Galleria Sciarra


La Galleria Sciarra si trova nel Rione Trevi, compresa tra Piazza dell'Oratorio, Via Marco Minghetti, Palazzo Sciarra Colonna e il Teatro Quirino.
Il Piano Regolatore Generale di Roma del 1883 prevedeva la realizzazione di una nuova strada che, partendo da Via del Corso, avrebbe costeggiato il Palazzo Sciarra Colonna di Carbognano per raggiungere la Piazza di Trevi, della quale era previsto l'ampliamento. Il progetto venne attuato solo in piccola parte, a partire dal 1886, quando venne aperta la nuova Via Marco Minghetti, formalmente istituita nel 1887, che da Via del Corso raggiunge Via delle Vergini, sulla strada venne costruito l'Hotel Moderno.
Nell'ambito della nuova edificazione, furono realizzati diversi edifici, tra cui ad esempio il Teatro Quirino, e proprio nell'ambito di questi lavori il Principe Maffeo Barberini Colonna di Sciarra, proprietario del palazzo, volle creare un nuovo cortile realizzato come galleria pubblica.
Dal 1883 il Principe aveva deciso di ospitare all'interno del palazzo la sede del quotidiano La Tribuna, in precedenza edito da Angelo Sommaruga, e nella nuova struttura a galleria lo Sciarra aveva pensato di ospitare la rivista Cronaca Bizantina, che dal 1885 vedrà come direttore Gabriele D'Annunzio.


Per la nuova struttura, il Principe Sciarra decise di affidare l'incarico a Giulio De Angelis. L'architetto, autore di quasi tutte le opere promosse dallo Sciarra, era noto soprattutto per l'uso notevole della ghisa, molto diffusa nelle realizzazioni architettoniche dell'epoca.
De Angelis, per questa opera, optò per realizzare un cortile adibito all'uso pedonale con pianta cruciforme, con una volta realizzata in ferro e vetro. La ghisa è presente nei due portali di accesso alla galleria, uno su Via Marco Minghetti e l'altro su Piazza dell'Oratorio.
La galleria è a tre livelli decorata da lesene d'ordine gigante, al primo sono doriche, al secondo ioniche e al terzo corinzie. L'apertura d'ingresso è sovrastata da una trifora sormontata da una grande finestra ad arco.
All'interno le architetture, comprese le colonnine in ghisa, sono notevolmente impreziosite dai dipinti realizzati dal pittore Giuseppe Cellini in stile eclettico, seguendo un programma iconografico ideato dall'uomo di lettere Giulio Salvatori.
Come tipico dell'eclettismo artistico dell'epoca, i soggetti dei dipinti mescolano stili molto differenti, che vanno da riferimenti greci ed etruschi, a quelli rinascimentali e all'arte orientale.


I dipinti a encausto ricalcano un programma iconografico basato sulla glorificazione della donna, esaltandone in ogni diversa raffigurazione le proprie virtù. 
In questo caso l'esaltazione è quella della madre del Principe: Carolina Barberini Colonna di Sciarra. Nella Galleria si ripropongono più volte le iniziali della Principessa CCS, mentre quelle del figlio sono quelle di MS.
Il secondo livello è occupato dagli affreschi di maggior pregio, con raffigurazioni delle virtù femminili, nel registro superiore, e scene di vita quotidiana, in quello inferiore.



Le Virtù sono sormontate da un cartiglio che le identifica, sono presenti: La Pudica, La Sobria, La Forte, L'Umile, La Prudente, La Paziente, La Benigna, La Signora, La Fedele, L'Amabile, La Misericordiosa.
Nelle scene di vita quotidiana sono presenti: La Conversazione Galante, La Cura del Giardino, Il Matrimonio, La Cura dei Figli, Il Pranzo Domestico, L'Intrattenimento Musicale, Il Convivio e Il Gioco.

Due scene del Matrimonio


E' interessante vedere come la donna qui glorificata sia molto diversa da quella esaltata e raccontata dalle opere di D'Annunzio. Qui non abbiamo una donna seduttrice e fatale, ma una donna ritratta come mansueta, fedele, pudica e sobria.
Perché fare questo paragone con D'Annunzio? Non solo perché di Cronaca Bizantina, che qui trovò la propria sede, fu uno dei massimi animatori, ma perché nei dipinti del primo piano il Cellini ha voluto ritrarre proprio, tra gli altri, lo stesso D'Annunzio, nelle scene della Conversazione Galante.

Gabriele D'Annunzio


I lavori per la realizzazione della galleria terminarono nel 1888.
Negli anni '70 del XX Secolo, la galleria subì un importante restauro in cui la struttura venne svuotata e riempita di cemento armato, senza alterarne in maniera alcuna l'aspetto esterno.

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