Via Nazionale



L'odierna via Nazionale è una strada, compresa nei Rioni Monti e Castro Pretorio, che collega, attraverso un rettilineo, il Largo Magnanapoli a Piazza della Repubblica.
Ma la storia di questa via non inizia con l'attuale Via Nazionale, bensì molto prima. Ci troviamo infatti in un punto molto strategico, ovvero la vallata compresa tra i Colli Quirinale e Viminale, e che perciò, già nella Roma Serviana, fu utilizzato come tragitto per collegare l'area dei Fori all'antica Porta Collina delle Mura Serviane. Tale strada fu detta Vicus Longus, ed era quasi perfettamente parallela al Vicus Patricius (l'odierna Via Panisperna) che dall'area dei Fori raggiungeva la Porta Viminalis. Proprio in fondo al Vicus Longus, nella parte più alta e più settentrionale, furono costruite, a partire dal 298, le Terme di Diocleziano.
All'epoca dell'Antica Roma, la vallata tra il Quirinale ed il Viminale era più vasta, ed infatti il tragitto del Vicus Longus era leggermente diverso da quello dell'attuale Via Nazionale: infatti, il livello del terreno di quest'area è, nei secoli, molto salito. Per farci un'idea a riguardo, basta vedere la Chiesa di San Vitale, posta ben al di sotto del livello stradale, che ci fa capire quale fosse il livello del terreno nel Medioevo.
Nell'epoca di Roma Antica, dunque, il Vicus Longus rivestiva la sua importanza: sappiamo che nel I Secolo a.C. all'inizio di essa fu costruito il Santuario di Diana Planciana, su iniziativa dell'edile Cornelio Plancio, e che, nel tratto compreso tra la via e l'Alta Semita (odierna asse Via del Quirinale-Via XX Settembre) sorgevano diverse Domus di Patrizi Romani ed il complesso delle Terme di Costantino. Come detto in precedenza, nel 298, al termine di questa strada, furono costruite le Terme di Diocleziano.
Nel IV Secolo, in questa via sorge un Oratorio dedicato ai Santi Gervasio e Protasio, martiri di Milano figli di San Vitale, Oratorio che, grazie alle donazioni della matrona Vestina, viene, nel 402, ristrutturato ed elevato a Basilica, consacrato da Papa Innocenzo I e conosciuto, da allora, come Titulus Vestinae e che prenderà, intorno al 595, il nome di San Vitale.
Per via di questa Chiesa, nel Medioevo, il vecchio Vicus Longus, ormai in una zona prevalentemente campestre, prenderà il nome di Strada di San Vitale. Sappiamo che per secoli, in questa zona, non vi sarà alcuna nuova urbanizzazione. Per avere chiara la situazione nel periodo tra il Medioevo ed il XIX Secolo, possiamo vederlo nella Mappa del Nolli. Nel frammento che qui pubblichiamo, abbiamo segnato in giallo quella che all'epoca era la Via di San Vitale che, come vediamo, partiva grosso modo dalla via dei Serpenti, si restringeva dopo la Basilica di San Vitale, per poi interrompersi all'incrocio con la Via delle Quattro Fontane.



La svolta per questa strada avvenne nel XIX Secolo, quando, dopo l'istutuzione della prima ferrovia Roma-Frascati (1856) si iniziò a pensare all'edificazione di una nuova stazione ferroviaria nell'area limitrofa alle Terme di Diocleziano, per lo più su pressione di Monsignor Francesco Saverio De Merode, Proministro alle Armi Pontificie di Pio IX, che aveva interessi nell'area in questione. Fu così che nel 1859 fu tracciata la nuova strada, volta a rendere più agevole il collegamento con l'area della nuova stazione Termini, i cui lavori sarebbero iniziati nel 1862, che fu chiamata Strada Nuova Pia, per distinguerla dalla Strada Pia, voluta da Pio IV, e corrispondente all'attuale Via XX Settembre. 
Il tracciato della nuova via portò all'innalzamento del livello stradale, fu in quest'occasione che fu costruita la scalinata di fronte alla Basilica di San Vitale, e portò quindi la strada ad essere prolungata oltre l'incrocio con Via delle Quattro Fontane, fino alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, situata dove era lagrande esedra delle Terme di Diocleziano, da cui nascerà, pochi decenni dopo, Piazza dell'Esedra.
Nel 1868 inizierà anche la costruzione di un moderno quartiere nella parte più alta della via, sempre sui terreni di proprietà del De Merode, che riguarderà l'area delle attuali Via Firenze, Via Napoli, Via Torino e Via Modena. Il primo edificio costruito, l'odierno civico 5 di Via Nazionale, reca, sopra il portone, la seguente scritta: "Primo fabbricato eretto in questo nuovo borgo fra gli anni 1868-1870 Proprietà di Gaetano Rossi libera da ogni peso e canone". Riportiamo l'epigrafe nella foto sottostante.



Tuttavia, non passa inosservato il carattere speculativo del nuovo quartiere. Si dice che Papa Pio IX, passando dai cantieri e nel vedere impiegata nella costruzione dei nuovi edifici una pietra bianca piuttosto scadente, domandò se "le case si costruissero anche con la ricotta".
Nel 1870, come noto, le truppe Sabaude entrarono a Roma e la Città Eterna entrò a far parte del nuovo Stato Italiano, divenendone la Capitale. La necessità di nuovi alloggi e
 opere edilizie era ingente, ed il nucleo in costruzione rappresentava un importante punto di partenza per il Comune, che rinnovò la convenzione che il De Merode aveva stipulato con lo Stato Pontificio, seppur con delle perplessità sul progetto. Le autorità del nuovo Stato, infatti, decisero di acquisire le aree edificabili interessate dal progetto senza apportare modifiche solo per la presenza di fabbricati già edificati o comunque in costruzione, ma ritenevano, definendo incomoda l'obliquità delle strade, che, tuttavia, erano tra le più rettilinee di Roma in quel momento. I primi urbanisti, infatti, fino alla morte di Vittorio Emanuele II, non smisero di pensare ad una deviazione della strada, cui avevano cambiato il nome in Via Nazionale, fino alla Fontana di Trevi, progetto che fu però abbandonato, preferendo mantenere il tracciato già stabilito fino a Largo Magnanapoli e poi fino a Piazza Venezia, inizialmente anche le attuali Via IV Novembre e Via Cesare Battisti facevano parte di Via Nazionale.

Villa Aldobrandini

Il nome di Via Nazionale fu stabilito dalla delibera della giunta Comunale del 30 Novembre 1871 nella quale si decisero i nomi delle nuove strade del "Quartiere De Merode", come era chiamato in quel periodo. Con l'occasione, si dettero alle nuove strade i nomi di Via Torino, Via Firenze, Via Napoli, Via Genova e Via Modena.
Per tracciare la parte di Via Nazionale tra Via dei Serpenti e Piazza Venezia, il Comune fu costretto a lavori non indifferenti, come lo sbancamento di una parte della Villa Aldobrandini e la costruzione del muraglione di contenimento, fatto che riportò alla luce la Porta Sanqualis, un'antica porta delle Mura Serviane, oggi situata nell'aiuola centrale di Largo Magnanapoli, ma tuttavia portò alla distruzione di alcuni resti delle Terme di Costantino.
L'idea urbanistica, come mostra il Piano Regolatore di Roma del 1873, era quella di proseguire la strada oltre Piazza Venezia con uno sventramento che avrebbe collegato la strada al Tevere, da cui con un ponte si sarebbe potuti arrivare alla zona di San Pietro e del Vaticano. La strada in questione, realizzata a partire dagli anni Ottanta del XIX Secolo, fu la nuova arteria di Corso Vittorio Emanuele II.

Una mappa, tratta dalla guida di Roma e dell'Italia centrale di Karl Baedeker del 1873, ci mostra l'area di Via Nazionale verso Piazza dell'Esedra, quella più interessata dall'intervento urbanistico del De Merode

Con l'annessione di Roma allo Stato Italiano, oltre ai lavori per terminare il tracciato della strada, proseguì anche l'urbanizzazione di Via Nazionale: nel 1874 fu costruito l'Hotel Quirinale, opera dell'architetto Patrini, voluto dall'imprenditore Domenico Costanzi che, pochi anni dopo, fece costruire, in Via del Viminale, il Teatro Costanzi, divenuto poi Teatro dell'Opera, collegato all'albergo attraverso un passaggio sotterraneo. 
Negli anni successivi sorsero numerosi edifici residenziali su Via Nazionale, come il Palazzo Pascucci, i Palazzi Calderai e Morosi, opera di Moretti, l'edificio ai civici 66-69, opera del 1888 di Carimini, ed il palazzo Voghera e Villa Huffer, entrambi opera di Gaetano Koch.

L'Hotel Quirinale in un'immagine d'epoca

Tra il 1873 ed il 1880 fu costruita, proprio su Via Nazionale, la prima Chiesa non Cattolica di Roma. Non dimentichiamo che, sotto lo Stato Pontificio, a Roma non era consentita la costruzione di Chiese non Cattoliche, e nel 1873 ebbe inizio la costruzione della Chiesa Protestante Episcopale di Saint Paul within Walls (San Paolo entro le Mura), opera di John Edmund Street e che ospita al suo interno un mosaico eseguito su disegni di Edward Burne Johnes. Nel 1878 fu fatto il primo concorso per un edificio pubblico a Roma, ovvero quello per la realizzazione del Palazzo delle Esposizioni, concorso vinto da Pio Piacentini che lo realizzò tra il 1880 ed il 1882. All'epoca fu molto criticato per l'assenza di finestre sulla facciata e per un apparato statuario poco efficace, in cui per la prima volta era assente qualsiasi riferimento religioso, cosa esplicitamente voluta dalla politica anticlericale dello Stato Italiano nei primi decenni della sua esistenza. Il Palazzo diverrà un punto di riferimento della vita culturale di Roma, e nei secoli ospiterà molte importantissime mostre. Tra il 2003 ed il 2007 ha subito un importante restauro ad opera dell'architetto Paolo Desideri.



Tra il 1886 ed il 1894, Gaetano Koch costruì quello che rappresenta l'unico edificio istituzionale situato in Via Nazionale, ovvero il Palazzo della Banca d'Italia, noto anche come Palazzo Koch per via del suo architetto, che sorge dove prima era l'orto Mercurelli. Di fronte a questo edificio sorsero, nel 1900, i Magazzini Piatti, costruiti con ampie vetrate che potessero garantire la massima esposizione dei prodotti in vendita, e che seppur non più attivi, ospitano tutt'ora attività commerciali. Di fianco ad essi sorge il Teatro Eliseo, nato nel 1900 nella terrazza del limitrofo Palazzo Rospigliosi, fu inaugurato nel 1910 come teatro Apollo e, nel 1914, ne fu spostato l'ingresso su Via Nazionale.
Proprio di fianco all'Eliseo, sorge quello che è nato come Grande Magazzino Rovatti, costruito nello stesso periodo del teatro ed anch'esso in stile Liberty. Oggi è occupato dai negozi Goldenpoin e La Gardenia, che hanno sostituito il preesistente Caffè Renault che ha occupato questo spazio negli anni precedenti.
Nel 1909, invece, avvenne un nuovo mutamento all'assetto urbanistico della zona: fu infatti inaugurato il traforo che, passando sotto i Giardini del Quirinale, collega Via del Tritone a Via Nazionale, raggiungendola proprio di fianco al Palazzo delle Esposizioni. Nel progetto originale, già presente nel Piano Regolatore del 1873, la via che da lì partiva avrebbe dovuto raggiungere la Basilia di San Giovanni in Laterano. Tuttavia, il progetto non fu mai attuato, e via Milano si fermò all'incrocio con Via Panisperna.
Il 24 Maggio del 1920, una manifestazione Nazionalista che celebrava i cinque anni dall'ingresso dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale finì in un vero bagno di sangue avvenuto proprio in Via Nazionale, sulle scale del Palazzo delle Esposizioni, con la morte di otto manifestanti in seguito a una sparatoria con le forze dell'ordine.

Il Grande Emporio Roma, un tempo attivo in Via Nazionale

Fino al 1930 Via Nazionale era transitata da un tram, abolito poi con la "riforma tranviaria" del 1930. Nel 1970 sulla strada furono istituite le corsie preferenziali per autobus e taxi, tuttora in funzione.
Tra i numerosi storici negozi non più esistenti che negli anni sono stati attivi in questa strada, ricordiamo il Grande Emporio Roma, all'altezza di Villa Aldobrandini. Al civico 213, invece, sorgeva il Ristorante dell'Esposizione, che alla fine del XIX Secolo rimaneva aperto fino alle due di notte. Al civico 46 si trovava invece il Caffé e Birreria Nazionale, altro importante punto di riferimento per chi frequentava la strada.
Molto importante a cavallo tra XIX e XX Secolo fu anche l'ottico Romualdo Chiesa, che ebbe una sede al civico 206.



A partire dagli anni '90, con la cosiddetta "Cura del ferro", si è aperto un dibattito sulla possibilità di prolungare il tram 8 fino a Termini facendolo passare per Via Nazionale o di farvi passare una nuova linea, ma la proposta, in ogni caso, non ha avuto alcun seguito.
Oggi Via Nazionale è un'importante arteria del Centro di Roma, che collega la zona di Piazza Venezia all'area della Stazione Termini, mantenendo dunque l'originaria funzione urbanistica per cui fu pensata da Monsignor De Merode. Questo fatto la rende un fondamentale luogo di passaggio per chi dall'area di Piazza Venezia si reca alla Stazione Termini e vice versa, ed ha favorito il nascere di numerose attività commerciali in questa zona.
Queste attività commerciali, anche, si susseguono sulla strada sin dalle sue origini: nel 1889 era presente al numero civico 14 lo studio del Dottor Adler, dentista statunitense che esercitava qui la propria professione. Inoltre, come già detto in precedenza, sula strada era presente un importante grande magazzino, il Grande Magazzino Rovatti, dove oggi si trovano i negozi Goldenpoint e La Gardenia.

La vetrina del negozio Bata in Via Nazionale

Di fronte ad esso, all'angolo con Via dei Serpenti, sorge lo storico negozio d'abbigliamento Socrate, al cui fianco è il negozio di scarpe Bata.
Salendo, nei pressi di Piazza della Repubblica, si trova invece il negozio di articoli sportivi Esedra Sport.

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