Mo'ed di Piombo

 
Rione Sant'Angelo vecchi confini Ghetto
Il Ghetto come si presentava all'epoca del Mo'ed di Piombo

Con Mo'ed di Piombo (scritto talvolta Moed di Piombo) si intende un episodio storico avvenuto nel gennaio del 1793, accolto come un miracolo dalla Comunità Ebraica di Roma, ovvero un forte acquazzone (il "piombo" nel nome dell'episodio è un riferimento al cielo plumbeo) che spense un incendio appiccato dalla folla inferocita al Ghetto Ebraico di Roma. Ma andiamo a vedere con più attenzione i fatti.
Il 1793 fu un anno nel pieno di importanti mutamenti per l'Europa e per l'Italia: quattro anni prima aveva avuto luogo la Rivoluzione Francese, e il 21 Gennaio sarebbero stati ghigliottinati il Re Luigi XVI e la moglie Maria Antonietta. Le guerre rivoluzionarie si sarebbero espanse di lì a poco in tutta Europa e avrebbero portato alla successiva ascesa di Napoleone Bonaparte.
L'episodio da cui si scatenarono i fatti fu l'uccisione da parte di una folla di romani dell'ambasciatore francese Hugo di Basseville, uscito con la coccarda dei colori del suo Paese e ritenuto il rappresentante della politica anticlericale francese, avvenuta il 13 Gennaio 1793. In seguito a questo episodio, si sparse la falsa notizia, dai connotati antisemiti, che nel Ghetto Ebraico aveva sede un deposito di coccarde col tricolore francese e vi fosse un covo di rivoluzionari.
Il 14 Gennaio, un gruppo di abitanti dei Rioni Monti, Regola e Trastevere si mossero verso il Ghetto con l'occorrente per appiccarvi un incendio, ma due frati che incontrarono lungo la strada parlarono alla folla inferocita, convincendola a desistere. Provvisoriamente. Poco dopo, infatti, la folla si recò nuovamente nella zona del Ghetto, sequestrando Salomone Di Segni, al quale viene detto di convertirsi al Cristianesimo se non avesse voluto morire. L'uomo fu tenuto sotto la loro custodia per 40 giorni, senza convertirsi né essere ucciso. Più tardi, un nuovo assalto al Ghetto da parte degli stessi facinorosi viene respinto dalle Guardie Pontifice. Alle 23, una forte pioggia fece desistere una volta per tutta la folla di facinorosi.
Negli otto giorni successivi, le Guardie Pontifice presidiarono il Ghetto per evitare nuovi incidenti. Se da un lato questo previene l'aggressione da parte di facinorosi, dall'alto confina gli Ebrei Romani nel Ghetto anche nelle ore diurne, impedendo loro di svolgere piccoli lavori fuori da esso, e il loro sostentamento fu aiutato dal contributo delle Università Israelitiche.
Nel periodo successivo, tornata la tranquillità, gli Ebrei di Roma si interrogarono sull'accaduto, chiedendosi se poteva vedersi la mano di Dio dietro la pioggia che li salvò dall'aggressone. Col tempo, dunque, gli Ebrei Romani iniziarono a ricordare l'episodio con apposite celebrazioni, una tradizione che tuttavia nel tempo è passata sempre più in secondo piano. Una tradizione che tuttavia negli ultimi anni ha però in parte recuperato, soprattutto intorno alla comunit Ebraica di Monteverde e del Tempio Beth Michael.
Il Mo'ed di Piombo è visto da molti come una solta di "Purim Romano", con riferimento alla festa Ebraica di Purim in cui Ester, moglie del Re di Persia Assuero, e suo fratello Mordecai, persuasero il sovrano a fermare il decreto che il suo consigliere Aman sta per mettere in atto con cui avrebbe ordinato l'uccisione di tutti gli Ebrei del Regno. A tale festa fa riferimento ad esempio anche il Purim Ashrif, con cui gli Ebrei Tripolini (comunità poi in gran parte trasferitasi proprio a Roma) ricordano come nel 1705 si salvarono dall'assedio del tunisino Ibrahim Ashrif che dovette ritirarsi dopo aver subito un attacco a sorpresa e dopo un'epidemia causata dall'alto numero di morti subiti.


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