Latomie di Salone


Le Latomie di Salone sono delle antiche cave di tufo, oggi inutilizzate, situate nella Zona Settecamini, in Via di Salone. Esse si possono facilmente vedere dai laghetti di pesca sportiva di Via di Salone, realizzati a ridosso delle cave.
Il termine latomia, di norma, indica cave usate per per incarcerare schiavi, prigionieri di guerra e altre forme di detenuti: in questo caso non vi sono elementi che indichino che queste cavi abbiano avuto funzione punitiva o carceraria, per quanto tale fenomeno fosse ben diffuso nell'antichità. In ogni caso, nel caso di queste cave il termine "latomie" è diventato di uso comune, e così sono ad oggi conosciute.
Le latomie di Salone si sviluppano in monti tufacei tagliati a strapiombo, e risalgono al I Secolo Avanti Cristo, su iniziativa del generale romano Licinio Lucullo. In quest'area sorsero anche altre latomie, quelle di Cervara, cadute però in rovina prima di quelle di Salone, contribuendo allo sviluppo di queste ultime.
Nel 1972, alcuni scavi nella zona portarono alla luce alcune ville rustiche e necropoli con tombe risalenti a un'epoca compresa tra l'VIII ed il III Secolo Avanti Cristo, che alcuni archeologi tra cui Lorenzo Quilici pensarono potessero appartenere all'antica città sabina di Caenina.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente la zona, e le latomie, andarono in rovina, finché non si sviluppò il fenomeno delle Domuscultae: in questa zona nacque, infatti, quella di Santa Cecilia.

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