Via Alessandrina


Via Alessandrina si trova nel Rione Monti e attualmente si estende tra Via del Tempio della Pace ed il Foro Traiano, attraversando Via dei Fori Imperiali.
L'origine di questa strada risale al 1570, quando il Cardinale Michele Bonelli, conosciuto come l'Alessandrino perché nativo di Alessandria, nipote del Papa San Pio V Ghislieri, si occupò del restauro e della riqualificazione della zona dell'Arco dei Pantani, ovvero quel quartiere che sorgeva sopra ai Fori Imperiali.


Nell'ambito del riordinamento della zona, due nuove strade presero il nome dal Cardinale Bonelli: Via Alessandrina e Via Bonella. Inoltre il quartiere dei Pantani iniziò ad essere chiamato anche Quartiere Alessandrino (da non confondere con l'attuale Quartiere Alessandrino, situato tra la Prenestina e la Casilina).

Via Alessandrina nella carta di Roma di Giovanni Battista Nolli (1748)
La nuova strada, che venne tracciata in un quartiere già esistente, ospitò quindi alcuni edifici preesistenti: il Palazzetto di Sisto IV, poi Casa del Cardinale Accolti, al numero 3, l'Osteria delle Colonnacce al civico 20, la cosiddetta Casa delle Vedove al civico 34 e il Conservatorio di Sant'Eufemia, l'Osteria della Colonna al numero 38, il Palazzo Ghislieri al numero 84, il Palazzetto di Flaminio Ponzio, l'Istituto della Carità di Rosmini, la Casa Tazzoli e la Chiesa di Sant'Urbano in Campo Carleo.

L'Osteria delle Colonnacce, costruita sui resti del Foro di Nerva

In precedenza, lo slargo che si trovava di fronte a questa Chiesa, era detto Piazza di Sant'Urbano. Per molto tempo, inoltre, un tratto di Via Alessandrina proprio nei pressi della Chiesa fu detto Via di Campo Carleo: nel 1873, nell'ambito di un riordinamento della toponomastica di Roma, questo tratto fu annesso in Via Alessandrina e il nome Via di Campo Carleo - ancora esistente - venne dato a Via del Grillo (che andava distinta dalla quasi omonima Salita del Grillo nell'idea di chi riordinò la toponomastica locale).
Il percorso della strada, inoltre, attraversa i resti del Foro di Augusto e del Foro Traiano, costeggiando il Foro di Nerva.
In seguito all'Unità d'Italia, nonostante la zona subì diversi mutamenti, la strada rimase inalterata. In quegli anni, infatti, venne tracciata la nuova Via Cavour, e il piano regolatore del 1873 prevedeva un prolungamento di questa strada attraverso un viadotto che superasse il Foro Romano e un allargamento di Via Cremona, limitrofa a Via Alessandrina. Questi due interventi non ebbero mai luogo.
A partire dal 1900, nella limitrofa Piazza Venezia, fu costruito l'Altare della Patria, fatto che influenzò di nuovo la zona dei Pantani ma non modificò in alcun modo Via Alessandrina.
Tuttavia, nel 1925 si iniziò a pensare alla demolizione del quartiere dei Pantani per fare spazio a una nuova strada che collegasse Piazza Venezia al Colosseo, rendendo ben visibili i Fori.
Nel 1926 questo progetto venne approvato, e tra il 1931 ed il 1933 tutte le case della zona dei Pantani vennero abbattute per lasciare spazio alla nuova Via dell'Impero, che poi dopo la caduta del Fascismo ha cambiato il proprio nome in Via dei Fori Imperiali.
Proprio nel 1933, un curioso episodio avvenne durante i lavori di demolizione dell'edificio al civico 101. In tale occasione un operaio trovò sotto una lastra di ferro a sua volta coperta di mattoni un vero e proprio tesoro di monete d'oro e gioielli: si trattava di una collezione nascosta e tenuta segreta appartenuta all'antiquario Francesco Martinelli, che lì visse dal 1865 alla morte avvenuta nel 1895. Tale collezione, dopo un contenzioso tra Governatorato ed eredi, è oggi parte del Medagliere Capitolino. Nei giorni successivi, destò particolare entusiasmo la vincita al lotto avvenuta a Roma di un terno secco "74, 62, 24" che nella smorfia indicano rispettivamente monete, anelli d'oro e muratore.
Terminate le demolizioni, Via Alessandrina non venne formalmente abolita, e il suo tracciato - seppur quasi simbolicamente - rimase, facendo da limite estremo ai giardini creati lungo la nuova strada. Via Alessandrina rimase di fatto non percepita come una strada, ma piuttosto come una parte di Via dell'Impero/Via dei Fori Imperiali.
A partire dal 1998 nuovi scavi hanno avuto luogo nell'area, smantellando gran parte dei giardini di Via dei Fori ma portando alla luce parte dei resti relativi al tracciato di Via Alessandrina, per anni rimasta in gran parte chiusa al pubblico.
Nel 2013, contestualmente alla limitazione del traffico su Via dei Fori Imperiali, è stata riaperta al pubblico la parte principale di Via Alessandrina, che è divenuta sede dello spettacolo multimediale Viaggio nei Fori, iniziativa di Piero Angela e Paco Lanciano che punta a raccontare come erano un tempo i Fori.
In occasione della nuova apertura di Via Alessandrina, il Comune di Roma ha voluto valorizzare questa strada, inserendo targhe che ne segnalano l'antico tracciato.


Alla fine del XIX Secolo, in questa strada abitò Monsignor Valeriano Sebastiani, all'epoca Vicario del Capitolo di Santa Maria in Cosmedin, come apprendiamo dalla Guida Monaci del 1895. Tale documento ci racconta anche come in quell'anno anche altri tre religiosi dello stesso capitolo, Don Alessio Ciani, Monsignor Giuseppe Malberti e Mongisnor Antonio Gandolfi, vivessero nella strada, e come sempre in Via Alessandrina fossero attivi gli scalpellini e lavoratori del marmo Augusto Corsetti, Ottavio Pasini e Filippo Viti, i commissionari Benedetto e Giuseppe Pitocchi (quest'ultimo specializzato nei cereali) e la sarta Isabella Pitocchi, probabilmente parenti risultando tutti attivi al civico 53, la venditrice di ferrarecce e arredi funebri Emilia Pizzoli vedova Bigi, il vinaio Filippo Pizzuti, il venditore di liquori Polese, la carbonaia Teresa Possidoni, tra gli altri, oltre a notai, ragionieri, rappresentanti della società d'assicurazioni "la Basilica". Ne viene fuori un quadro di una realtà socio-economica mista e vivace.

Altri siti che ne parlano:
Via Alessandrina - in Rome and Art

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