Villino Naselli



Il villino Naselli si trovava in Via Ticino n. 3, nel Quartiere Trieste.
Le origini di questo edificio risalgono al 1930, quando venne progettato dall'ingegnere Ugo Gennari per il Conte Gerolamo Naselli; Gaetano Minnucci, all'epoca collaboratore del Gennari, partecipò alla progettazione.
La costruzione fu completata nel 1931.
La sua vergognosa demolizione è stata realizzata nell'ottobre del 2017.

Il villino Naselli nel 1949.

L'edificio in origine si presentava come un villino su due livelli di architettura neorinascimentale. Aveva un ampio tetto a spioventi coperto di coppi alla romana, un grande camino si trovava sul lato di sinistra.


Al n.1 di Via Ticino si apriva il grande cancello carrabile di ferro battuto sostenuto da due pilastri quadrangolari dorici ricoperti da una fascia bugnata e culminanti in sfere decorative. La bella cancellata era di ispirazione seicentesca e le due ante terminavano superiormente in una stella a otto punte. Accanto, al n.3 un cancello pedonale conduceva al giardino.



Al pianterreno due ampie finestre su mensole affiancavano il grande portone decorato a bugnato, preceduto da una scalinata e sovrastato da un timpano spezzato culminante in un grande stemma.

Particolare del grande stemma sul portone principale.

Lo stemma era avvolto in un doppio cartiglio, in mezzo al quale si trovava una corona comitale a nove perle, due coccarde di frutta lo raccordavano alla trabeazione sottostante. Nello scudo era presente l'emblema delle Ancelle Concezioniste del Divin Cuore, caratterizzato dal monogramma della Vergine A M, con al centro il Sacro Cuore di Gesù, sormontato da una corona di 12 stelle.

Stemma delle Ancelle Concezioniste del Divin Cuore.

Le finestre del pianterreno erano decorate da un timpano spezzato in cui si trovava un piedistallo culminante in una sfera. Al primo piano due finestre quadrangolari inquadravano un bel loggiato centrale, costituito da due colonne doriche.


Al piano terra i soffitti erano voltati, la hall d'ingresso e della camera da pranzo erano dotati di volte a padiglione, lo studio e il salotto erano avevano volte a botte, il salone aveva una grande volta a lunette.

Pianta del pianterreno dal progetto originale.

Il villino confinava a Nord con il Villino Gigli, appartenuto al noto tenore.


Nel 1947 la proprietà passò alla Congregazione delle Ancelle Concezioniste del Divin Cuore che, nel 1959, chiesero l'autorizzazione al comune per sopraelevare l'edificio. Nel 1960 fu dunque elevato il villino di due piani, alterandone l'aspetto originario ma cercando di mantenenerne gli stilemi.


Questo villino, è salito agli onori delle cronache nel settembre 2017, quando si è diffusa notizia della volontà di abbatterlo per lasciare spazio a un nuovo edificio residenziale moderno su progetto di Alessandro Ridolfi.
La scelta è stata fortemente criticata da diverse persone e associazioni, come il critico d'arte Vittorio Sgarbi o l'associazione Italia Nostra, soprattutto perché il nuovo edificio, diversamente dal Villino Naselli, non avrebbe avuto un legame con il contesto circostante, caratterizzato dai singolari edifici del Quartiere Coppedè e dal vicino villino che fu proprietà ed abitazione di Beniamino Gigli (e che, diversamente dal Villino Naselli, risulta vincolato).

Il Villino Naselli in Via Ticino, nella splendida cornice di villini, già in parte sostituiti barbaramente negli anni sessanta, come quì si vede in Via Clitunno

Secondo le associazioni contrarie all'abbattimento, anche il Villino Naselli doveva essere vincolato, dal momento che era originario degli anni '30 (quindi oltre i 70 anni che prevedono la tutela di questa tipologia di edifici) e non degli anni '50, quando venne realizzata solo una soprelevazione. La proprietà, invece, ha fatto sapere che il villino risulterebbe un falso storico degli anni cinquanta e come tale non va vincolato e che hanno preferito realizzare un nuovo edificio anziché ristrutturare un falso storico.
Il 16 Ottobre, nonostante le proteste, è iniziata la tragica demolizione del villino.

Il progetto dell'edificio di Ridolfi

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