Giardino Zoologico di Roma, oggi Bioparco

Le rocce dei leoni nel 1911

Il Giardino Zoologico di Roma, oggi Bioparco di Roma si trova nel Quartiere Pinciano.
La sua origine risale al 1907, anno in cui la giunta municipale deliberava il 7 dicembre la creazione di un Giardino Zoologico in località adatta di Villa Umberto.

Certificato di proprietà di un'azione della Società del Giardino Zoologico

Nel febbraio del 1909 fu fondata la Società Anonima Italiana per il Giardino Zoologico, guidata dal Barone Giorgio Sonnino con lo scopo di creare un parco per l'esibizione di animali esotici. L' 8 maggio 1909 l'Amministrazione Nathan decise allora di assegnare ai promotori la zona incolta di Villa Umberto che si trovava a Nord Ovest tra Vicolo delle Tre Madonne e i terreni del Seminario Romano denominata "la campagna".
Aspre polemiche si sollevarono dalle destre contro questa decisione che sacrificava parte della Villa Borghese ad "interessi di privati" e "a ricovero di bestie".

Il Tierpark di Stellingen nel 1907

Intanto la Società si assicurò la collaborazione di Carl Hagembeck, che nel 1907 aveva aperto il Tierpark di Stellingen, vicino ad Amburgo, lo Zoo più moderno al mondo, in cui gli animali non erano più nelle gabbie, ma in vere e proprie quinte naturali senza sbarre. Il 12 novembre 1908 fu offerto all'Hotel Excelsior un pranzo sontuoso in onore di Hagembeck, venuto dalla Germania.

Il progetto di Carl Hagembeck del 1908

In quell'occasione egli presentò il progetto del nuovo Giardino Zoologico, di undici ettari circa, con i suoi criteri rivoluzionari: ampi spazi verdi in cui veniva ricostruito fedelmente l'habitat originale delle specie che l'avrebbero abitato, i profondi fossati garantivano la sicurezza senza bisogno delle sbarre.

Vista dal lago verso le rocce degli orsi bianchi a destra, 1911

L'ingresso principale sarebbe sorto a Sud, verso Villa Umberto (l'odierna Villa Borghese), circa a metà del nuovo Viale che conduceva ai Parioli. Subito a destra si scendeva verso il lago, che ospitava gli uccelli acquatici, passando per il recinto degli struzzi, quello dei pachidermi e le grandi rocce degli stambecchi.


Gli elefanti nel 1911

Il recinto originale degli elefanti, oggi non più esistente

Le rocce degli stambecchi e quelle degli erbivori popolate di animali

Sopra al lago si innalzava il grande edificio del Ristorante, in posizione elevata rispetto all'intero parco.

Un dromedario si affaccia nel recinto degli erbivori, oggi distrutto

Zebra nel recinto degli erbivori, 1911

Dall'altro lato del lago si trovavano le grandi recinzioni con una serie di rocce sviluppate in senso longitudinale per gli animali erbivori, distrutte negli anni Sessanta per costruire la nuova casa degli elefanti.
Parallelamente a queste la serie più spettacolare di ambienti: un susseguirsi di grandi rilievi rocciosi per leoni e leonesse, le caverne delle tigri e quelle delle pantere. Nei recinti furono sistemati fra i massi grossi tronchi di alberi per permettere agli animali di affilare le unghie.

Le caverne dei leoni nel 1911

Le rocce dei leoni nel 1998

Le caverne delle tigri nel 1911


Le caverne delle tigri negli anni novanta

Tornando verso l'ingresso e girando a sinistra si trovavano gli orangutan, il recinto delle giraffe e le gabbie delle scimmie, subito sopra i recinti delle antilopi.

La gabbia degli oranghi nei primi anni trenta

La gabbia delle scimmie nel 1911

Verso ovest si trovavano le recinzioni per i canguri, i bisonti e i cervi, costituiti da ampi spazi aperti, circondati da reti, e occupati da capanne in legno, che erano destinate a ricovero degli animali.

Bisonte americano nel suo recinto, 1911

Al confine con Via delle Tre Madonne un'alta grande catena di rocce aguzze bianche ospitava gli orsi polari. Finte stallattiti ad imitazione del ghiaccio pendevano dalle pareti, un fossato divideva la zona degli orsi dallo specchio d'acqua in cui erano sistemate le foche. Ampie grotte conducevano alle tane poste all'interno delle cavità.

La grande quinta rocciosa che ospitava gli orsi bianchi, 1911

Gli orsi polari fra le rocce, 1911



Le rocce degli orsi bianchi sono vuote dal 1997, anno in cui morì l'ultimo esemplare, quì in una foto del 2005

A Sud del lago si trovavano altre rocce per gli orsi bruni caratterizzate da un grande masso centrale, su cui erano appoggiati dei tronchi di albero, e una catena di coronamento ricca di cime.




Accanto agli orsi erano sistemati i lupi.
Ad Ovest il parco terminava con i recinti di cervi e bisonti, un lungo viale portava alle due uccelliere che costeggiavano Via delle Tre Madonne.

Uccelliere con le aquile, 1911

Le uccelliere di oggi sono ancora quelle originali del 1911

Il disegno degli ambienti dentro ai recinti degli animali fu affidato a due collaboratori di Hagembeck: la parte decorativa all'architetto Moritz Lehmann, mentre all'ingegnere Ernest Eggenschwiler, specializzato nella costruzione di finte rupi di grandi dimensioni, fu affidata la parte strutturale di tutte le costruzioni rocciose, come quella degli erbivori, delle tigri e dei leoni, degli orsi bianchi e la grande riproduzione del Cervino nel recinto degli stambecchi, ora non più esistente.

La riproduzione del Cervino che ospitava gli animali alpini, oggi distrutta

Il progetto delle aree verdi fu curato da Giuseppe Roda, disegnatore di giardini torinese.

Le rocce alpine erano un'attrazione spettacolare del Giardino Zoologico

La costruzione dell'ingresso al Giardino Zoologico fu affidata a Giulio Barluzzi che gli diede un aspetto barocco, mentre Armando Brasini collaborò alla realizzazione delle decorazioni.
I lavori iniziarono l'estate del 1909 e procedettero alacremente. La costruzione delle rocce si rivelò più complessa del previsto, il metodo Rabitz, usato per Stellingen, fu cambiato per migliorare il risultato finale e snellire i tempi di costruzione, con costi maggiori.
Il capitale della società si rivelò troppo esiguo e il disavanzo crebbe a dismisura, si pensava che con l'apertura del parco la grande affluenza di visitatori avrebbe colmato i debiti accumulati. A causa delle polemiche per i costi lievitati il presidente Barone Giorgio Sonnino fu costretto a dimettersi il 23 aprile 1910 cedendo la carica al Principe Don Francesco Chigi.
I lavori terminarono il 10 ottobre del 1910 con il costo complessivo di un milione e quattrocentosettantamila lire.

Giornalisti in sopralluogo ai lavori del Giardino Zoologico il 28 settembre 1910

Il 28 settembre 1910 il Giardino Zoologico era quasi terminato e fu aperto ai giornalisti che poterono visitare le caverne e le rocce che di lì a poco sarebbero state animate da belve feroci, soltanto l'edificio del Ristorante era ancora da completare.

Lo scarico notturno degli animali di Hagembeck alla stazione Termini il 1 novembre 1910

Nella notte del 1 Novembre 1910, dopo otto giorni di viaggio, giunse alla stazione Termini il treno proveniente da Amburgo carico di un migliaio di animali scelti da Hagembeck e destinati al Giardino Zoologico. Le gabbie e le casse furono tutte posate sulla banchina con l'ausilio di gru e paranchi.

Le gabbie giungono davanti al Giardino Zoologico il 2 novembre 1910

Il 2 novembre le duecento gabbie di legno furono progressivamente caricate sulle carrozze che le portarono in processione fino allo zoo, accompagnate da una folla di curiosi, dove furono sistemate nelle aree prestabilite, elefanti e cammelli furono condotti a piedi. Il primo direttore della struttura fu lo zoologo tedesco Teodor Knottnerus-Meyer.


Ai primi di dicembre del 1910 i piccoli principini insieme al sovrano Vittorio Emanuele III e dalla Regina Elena furono accompagnati a visitare il nuovo giardino appena popolato degli animali.

Ernesto Nathan inaugura il Giardino Zoologico nel 1911, alla sua destra il primo direttore Knottnerus-Meyer

Il 5 gennaio 1911 il sindaco Ernesto Nathan inaugurò solennemente il Giardino Zoologico di Roma, assieme a lui erano presenti Don Francesco Chigi, il direttore Knottnerus-Mayer, l'onorevole Luciani e il prefetto Annaratone. Grande fu l'entusiasmo popolare e molti furono i visitatori nel 1911 in concomitanza con l'Esposizione per il cinquantenario dell'Unità d'Italia. Presto però fu notata l'assenza di mezzi di trasporto, che comportava difficoltà per il pubblico di raggiungere il parco, per questo nel 1913 fu istituita una nuova linea tramviaria.
Con la guerra di Libia le difficoltà economiche crebbero e le visite calarono drasticamente, ci furono anche alcuni errori di gestione da parte del Consiglio di amministrazione presieduto da Don Francesco Chigi.
Nel luglio del 1915 la Società Italiana del Giardino Zoologico di Roma dichiarò fallimento.
Il 10 Novembre 1917 il sindaco di Roma Don Prospero Colonna decise di assumere direttamente la gestione dello Zoo da parte del Comune, il 6 agosto 1919 fu approvata la delibera che trasformava il Giardino Zoologico in un'Azienda municipalizzata. Nel 1923 il Regio Commissario Filippo Cremonesi nominò un delegato di fiducia, il Barone Alberto Fassini alla guida dello zoo.
Soltanto il 24 Febbraio 1925 il Governatore di Roma Filippo Cremonesi fondò l'Azienda Autonoma Giardino Zoologico di Roma. Il primo presidente dell'Azienda fu il barone Alberto Fassini, che doveva risanare i bilanci della struttura. In quegli anni si provvide anche a restaurare tutto il complesso e ad ampliarlo per fare posto a nuovi animali, alcuni acquistati ed altri donati provenienti soprattutto dalle colonie africane. Nel 1930 dimessosi Fassini il Governatore Don Francesco Boncompagni Ludovisi nominò Guido Suardi direttore. Questi accentrati tutti i poteri potè attuare l'ampliamento progettato da Raffaele de Vico e voluto fortemente dal Capo del Governo Mussolini. L'edificio della Direzione, di due piani, perse il suo aspetto originale rustico con travi di legno per essere restaurato in stile rinascimentale. Un nuovo ingresso monumentale fu realizzato sul Viale del Giardino Zoologico.

Portone d'ingresso dell'edificio della Direzione sul versante verso lo Zoo

La struttura che ospita le capre di Montecristo, realizzata in finti tronchi, fa parte delle aree dei cervi costruite negli anni Venti

Ad Ovest furono costruite le nuove strutture per le antilopi, i cervi e i daini, di aspetto rustico, un grande fossato rotondo per i gibboni con tre rilievi artificiali dentro.

La casa delle giraffe oggi

Particolare delle arcate della casa delle giraffe

La casa delle giraffe fu ristrutturata in stile moresco nel 1926. Tre alte arcate sostenute su colonnine con capitello arabo permettono il passaggio delle giraffe all'interno della struttura, quella centrale ha una forma mistilinea ed è incorniciata da arabeschi su maioliche blu. Sopra al cornicione di coronamento era presente una doppia cupola verde decorata da una fascia a figure geometriche esagonali.
Negli anni Settanta la cupola fu distrutta per costruire un solaio orizzontale.

La facciata principale della casa degli elefanti negli anni trenta

La casa degli elefanti oggi è in stato di abbandono

La casa degli elefanti,dei rinoceronti e degli ippopotami fu decorata in stile egizio nel 1935, con geroglifici dipinti sulle pareti nel fianchi laterali. La facciata anteriore era caratterizzata da grossi blocchi di pietra quadrangolari, in cui si aprivano le porte architravate che conducevano all'interno.

Ai giorni nostri le case delle antilopi sono occupate dagli struzzi

Per le antilopi furono costruite due case di forma rettangolare circondate de un colonnato costituito di colonne in cemento prive di capitello.
Al posto delle magnifiche rocce degli stambecchi fu costruito il vasto recinto per i cammelli, con un edificio circolare a forma di capanna.

Il recinto per i cammelli con l'edificio circolare

Al posto dell'area degli struzzi fu costruita la casa delle gazzelle di forma circolare. Nelle porte a forma di bifora è presente una protome di stucco di una gazzella.

La casa delle gazzelle nel 2018

Le rocce dei felini che ospitavano le iene furono ristrutturate e lateralmente furono costruite nuove gabbie per gli animali decorate in pietra con uno stile primitivo di aspetto mesoamericano.

Le gabbie dei felini nel 2005

Le gabbie dei felini recintate nel 2018

Di fronte alle aree dei felini furono costruite delle vasche decorate da roccie per i pinguini, per le foche e le otarie.

La vasca delle foche, 2018

Due nuovi recinti furono edificati per gli orsi. Una lunga parete di rocce fu creata dietro a quella degli orsi per ospitare gli animali di montagna. Oggi questa parete è abbandonata.

Le rocce che ospitavano gli stambecchi oggi sono abbandonate

Nel 1927 l'architetto Raffaele De Vico aveva cominciato i progetti per l'ampliamento del Giardino Zoologico oltre l'omonimo viale fino a Via Raimondi, i lavori iniziarono nel 1933 e l'inaugurazione della nuova zona avvenne nel maggio del 1935.

Pianta del Giardino Zoologico nel 1933 con l'ampliamento di De Vico a Sud

Inoltre De Vico ristrutturò alcuni padiglioni come quello degli orangutan, nel 1938. Questo fu raddoppiato rispetto a quello del 1911, con l'aggiunta di due corpi laterali caratterizzati da finestre ovali, coronamento dei muri in coppi alla romana e sfere decorative sui pilastri. Nel versante interno dei corpi laterali si trovava una grande gabbia esterna quadrangolare con il tetto a pagoda di ferro battuto. Nel corpo centrale erano presenti due grandi gabbie longitudinali con un area di 60 metri quadri e un'altezza di 6 metri. All'interno erano presenti due grandi stanze semicircolari per le scimmie.
I due padiglioni laterali erano raccordati a quello centrale da un corpo semicircolare decorato da tre grandi finestre ovali coronate da una cuspide sormontata da un pinnacolo di stucco.


L'edificio delle grandi scimmie nel 1963, nell'aspetto in cui De Vico lo aveva realizzato

Alla fine degli anni settanta furono effettuati dei lavori di ampliamento. All'interno del padiglione furono modificate le gabbie e alcune stanze; all'esterno le gabbie furono rialzate e fu creato un tetto piano. Nel 1980 la gabbia del padiglione di destra fu raddoppiata per ospitare la gorilla Romina appena nata il 18 Aprile 1980.


Gabbia esterna raddoppiata nel 1980 per ospitare la nuova gorilla nata in quell'anno

Nel 2000 il padiglione fu ristrutturato per essere destinato ad ospitare un punto di ristoro. La gabbia di Romina fu smontata per far tornare l'edificio all'aspetto originale degli anni trenta.

L'edificio con le gabbie delle grandi scimmie di De Vico è diventato un bar

L'architetto De Vico costruì anche il piccolo anfiteatro che oggi è chiamato 'cappello del prete' nell'area adiacente al lago artificiale.
Nel 1932 il ristorante cambiò destinazione d'uso, divenendo il Museo Civico di Zoologia. In quell'occasione il Giardino Zoologico si trasformò in parte da un'istituzione quasi esclusivamente ricreativa a una culturale, grazie a un approccio maggiormente scientifico.
Nuovi lavori furono previsti a partire dal 1938 in vista dell'Esposizione Universale del 1942, tra cui i più significativi erano una nuova casa dei pachidermi e un grande acquario. La guerra non permise però l'avvio dei cantieri.
Dopo la guerra lo Zoo visse anni difficili, nel 1949 si sviluppò a partire da un gruppo di nuove antilopi importate un'epidemia di peste bovina che comportò l'abbattimento di tutti i ruminanti presenti nel parco.
Alla morte di Lamberto Crudi nel 1953 gli successe Ermanno Bronzini, biologo dello zoo dal 1937. Sotto la sua direzione alcuni restauri furono avviati in vista delle Olimpiadi del 1960. Dopo molti anni di lavoro nel 1969 fu inaugurata la nuova casa rei pachidermi costruita sul recinto degli erbivori del 1911. Sul retro furono sistemati gli ippopotami.


Le vasche degli ippopotami fanno parte del nuovo complesso dei pachidermi del 1969

Il 1977 fu inaugurato il nuovo villaggio delle scimmie, al posto di quello degli anni Venti. Bronzini lasciò la direzione nel 1978.


Nel 1970 viste le condizioni precarie fu necessario chiudere il rettilario, i lavori di ristrutturazione durarono nove anni e fu inaugurato nel 1983.
Il 1994 fu un anno importante: l'Amministrazione Capitolina decise di trasformare il Giardino Zoologico in Bioparco, attuando una parziale privatizzazione, per frenare le continue perdite di bilancio.
Nel 1998 fu fondato il Bioparco, ovvero in una struttura che non si limita a mettere in mostra specie animali e naturali, ma che li conserva con una maggiore attenzione ai loro diritti e svolge educazione ambientale.
Subito iniziarono degli importanti lavori di restauro che tesero a recuperare gli edifici originali del 1911, vincolati dalla Sovrintendenza, e degli anni Venti e Trenta, curati dall'Architetto Giacomo Bessio.

Il recinto degli orsi bruni nel 1998, con le stesse forme del 1911

Furono progressivamente aboliti i fossati per ampliare le varie aree degli animali, al limite di queste furono sistemate delle grandi vetrate per permettere ai visitatori di vedere gli animali a distanza ravvicinata in condizioni di sicurezza.

La Valle degli orsi è stata ricavata fondendo le aree degli orsi del 1911 e il riempiendo i fossati

La prima ad essere inaugurata nel 2000 fu la Valle degli orsi, su una superficie di 3.500 mq costituita dalla fusione delle due aree riservate agli orsi. È presente la nuova casa degli orsi al centro dell'area; una grande vasca d'acqua che si affaccia su una vetrata raccoglie un piccolo corso d'acqua, a destra di questo si trova la antica roccia del 1911.

Le caverne dei leoni dopo il restauro, 2018

Ancora oggi i leoni vivono negli scenari creati per loro nel 1911

Il 2001 fu inaugurata l'area dei leoni, l'anno successivo la nuova casa delle giraffe restaurata.
Nel 2004 è stato restaurato il rettilario, il 2007 fu inaugurato il restauro dell'ex area degli orsi polari.

Le rocce degli orsi bianchi sono state restaurate nel 2007. Presto accoglieranno le foche, quì in una foto del 2018

Il 2015 fu restaurata l'area delle tigri del Bengala e quella delle tigri di Sumatra.

Le caverne delle tigri del Bengala, 2018

Tigre di Sumatra nel suo recinto

Alcuni recinti sono stati creati ex novo come quelli degli Scimpanzè del 2001, tra Voliera e Rettilario, e l'exibit degli oranghi del 2014.




3 commenti:

  1. Salve ...come vecchia bambina assidua freguetatrice del giardino zoologico negli anni 80' cercavo info sul gorilla' Bongo' colpevole o almeno cosi mi ricordo della morte di " Romina" sapete dirmi quando e morto e come e seli ci sono amcora gorilla nel Bioparco di oggi?...avete foto di lui e della sua tristissima gabbia..grazie per l attenzione

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    1. Il gorilla Bongo, dopo la sua morte, è stato recuperato dal Museo civico di Zoologia dove è stato preparato dal tassidermista del Museo. Ora è esposto in una delle sale del percorso espositivo del Museo dove ha acquistato una "nuova vita".

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  2. Una vera documentazione storica! Prezioso!

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