria Kolbe


La targa in questione si trova ad Amelia, in Umbria, in Via del Duomo, e ricorda San Massimiliano Maria Kolbe (Zdunska Wola 1894 - Auschwitz 1941), che presso questo Episcopio soggiornò nel 1918. La targa è stata qui posta nel 1981. Come si può notare, San Massimiliano Kolbe è ricordato nella targa come "Beato", dal momento che ancora non era stato proclamato Santo quando la targa venne posta.

Targa in memoria dei civili di Amelia morti nella Seconda Guerra Mondiale


La targa in questione si trova ad Amelia, in Umbria, in Via Cavour, e ricorda i civili di Amelia morti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Targa in memoria della famiglia Mandosi


La targa in questione si trova ad Amelia, in Umbria, in Via Cavour, e ricorda come il palazzo in cui si trova fosse appartenuto alla famiglia dei Mandosi di cui fecero parte tra gli altri il Vescovo di Amelia Rugero Mandosi, il Pro Senatore di Roma Giacomo Mandosi ed il Vescovo di Nicastro Marcantonio Mandosi. La targa fu qui posta nel 1926 da Antonio Barcherini e dal figlio, il Cavaliere Tito, proprietari del palazzo in quell'anno.

Targa in memoria della visita di Papa Sisto IV ad Amelia


La targa in questione si trova in Via della Repubblica, ad Amelia, in Umbria e ricorda la visita di Papa Sisto IV Della Rovere (1471-1484) presso Amelia, ospite della famiglia Geraldini, nel 1476.

Targa in memoria di Alessandro Geraldini


La targa in questione si trova ad Amelia, in Umbria, in Via della Repubblica, e ricorda il Vescovo ed umanista Alessandro Geraldini (Amelia 1455 - Santo Domingo 1525).

Targa in memoria di Giordano Bruno


La targa in questione si trova ad Acquasparta, in Umbria, in Corso Umberto I, e ricorda il filosofo Giordano Bruno (Nola 1548 - Roma 1600).

Targa in memoria di Vittorio Emanuele II


La targa in questione si trova ad Acquasparta, in Umbria, in Corso Umberto I, e ricorda il primo Re d'Italia Vittorio Emanuele II.

Targa in memoria di Gioacchino Boretti


La targa in questione si trova ad Acquasparta, in Umbria, in Largo De Filis, e ricorda il sacerdote Gioacchino Boretti.

Targa in memoria dei cittadini di Acquasparta morti nella Seconda Guerra Mondiale


La targa in questione si trova ad Acquasparta, in Umbria, in Largo De Filis, e ricorda i cittadini di Acquasparta morti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Targhe in memoria dei caduti del mare di Todi


Le targhe in questione si trovano a Todi, in Viale della Vittoria, e ricordano i cittadini di Todi caduti in mare durante la Seconda Guerra Mondiale.

Targa in memoria di Augusto Ciuffelli


La targa in questione si trova in Via Augusto Ciuffelli, a Todi, e ricorda il politico Augusto Ciuffelli (Massa Martana 1856 - Roma 1921).

Targa in memoria della Liberazione dell'Italia dal Nazifascismo


La targa in questione si trova a Todi, sotto la loggia di Piazza del Popolo, e ricorda la Liberazione dell'Italia dal Nazifascismo.

Targa in memoria di Vittorio Emanuele II


La targa in questione si trova a Todi, in Umbria, in Piazza del Popolo, e ricorda i primo Re del Regno d'Italia, Vittorio Emanuele II.

Targa in memoria di Luigi Morandi


La targa in questione si trova a Todi, sotto la loggia di Piazza del Popolo, e ricorda Luigi Morandi (Todi 1844 - Roma 1922), educatore, scrittore e poeta di Todi.

Targhe in memoria dei caduti di Todi nelle Guerre d'Indipendenza e dell'annessione di Todi all'Italia


Le targhe in questione si trovano a Todi, in Umbria, sotto la loggia di Piazza del Popolo. La prima delle due, posta il 30 Aprile 1877, ricorda i caduti di Todi nelle Guerre d'Indipendenza. La seconda, posta più in alto, risale ai 50 anni dell'Unità d'Italia (1911) e ricorda l'annessione di Todi al nuovo Regno d'Italia.

Targa in memoria del rifacimento di un tratto delle Mura Aureliane


La targa in questione si trova in Piazzale Flaminio, nel Quartiere Flaminio, e ricorda come Papa Pio VI Braschi (1775-1799) promosse il rifacimento del tratto delle Mura Aureliane tra la Porta del Popolo ed il Tevere, con il contributo anche del Cardinale Guglielmo Pallotta.
Una piccola targa posta sotto questa nota come l'iscrizione si trovasse inizialmente più vicina al Tevere, in un tratto di Mura Aureliane abbattuto per lasciare spazio al Lungotevere ed al nuovo quartiere costruito tra la fine del XIX Secolo e l'inizio del XX vicino Porta del Popolo. Lo spostamento della targa è avvenuto nel 1906.


Targhe delle alluvioni del 1530 e del 1599 in Piazza del Popolo


Le due targhe si trovano in Piazza del Popolo, nel Rione Campo Marzio, e fanno parte delle targhe che indicano il livello dell'acqua durante le alluvioni. La più antica delle due è stata posta da Papa Clemente VII de' Medici (1523-1534) e segnala il livello raggiunto dallo straripamento del Tevere del 1530. La seconda, invece, posta più in alto, ricorda il livello raggiunto nel 1599 da un'alluvione avvenuta sotto il Pontificato di Clemente VIII Aldobrandini (1592-1605).

Targhe in memoria del rifacimento di Piazza del Popolo


Due targhe si trovano in Piazza del Popolo, nel Rione Campo Marzio, per ricordare l'ampliamento ed il rifacimento della piazza avvenuto tra il 1816 ed il 1824 sotto il Pontificato di Papa Pio VII Chiaramonti (1800-1814) su disegni di Giuseppe Valadier.


In una delle due targhe è scritto che il Papa ha voluto realizzare due grandi emicicli abbelliti da fontane per rendere più bella la piazza, mentre nel secondo ricorda come l'edificio su cui è posta sia stato costruito per ospitare gli artisti.