Le gladiatrici

Nell'Antica Roma, come ben sappiamo gli spettacoli di combattimento tra gladiatori erano molto diffusi in tutto l'Impero. Tali esibizioni erano seguitissime dal popolo, molti gladiatori raggiungevano notevoli livelli di popolarità, e si dividevano in diverse categorie, diverse per armamenti e stile di combattimento. Una domanda spontanea, sorta anche per come si è evoluto l'immaginario collettivo intorno a questi spettacoli, è se a combattere fossero solamente gli uomini o esistessero anche delle gladiatrici: la risposta è che anche le donne combattevano, come dimostrano diverse testimonianze, che seppur vaghe e in numero limitato ci forniscono importanti informazioni su questo fenomeno.

Una testimonianza molto importante in questo senso risale al 19 Dopo Cristo, quando l'Imperatore Tiberio emanò il Senatus consultum di Larinum, in cui proibiva a uomini e donne legati da parentela a senatori o equites di apparire sulla scena con vesti gladiatorie. Questo fatto già di per sé ci dimostra come fosse contemplata la possibilità che una donna facesse la gladiatrice.

Oltre a questo documento, ci sono anche altre testimonianze in importanti testi latini: Svetonio nella Vita dei Cesari racconta come Domiziano avesse organizzato combattimenti notturni tra gladiatori sia tra uomini che tra donne, episodio che sarebbe confermato anche da Marziale e da Stazio.

Un'iscrizione funeraria rinvenuta a Ostia Antica - e oggi conservata nel Lapidarium degli scavi - ricorda invece un certo Hostilianus che nell'epigrafe fa vanto di essere stato il primo a portare gli spettacoli tra gladiatrici a Ostia. Tale testimonianza risale al II Secolo Dopo Cristo e come tale ci fa comprendere come tali combattimenti fossero un fenomeno di nicchia rispetto a quelli maschili.

Ma quanto di nicchia? Questo non possiamo saperlo. Da un lato la scrittrice Amy Zoll ha notato come gli autori Romani parlino - seppur poco - con molta naturalezza del fenomeno delle gladiatrici, e per questa ragione si potrebbe pensare che fosse un fatto molto più comune di quanto si pensi. Dall'altro lato, pur senza essere in contrapposizione con questa tesi, lo storico Mark Vesley ha notato come le scuole gladiatorie che esistevano nei principali centri dell'Impero non risultassero per l'epoca essere luoghi particolarmente adatti alle donne: qui infatti studiavano soprattutto i giovani di ceti elevati che si formavano nelle arti marziali, mentre le donne tendevano a essere seguite da un precettore. Nonostante questo, testimonianze di donne che hanno studiato in questi luoghi non mancano, come Valeria Iucunda, morta a 17 anni.

Il bassorilievo di Alicarnasso
La più nota testimonianza a riguardo, in ogni caso, è il bassorilievo di Alicarnasso, risalente al I o II Secolo Dopo Cristo, che mostra due gladiatrici combattere l'una contro l'altra. Le due donne hanno i nomi di Amazon e Achillia e c'è scritto che dopo il combattimento hanno ricevuto la missio, ovvero la sospensione, per essersi entrambe battute con valore.

Tale bassorilievo è per noi molto importante perché ci fornisce una testimonianza riguardo l'abbigliamento delle gladiatrici: le due donne indossano infatti il subligacum - un perizoma molto diffuso nell'Antica Roma - e numerosi elementi tipici dei gladiatori, come gli schinieri e la manica, ma nessuna delle due indossa l'elmo ed entrambe sono a seno nudo. Nell'arte dell'epoca, erano diffuse le Amazzonomachie, che raffiguravano combattimenti tra Amazzoni a seno nudo: non siamo in grado di sapere se gli spettacoli di gladiatrici volessero richiamare tale immagine o, diversamente, questo è stato un modo per esaltare le doti delle gladiatrici di Alicarnasso.

Poster del film del 1974 The Arena
Il tema delle gladiatrici ha comunque suscitato interesse nel tempo, è diventato presente nell'immaginario collettivo e come tale è entrato nella cultura popolare: per questa ragione gladiatrici sono comparse in numerose opere di narrativa come film o libri.

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