Villino Roberti



Il Villino Roberti si trova in Via Crescenzio n. 14 ad angolo con Via Virgilio, è uno dei più importanti villini del Rione Prati.


L'edificio fu costruito da Arturo Pazzi per il Conte e Avvocato Pietro Roberti nel 1905, e terminato nel 1907, lo stesso architetto nel Rione aveva costruito i villini Libotte e Vitale.
All'epoca il villino era una delle poche costruzioni su Via Crescenzio, lo stile adottato dall'architetto è quello del neorinascimento quattrocentesco, con le pareti in cortina laterizia e bugnati angolari.

L'ingresso principale con la soprastante balconata e le arcate 

La facciata principale, rivolta su Via Crescenzio, è decorata al primo piano da tre grandi arcate su colonne corinzie su cui si affacciano le tre porte finestre che danno sulla balconata centrale, con balaustra a colonnine ioniche. 
Nei sottarchi sono presenti degli affreschi floreali con la data di costruzione, due bifore decorata da lesene e da un timpano ricurvo  inquadrano l'arcata centrale. Anche la cornice marcapiano è dotata di affreschi con festoni e nastri, un fregio dipinto a girali fogliati è presente anche sul cornicione di coronamento.


La facciata su Via Virgilio è caratterizzata da una rientranza in cui è posta una balconata su cui si affaccia un'arcata doppia e una porta finestra incorniciata da lesene e con architrave ricurvo. L'avancorpo aggettante invece contiene una porta finestra identica con un piccolo balcone.


L'elemento di spicco della facciata posteriore è la grande torre, sviluppata su quattro piani, termina in un'ampia loggia a tre arcate su colonne corinzie, sul cornicione è presente un affresco con festoni e nastri, fra cui si aprono finestrelle circolari, il tetto è a spioventi, con un terrazzino sommitale quadrato.
Il prospetto posteriore ha un avancorpo centrale con una porta che conduce, attraverso una scala, nel giardino, in alto è posto un grande rosone. Il giardino si sviluppava lungo Via Crescenzio ed è stato lottizzato negli anni venti.
Oggi il villino è di proprietà dell'Inarcassa, che ha provveduto ad un restauro filologico con la reintegrazione delle pitture mancanti o degradate.

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