Quartiere INA-Casa Tiburtino IV

Tiburtino INA Casa foto vecchia

Il Quartiere INA-Casa Tiburtino IV si trova nel Quartiere Collatino, nello specifico nell'area compresa grossomodo tra Via Tiburtina, Via Diego Angeli, Via dei Crispolti, Via Alfredo Comandini e Via Luigi Luccatelli. La storia di questo quartiere è strettamente legata a quella del Piano Casa di Amintore Fanfani. Tale piano fu lanciato nel 1949 dall'allora Ministro del Lavoro con l'obiettivo in primis di realizzare edilizia residenziale pubblica e di dare lavoro a tutte le maestranze coinvolte per la costruzione dei nuovi edifici. Tale piano fu lanciato per un settennato e rinnovato di altri sette anni, e messo in campo tramite l'ente INA-Casa, che realizzò per conto dello stato le nuove abitazioni.
Iniziato nel 1949, il Quartiere INA-Casa Tiburtino IV rappresenta una delle prime opere edilizie realizzate nell'ambito del Piano Fanfani. A coordinare il progetto vengono chiamati due dei principali architetti dell'epoca: Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi, e insieme a loro lavorano altre figure emergenti del panorama architettonico romano come Carlo Aymonino, Mario Fiorentino, Wolfgang Frankl, Federico Gorio, Maurizio Lanza, Sergio Lenci, Piero Maria Lugli, Carlo Melograni, Gian Carlo Menichetti, Giulio Rinaldi e Michele Valori.
 
INA Casa ceramica Via Cesana

Il linguaggio utilizzato nel nuovo quartiere è quello del neorealismo, movimento architettonico che ebbe una certa diffusione nell'immediato dopoguerra in modo particolare nei nuovi quartieri INA Casa. La caratteristica di tale linguaggio architettonico è una ricerca di rapporti a scala umana negli edifici e nei rapporti tra costruzione e persone, andando a cercare ispirazione nei borghi. Il nuovo quartiere si sviluppa con edifici dalle forme irregolari che seguono strade non rettilinee che si diramano dalla Via Tiburtina, che acquisisce così una funzione unificante verso il progetto. Tale irregolarità, pur nell'unità del linguaggio, si vede anche negli edifici, alcuni più alti, come le case a torre, altri più bassi, quali le case a ballatoio e in linea.
INA Casa Via Cesana Via Arbib
 
In generale, l'uso del linguaggio neorealista, così chiamato perché coevo al cinema con cui ha in comune un abbandono del monumentalismo e della retorica che avevano caratterizzato il fascismo e una visione su scala umana, è legato tra le altre cose anche alla necessità di contenere i costi in un'Italia appena uscita dal dramma della Seconda Guerra Mondiale che portò alla scelta di materiali e mezzi tecnici più economici. Nell'ambito di questo linguaggio, questo quartiere è un esempio talmente rilevante che Manfredo Tafuri lo ha definito il "manifesto del neorealismo architettonico e insieme dell'ideologia dell'INA-Casa primo settennio".
 
Mappa quartiere INA Casa Tiburtino

Il progetto, come detto, si dirama da Via Tiburtina e da lì si sviluppa sia lungo le direttrici Nord-Sud che Est-Ovest, quest'ultima lungo Via dei Crispolti. Le strade tendono ad adattarsi al terreno del luogo, accompagnando anche l'irregolarità degli edifici. Nell'ambito del quartiere vengono sviluppate diverse tipologie edilizie: dai corpi estesi in lunghezza delle case in linea fino a quelle in altezza delle case a torre, passando per le caratteristiche case con ballatoio e gli edifici pensati per i negozi.
 
Via Cesana case in linea ballatoio

Le case a ballatoio rappresentano una tipologia di case a schiera più complessa, composta da corpi distinti ma addossati l'uno all'altro che si adattano alle altimetrie del luogo, accompagnando il dislivello stradale. Ne viene fuori un risultato caratteristico che richiama quello dei paesini italiani che contribuisce a dare la dimensione di borgo che caratterizza in parte l'architettura neorealista. Opera di Mario Ridolfi, le case a ballatoio sono presenti nel quartiere lungo Via Cesana e Via Diego Angeli.
 
Via Arbib loggia Tiburtino

Le case in linea, sviluppate in lunghezza lungo le diverse strade del quartiere, sono anch'esse caratterizzare da una rottura dei tradizionali schemi lineri: i loro corpi sono snodati e ruotati, e vengono assemblati tra loro con soluzioni come le logge che creano effetti differenti. Sono opera di Ludovico Quaroni e Mario Fiorentino.
Le torri, di sette piani, contribuiscono all'idea di discontinuità nelle forme e dei volumi che caratterizza il quartiere. Tali strutture, opera di Mario Ridolfi, saranno riprese come tipologia dallo stesso architetto, ma in maniera decisamente differente, in un altro intervento per INA Casa, quello in Viale Etiopia, e successivamente da Mario Fiorentino, anche lui attivo al Tiburtino IV, in un ulteriore intervento in Viale Etiopia.
I corpi dei negozi sono caratterizzate da forme meno regolari e linee curve che richiamano l'architettura barocca romana.
Chiesa Santa Maria della Visitazione Tiburtino INA Casa

Tra il 1965 e il 1971 in Via dei Crispolti venne costruita, addossata al nucleo del quartiere, la Chiesa di Santa Maria delle Visitazione, opera dell'architetto Saverio Busiri Vici: per estranea all'intervento INA Casa, tale Chiesa ha di fatto la funzione di Chiesa del quartiere.
Con la crescita dell'abitato romano e una tendenza a una maggiore standardizzazione degli edifici, il Tiburtino IV si è trovato circondato dalla città consolidata, mantenendo tuttavia una propria identità architettonica particolarmente forte.

3 commenti:

  1. È il quartiere nel quale sono cresciuto. La disposizione degli edifici ha favorito la socializzazione. Le famiglie si conoscevano e si davano aiuto. Chiamavamo Zia la vicina di casa. I ricordi che affiorano nella mia mente sono contrastanti. Pasolini ha descritto bene questo quartiere. Nei suoi romanzi Ragazzi di vita e Vita violenta ho ritrovato molto di quanto ho visto da vicino nella mia infanzia.

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  2. Anche io sono cresciuta la e ho sempre amato la misura del borgo, per caratteristiche e vicinanza. Solo la chiesa mi è sempre apparsa buia e "brutale" con il cemento a vista e così distante dal borgo vicino.

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